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Il Trasporto Pubblico Locale – deve restare in-house ma migliorare i servizi valorizzando i dipendenti

Ad aprile 2032 scadrà l’affidamento al Gruppo AVM del trasporto pubblico locale nel Bacino di Venezia, pari al 90% dei servizi automobilistici, tranviari e di navigazione lagunare, per un valore complessivo di circa 250 milioni annui ed una forza lavoro di oltre due mila dipendenti.

Poiché la procedura di affidamento di un servizio così importante richiede un paio d’anni di analisi ed autorizzazioni, la prossima amministrazione comunale in scadenza nel 2031 dovrà assumere le decisioni strategiche su questo servizio così importante per la città. E’ necessario quindi che i programmi delle forze politiche candidate alle prossime elezioni prendano una posizione sul punto.

Su questo  Azione Venezia ha le idee chiare: la gestione del trasporto pubblico locale dovrà rimanere pubblica in capo ad AVM ed ACTV, per assicurare un servizio idonee alle esigenze dei cittadini ed in grado di affrontare i crescenti flussi di traffico turistico, che sempre più passa per la terraferma.

Ma l’affidamento in house non significa accettare che i problemi sulla qualità del servizio sollevati dai cittadini e dai dipendenti restino privi di risposte. Per Azione migliorare la qualità del servizio significa intervenire profondamente sull’organizzazione del servizio d’acqua e di terra, ovvero:

  • nella mobilità d’acqua rinnovando la flotta con mezzi a basso impatto ambientale e dotati di adeguati standard di confort per i passeggeri, come l’aria condizionata, o introducendo stazioni di interscambio atte a consentire l’uso di mezzi più capienti e confortevoli come i motobattelli
  • nella mobilità di terraferma potenziando le linee circolari che collegano le aree esterne della città e i comuni vicini con il polo d’interscambio di Mestre centro, sfruttando meglio le potenziali sinergie con la linea Tramviaria che arriva a Venezia e Marghera mediante l’istituzione di punti orario e coincidenze ad oggi non ancora attivate.

Su tutti i mezzi d’acqua e di terraferma va garantita ai residenti priorità di accesso rispetto ai turisti, potenziando il dimensionamento e la frequenza dei mezzi pubblici per attenuare il sovraffollamento, nonché programmando gli interventi manutentivi in coerenza con i fabbisogni dei servizio di linea.

Ma per poter migliorare la qualità del servizio è necessario valorizzare il personale, ripristinando assunzioni in grado di colmare le attuali carenze di organico, agendo sulla  formazione e crescita professionale dei dipendenti e riconoscendo retribuzioni adeguate a responsabilità e funzioni.

Senza dimenticare l’esigenza assoluta di tutelare i dipendenti dalle aggressioni non solo verbali.

E quando parliamo di valorizzare i dipendenti non pensiamo solo a chi opera in prima linea ma anche a chi lavora dietro le quinte: gli impiegati di uffici, sportelli e biglietterie, che sono parte integrante del sistema ACTV e ogni giorno si trovano a fronteggiare la stessa mole di difficoltà dei loro colleghi.

In questa nuova visione dell’azienda anche i dipendenti potranno sentirsi nuovamente partecipi ad un grande progetto di mobilità da sviluppare in una società pubblica di eccellenza.

Paolo Bonafé - Segretario Comunale Azione Venezia

Enrico Missaglia – Delegato ai trasporti e cantieristica

Paolo Diprima – Delegato al Programma ed agli Enti Partecipati

 

TRASPORTO PUBBLICO A VENEZIA: QUALITA’ DA MIGLIORARE, MA LA GESTIONE RESTI IN-HOUSE Venezia

La possibile privatizzazione di Actv e del gruppo Avm è al centro del dibattito politico e sindacale a Venezia. Con la scadenza nel 2029 dei termini previsti dalla gestione “In-House”, il movimento Azione Venezia rilancia l’appello per mantenere il trasporto pubblico sotto il controllo del Comune, puntando però a un netto miglioramento dei servizi offerti.
Il rischio privatizzazione e la scelta dell’In-House https://www.chioggiaazzurra.it/web/site/dettaglio?art=8030&t=TRASPORTO+PUBBLICO+A+VENEZIA%3A+QUALITA%27+DA+MIGLIORARE%2C+MA+LA+GESTIONE+RESTI+IN-HOUSE+Venezia

