Lido di Venezia – rilanciare un’isola proiettata al futuro, tra tutela del territorio, sviluppo sostenibile e salvaguardia della salute dei suoi cittadini.

Il Lido di Venezia è un luogo unico al mondo, sospeso tra mare e laguna, custode di una storia illustre e di un patrimonio ambientale fragile. Eppure, negli ultimi decenni, l’isola ha progressivamente smarrito alcune prerogative che l’avevano resa, nel passato, un laboratorio di modernità: un aeroporto strategico, un porto, insediamenti produttivi e soprattutto un presidio sanitario adeguato. Oggi più che mai è necessario restituire al Lido una visione di lungo periodo, compatibile con la sua natura di isola e capace di guardare al futuro.

La vicenda dell’ex Ospedale al Mare è emblematica. Chiuso nel 2003, lasciando il solo Monoblocco come presidio sanitario minimo per Lido e Pellestrina, il complesso è entrato in un lungo periodo di abbandono, tra fallimentari tentativi di riconversione turistica e promesse mancate. La svolta è arrivata nel 2022 con la proposta dell’imprenditore Frank Gotthardt, innamorato del Lido, che ha immaginato un centro di ricerca avanzata nel settore medico: il Progetto MARE. Un’iniziativa in grado di riportare sull’isola ricerca scientifica di livello internazionale, posti di lavoro qualificati e residenzialità stabile, senza snaturare il carattere storico del complesso.

Parliamo di un progetto che prevede 900 scienziati da tutto il mondo, 600 residenze all’interno del campus e una collaborazione strategica con l’Università Ca’ Foscari. Un’opportunità irripetibile per Venezia e per il Lido: sviluppo non legato al turismo di massa, economia sana, nuovi residenti, un impulso decisivo al rilancio dell’isola.

Il Consiglio Comunale ha approvato nel dicembre 2023 la variante urbanistica necessaria; nel luglio 2024 Gotthardt ha perfezionato l’acquisto del complesso da Cassa Depositi e Prestiti. A giugno 2025 la Giunta comunale ha adottato il Piano Urbanistico Attuativo, avviando il percorso di osservazioni pubbliche.  Il Progetto MARE non è solo un investimento privato: è una scommessa collettiva sul futuro dell’isola. Le istituzioni, le forze politiche, le associazioni e i cittadini devono cogliere questa occasione, lavorando insieme per superare resistenze e incertezze. Solo così il Lido potrà tornare a essere ciò che storicamente è stato: un ponte tra Venezia e il mondo, un luogo che unisce identità e innovazione.

Ma oltre al polo tecnologico previsto all’interno dell’ex Ospedale al Mare, è indispensabile rilanciare con forza la richiesta di maggiore sicurezza sanitaria per i cittadini di Lido e Pellestrina, trasformando l’attuale punto di primo intervento in pronto soccorso vero e proprio, dotato di due letti di terapia sub-intensiva. A chi sostiene che ciò non sia possibile va ricordato che molti piccoli ospedali – anche nella nostra provincia – sono stati mantenuti e sviluppati. Le isole della laguna, soprattutto Lido e Pellestrina, sono esposte a condizioni meteo particolarmente difficili, perché lingue di terra che difendono Venezia dal mare e soggette durante gli ultimi inverni ad effetti combinati di forti venti e onde che mettono a dura prova il servizio del 118 fatto con lance

Il principio che ci deve animare è quello che, come i trasporti pubblici e il servizio rifiuti sono calibrati su milioni di turisti l’anno, così anche il servizio sanitario deve essere proporzionato alla massa di visitatori e alla conformazione morfologica della laguna, che per molti aspetti la equipara alle comunità montane. Chi vive in isola deve avere la stessa possibilità di sopravvivenza di chi vive a Mestre e già tanti sono i casi conosciuti e non conosciuti che per tale marginalità territoriale, hanno causato la morte di persone e bambini, che avrebbero potuto salvarsi se al Lido ci fosse stato pronto soccorso come c’era una volta.

