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Il Trasporto Pubblico Locale – deve restare in-house ma migliorare i servizi valorizzando i dipendenti

Ad aprile 2032 scadrà l’affidamento al Gruppo AVM del trasporto pubblico locale nel Bacino di Venezia, pari al 90% dei servizi automobilistici, tranviari e di navigazione lagunare, per un valore complessivo di circa 250 milioni annui ed una forza lavoro di oltre due mila dipendenti.

Poiché la procedura di affidamento di un servizio così importante richiede un paio d’anni di analisi ed autorizzazioni, la prossima amministrazione comunale in scadenza nel 2031 dovrà assumere le decisioni strategiche su questo servizio così importante per la città. E’ necessario quindi che i programmi delle forze politiche candidate alle prossime elezioni prendano una posizione sul punto.

Su questo  Azione Venezia ha le idee chiare: la gestione del trasporto pubblico locale dovrà rimanere pubblica in capo ad AVM ed ACTV, per assicurare un servizio idonee alle esigenze dei cittadini ed in grado di affrontare i crescenti flussi di traffico turistico, che sempre più passa per la terraferma.

Ma l’affidamento in house non significa accettare che i problemi sulla qualità del servizio sollevati dai cittadini e dai dipendenti restino privi di risposte. Per Azione migliorare la qualità del servizio significa intervenire profondamente sull’organizzazione del servizio d’acqua e di terra, ovvero:

  • nella mobilità d’acqua rinnovando la flotta con mezzi a basso impatto ambientale e dotati di adeguati standard di confort per i passeggeri, come l’aria condizionata, o introducendo stazioni di interscambio atte a consentire l’uso di mezzi più capienti e confortevoli come i motobattelli
  • nella mobilità di terraferma potenziando le linee circolari che collegano le aree esterne della città e i comuni vicini con il polo d’interscambio di Mestre centro, sfruttando meglio le potenziali sinergie con la linea Tramviaria che arriva a Venezia e Marghera mediante l’istituzione di punti orario e coincidenze ad oggi non ancora attivate.

Su tutti i mezzi d’acqua e di terraferma va garantita ai residenti priorità di accesso rispetto ai turisti, potenziando il dimensionamento e la frequenza dei mezzi pubblici per attenuare il sovraffollamento, nonché programmando gli interventi manutentivi in coerenza con i fabbisogni dei servizio di linea.

Ma per poter migliorare la qualità del servizio è necessario valorizzare il personale, ripristinando assunzioni in grado di colmare le attuali carenze di organico, agendo sulla  formazione e crescita professionale dei dipendenti e riconoscendo retribuzioni adeguate a responsabilità e funzioni.

Senza dimenticare l’esigenza assoluta di tutelare i dipendenti dalle aggressioni non solo verbali.

E quando parliamo di valorizzare i dipendenti non pensiamo solo a chi opera in prima linea ma anche a chi lavora dietro le quinte: gli impiegati di uffici, sportelli e biglietterie, che sono parte integrante del sistema ACTV e ogni giorno si trovano a fronteggiare la stessa mole di difficoltà dei loro colleghi.

In questa nuova visione dell’azienda anche i dipendenti potranno sentirsi nuovamente partecipi ad un grande progetto di mobilità da sviluppare in una società pubblica di eccellenza.

Paolo Bonafé - Segretario Comunale Azione Venezia

Enrico Missaglia – Delegato ai trasporti e cantieristica

Paolo Diprima – Delegato al Programma ed agli Enti Partecipati

 

TRASPORTO PUBBLICO A VENEZIA: QUALITA’ DA MIGLIORARE, MA LA GESTIONE RESTI IN-HOUSE Venezia

La possibile privatizzazione di Actv e del gruppo Avm è al centro del dibattito politico e sindacale a Venezia. Con la scadenza nel 2029 dei termini previsti dalla gestione “In-House”, il movimento Azione Venezia rilancia l’appello per mantenere il trasporto pubblico sotto il controllo del Comune, puntando però a un netto miglioramento dei servizi offerti.
Il rischio privatizzazione e la scelta dell’In-House https://www.chioggiaazzurra.it/web/site/dettaglio?art=8030&t=TRASPORTO+PUBBLICO+A+VENEZIA%3A+QUALITA%27+DA+MIGLIORARE%2C+MA+LA+GESTIONE+RESTI+IN-HOUSE+Venezia

 

“Serve una nuova idea di relazioni sindacali e di politiche per il lavoro. Salari, produttività e competenze al centro del cambiamento”

 

Il fallimento dei referendum promossi dalla Cgil non è solo un fatto politico, ma il segnale di una crisi più profonda: quella di un modello di relazioni sindacali che non riesce più a interpretare i cambiamenti del mondo del lavoro e dell’economia.