 

“Serve una nuova idea di relazioni sindacali e di politiche per il lavoro. Salari, produttività e competenze al centro del cambiamento”

 

Il fallimento dei referendum promossi dalla Cgil non è solo un fatto politico, ma il segnale di una crisi più profonda: quella di un modello di relazioni sindacali che non riesce più a interpretare i cambiamenti del mondo del lavoro e dell’economia.

Negli ultimi anni il dibattito si è concentrato sulle rigidità normative, sugli scontri ideologici, su un conflitto permanente che oggi non ha più senso. Nel frattempo, i dati parlano chiaro: l’Italia è in ritardo rispetto agli altri Paesi OCSE sul fronte della crescita dei salari e della produttività, nonostante oltre il 90% dei lavoratori sia coperto da contratti collettivi. Questo significa che il sistema, così com’è, non funziona più.

Il tema del salario minimo è emblematico. La decisione del Governo di impugnare la legge toscana, che prevedeva un criterio premiale nelle gare pubbliche per le aziende che garantiscono almeno 9 euro lordi l’ora, è una scelta miope. Non si può continuare a negare l’urgenza di affrontare la questione salariale mentre milioni di lavoratori fanno fatica ad arrivare alla fine del mese. Eppure, fissare una soglia per legge non basta: occorre rafforzare la contrattazione di secondo livello e creare meccanismi che leghino la crescita salariale all’aumento della produttività e alla redistribuzione del valore aggiunto.

Allo stesso tempo, il mondo del lavoro è attraversato da trasformazioni profonde: smart working, welfare aziendale, conciliazione vita-lavoro, nuove forme di organizzazione e digitalizzazione dei processi produttivi. Tutto questo richiede un nuovo patto sociale, non il ritorno alle logiche del Novecento.

Le differenze tra Cgil, Cisl e Uil sulla strategia da adottare sono note: concertazione per la Cisl, mobilitazione per la Cgil. Ma il vero punto è un altro: come rilanciare il ruolo delle parti sociali senza cadere nella nostalgia per la concertazione degli anni ’90. In quel periodo sindacati e Governo seppero fare scelte coraggiose che portarono l’Italia nell’euro. Oggi servono scelte altrettanto coraggiose per affrontare sfide epocali:

  • demografia: nei prossimi 15 anni avremo 5 milioni di lavoratori in meno e 2,5 milioni di pensionati in più;
  • competenze: oggi il 45% delle imprese fatica a trovare personale con le qualifiche necessarie;
  • migrazioni: il recente decreto flussi, con mezzo milione di ingressi programmati, è un segnale importante, ma da solo non basta se non si accompagna a politiche di integrazione, formazione e inclusione.

Di fronte a questi dati, non servono slogan né rigidità legislative. Servono politiche attive del lavoro, investimenti in formazione continua, contrattazione aziendale e territoriale che premi chi innova e chi scommette sulle persone.

Il futuro delle relazioni sindacali si gioca su tre pilastri chiari:

  • Competenze, perché senza formazione la transizione digitale resterà incompiuta;
  • Innovazione, per governare il cambiamento con strumenti come lo smart working, la conciliazione vita-lavoro, il welfare integrativo;
  • Redistribuzione, per legare la crescita dei salari alla produttività e garantire equità.

Non è più tempo di scelte ideologiche o di immobilismo. Il mondo del lavoro chiede risposte concrete, basate sul dialogo e sulla responsabilità.

Purtroppo, il Governo Meloni sta scegliendo la strada opposta: blocca la legge toscana sul salario minimo, ignora il problema della produttività, rinuncia a politiche di inclusione e non investe seriamente in competenze. È una strategia perdente, che condanna il Paese a restare fermo mentre il resto d’Europa corre.