✒️ Paolo Bonafè – Segretario Comunale Azione Venezia

 

Cambio di indirizzo senza esami : una misura utile per ridurre l’abbandono scolastico

Venezia, 17 settembre 2025

Il recente decreto-legge approvato dal Consiglio dei Ministri, che semplifica il cambio di indirizzo scolastico eliminando gli esami integrativi nei primi due anni, è una misura concreta e necessaria per combattere la dispersione scolastica e favorire il successo formativo degli studenti.

L’Italia sta registrando segnali positivi ma preoccupanti insieme: a livello nazionale l’abbandono scolastico precoce si è ridotto in anni recenti ma rimane elevato (intorno al 10% secondo le elaborazioni più recenti). Questo dato, pur in miglioramento, ci colloca ancora tra i Paesi europei con una delle incidenze più alte del fenomeno.

Anche nel Veneto e nella nostra area metropolitana il fenomeno è significativo: i rapporti regionali e dell’Ufficio Scolastico per il Veneto mostrano come, pur essendosi registrato un calo della dispersione negli ultimi anni, permangano criticità soprattutto negli istituti tecnici e professionali e in alcuni territori della Provincia di Venezia. Secondo la statistica regionale il tasso di abbandono nel Veneto si attesta su valori che richiedono interventi mirati per consolidare il trend positivo.

Dati puntuali raccolti sul territorio veneto mostrano inoltre che nello scorso anno scolastico migliaia di ragazzi hanno interrotto la frequenza durante l’anno (situazione che colpisce in misura maggiore gli istituti professionali rispetto ai licei). A livello regionale, l’Ufficio Scolastico ha stimato alcune migliaia di interruzioni durante l’anno scolastico 2021/2022 — un fenomeno che richiede risposte organizzative e didattiche tempestive.

Perché la norma del Ministero può aiutare?

La possibilità di cambiare indirizzo senza dover sostenere esami integrativi nei primi due anni dà agli studenti una importante via d’uscita dall’errore di scelta iniziale: non trasformare una scelta sbagliata in un ostacolo insormontabile significa ridurre la frustrazione, aumentare la motivazione e prevenire l’abbandono. In termini pratici, il certificato delle competenze rilasciato dalla scuola di provenienza, unito a piani di accompagnamento predisposti dalla scuola ricevente, consente un passaggio più fluido che tutela il diritto allo studio.

Tuttavia, la misura ministeriale deve essere accompagnata da politiche locali concrete. Azione Venezia chiede alle istituzioni regionali e comunali di affiancare al decreto tre azioni prioritarie:

  1. Potenziare l’offerta degli istituti professionali e tecnici con l’apertura di più classi e corsi nelle discipline che oggi il mercato del lavoro richiede con urgenza: logistica, meccanica, informatica e figure tecniche per i settori industriali. Investire in queste aree non è solo risposta alla domanda occupazionale, ma anche strumento di contrasto alla dispersione: percorsi professionalizzanti ben strutturati aumentano l’interesse e la permanenza degli studenti nelle scuole.
  2. Rafforzare l’orientamento e la figura del docente-tutor: la personalizzazione della didattica, l’orientamento precoce e il tutoraggio sono elementi essenziali per far sì che lo studente compia scelte più consapevoli e, se necessario, le possa correggere senza pagarne il prezzo con l’abbandono.
  3. Garantire risorse e supporto alle scuole riceventi affinché possano predisporre piani di recupero e moduli didattici mirati per colmare eventuali disallineamenti, evitando che il passaggio diventi fonte di esclusione e difficoltà. Le scuole devono poter contare su strumenti, personale e, dove necessario, su accordi con il tessuto produttivo locale per l’alternanza e la formazione pratica.

Azione Venezia ritiene che questa combinazione — normativa che facilita i passaggi scolastici + potenziamento dell’offerta professionale e tecnica + rafforzamento dell’orientamento — costituisca la risposta più efficace per ridurre l’abbandono e formare giovani competenti e occupabili. Avere maggiore flessibilità nei primi anni e percorsi professionali adeguati al mercato non è una scelta di comodo: è un investimento sul futuro dei nostri ragazzi e sulla competitività del territorio.