Negli ultimi anni il dibattito si è concentrato sulle rigidità normative, sugli scontri ideologici, su un conflitto permanente che oggi non ha più senso. Nel frattempo, i dati parlano chiaro: l’Italia è in ritardo rispetto agli altri Paesi OCSE sul fronte della crescita dei salari e della produttività, nonostante oltre il 90% dei lavoratori sia coperto da contratti collettivi. Questo significa che il sistema, così com’è, non funziona più.

Il tema del salario minimo è emblematico. La decisione del Governo di impugnare la legge toscana, che prevedeva un criterio premiale nelle gare pubbliche per le aziende che garantiscono almeno 9 euro lordi l’ora, è una scelta miope. Non si può continuare a negare l’urgenza di affrontare la questione salariale mentre milioni di lavoratori fanno fatica ad arrivare alla fine del mese. Eppure, fissare una soglia per legge non basta: occorre rafforzare la contrattazione di secondo livello e creare meccanismi che leghino la crescita salariale all’aumento della produttività e alla redistribuzione del valore aggiunto.

Allo stesso tempo, il mondo del lavoro è attraversato da trasformazioni profonde: smart working, welfare aziendale, conciliazione vita-lavoro, nuove forme di organizzazione e digitalizzazione dei processi produttivi. Tutto questo richiede un nuovo patto sociale, non il ritorno alle logiche del Novecento.

Le differenze tra Cgil, Cisl e Uil sulla strategia da adottare sono note: concertazione per la Cisl, mobilitazione per la Cgil. Ma il vero punto è un altro: come rilanciare il ruolo delle parti sociali senza cadere nella nostalgia per la concertazione degli anni ’90. In quel periodo sindacati e Governo seppero fare scelte coraggiose che portarono l’Italia nell’euro. Oggi servono scelte altrettanto coraggiose per affrontare sfide epocali:

  • demografia: nei prossimi 15 anni avremo 5 milioni di lavoratori in meno e 2,5 milioni di pensionati in più;
  • competenze: oggi il 45% delle imprese fatica a trovare personale con le qualifiche necessarie;
  • migrazioni: il recente decreto flussi, con mezzo milione di ingressi programmati, è un segnale importante, ma da solo non basta se non si accompagna a politiche di integrazione, formazione e inclusione.

Di fronte a questi dati, non servono slogan né rigidità legislative. Servono politiche attive del lavoro, investimenti in formazione continua, contrattazione aziendale e territoriale che premi chi innova e chi scommette sulle persone.

Il futuro delle relazioni sindacali si gioca su tre pilastri chiari:

  • Competenze, perché senza formazione la transizione digitale resterà incompiuta;
  • Innovazione, per governare il cambiamento con strumenti come lo smart working, la conciliazione vita-lavoro, il welfare integrativo;
  • Redistribuzione, per legare la crescita dei salari alla produttività e garantire equità.

Non è più tempo di scelte ideologiche o di immobilismo. Il mondo del lavoro chiede risposte concrete, basate sul dialogo e sulla responsabilità.

Purtroppo, il Governo Meloni sta scegliendo la strada opposta: blocca la legge toscana sul salario minimo, ignora il problema della produttività, rinuncia a politiche di inclusione e non investe seriamente in competenze. È una strategia perdente, che condanna il Paese a restare fermo mentre il resto d’Europa corre.

Paolo Bonafè

 

CARCERE E NUOVE OPPORTUNITÀ: DALLA FORMAZIONE LA CHIAVE PER RIPARTIRE

CARCERE E NUOVE OPPORTUNITÀ: DALLA FORMAZIONE LA CHIAVE PER RIPARTIRE

di Paolo Bonafè – Segretario comunale Azione Venezia

La dignità del carcere si misura dalla possibilità reale di offrire un futuro a chi ha sbagliato. La detenzione non può ridursi a una sospensione della vita, ma deve diventare l’occasione per ricostruirla. La formazione professionale e il lavoro rappresentano strumenti fondamentali per la riabilitazione e per il reinserimento sociale, come previsto dall’articolo 27 della nostra Costituzione.

Esperienze positive in altre regioni, come l’Umbria o più recentemente la Liguria, dimostrano che percorsi strutturati di formazione dentro le carceri possono davvero ridurre la recidiva, che scende dal 60% a meno del 2% tra chi ha un lavoro. Eppure, anche in Veneto – come a Venezia – troppo spesso questi percorsi sono assenti, frammentari o affidati all’iniziativa di pochi enti virtuosi.