Paolo Bonafè

 

“Leggi speciali” per Venezia –  obiettivi concreti e non chimere lontane

 Azione non partecipa alle sterili polemiche tra le due coalizioni di centrodestra e di centro sinistra su quale sia stato il partito che in passato sia stato il responsabile dei meriti o delle colpe degli interventi legislativi del governo nazionale a tutela di Venezia, ma guarda al futuro con l’intento di perseguire obiettivi concreti e raggiungibili in tempi ragionevoli.

Proprio perché fedele ai suoi principi di pragmatico realismo, Azione è scettica sulla richiesta rilanciata in questi giorni di ricorrere a modifiche costituzionali a tutela di Venezia che, se in astratto condivisibile, è però nel concreto difficilmente percorribile e comunque in tempi assai lunghi, che la città non può aspettare.

Riteniamo più efficace proporre iniziative di leggi ordinarie che, a valere sulle facoltà consentite dall’art. 119 della Costituzione, indirizzino lo Stato a destinare risorse aggiuntive ed  interventi speciali a tutela dell’inestimabile valore storico-artistico ed ambientale di Venezia, la cui salvaguardia passa necessariamente per il mantenimento di una residenzialità locale viva e dinamica.

Occorre partire da un rifinanziamento adeguato e stabile della Legge speciale del 1973, nella consapevolezza però che gli stanziamenti del bilancio statale difficilmente potranno arrivare alla chimera dei 150 milioni annui che ottimisticamente il Consiglio comunale aveva chiesto

Ma quel che Azione chiede non sono solo risorse finanziarie, ma un insieme di  interventi legislativi mirati, che chiamiamo le “Leggi speciali” per Venezia, con le quali attribuire all’amministrazione comunale di Venezia la possibilità di approvare Regolamenti anche in deroga alle norme nazionali, su un ampio spettro di materie in cui la specificità della città va affrontata con regole diverse da quelle che si applicano nel resto del territorio nazionale.

Si pensi ad esempio alla tutela delle botteghe artigiane e del piccolo commercio, in deroga alle liberalizzazioni indiscriminate delle licenze, ma anche all’applicazione di norme penali su reati specifici per la città quale il borseggio, anche in deroga alla legge Cartabia.

O ancora all’introduzione di una norma che autorizzi il Sindaco a chiudere gli accessi alla città ove si superi un determinato numero di arrivi, o che chiarisca definitivamente che i Comuni ad alta vocazione turistica possono imporre una tassa di imbarco rimborsabile ai residenti, e non solo negli aeroporti ma anche alle navi ed ai treni ad alta velocità.

C’è già un precedente esempio di legge ordinaria a cui richiamarsi: la norma (art. 37 bis del d.l. n. 50/2022) che ha dato al Comune di Venezia, unico in Italia, la possibilità di introdurre regole e limitazioni alle locazioni brevi. Replichiamolo per altre esigenze vitali per la città.

Per fare questo la nuova amministrazione comunale veneziana dovrà avere una visione strategica che coordini in un quadro organico le misure legislative da chiedere al Governo nazionale per rafforzare i poteri di intervento a tutela della città.

 

Ma una volta ottenuti i poteri regolamentari l’amministrazione comunale dovrà dimostrare di saperli esercitare, dotandosi di una classe politica caratterizzata da competenza,  credibilità e capacità di iniziativa.

E proprio l’esempio citato della norma sugli affitti brevi non depone a favore della capacità dell’attuale amministrazione comunale di utilizzare i poteri attribuitigli dalla legge: a distanza di tre anni dalla legge e di circa un anno dalla proposta di delibera avanzata dalla Giunta il Regolamento sulle locazioni brevi non è ancora stato approvato dal Consiglio comunale ed è scomparso dal dibattito politico.

Pur condividendo che questo nuovo Regolamento non darà un significativo aiuto all’obiettivo vitale di tutelare la residenzialità, è comunque necessario che con la sua approvazione Venezia dimostri di saper utilizzare i poteri attribuitigli da Roma, altrimenti non sarà credibile quando ne chiederà di nuovi.