✍️ Paolo Bonafè – Segretario Comunale Azione Venezia

Il rilancio del Nicelli

La notizia è recentissima: il glorioso aeroporto Nicelli del Lido è uno dei tre scali minori (assieme a Milano Bresso e Roma Urbe) individuati da ENAC per avviare una rete di collegamenti aerei a corto raggio, con velivoli di ridotta capienza e a costi competitivi, per rendere i collegamenti interni più snelli e decongestionare gli aeroporti principali.

Sarà ovviamente da verificare la sostenibilità economica dell’idea ma senza dubbio è una scommessa suggestiva che, se dovesse prendere piede, porterebbe alla creazione di nuovi posti di lavoro diretti (personale di terra, addetti alla sicurezza, servizi di manutenzione, ecc.) e un importante impulso all’indotto locale. Se pensiamo inoltre ai recenti e prossimi insediamenti nell’isola (lo studentato alla ex Caserma Pepe, l’insediamento Gotthardt all’ex Ospedale al Mare, Unicamillus) è plausibile pensare che il Nicelli possa servire non solo  al turismo d’élite ma anche un’utenza locale e stabile.

Insomma, una prospettiva che merita di essere sostenuta. E auspichiamo che per una volta non si alzino le solite obiezioni sull’immancabile devastante impatto ambientale, il disturbo all’avifauna e poi la salvaguardia, il traffico, l’overtourism e quant’altro. Siamo quasi certi che sia una speranza illusoria, considerando per esempio le numerose osservazioni critiche formalizzate al Piano Urbano di Attuazione del progetto di Gotthardt, un’occasione di sviluppo clamorosa a cui in qualsiasi altra città si farebbero ponti d’oro.

Azione Venezia al contrario è e sarà sempre a favore dello sviluppo intelligente e sostenibile, a favore di ogni iniziativa capace di stimolare la vitalità del territorio e sviluppare un’economia sana e alternativa alla monocultura dell’industria del turismo. Invitiamo le istituzioni locali, le imprese e le realtà associative del territorio a collaborare per accompagnare questa opportunità, garantendo un percorso condiviso, equilibrato e orientato al lungo termine, nell’interesse dell’intera comunità lidense e veneziana.

Paolo  Bonafè – Segretario Comunale Azione Venezia

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15 settembre 2025

Trasporti in tilt durante la Mostra –  cittadini e turisti lasciati allo sbando

«La gestione dei trasporti pubblici a Venezia, nei giorni della Mostra del Cinema, ha mostrato tutte le sue fragilità. Guasti, blackout, corse saltate e mezzi sovraffollati hanno trasformato spostamenti quotidiani in un incubo per residenti, pendolari e turisti. Non siamo più davanti a disguidi episodici, ma a un malfunzionamento strutturale che mette a rischio sicurezza, vivibilità e immagine internazionale della città».

Il trasporto lagunare dovrebbe essere un modello di efficienza: è invece diventato il simbolo delle mancanze organizzative e degli investimenti insufficienti. Chi vive e lavora a Venezia è costretto a convivere con un servizio che non garantisce regolarità, mentre i visitatori, provenienti da tutto il mondo, assistono a scene indegne di una capitale culturale ed europea.

È necessario un cambio di passo deciso. Oltre a maggiori risorse, manutenzione e nuove tecnologie, serve ripensare l’organizzazione delle linee e l’impiego dei mezzi. Occorre mettere in servizio imbarcazioni più capienti, studiando percorsi dedicati e intervenendo sul riordino dei pontili per permetterne l’utilizzo.

Un esempio concreto: lo spostamento della linea 5 da Sant’Andrea a Piazzale Roma, resa interscambiabile con una linea speciale, pubblicizzata e dedicata alla Mostra del Cinema, servita da motobattelli dotati di aria condizionata, pensati per assorbire i grandi flussi turistici, che proseguano la loro corsa via tronchetto fino al Lido.  Contestualmente, la linea 5 su motoscafi,  dovrebbe proseguire come servizio prioritario per i soli residenti, proseguendo per il canale della SCOMENZERA fino al Lido. Questo almeno nei dieci giorni della Mostra, quando al Lido si riversano migliaia di persone, tra pendolari e turisti, oggi imbarcate come “profughi” sui motoscafi delle linee 5 e 6 in partenza da Piazzale Roma.