Nella nostra Regione, le carceri vivono una condizione di costante sovraffollamento, carenza di organico e, soprattutto, scarsità di percorsi di rieducazione. A Venezia, la situazione della Casa circondariale femminile della Giudecca e della struttura di Santa Maria Maggiore testimonia una realtà in cui le opportunità di formazione sono quasi inesistenti. Questo vuoto genera frustrazione, disillusione e, soprattutto, mancanza di prospettive. La domanda è semplice: quale possibilità di reinserimento può avere una persona che ha scontato la pena ma non ha acquisito alcuna competenza spendibile?

Occorre agire. Azione Venezia propone che anche nel nostro territorio si attivino, stabilmente, corsi di formazione professionale all’interno delle strutture detentive, in collaborazione con gli istituti tecnici, le agenzie formative, le imprese locali e le associazioni di categoria.

Bisogna certamente sostenere associazioni e le cooperative del territorio che già operano in carcere,  che si occupano  del reinserimento sociale di detenuti e sostegno alle loro famiglie, che organizzano e sostengono iniziative culturali quali laboratori di lettura e di cucito e cineforum oltre che procurare piccole spese settimanali per le detenute del carcere femminile.

Serve costruire progetti che guardino al futuro: edilizia, manutenzione urbana, cura del verde, ristorazione, lavorazioni artigianali, servizi alla persona. In Umbria, per esempio, corsi nel settore edile hanno già aperto concrete opportunità lavorative, con la prospettiva di cooperativa femminile per le finiture.

Le risorse ci sono: basti pensare ai fondi del PNRR, al programma GOL per l’inclusione lavorativa, alla Legge Smuraglia che incentiva l’assunzione di detenuti con crediti d’imposta. È tempo che queste possibilità vengano sfruttate anche nel Veneto. I fondi dedicati al reinserimento devono essere effettivamente impiegati per costruire percorsi formativi certi, certificabili, strutturati. Nessuna Regione può restare indietro.

Una rete stabile tra Regione, enti locali, amministrazione penitenziaria, fondazioni e imprese può – e deve – essere costruita. Perché la vera sicurezza sociale non si realizza moltiplicando le celle, ma costruendo percorsi di libertà possibile. Perché ogni giorno senza un’opportunità è un giorno perso, per chi è dentro, ma anche per la società tutta. Restituire senso e futuro alla pena è un dovere di civiltà, che riguarda anche Venezia.

“Leggi speciali” per Venezia –  obiettivi concreti e non chimere lontane

 Azione non partecipa alle sterili polemiche tra le due coalizioni di centrodestra e di centro sinistra su quale sia stato il partito che in passato sia stato il responsabile dei meriti o delle colpe degli interventi legislativi del governo nazionale a tutela di Venezia, ma guarda al futuro con l’intento di perseguire obiettivi concreti e raggiungibili in tempi ragionevoli.

Proprio perché fedele ai suoi principi di pragmatico realismo, Azione è scettica sulla richiesta rilanciata in questi giorni di ricorrere a modifiche costituzionali a tutela di Venezia che, se in astratto condivisibile, è però nel concreto difficilmente percorribile e comunque in tempi assai lunghi, che la città non può aspettare.

Riteniamo più efficace proporre iniziative di leggi ordinarie che, a valere sulle facoltà consentite dall’art. 119 della Costituzione, indirizzino lo Stato a destinare risorse aggiuntive ed  interventi speciali a tutela dell’inestimabile valore storico-artistico ed ambientale di Venezia, la cui salvaguardia passa necessariamente per il mantenimento di una residenzialità locale viva e dinamica.

Occorre partire da un rifinanziamento adeguato e stabile della Legge speciale del 1973, nella consapevolezza però che gli stanziamenti del bilancio statale difficilmente potranno arrivare alla chimera dei 150 milioni annui che ottimisticamente il Consiglio comunale aveva chiesto

Ma quel che Azione chiede non sono solo risorse finanziarie, ma un insieme di  interventi legislativi mirati, che chiamiamo le “Leggi speciali” per Venezia, con le quali attribuire all’amministrazione comunale di Venezia la possibilità di approvare Regolamenti anche in deroga alle norme nazionali, su un ampio spettro di materie in cui la specificità della città va affrontata con regole diverse da quelle che si applicano nel resto del territorio nazionale.