Paolo Bonafè – Segretario Comunale Azione Venezia

Paolo Diprima – Delegato Enti partecipati e legge speciale

Ex Ospedale al Mare, finalmente si parte: grande soddisfazione per l’approvazione del Piano Urbanistico Attuativo

Azione Venezia: ora avanti con concretezza, visione e responsabilità

Come Azione Venezia esprimiamo grande soddisfazione per l’approvazione da parte della Giunta comunale del Piano Urbanistico Attuativo (PUA) per l’area dell’ex Ospedale al Mare al Lido. Si tratta di un passaggio atteso e decisivo che, dopo anni di immobilismo, segna l’inizio concreto di una nuova stagione di rigenerazione urbana per uno dei luoghi più simbolici del nostro territorio.

Il progetto, che vede come protagonista l’imprenditore tedesco Frank Gotthardt, Ceo del gruppo CompuGroup Medical, prevede la nascita del Parco Tecnologico MARE, dedicato allo sviluppo dell’intelligenza artificiale applicata alla medicina digitale, con la creazione di uffici, laboratori, residenze, servizi per il personale e il recupero di due edifici storici come l’ex teatro Marinoni e la chiesa di Santa Maria Nascente. Una visione ambiziosa e coerente con l’idea di una città che sa unire innovazione, sostenibilità e memoria, e che restituisce al Lido una funzione moderna e strategica.

Le parole dello stesso Gotthardt, rilasciate in un’intervista pubblica, testimoniano il respiro e la serietà dell’intervento:

«Venezia non è solo un sogno che incanta il mondo: è un crocevia nel cuore d’Europa. Ma ciò che più mi ha conquistato è il Lido, con la sua qualità della vita e l’equilibrio raro tra natura, comunità e infrastrutture. È una scelta non solo imprenditoriale, ma anche di cuore».

 

«Se tutto andrà come previsto, i primi lavori partiranno già a novembre. Questo progetto può diventare un vero motore di sviluppo per il Lido, Venezia e l’intera Regione. Ma l’attività principale inizierà già entro sei mesi, con l’apertura degli uffici temporanei per sviluppare soluzioni digitali in ambito medico».

Un progetto, dunque, che non si limita a riqualificare un’area in abbandono, ma che guarda lontano, offrendo posti di lavoro qualificati, sinergie internazionali e una nuova centralità per il Lido nel contesto della trasformazione urbana della città metropolitana.

Azione Venezia sarà parte attiva e vigile in questo percorso: non basta l’approvazione formale, ora servono serietà nell’attuazione, rispetto dei tempi e pieno coinvolgimento della comunità locale. Il Lido ha atteso troppo. È il momento di voltare davvero pagina.

Paolo Bonafé – Segretario comunale Azione Venezia

QUARTIERI AD ALTA PRESENZA STRANIERA – SERVE UNA POLITICA DI INTEGRAZIONE SERIA, NON LA RETORICA DELL’UNO CONTRO L’ALTRO

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Nei quartieri di Marghera, Catene e Malcontenta, la percentuale di cittadini stranieri ha superato il 28% della popolazione residente. Anche Mestre centro presenta dati simili.

È un cambiamento evidente a chi vive questi territori ogni giorno: lo si vede nelle scuole, nei parchi, nei negozi. Famiglie giovani, spesso numerose, che contribuiscono a tenere viva la componente demografica di una città sempre più anziana. Ma ignorare questa realtà significa trasformare una risorsa in un problema. Le criticità già emergono: classi scolastiche fortemente polarizzate, tensioni sociali, pressione crescente sui servizi e – soprattutto – una narrazione tossica del “noi contro loro” che alimenta paura, rabbia e chiusura.

La preoccupazione delle famiglie italiane, la paura di perdere il lavoro o di veder peggiorare la qualità dell’istruzione è comprensibile. Ma la risposta non può essere l’esclusione o il rifiuto generalizzato. Se non si governa per tempo questa transizione, il rischio è la formazione di ghetti scolastici e urbani, dove la convivenza lascia spazio all’isolamento, e i giovani – italiani e stranieri – crescono separati, sospesi tra mondi che non si parlano più.

L’erosione della fiducia istituzionale – quando Comune, Municipalità o servizi sembrano assenti – è un moltiplicatore di disagio. Da qui nasce il terreno fertile per populismi, xenofobia e reazioni difensive. Come Azione Venezia, rifiutiamo questa deriva.