La Mostra del Cinema, vetrina mondiale di Venezia, non può coincidere con il collasso del suo sistema di mobilità. È una questione di dignità per i cittadini e di credibilità per l’intera città.

Eppoi basta con questa gestione “foresta” dell’Azienda. A capo della stessa deve tornare in veneziano che conosca le complessità di questa città e magari possa intervenire sulle coincidenze incomprensibili e assurde che assistiamo nei vari pontili, in particolare modo alle Zattere. Si deve anche farla finita con questa commistione non chiara tra amministrazione comunale, che deve avere il solo compito di far rispettare il contratto di servizio sottoscritto e la dirigenza dell’azienda.

Paolo Bonafé – Segretario comunale Azione Venezia

Il Trasporto Pubblico Locale – deve restare in-house ma migliorare i servizi valorizzando i dipendenti

Ad aprile 2032 scadrà l’affidamento al Gruppo AVM del trasporto pubblico locale nel Bacino di Venezia, pari al 90% dei servizi automobilistici, tranviari e di navigazione lagunare, per un valore complessivo di circa 250 milioni annui ed una forza lavoro di oltre due mila dipendenti.

Poiché la procedura di affidamento di un servizio così importante richiede un paio d’anni di analisi ed autorizzazioni, la prossima amministrazione comunale in scadenza nel 2031 dovrà assumere le decisioni strategiche su questo servizio così importante per la città. E’ necessario quindi che i programmi delle forze politiche candidate alle prossime elezioni prendano una posizione sul punto.

Su questo  Azione Venezia ha le idee chiare: la gestione del trasporto pubblico locale dovrà rimanere pubblica in capo ad AVM ed ACTV, per assicurare un servizio idonee alle esigenze dei cittadini ed in grado di affrontare i crescenti flussi di traffico turistico, che sempre più passa per la terraferma.

Ma l’affidamento in house non significa accettare che i problemi sulla qualità del servizio sollevati dai cittadini e dai dipendenti restino privi di risposte. Per Azione migliorare la qualità del servizio significa intervenire profondamente sull’organizzazione del servizio d’acqua e di terra, ovvero:

  • nella mobilità d’acqua rinnovando la flotta con mezzi a basso impatto ambientale e dotati di adeguati standard di confort per i passeggeri, come l’aria condizionata, o introducendo stazioni di interscambio atte a consentire l’uso di mezzi più capienti e confortevoli come i motobattelli
  • nella mobilità di terraferma potenziando le linee circolari che collegano le aree esterne della città e i comuni vicini con il polo d’interscambio di Mestre centro, sfruttando meglio le potenziali sinergie con la linea Tramviaria che arriva a Venezia e Marghera mediante l’istituzione di punti orario e coincidenze ad oggi non ancora attivate.

Su tutti i mezzi d’acqua e di terraferma va garantita ai residenti priorità di accesso rispetto ai turisti, potenziando il dimensionamento e la frequenza dei mezzi pubblici per attenuare il sovraffollamento, nonché programmando gli interventi manutentivi in coerenza con i fabbisogni dei servizio di linea.

Ma per poter migliorare la qualità del servizio è necessario valorizzare il personale, ripristinando assunzioni in grado di colmare le attuali carenze di organico, agendo sulla  formazione e crescita professionale dei dipendenti e riconoscendo retribuzioni adeguate a responsabilità e funzioni.

Senza dimenticare l’esigenza assoluta di tutelare i dipendenti dalle aggressioni non solo verbali.

E quando parliamo di valorizzare i dipendenti non pensiamo solo a chi opera in prima linea ma anche a chi lavora dietro le quinte: gli impiegati di uffici, sportelli e biglietterie, che sono parte integrante del sistema ACTV e ogni giorno si trovano a fronteggiare la stessa mole di difficoltà dei loro colleghi.

