“Leggi speciali” per Venezia –  obiettivi concreti e non chimere lontane

 Azione non partecipa alle sterili polemiche tra le due coalizioni di centrodestra e di centro sinistra su quale sia stato il partito che in passato sia stato il responsabile dei meriti o delle colpe degli interventi legislativi del governo nazionale a tutela di Venezia, ma guarda al futuro con l’intento di perseguire obiettivi concreti e raggiungibili in tempi ragionevoli.

Proprio perché fedele ai suoi principi di pragmatico realismo, Azione è scettica sulla richiesta rilanciata in questi giorni di ricorrere a modifiche costituzionali a tutela di Venezia che, se in astratto condivisibile, è però nel concreto difficilmente percorribile e comunque in tempi assai lunghi, che la città non può aspettare.

Riteniamo più efficace proporre iniziative di leggi ordinarie che, a valere sulle facoltà consentite dall’art. 119 della Costituzione, indirizzino lo Stato a destinare risorse aggiuntive ed  interventi speciali a tutela dell’inestimabile valore storico-artistico ed ambientale di Venezia, la cui salvaguardia passa necessariamente per il mantenimento di una residenzialità locale viva e dinamica.

Occorre partire da un rifinanziamento adeguato e stabile della Legge speciale del 1973, nella consapevolezza però che gli stanziamenti del bilancio statale difficilmente potranno arrivare alla chimera dei 150 milioni annui che ottimisticamente il Consiglio comunale aveva chiesto

Ma quel che Azione chiede non sono solo risorse finanziarie, ma un insieme di  interventi legislativi mirati, che chiamiamo le “Leggi speciali” per Venezia, con le quali attribuire all’amministrazione comunale di Venezia la possibilità di approvare Regolamenti anche in deroga alle norme nazionali, su un ampio spettro di materie in cui la specificità della città va affrontata con regole diverse da quelle che si applicano nel resto del territorio nazionale.

Si pensi ad esempio alla tutela delle botteghe artigiane e del piccolo commercio, in deroga alle liberalizzazioni indiscriminate delle licenze, ma anche all’applicazione di norme penali su reati specifici per la città quale il borseggio, anche in deroga alla legge Cartabia.

O ancora all’introduzione di una norma che autorizzi il Sindaco a chiudere gli accessi alla città ove si superi un determinato numero di arrivi, o che chiarisca definitivamente che i Comuni ad alta vocazione turistica possono imporre una tassa di imbarco rimborsabile ai residenti, e non solo negli aeroporti ma anche alle navi ed ai treni ad alta velocità.

C’è già un precedente esempio di legge ordinaria a cui richiamarsi: la norma (art. 37 bis del d.l. n. 50/2022) che ha dato al Comune di Venezia, unico in Italia, la possibilità di introdurre regole e limitazioni alle locazioni brevi. Replichiamolo per altre esigenze vitali per la città.

Per fare questo la nuova amministrazione comunale veneziana dovrà avere una visione strategica che coordini in un quadro organico le misure legislative da chiedere al Governo nazionale per rafforzare i poteri di intervento a tutela della città.

 

Ma una volta ottenuti i poteri regolamentari l’amministrazione comunale dovrà dimostrare di saperli esercitare, dotandosi di una classe politica caratterizzata da competenza,  credibilità e capacità di iniziativa.

E proprio l’esempio citato della norma sugli affitti brevi non depone a favore della capacità dell’attuale amministrazione comunale di utilizzare i poteri attribuitigli dalla legge: a distanza di tre anni dalla legge e di circa un anno dalla proposta di delibera avanzata dalla Giunta il Regolamento sulle locazioni brevi non è ancora stato approvato dal Consiglio comunale ed è scomparso dal dibattito politico.

Pur condividendo che questo nuovo Regolamento non darà un significativo aiuto all’obiettivo vitale di tutelare la residenzialità, è comunque necessario che con la sua approvazione Venezia dimostri di saper utilizzare i poteri attribuitigli da Roma, altrimenti non sarà credibile quando ne chiederà di nuovi.

Paolo Bonafè – Segretario Comunale Azione Venezia

Paolo Diprima – Delegato Enti partecipati e legge speciale