Si pensi ad esempio alla tutela delle botteghe artigiane e del piccolo commercio, in deroga alle liberalizzazioni indiscriminate delle licenze, ma anche all’applicazione di norme penali su reati specifici per la città quale il borseggio, anche in deroga alla legge Cartabia.

O ancora all’introduzione di una norma che autorizzi il Sindaco a chiudere gli accessi alla città ove si superi un determinato numero di arrivi, o che chiarisca definitivamente che i Comuni ad alta vocazione turistica possono imporre una tassa di imbarco rimborsabile ai residenti, e non solo negli aeroporti ma anche alle navi ed ai treni ad alta velocità.

C’è già un precedente esempio di legge ordinaria a cui richiamarsi: la norma (art. 37 bis del d.l. n. 50/2022) che ha dato al Comune di Venezia, unico in Italia, la possibilità di introdurre regole e limitazioni alle locazioni brevi. Replichiamolo per altre esigenze vitali per la città.

Per fare questo la nuova amministrazione comunale veneziana dovrà avere una visione strategica che coordini in un quadro organico le misure legislative da chiedere al Governo nazionale per rafforzare i poteri di intervento a tutela della città.

 

Ma una volta ottenuti i poteri regolamentari l’amministrazione comunale dovrà dimostrare di saperli esercitare, dotandosi di una classe politica caratterizzata da competenza,  credibilità e capacità di iniziativa.

E proprio l’esempio citato della norma sugli affitti brevi non depone a favore della capacità dell’attuale amministrazione comunale di utilizzare i poteri attribuitigli dalla legge: a distanza di tre anni dalla legge e di circa un anno dalla proposta di delibera avanzata dalla Giunta il Regolamento sulle locazioni brevi non è ancora stato approvato dal Consiglio comunale ed è scomparso dal dibattito politico.

Pur condividendo che questo nuovo Regolamento non darà un significativo aiuto all’obiettivo vitale di tutelare la residenzialità, è comunque necessario che con la sua approvazione Venezia dimostri di saper utilizzare i poteri attribuitigli da Roma, altrimenti non sarà credibile quando ne chiederà di nuovi.

Paolo Bonafè – Segretario Comunale Azione Venezia

Paolo Diprima – Delegato Enti partecipati e legge speciale

Difendere la PAC (Politica Agricola Comune) significa difendere Venezia e i suoi territori

https://www.chioggiaazzurra.it/web/site/dettaglio?art=7884&t=DIFENDERE+LA+PAC+SIGNIFICA+DIFENDERE+VENEZIA+E+I+SUOI+TERRITORI

La Politica Agricola Comune, la PAC, è molto più di un insieme di sussidi europei: è una colonna portante dell’identità produttiva, culturale e ambientale del nostro continente. Anche per Venezia e la sua terraferma, la PAC è uno strumento essenziale per sostenere le aziende agricole, preservare il paesaggio, garantire la qualità del cibo che arriva sulle nostre tavole e mantenere vivo un presidio sociale in molte aree del nostro territorio. Per questo guardiamo con grande preoccupazione alla proposta della Commissione Europea di inglobare la PAC all’interno di un generico “Fondo Unico Europeo”. Una riforma che, se attuata, rischia di indebolire profondamente il sostegno al comparto agricolo, riducendo i finanziamenti del 20-30%, cancellando le specificità del settore e mettendo in competizione risorse e priorità del tutto eterogenee.

Come Azione Venezia, condividiamo le ragioni della mobilitazione della CIA – Confederazione Italiana Agricoltori e riteniamo che sia necessario unire le forze a tutti i livelli istituzionali per respingere una proposta che va contro gli interessi dei produttori, dei consumatori e dei territori. La PAC ha bisogno di essere rafforzata, non diluita. Ha bisogno di essere più equa, più sostenibile, più vicina ai bisogni reali del mondo agricolo. Non ha bisogno di essere smantellata o trasformata in un fondo indistinto che rischia di ignorare le esigenze di chi ogni giorno lavora la terra.

Anche a Venezia, in un contesto complesso come quello lagunare, l’agricoltura rappresenta una risorsa fondamentale. Parliamo di aziende che resistono tra mille difficoltà, che presidiano zone fragili, che valorizzano la produzione di qualità e tutelano il paesaggio. Se queste imprese venissero abbandonate, se le risorse europee venissero tagliate, a pagarne il prezzo sarebbero tutti: cittadini, comunità, ambiente. Per questo, come Paolo Bonafé, segretario comunale di Azione Venezia, e Mauro Memo, vicesegretario e delegato alle attività produttive, esprimiamo il nostro sostegno pieno e convinto all’ordine del giorno promosso dalla CIA. Un appello chiaro che chiede di:

  • difendere l’autonomia finanziaria della PAC,
  • garantire fondi certi e adeguati agli agricoltori,
  • opporsi alla concorrenza sleale e alla diffusione di cibi sintetici,
  • tutelare la specificità delle produzioni locali e delle nostre filiere.