In questa nuova visione dell’azienda anche i dipendenti potranno sentirsi nuovamente partecipi ad un grande progetto di mobilità da sviluppare in una società pubblica di eccellenza.

Paolo Bonafé - Segretario Comunale Azione Venezia

Enrico Missaglia – Delegato ai trasporti e cantieristica

Paolo Diprima – Delegato al Programma ed agli Enti Partecipati

 

TRASPORTO PUBBLICO A VENEZIA: QUALITA’ DA MIGLIORARE, MA LA GESTIONE RESTI IN-HOUSE Venezia

La possibile privatizzazione di Actv e del gruppo Avm è al centro del dibattito politico e sindacale a Venezia. Con la scadenza nel 2029 dei termini previsti dalla gestione “In-House”, il movimento Azione Venezia rilancia l’appello per mantenere il trasporto pubblico sotto il controllo del Comune, puntando però a un netto miglioramento dei servizi offerti.
Il rischio privatizzazione e la scelta dell’In-House https://www.chioggiaazzurra.it/web/site/dettaglio?art=8030&t=TRASPORTO+PUBBLICO+A+VENEZIA%3A+QUALITA%27+DA+MIGLIORARE%2C+MA+LA+GESTIONE+RESTI+IN-HOUSE+Venezia

 

“Serve una nuova idea di relazioni sindacali e di politiche per il lavoro. Salari, produttività e competenze al centro del cambiamento”

 

Il fallimento dei referendum promossi dalla Cgil non è solo un fatto politico, ma il segnale di una crisi più profonda: quella di un modello di relazioni sindacali che non riesce più a interpretare i cambiamenti del mondo del lavoro e dell’economia.

Negli ultimi anni il dibattito si è concentrato sulle rigidità normative, sugli scontri ideologici, su un conflitto permanente che oggi non ha più senso. Nel frattempo, i dati parlano chiaro: l’Italia è in ritardo rispetto agli altri Paesi OCSE sul fronte della crescita dei salari e della produttività, nonostante oltre il 90% dei lavoratori sia coperto da contratti collettivi. Questo significa che il sistema, così com’è, non funziona più.

Il tema del salario minimo è emblematico. La decisione del Governo di impugnare la legge toscana, che prevedeva un criterio premiale nelle gare pubbliche per le aziende che garantiscono almeno 9 euro lordi l’ora, è una scelta miope. Non si può continuare a negare l’urgenza di affrontare la questione salariale mentre milioni di lavoratori fanno fatica ad arrivare alla fine del mese. Eppure, fissare una soglia per legge non basta: occorre rafforzare la contrattazione di secondo livello e creare meccanismi che leghino la crescita salariale all’aumento della produttività e alla redistribuzione del valore aggiunto.

Allo stesso tempo, il mondo del lavoro è attraversato da trasformazioni profonde: smart working, welfare aziendale, conciliazione vita-lavoro, nuove forme di organizzazione e digitalizzazione dei processi produttivi. Tutto questo richiede un nuovo patto sociale, non il ritorno alle logiche del Novecento.

Le differenze tra Cgil, Cisl e Uil sulla strategia da adottare sono note: concertazione per la Cisl, mobilitazione per la Cgil. Ma il vero punto è un altro: come rilanciare il ruolo delle parti sociali senza cadere nella nostalgia per la concertazione degli anni ’90. In quel periodo sindacati e Governo seppero fare scelte coraggiose che portarono l’Italia nell’euro. Oggi servono scelte altrettanto coraggiose per affrontare sfide epocali:

  • demografia: nei prossimi 15 anni avremo 5 milioni di lavoratori in meno e 2,5 milioni di pensionati in più;
  • competenze: oggi il 45% delle imprese fatica a trovare personale con le qualifiche necessarie;
  • migrazioni: il recente decreto flussi, con mezzo milione di ingressi programmati, è un segnale importante, ma da solo non basta se non si accompagna a politiche di integrazione, formazione e inclusione.