Crediamo in una politica di integrazione che non sia dell’uno contro l’altro, ma che metta al centro la mediazione culturale, la scuola come spazio comune, e una visione integrata tra politiche educative, sociali e urbane. Esistono in Italia esperienze che dimostrano come una diversità ben gestita diventa una risorsa, non un problema. La scuola può diventare un laboratorio di convivenza se affiancata da risorse adeguate, presenza pubblica nei quartieri, e progetti educativi chiari.

Chiediamo:

  • un piano globale e strutturato per l’integrazione scolastica e sociale,
  • la creazione di reti tra scuola, servizi sociali e famiglie,
  • un coordinamento stabile tra Comune e Municipalità,
  • una gestione trasparente e meritocratica delle opportunità di cittadinanza attiva.

Marghera, Catene e Malcontenta non sono periferie marginali, ma il fronte urbano del futuro veneziano. Possiamo abbandonarli, oppure costruire lì un nuovo modello di convivenza urbana. Serve una scelta politica chiara. E serve adesso.

Paolo Bonafé - Segretario Comunale di Azione Venezia

Fiorella Mameli - Delegata Scuola e Università – Azione Venezia

 

Violenza contro chi serve la comunità: sanitari e operatori dei trasporti sotto attacco

 

Venezia non può restare in silenzio di fronte all’escalation di violenze rivolte a chi, con professionalità, garantisce servizi essenziali: dagli operatori sanitari agli addetti al trasporto pubblico, siano essi autisti, marinai, controllori o personale ferroviario. I numeri delle violenze che gli stessi subiscono sono allarmanti:

Nel Settore sanitario (ospedali e RSA) nell’ anno 2024 ci sono state oltre 18 000 aggressioni, con circa 22 000 operatori coinvolti, circa 116 episodi per ASL, +5,5 % rispetto al 2023. Il 50 % del personale subisce aggressioni, gli infermieri soli hanno segnalato 260 000 episodi con un incremento del 33 % degli eventi aggressivi anno su anno. Nelle RSA, emergono i casi allarmanti basti pensare che a Modena ci sono stati 869 episodi tra il 2019 e metà 2024.

 

Non va meglio nel Trasporto pubblico locale (TPL).  Nel 2022, stime sindacali, dicono di oltre 300 aggressioni fisiche a danno di autisti e personale TPL. Nel settore ferroviario sono 355 le denunce per aggressioni a conducenti/capotreni, circa “un episodio al giorno”. Le violenze includono sputi, morsi, calci, minacce con armi e oggetti lanciati.

Anche a Venezia si registrano aggressioni a marinai ACTV, con un episodio particolarmente grave domenica scorsa ma sono oramai parecchi i casi verso autisti degli autobus e gli stessi marinai del servizio di trasporto acqueo

Premesso che è compito dell’Amministrazione Comunale e dell’Azienda di trasporto realizzare sistemi di trasporto efficienti, capienti e confortevoli ( e su questo si apre tutto un altro capitolo), possiamo pensare che le cause e conseguenze comuni siano:

  1. Stress da infrastrutture carenti: ritardi, sovraffollamento, liste d’attesa esasperano utenti e pazienti.
  2. Carenza di personale: turn-over e sottorganico aumentano tensione e burnout.
  3. Cultura dell’astio: diffidenza verso le istituzioni, inciviltà quotidiana amplificata da social media tossici.

 

L’insofferenza verso un’organizzazione del trasporto oramai inadeguata porta a queste situazioni e ripercussioni serie: servizi più insicuri, fuga di professionisti, aumento della paura tra chi lavora.

 

Ad oggi ci sono alcune azioni già adottate a livello nazionale come:

  • Protocollo sicurezza TPL (marzo 2022): cabine protette, telecamere, pulsanti d’emergenza e poliziotti a bordo dei mezzi .
  • Normativa rafforzata (DL 171/2024): procedibilità d’ufficio, arresto in flagranza anche differita per aggressori di sanitari; sperimentazione di bodycam e smartwatch nel Veneto .
  • Formazione e sensibilizzazione: campagne come “Più cura per chi cura” e percorsi educativi per cittadini e utenti.