L’Europa è nata anche nei campi. La sua coesione e la sua sicurezza alimentare dipendono da un’agricoltura forte, giusta e sostenibile. Non possiamo accettare di sacrificare questo patrimonio sull’altare di una logica meramente contabile. Serve una visione politica che metta al centro il cibo, i territori, le persone. E serve ora.

Paolo Bonafé – Vice segretario metropolitano Vicario, Segretario comunale Azione Venezia e Delegato su Chioggia

Mauro Memo – Vicesegretario Azione Venezia – Delegato alle attività produttive

Legge speciale per Venezia:  agire anche prima della riforma costituzionale

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La presentazione da parte del Governo della modifica dell’art. 114 della Costituzione, allo scopo di attribuire speciali poteri e risorse a Roma capitale, ha innestato una rincorsa delle forze politiche venete, dal Presidente della Regione al Segretario del partito democratico veneto, a chiedere che questa riforma costituzionale sia estesa anche a Venezia.

Non che questa istanza non sia in astratto condivisibile, ma realisticamente non crediamo che, a due anni dalla fine della legislatura, Governo e Parlamento nazionale siano disponibili a imbarcarsi in un altro progetto di riforma costituzionale con scarsissime possibilità di andare in porto, visto che quello appena varato di Roma capitale potrà essere approvato in tempo solo se tutti i complessi passaggi saranno rispettati a tappe forzate.

Azione Venezia preferisce concentrarsi su obiettivi concretamente raggiungibili in tempi accettabili e quindi, nel prendere atto che l’ipotesi di modifiche costituzionali per attribuire maggiori poteri a Venezia potrà essere trattata solo nella prossima legislatura, non rinuncia però a ribadire l’esigenza urgente di intervenire con iniziative di legge ordinarie rispettose della Costituzione, avvalendosi dell’art. 119 che già consente allo Stato di destinare risorse aggiuntive e di effettuare interventi speciali in favore di determinati Comuni.

E oltre alla tradizionale richiesta di maggiori risorse finanziarie per la città, che però sappiamo essere ostacolata da vincoli di finanza pubblica sempre più complessi per l’impatto dei dazi trumpiani e l’aumento delle spese militari, vogliamo ribadire l’esigenza di attribuire all’amministrazione comunale di Venezia, con legge ordinaria dello Stato, la possibilità di approvare Regolamenti anche in deroga alle norme nazionali, al fine di tener conto della specificità della città e del suo inestimabile valore storico-artistico ed ambientale

C’è già un precedente a cui richiamarsi: la norma (art. 37 bis del d.l. n. 50/2022) che dà la possibilità al Comune di Venezia – unico in Italia – di introdurre regole e limitazioni alla diffusione delle locazioni brevi. Ma proprio da questo precedente dobbiamo trarre lezione: la città perde di credibilità se prima reclama a gran voce dallo Stato maggiori poteri da esercitare in autonomia, ma poi a distanza di tre anni non è stata ancora capace di approvare un Regolamento sulle locazioni brevi che la legge nazionale gli consente.

Venezia deve sì chiedere a Roma maggiori poteri, ma poi deve essere capace di esercitarli!

Paolo Bonafè – Segretario Comunale

Paolo Diprima – Delegato a Finanza, Enti partecipati e Legge Speciale

1 agosto 2025

Denatalità: i giovani vorrebbero figli, ma il mondo attorno a loro li ostacola.

Denatalità: i giovani vorrebbero figli, ma il mondo attorno a loro li ostacola.

Il desiderio di diventare genitori non è scomparso: il 62% dei giovani tra i 18 e i 34 anni sogna almeno un figlio. Ma sogno e realtà non coincidono.

Stipendi bassi, precarietà lavorativa, affitti insostenibili, mancanza di servizi per l’infanzia e assenza di politiche familiari trasformano la genitorialità in un lusso per pochi o in un salto nel vuoto.

A Venezia, tutto questo è amplificato: pochi asili, poche case a prezzi accessibili, opportunità ridotte. E chi vuole mettere su famiglia spesso è costretto ad andarsene.

