Dazi USA, Europa sotto pressione: serve una strategia comune per difendere imprese, lavoro e autonomia industriale

Le prospettive di una nuova stagione di dazi imposti dagli Stati Uniti sotto una presidenza Trump pongono l’Unione Europea e l’Italia davanti a una sfida cruciale. Come riportato oggi da La Stampa (Marco Bresolin), l’UE starebbe valutando un accordo che fissi un dazio orizzontale al 15% su quasi tutte le esportazioni europee verso gli USA, comprese le automobili, per evitare l’escalation commerciale minacciata dall’ex presidente. Un’intesa che, formalmente, stabilizzerebbe lo status quo attuale – con tariffe già in vigore a seguito dei precedenti aumenti unilaterali americani – ma che rischia di diventare una resa mascherata a logiche unilaterali.

Anche il Sole 24 Ore, con l’analisi di Claudio De Vincenti e Marcello Messori, evidenzia il vero nodo politico: Trump non usa i dazi solo come misura economica, ma come leva geopolitica per indebolire i partner e rafforzare la propria base industriale interna. In questo scenario, la UE non può rispondere con mediazioni deboli, ma con una strategia all’altezza della posta in gioco.

Per l’Italia, fortemente esposta sul fronte dell’export e delle filiere ad alta qualità, le conseguenze di uno scontro commerciale sarebbero gravissime. Settori come l’agroalimentare, l’automotive, il lusso e la meccanica vedrebbero crollare competitività e domanda, con danni immediati all’occupazione e agli investimenti.

L’Unione Europea deve rispondere con fermezza, realismo e visione. Tre le linee d’azione fondamentali:
1. Rafforzamento del mercato interno europeo, come indicano De Vincenti e Messori: serve una capacità fiscale comune, politiche industriali coordinate e investimenti condivisi nella doppia transizione ecologica e digitale. Solo così si potrà ridurre la dipendenza dagli USA e aumentare la resilienza economica del continente.
2. Diversificazione commerciale, rafforzando partenariati strutturati con Paesi come il Giappone (con cui è stato appena firmato un patto strategico), il Sud globale e aree in crescita come Mercosur, ASEAN e Africa. Serve una rete multilaterale che neutralizzi le spinte protezionistiche.
3. Uso degli strumenti difensivi dell’UE, come lo strumento anti-coercizione già sul tavolo della Commissione e che Francia e altri Stati chiedono di attivare subito: perché un’Europa che non si fa rispettare viene schiacciata.

L’Italia non può rimanere spettatrice. Il nostro Governo deve uscire dall’ambiguità e sostenere con determinazione una linea europea coesa, capace di tutelare le imprese e i lavoratori italiani, evitando da un lato la subalternità agli USA, dall’altro una fuga solitaria e inefficace verso misure nazionali.

Come Azione, crediamo in un’Europa autonoma, forte e solidale. I dazi non sono solo numeri: sono scelte politiche che mettono in gioco il futuro del nostro sistema produttivo, il lavoro e la democrazia economica. Bisogna avere il coraggio di rispondere con un progetto europeo all’altezza dei tempi.

Paolo Bonafè
Segretario comunale Azione Venezia