 

Oltre a tutto ciò riteniamo che siano da attuare le seguenti azioni urgenti:

  1. 1. Rafforzare la sicurezza: Presidi permanenti di polizia e vigilanza su mezzi, stazioni e reparti; sistemi anti-aggressione integrati.
  2. Supporto concreto ai lavoratori: Assistenza psicologica, legale ed economica; tutele assicurative e protocolli aziendali preventivi.
  3. Stabilizzare il personale: Più assunzioni a tempo indeterminato; incentivi per le figure frontline e paghe adeguate.
  4. Educazione civica e culturale : Promozione del rispetto; percorsi educativo-sociali nelle scuole e nei quartieri.
  5. Monitoraggio e trasparenza: Database unificato per segnalazioni ufficiali e sommerso; report periodici su aggressioni.

 

Non possiamo più tollerare che chi viene a Venezia si senta autorizzato a qualsiasi azione contro chi lavora nel servizio pubblico, ma soprattutto dobbiamo evitare che anche i cittadini esasperati scarichino sui lavoratori le colpe della disorganizzazione e dell’incapacità di sviluppare un servizio adeguato alle esigenze, da parte delle strutture dedicate allo scopo .  Chi cura, assiste e trasporta garantisce la sicurezza e il benessere di tutti. Chi aggredisce mette a rischio l’intera comunità.

 

Azione Venezia è chiara: rispetto, alta vigilanza e tolleranza zero verso qualunque forma di violenza.

 

Paolo Bonafè – Segretario Comunale – Azione Venezia

Cristian Zara – Segretario Metropolitano – Azione Venezia

 

 

 

 

29/06/2025 Grave aggressione a bordo ACTV – piena solidarietà al marinaio coinvolto. Serve un immediato cambio di passo.

https://www.veneziatoday.it/cronaca/aggressione-marinaio-motoscafo-actv-oggi-video-piazzale-roma-domenica-29-giugno-video.html

L’ennesimo episodio di violenza ai danni di un lavoratore di ACTV, aggredito oggi durante il proprio servizio, è un fatto increscioso e inaccettabile che condanniamo con fermezza. Esprimiamo tutta la nostra solidarietà e vicinanza al collega colpito, e ribadiamo che nessuna frustrazione, polemica o disagio, per quanto legittimo, può mai giustificare atti di violenza o aggressione.

 

Da troppo tempo assistiamo a un’escalation di rabbia, insulti e odio quotidianamente fomentati da alcuni utenti attraverso post, commenti e messaggi sui social e nei gruppi dedicati al trasporto pubblico. Frasi come “fate schifo”, “vergogna”, “siete da galera”, accompagnate da minacce, accuse infondate e aggressioni verbali, stanno contribuendo a creare un clima tossico e pericoloso.

 

Questo clima si traduce, purtroppo, in episodi concreti come quello di oggi. A chi crede che tutto sia lecito “perché si paga un biglietto”, rispondiamo con chiarezza: nessun diritto dà licenza di insultare o aggredire. Nessuna rabbia giustifica la violenza.

 

Chiediamo che venga immediatamente aperto un tavolo permanente sulla sicurezza a bordo dei mezzi ACTV, con la partecipazione dell’azienda, delle organizzazioni sindacali, della Capitaneria di Porto e delle istituzioni locali. I lavoratori del trasporto pubblico sono un presidio essenziale per la nostra città e devono essere tutelati.

 

A chi continua ad alimentare l’odio, rispondiamo con la forza della legalità e del rispetto. Venezia è una città aperta, ma non può e non deve tollerare che il ponte della libertà diventi il confine dell’inciviltà.

 

Paolo Bonafè

Segretario Comunale di Azione Venezia

 

Enrico Missaglia

Delegato ai Trasporti e alla Cantieristica

 

Azione Venezia – Grave la frattura con Eni. Serve chiarezza, responsabilità e una strategia industriale vera per Porto Marghera”

Venezia, 27 giugno 2025 –

La bocciatura del progetto di Eni Rewind da parte della Commissione VIA regionale e la successiva comunicazione ufficiale di Eni che rimette in discussione il proprio impegno su Porto Marghera, unite all’annuncio di 49 esuberi alla Versalis, disegnano uno scenario allarmante per il futuro industriale e occupazionale dell’area metropolitana veneziana.