Serve un nuovo patto sociale per la genitorialità:
✅ Più asili nido pubblici e accessibili
✅ Congedi parentali retribuiti anche per i padri
✅ Sgravi fiscali e bonus per chi ha figli
✅ Lavoro flessibile e stabile, non penalizzante per le madri
✅ Accesso garantito alla PMA per tutte le coppie

La denatalità non è solo un problema statistico, è una ferita aperta sul futuro.
Aiutare i giovani a costruire una famiglia è un investimento sulla nostra città e sulla nostra società.

️ Azione Venezia c’è. Per una Venezia che torni ad essere una città dove si può scegliere di restare, vivere e generare futuro.

Paolo Bonafé – Segretario comunale Azione Venezia

#AzioneVenezia #Genitorialità #Denatalità #PoliticheFamiliari #FuturoAiGiovani #VeneziaViva #EquitàGenerazionale

https://www.chioggiaazzurra.it/web/site/dettaglio?art=7791&t=DENATALITA%27+E+PRECARIETA%27%3A+AZIONE+VENEZIA+LANCIA+UN+PATTO+SOCIALE+PER+LA+GENITORIALITA%27

 

AZIONE VENEZIA

COMUNICATO STAMPA – Venezia, 27 luglio 2025
Denatalità, giovani ostaggio della precarietà – serve un nuovo patto sociale per la genitorialità
L’Italia è sempre più un Paese per vecchi. Il calo delle nascite ha raggiunto livelli drammatici: nel 2024 il tasso di fecondità si è fermato a 1,18 figli per donna, sotto il minimo storico. Non è disinteresse verso la genitorialità: i giovani i figli li vorrebbero eccome. Ma il contesto – lavorativo, economico, abitativo – è profondamente ostile a questa scelta.
I dati raccolti dall’Osservatorio Fragilitalia e diffusi dal Centro Studi Legacoop e Ipsos parlano chiaro: il problema non è culturale ma sistemico. Oltre il 90% dei giovani denuncia stipendi troppo bassi e un costo della vita sempre più insostenibile. La mancanza di stabilità lavorativa, l’impossibilità di conciliare orari e stress con una vita familiare, la carenza di case dignitose e accessibili, l’assenza di reali sostegni pubblici: tutto contribuisce a trasformare il desiderio di avere figli in un privilegio per pochi o in un salto nel vuoto.
Venezia, con la sua fragilità economica e residenziale, non fa eccezione. La nostra città paga doppio il prezzo della denatalità: da un lato l’invecchiamento costante della popolazione, dall’altro l’esodo giovanile causato da affitti alle stelle, opportunità occupazionali precarie e una qualità della vita sempre più sbilanciata.
Per questo Azione Venezia propone un patto politico e culturale per una nuova genitorialità, basato su tre pilastri: sostegno concreto, cambiamento culturale e incentivi mirati.
1. Politiche di sostegno alla genitorialità
* Potenziare gli asili nido pubblici, con accesso agevolato per le famiglie a basso ISEE e con più figli.
* Rafforzare i congedi parentali retribuiti, con attenzione anche alla paternità, troppo spesso trascurata.
* Ampliare l’assegno unico e introdurre nuovi bonus nascita e detrazioni fiscali sulle spese familiari.
* Sostenere il lavoro femminile con vere politiche di conciliazione tra vita e lavoro: smart working, flessibilità, orari compatibili.
2. Cambiamento culturale e sociale
* Introdurre percorsi di educazione alla genitorialità nelle scuole e nei servizi territoriali.
* Promuovere una genitorialità paritaria, dove madri e padri abbiano eguali diritti e doveri.
* Contrastare la “motherhood penalty”, ovvero la penalizzazione economica e di carriera che colpisce le donne che scelgono di avere figli.
* Facilitare l’accesso alla procreazione medicalmente assistita, anche per coppie non sposate o LGBTQ+.
3. Incentivi economici strutturali
* Introdurre detrazioni fiscali maggiorate per le famiglie con figli.
* Prevedere contributi a fondo perduto per i nuclei con reddito medio-basso che scelgono di avere figli.
* Avviare forme di decontribuzione per le madri lavoratrici, in particolare per chi ha più figli.
Infine, è ora che l’Italia – come altri Paesi europei – affronti con coraggio anche il tema dell’immigrazione regolare, legandola a percorsi di integrazione reale e di sostegno al ricambio generazionale.
La denatalità non è solo una crisi demografica. È una crisi della fiducia nel futuro.
Ridare ai giovani la possibilità di scegliere liberamente se e quando diventare genitori significa costruire una società più equa, viva e solidale.

Azione Venezia è pronta a fare la sua parte, sul territorio e nelle istituzioni.