Di fronte a questi dati, non servono slogan né rigidità legislative. Servono politiche attive del lavoro, investimenti in formazione continua, contrattazione aziendale e territoriale che premi chi innova e chi scommette sulle persone.

Il futuro delle relazioni sindacali si gioca su tre pilastri chiari:

  • Competenze, perché senza formazione la transizione digitale resterà incompiuta;
  • Innovazione, per governare il cambiamento con strumenti come lo smart working, la conciliazione vita-lavoro, il welfare integrativo;
  • Redistribuzione, per legare la crescita dei salari alla produttività e garantire equità.

Non è più tempo di scelte ideologiche o di immobilismo. Il mondo del lavoro chiede risposte concrete, basate sul dialogo e sulla responsabilità.

Purtroppo, il Governo Meloni sta scegliendo la strada opposta: blocca la legge toscana sul salario minimo, ignora il problema della produttività, rinuncia a politiche di inclusione e non investe seriamente in competenze. È una strategia perdente, che condanna il Paese a restare fermo mentre il resto d’Europa corre.

Paolo Bonafè

 

CARCERE E NUOVE OPPORTUNITÀ: DALLA FORMAZIONE LA CHIAVE PER RIPARTIRE

CARCERE E NUOVE OPPORTUNITÀ: DALLA FORMAZIONE LA CHIAVE PER RIPARTIRE

di Paolo Bonafè – Segretario comunale Azione Venezia

La dignità del carcere si misura dalla possibilità reale di offrire un futuro a chi ha sbagliato. La detenzione non può ridursi a una sospensione della vita, ma deve diventare l’occasione per ricostruirla. La formazione professionale e il lavoro rappresentano strumenti fondamentali per la riabilitazione e per il reinserimento sociale, come previsto dall’articolo 27 della nostra Costituzione.

Esperienze positive in altre regioni, come l’Umbria o più recentemente la Liguria, dimostrano che percorsi strutturati di formazione dentro le carceri possono davvero ridurre la recidiva, che scende dal 60% a meno del 2% tra chi ha un lavoro. Eppure, anche in Veneto – come a Venezia – troppo spesso questi percorsi sono assenti, frammentari o affidati all’iniziativa di pochi enti virtuosi.

Nella nostra Regione, le carceri vivono una condizione di costante sovraffollamento, carenza di organico e, soprattutto, scarsità di percorsi di rieducazione. A Venezia, la situazione della Casa circondariale femminile della Giudecca e della struttura di Santa Maria Maggiore testimonia una realtà in cui le opportunità di formazione sono quasi inesistenti. Questo vuoto genera frustrazione, disillusione e, soprattutto, mancanza di prospettive. La domanda è semplice: quale possibilità di reinserimento può avere una persona che ha scontato la pena ma non ha acquisito alcuna competenza spendibile?

Occorre agire. Azione Venezia propone che anche nel nostro territorio si attivino, stabilmente, corsi di formazione professionale all’interno delle strutture detentive, in collaborazione con gli istituti tecnici, le agenzie formative, le imprese locali e le associazioni di categoria.

Bisogna certamente sostenere associazioni e le cooperative del territorio che già operano in carcere,  che si occupano  del reinserimento sociale di detenuti e sostegno alle loro famiglie, che organizzano e sostengono iniziative culturali quali laboratori di lettura e di cucito e cineforum oltre che procurare piccole spese settimanali per le detenute del carcere femminile.

Serve costruire progetti che guardino al futuro: edilizia, manutenzione urbana, cura del verde, ristorazione, lavorazioni artigianali, servizi alla persona. In Umbria, per esempio, corsi nel settore edile hanno già aperto concrete opportunità lavorative, con la prospettiva di cooperativa femminile per le finiture.

Le risorse ci sono: basti pensare ai fondi del PNRR, al programma GOL per l’inclusione lavorativa, alla Legge Smuraglia che incentiva l’assunzione di detenuti con crediti d’imposta. È tempo che queste possibilità vengano sfruttate anche nel Veneto. I fondi dedicati al reinserimento devono essere effettivamente impiegati per costruire percorsi formativi certi, certificabili, strutturati. Nessuna Regione può restare indietro.