Come Azione Venezia, esprimiamo profonda preoccupazione per quanto sta accadendo e riteniamo sbagliato minimizzare la portata del segnale arrivato da Eni. Il rischio concreto è che la principale azienda a partecipazione pubblica del Paese si disimpegni da un territorio che ha già pagato un prezzo altissimo in termini ambientali, sociali e occupazionali.

Porto Marghera non può diventare terra di nessuno.

Serve un’assunzione di responsabilità collettiva: da parte del Governo, della Regione, del Comune e ovviamente anche di Eni, affinché si apra subito un tavolo istituzionale con i rappresentanti sindacali e le realtà produttive del territorio. La transizione ecologica non può essere un pretesto per tagliare posti di lavoro o ritirarsi silenziosamente da impegni industriali.

L’impianto proposto da Eni Rewind non era una risposta credibile né sul piano ambientale né su quello industriale. Tuttavia, la sua bocciatura non può coincidere con la ritirata completa di Eni da Marghera. È ora di passare dalle parole ai fatti, con investimenti veri in innovazione, bonifiche, economia circolare e filiere industriali sostenibili.

Accogliamo positivamente l’entrata in funzione a fine anno della seconda linea dell’impianto di Veritas, limitato al trattamento dei fanghi e rifiuti locali. Ma questo non può bastare. Venezia e Marghera hanno bisogno di una strategia industriale di lungo periodo, non di soluzioni tampone o silenzi operativi.

Non possiamo assistere, ancora una volta, al gioco delle responsabilità scaricate tra enti, né permettere che scelte unilaterali come quelle annunciate da Versalis vengano attuate senza confronto.

Porto Marghera è una parte fondamentale della storia industriale e della dignità del nostro territorio. Pretendiamo che resti anche parte del suo futuro.

Paolo Bonafé – Segretario comunale Azione Venezia

Mauro Memo – Vicesegretario comunale e Delegato Lavoro e Impresa Azione Venezia

 

Lavoro_ le politiche attive falliscono, cresce l’inattività. Venezia rischia di pagare un prezzo altissimo

Venezia, 24 giugno 2025 –

I dati diffusi dal bollettino Cnel-Istat sull’andamento del mercato del lavoro tra il primo trimestre 2024 e quello del 2025 restituiscono un quadro preoccupante: dietro l’apparente miglioramento degli indicatori principali, si nasconde un’espansione silenziosa ma devastante dell’inattività. A livello nazionale, oltre l’89% delle donne e l’85% degli uomini che risultavano inattivi un anno fa non hanno compiuto alcun passo verso il rientro nel mercato del lavoro. Non cercano, non trovano, rinunciano. Le politiche attive del lavoro, nonostante gli oltre 5,4 miliardi stanziati attraverso il programma GOL (Garanzia di Occupabilità dei Lavoratori), si dimostrano inefficaci.

La realtà è che la sfiducia ha preso il sopravvento. Solo il 4,9% delle donne inattive è riuscita a trovare un’occupazione in un anno, mentre la percentuale di transizione verso il lavoro tra le disoccupate si ferma al 16,1%. Anche tra gli uomini, i dati non sono migliori: molti non passano all’occupazione, ma semplicemente abbandonano la ricerca, alimentando la platea degli inattivi. Diminuisce la disoccupazione solo perché aumenta la rassegnazione.

A Venezia questo quadro si aggrava ulteriormente. Il tessuto occupazionale è dominato da stagionalità, bassi salari e precarietà, con un settore turistico che, pur essendo trainante, non offre prospettive stabili né di crescita. Le donne sono le più penalizzate: il carico di cura familiare, unito alla mancanza di servizi adeguati e alla rigidità del mercato del lavoro, le spinge fuori dal circuito produttivo.