Paolo Bonafé – Segretario comunale Azione Venezia

Le spiagge del territorio metropolitano di Venezia tra le eccellenze italiane del turismo balneare

Le spiagge della provincia di Venezia continuano a distinguersi come riferimento di qualità, bellezza e innovazione nel panorama del turismo balneare nazionale. I recenti riconoscimenti assegnati nell’ambito della Guida ai migliori Beach Club d’Italia 2025, curata dal giornalista Andrea Guolo e dalla scrittrice Tiziana Di Masi, confermano la vitalità di un comparto strategico per l’economia e l’identità del nostro territorio.

Tra le eccellenze premiate, spicca il Des Bains 1900 del Lido di Venezia, uno degli stabilimenti storici più iconici d’Italia. Inserito nella Top Beach Club 2025, ha ricevuto il “Best Design Beach Club Veneto” e il prestigioso “Best Heritage Award” per la sua capacità di rappresentare una perfetta sintesi tra storia e modernità. La guida lo celebra come una “location che unisce presente e passato, cultura e glamour, capanne e lettini”, e sottolinea anche il valore culturale dello stabilimento, che ispirò Thomas Mann nel suo celebre Morte a Venezia. Il Des Bains è oggi un simbolo del patrimonio culturale balneare della regione. Accanto al Des Bains, si distingue anche la spiaggia dell’Hotel Excelsior, sempre al Lido, anch’essa premiata per il miglior design della regione, e capace di offrire una proposta di ospitalità elegante, radicata nella storia e proiettata verso il futuro.

Sul litorale sud della provincia, importanti riconoscimenti sono arrivati per Sottomarina e Isola Verde, che confermano il ruolo centrale della costa clodiense nel turismo veneto. Lo stabilimento Stella Maris ha ottenuto il Best Quality and Sustainability Beach Club Veneto 2025 per l’attenzione all’inclusività, alla sostenibilità ambientale e alla qualità dei servizi. Un modello di accoglienza accessibile, innovativa e solidale che merita attenzione e sostegno.

Sempre a Isola Verde, lo stabilimento Sabbia e Sale è stato premiato con il Best Beach Restaurant Veneto 2025 per l’eccellenza gastronomica e l’integrazione tra buona cucina e paesaggio costiero.

Nel complesso, sono 18 le strutture venete selezionate nella guida tra oltre 300 stabilimenti italiani visitati. Di queste, numerose si trovano nel nostro territorio metropolitano, da Caorle a Cavallino Treporti, da Jesolo a Rosolina Mare. È un risultato che conferma la validità del modello imprenditoriale locale, fatto di investimenti continui, cura del dettaglio, rispetto per l’ambiente e capacità di innovare.

Non mancano tuttavia elementi su cui riflettere. Il caso segnalato dai gestori dello stabilimento degli Alberoni, impossibilitati a organizzare una proiezione cinematografica per difficoltà burocratiche e per richieste sproporzionate rispetto ad attività analoghe svolte in contesti simili, riporta al centro l’esigenza di maggiore chiarezza e uniformità nei procedimenti autorizzativi, soprattutto in aree ambientali di pregio. La tutela della biodiversità e delle oasi naturali, come quella degli Alberoni, è una priorità, ma deve poter convivere con iniziative culturali sostenibili e rispettose, che arricchiscono l’offerta del territorio.

I risultati di questi giorni dimostrano che il nostro litorale possiede le energie, le professionalità e la visione per continuare a crescere, migliorarsi e rappresentare una delle principali destinazioni balneari d’Europa.

Paolo Bonafè - Segretario Comunale e vice Segretario Metropolitano Vicario di Azione Venezia

Dazi USA, Europa sotto pressione: serve una strategia comune per difendere imprese, lavoro e autonomia industriale

Le prospettive di una nuova stagione di dazi imposti dagli Stati Uniti sotto una presidenza Trump pongono l’Unione Europea e l’Italia davanti a una sfida cruciale. Come riportato oggi da La Stampa (Marco Bresolin), l’UE starebbe valutando un accordo che fissi un dazio orizzontale al 15% su quasi tutte le esportazioni europee verso gli USA, comprese le automobili, per evitare l’escalation commerciale minacciata dall’ex presidente. Un’intesa che, formalmente, stabilizzerebbe lo status quo attuale – con tariffe già in vigore a seguito dei precedenti aumenti unilaterali americani – ma che rischia di diventare una resa mascherata a logiche unilaterali.