Una rete stabile tra Regione, enti locali, amministrazione penitenziaria, fondazioni e imprese può – e deve – essere costruita. Perché la vera sicurezza sociale non si realizza moltiplicando le celle, ma costruendo percorsi di libertà possibile. Perché ogni giorno senza un’opportunità è un giorno perso, per chi è dentro, ma anche per la società tutta. Restituire senso e futuro alla pena è un dovere di civiltà, che riguarda anche Venezia.

“Leggi speciali” per Venezia –  obiettivi concreti e non chimere lontane

 Azione non partecipa alle sterili polemiche tra le due coalizioni di centrodestra e di centro sinistra su quale sia stato il partito che in passato sia stato il responsabile dei meriti o delle colpe degli interventi legislativi del governo nazionale a tutela di Venezia, ma guarda al futuro con l’intento di perseguire obiettivi concreti e raggiungibili in tempi ragionevoli.

Proprio perché fedele ai suoi principi di pragmatico realismo, Azione è scettica sulla richiesta rilanciata in questi giorni di ricorrere a modifiche costituzionali a tutela di Venezia che, se in astratto condivisibile, è però nel concreto difficilmente percorribile e comunque in tempi assai lunghi, che la città non può aspettare.

Riteniamo più efficace proporre iniziative di leggi ordinarie che, a valere sulle facoltà consentite dall’art. 119 della Costituzione, indirizzino lo Stato a destinare risorse aggiuntive ed  interventi speciali a tutela dell’inestimabile valore storico-artistico ed ambientale di Venezia, la cui salvaguardia passa necessariamente per il mantenimento di una residenzialità locale viva e dinamica.

Occorre partire da un rifinanziamento adeguato e stabile della Legge speciale del 1973, nella consapevolezza però che gli stanziamenti del bilancio statale difficilmente potranno arrivare alla chimera dei 150 milioni annui che ottimisticamente il Consiglio comunale aveva chiesto

Ma quel che Azione chiede non sono solo risorse finanziarie, ma un insieme di  interventi legislativi mirati, che chiamiamo le “Leggi speciali” per Venezia, con le quali attribuire all’amministrazione comunale di Venezia la possibilità di approvare Regolamenti anche in deroga alle norme nazionali, su un ampio spettro di materie in cui la specificità della città va affrontata con regole diverse da quelle che si applicano nel resto del territorio nazionale.

Si pensi ad esempio alla tutela delle botteghe artigiane e del piccolo commercio, in deroga alle liberalizzazioni indiscriminate delle licenze, ma anche all’applicazione di norme penali su reati specifici per la città quale il borseggio, anche in deroga alla legge Cartabia.

O ancora all’introduzione di una norma che autorizzi il Sindaco a chiudere gli accessi alla città ove si superi un determinato numero di arrivi, o che chiarisca definitivamente che i Comuni ad alta vocazione turistica possono imporre una tassa di imbarco rimborsabile ai residenti, e non solo negli aeroporti ma anche alle navi ed ai treni ad alta velocità.

C’è già un precedente esempio di legge ordinaria a cui richiamarsi: la norma (art. 37 bis del d.l. n. 50/2022) che ha dato al Comune di Venezia, unico in Italia, la possibilità di introdurre regole e limitazioni alle locazioni brevi. Replichiamolo per altre esigenze vitali per la città.

Per fare questo la nuova amministrazione comunale veneziana dovrà avere una visione strategica che coordini in un quadro organico le misure legislative da chiedere al Governo nazionale per rafforzare i poteri di intervento a tutela della città.

 

Ma una volta ottenuti i poteri regolamentari l’amministrazione comunale dovrà dimostrare di saperli esercitare, dotandosi di una classe politica caratterizzata da competenza,  credibilità e capacità di iniziativa.