Il fallimento delle politiche attive non è solo questione di risorse, ma di metodo. L’approccio resta frammentato e burocratico, scollegato dai bisogni reali delle persone e dalle dinamiche economiche locali. Servono interventi mirati, costruiti a livello territoriale: percorsi formativi coerenti con la domanda di competenze, servizi di orientamento efficaci, incentivi per le imprese che assumono e strumenti concreti di conciliazione tra lavoro e vita privata.

Azione Venezia propone un piano comunale per il rilancio dell’occupazione locale, con particolare attenzione a donne e giovani. È indispensabile un patto tra amministrazione, imprese, scuola e terzo settore, per trasformare le risorse pubbliche in opportunità reali. Senza un cambio di rotta, Venezia rischia di perdere energie preziose, mentre il divario sociale ed economico continua ad allargarsi. La città ha bisogno di lavoro vero, dignitoso, stabile. Non possiamo più permetterci di ignorare l’inattività, la vera emergenza nascosta del nostro tempo.

Paolo Bonafe’ – Segretario Comunale Azione Venezia

Mauro Memo – Vicesegretario comunale e delegato al Lavoro

Pieno Plauso per le Iniziative di Cereal Docks, 9-Tech e Rive/Esposito a Marghera e Fusina

2025-06-05 Gazzettino Benefici all indotto Cereal Docks e 9-Tech a Marghera e Fusina

Venezia, 5 giugno 2025 – Azione Venezia esprime pieno apprezzamento per tre iniziative virtuose che rappresentano una concreta visione di sviluppo sostenibile, economia circolare e innovazione ambientale nei territori di Marghera e Fusina.

 

Cereal Docks, gruppo industriale con presenza a Porto Marghera, ha recentemente pubblicato il proprio bilancio di sostenibilità 2024 e la relazione d’impatto. L’aumento dell’uso di energia da fonti rinnovabili, la valorizzazione dei sottoprodotti industriali e l’integrazione di obiettivi ambientali nei premi ai dipendenti mostrano come si possa coniugare competitività e responsabilità sociale e ambientale.

 

9-Tech, start-up attiva all’interno dell’Ecodistretto Veritas, avvierà a breve il primo impianto italiano per il recupero avanzato di materiali preziosi da pannelli fotovoltaici dismessi. Il progetto, sviluppato con il supporto del Green Propulsion Laboratory, è un esempio eccellente di innovazione applicata all’economia circolare e alla riduzione dei rifiuti tecnologici, con ricadute concrete in termini ambientali, industriali e occupazionali.

 

A queste due iniziative si aggiunge ora un terzo tassello di straordinario valore: l’avvio, sempre a Fusina, del primo impianto veneto per il trattamento dei rifiuti spiaggiati e da spazzamento stradale, realizzato da Rive Srl (gruppo Veritas) con la tecnologia innovativa della bergamasca Esposito. L’impianto, in grado di trattare fino a 70mila tonnellate l’anno di rifiuti, consente di recuperare materiali come sabbia e ghiaia riutilizzabili nell’edilizia e nei ripascimenti ambientali. Grazie alla tecnologia brevettata di soil washing, sarà possibile restituire sabbia pulita e certificata agli arenili, contribuendo così alla salvaguardia delle coste veneziane e alla lotta all’erosione. Un’infrastruttura fondamentale in un territorio fragile e densamente turistico come il nostro, che riduce l’impatto ambientale dei trasporti e chiude il ciclo dei rifiuti direttamente in loco.

 

Azione Venezia ritiene che queste tre realtà – un gruppo industriale strutturato, una start-up tecnologica e una partnership pubblico-privata innovativa – dimostrino come Venezia possa essere laboratorio nazionale di transizione ecologica e rigenerazione industriale.

 

Esprimiamo il nostro convinto plauso a Cereal Docks, 9-Tech, Rive e al gruppo Esposito, per il loro contributo concreto alla sostenibilità e alla resilienza ambientale della nostra città metropolitana. Invitiamo le istituzioni pubbliche e private a sostenere e moltiplicare questi esempi, che incarnano i valori dell’economia verde e dell’innovazione responsabile.

 

Paolo Bonafè – Segretario Comunale – Azione Venezia

Mauro Memo – Vicesegretario Comunale – Delegato Industria e lavoro – Azione Venezia