Anche il Sole 24 Ore, con l’analisi di Claudio De Vincenti e Marcello Messori, evidenzia il vero nodo politico: Trump non usa i dazi solo come misura economica, ma come leva geopolitica per indebolire i partner e rafforzare la propria base industriale interna. In questo scenario, la UE non può rispondere con mediazioni deboli, ma con una strategia all’altezza della posta in gioco.

Per l’Italia, fortemente esposta sul fronte dell’export e delle filiere ad alta qualità, le conseguenze di uno scontro commerciale sarebbero gravissime. Settori come l’agroalimentare, l’automotive, il lusso e la meccanica vedrebbero crollare competitività e domanda, con danni immediati all’occupazione e agli investimenti.

L’Unione Europea deve rispondere con fermezza, realismo e visione. Tre le linee d’azione fondamentali:
1. Rafforzamento del mercato interno europeo, come indicano De Vincenti e Messori: serve una capacità fiscale comune, politiche industriali coordinate e investimenti condivisi nella doppia transizione ecologica e digitale. Solo così si potrà ridurre la dipendenza dagli USA e aumentare la resilienza economica del continente.
2. Diversificazione commerciale, rafforzando partenariati strutturati con Paesi come il Giappone (con cui è stato appena firmato un patto strategico), il Sud globale e aree in crescita come Mercosur, ASEAN e Africa. Serve una rete multilaterale che neutralizzi le spinte protezionistiche.
3. Uso degli strumenti difensivi dell’UE, come lo strumento anti-coercizione già sul tavolo della Commissione e che Francia e altri Stati chiedono di attivare subito: perché un’Europa che non si fa rispettare viene schiacciata.

L’Italia non può rimanere spettatrice. Il nostro Governo deve uscire dall’ambiguità e sostenere con determinazione una linea europea coesa, capace di tutelare le imprese e i lavoratori italiani, evitando da un lato la subalternità agli USA, dall’altro una fuga solitaria e inefficace verso misure nazionali.

Come Azione, crediamo in un’Europa autonoma, forte e solidale. I dazi non sono solo numeri: sono scelte politiche che mettono in gioco il futuro del nostro sistema produttivo, il lavoro e la democrazia economica. Bisogna avere il coraggio di rispondere con un progetto europeo all’altezza dei tempi.

Paolo Bonafè
Segretario comunale Azione Venezia

L’attivazione del numero 116 117 –  tre buone notizie per Venezia

La notizia dell’ avvio operativo del numero unico 116 117 da parte dell’Ulss 3 Serenissima rappresenta un fondamentale passo avanti verso una sanità di prossimità più accessibile, continua e inclusiva.

Da questa sera, ogni cittadino residente o visitatore presente nel territorio dell’Ulss 3 potrà contare, 24 ore su 24 e 7 giorni su 7, su una Centrale operativa attiva per rispondere a bisogni di natura sanitaria e sociosanitaria non urgenti. Si tratta di una misura che rafforza concretamente la medicina territoriale e che, soprattutto, costituisce un presidio fondamentale per le persone sole, per chi ha difficoltà a muoversi o non sa a chi rivolgersi in caso di bisogno.

È un esempio virtuoso di come l’innovazione tecnologica e organizzativa possa essere messa al servizio della cura e dell’inclusione.

Questa è la prima buona notizia per una città come Venezia che presenta una popolazione tra le più anziane d’Italia e, di conseguenza, con la maggior incidenza di persone che vivono da sole.

Vogliamo però trarre altre due buone notizie da questa iniziativa.

Abbiamo appreso che la nuova Centrale di Piazzale Giustiniani a Mestre, è frutto di un investimento finanziato da un mix dei fondi europei del PNRR e di risorse regionali.  E’ quindi un esempio concreto di come l’Unione Europea non sia distante dal territorio, o peggio nemica come qualche forza populista vorrebbe presentarla, ma anzi è il volano di risorse comunitarie che, integrate da quelle locali, può dar vita a iniziative di concreta utilità per la popolazione.

E infine vogliamo sottolineare la sinergia istituzionale tra l’amministrazione regionale e l’amministrazione comunale veneziana, capofila per la sanità di un distretto che abbraccia tutto il territorio dell’Ulss 3. Quando gli Enti di governo locali camminano insieme, senza sterili contrapposizioni ideologiche, i risultanti si vedono a beneficio dei cittadini.

Come Azione Venezia, continueremo a sostenere ogni misura che rafforzi il ruolo della sanità pubblica e che metta davvero al centro i bisogni delle persone.

Paolo  Bonafè – Segretario Comunale

Paolo Diprima – Delegato al Programma Azione Venezia

Antonella CavazzinaDelegata al Welfare Azione Venezia