E proprio l’esempio citato della norma sugli affitti brevi non depone a favore della capacità dell’attuale amministrazione comunale di utilizzare i poteri attribuitigli dalla legge: a distanza di tre anni dalla legge e di circa un anno dalla proposta di delibera avanzata dalla Giunta il Regolamento sulle locazioni brevi non è ancora stato approvato dal Consiglio comunale ed è scomparso dal dibattito politico.

Pur condividendo che questo nuovo Regolamento non darà un significativo aiuto all’obiettivo vitale di tutelare la residenzialità, è comunque necessario che con la sua approvazione Venezia dimostri di saper utilizzare i poteri attribuitigli da Roma, altrimenti non sarà credibile quando ne chiederà di nuovi.

Paolo Bonafè – Segretario Comunale Azione Venezia

Paolo Diprima – Delegato Enti partecipati e legge speciale

Difendere la PAC (Politica Agricola Comune) significa difendere Venezia e i suoi territori

https://www.chioggiaazzurra.it/web/site/dettaglio?art=7884&t=DIFENDERE+LA+PAC+SIGNIFICA+DIFENDERE+VENEZIA+E+I+SUOI+TERRITORI

La Politica Agricola Comune, la PAC, è molto più di un insieme di sussidi europei: è una colonna portante dell’identità produttiva, culturale e ambientale del nostro continente. Anche per Venezia e la sua terraferma, la PAC è uno strumento essenziale per sostenere le aziende agricole, preservare il paesaggio, garantire la qualità del cibo che arriva sulle nostre tavole e mantenere vivo un presidio sociale in molte aree del nostro territorio. Per questo guardiamo con grande preoccupazione alla proposta della Commissione Europea di inglobare la PAC all’interno di un generico “Fondo Unico Europeo”. Una riforma che, se attuata, rischia di indebolire profondamente il sostegno al comparto agricolo, riducendo i finanziamenti del 20-30%, cancellando le specificità del settore e mettendo in competizione risorse e priorità del tutto eterogenee.

Come Azione Venezia, condividiamo le ragioni della mobilitazione della CIA – Confederazione Italiana Agricoltori e riteniamo che sia necessario unire le forze a tutti i livelli istituzionali per respingere una proposta che va contro gli interessi dei produttori, dei consumatori e dei territori. La PAC ha bisogno di essere rafforzata, non diluita. Ha bisogno di essere più equa, più sostenibile, più vicina ai bisogni reali del mondo agricolo. Non ha bisogno di essere smantellata o trasformata in un fondo indistinto che rischia di ignorare le esigenze di chi ogni giorno lavora la terra.

Anche a Venezia, in un contesto complesso come quello lagunare, l’agricoltura rappresenta una risorsa fondamentale. Parliamo di aziende che resistono tra mille difficoltà, che presidiano zone fragili, che valorizzano la produzione di qualità e tutelano il paesaggio. Se queste imprese venissero abbandonate, se le risorse europee venissero tagliate, a pagarne il prezzo sarebbero tutti: cittadini, comunità, ambiente. Per questo, come Paolo Bonafé, segretario comunale di Azione Venezia, e Mauro Memo, vicesegretario e delegato alle attività produttive, esprimiamo il nostro sostegno pieno e convinto all’ordine del giorno promosso dalla CIA. Un appello chiaro che chiede di:

  • difendere l’autonomia finanziaria della PAC,
  • garantire fondi certi e adeguati agli agricoltori,
  • opporsi alla concorrenza sleale e alla diffusione di cibi sintetici,
  • tutelare la specificità delle produzioni locali e delle nostre filiere.

L’Europa è nata anche nei campi. La sua coesione e la sua sicurezza alimentare dipendono da un’agricoltura forte, giusta e sostenibile. Non possiamo accettare di sacrificare questo patrimonio sull’altare di una logica meramente contabile. Serve una visione politica che metta al centro il cibo, i territori, le persone. E serve ora.

Paolo Bonafé – Vice segretario metropolitano Vicario, Segretario comunale Azione Venezia e Delegato su Chioggia

Mauro Memo – Vicesegretario Azione Venezia – Delegato alle attività produttive

La vita può essere capita sollo all'indietro ma va vissuta in avanti (Soren Kierkegaard)