DDL SANTANCHE’

Azione Venezia

COMUNICATO STAMPA DDL SANTANCHÈ

Azione convintamente ritiene che la proliferazione incontrollata delle locazioni turistiche (“LT” nel seguito) sia una delle cause (certo non l’unica) dello spopolamento della città e, insieme, costituisce un fattore che impatta in modo significativo sul fenomeno del cosiddetto overtourism.

È convinta che sia necessario introdurre per legge disposizioni per regolamentare le LT così come vengono regolamentati e disciplinati tutti gli altri settori delle attività produttive.

Per chiarezza, si precisa che non si ritiene che le LT siano un “male assoluto” (la loro presenza offre anche spazi positivi, di servizi al turista, di lavoro ai residenti e di possibilità di manutenzione dei palazzi) ma certamento lo è il loro proliferare senza alcun tipo di controllo o di pianificazione.

Il fenomeno riguarda tutte le città d’arte (e non solo) e ne depriva i centri storici non solo degli abitanti ma pure di tutto ciò che non è funzionale alla fruizione turistica e, in un circolo vizioso, rende sempre meno attraente e conveniente vivere in centro città, desertificandolo dalle funzioni urbane.

I centri delle nostre città non sono solo pietre e palazzi, sono topoi della mente, entità complesse che non possono non comprendere la memoria di sé e i loro abitanti, senza i quali ogni città diventa un non luogo, un “parco a tema”.

Questo finisce anche con l’impoverire significativamente la stessa esperienza di fruizione turistica da parte del visitatore.

L’obiezione dell’intangibilità della proprietà privata, posta dalle organizzazioni delle LT per contestare in punta di principio ogni limitazione all’uso dell’appartamento di proprietà, non è consistente: lo stesso art. 42 Cost recita “La proprietà privata è riconosciuta e garantita dalla legge, che ne determina i modi di acquisto, di godimento e i limiti allo scopo di assicurarne la funzione sociale e di renderla accessibile a tutti”.

Ovvero il godimento della proprietà è sempre condizionato al bene comunee/o pubblico.

E appunto per Azione, il concetto di bene pubblico si applica anche per elementi immateriali come l’esistenza in vita dei centri storici e la salvaguardia dei loro abitanti e delle loro tradizioni. In altri termini, il diritto di utilizzo di una proprietà privata è sempre comunque vincolato al non nuocere alla comunità; e questo non comporta un vulnus al principio – che non vogliamo certo mettere in discussione – del diritto alla proprietà privata.

Del resto, già città in altri Paesi, dove certamente il diritto alla proprietà privata non è discussione, hanno preso provvedimenti di regolamentazione che introducono limitazioni.

L’Italia, buona ultima, tramite il DDL Santanchè ha se non altro cominciato a porsi il problema.

All’iniziativa del Ministero del Turismo va dunque riconosciuto il merito di cercare di mettere mano al fenomeno.

Il pregresso

Il DDL Santanché (inizialmente previsto come Disegno di Legge, poi convertito in Decreto e successivamente ancora riportato a Disegno) ha visto tre successive scritture.

La prima bozza del testo del DDL Santanchè data 23/5 u.s. prevede una registrazione a livello nazionale delle attività di LT rendendo obbligatorio un CIN (Codice Identificazione Nazionale) che sostanzialmente rispecchia quello che in molte Regioni (tra cui il Veneto) esiste già.

È un utile disposto che contrasta l’abusivismo e l’evasione fiscale ma che, soprattutto ove già previsto un CIR (Codice Identificativo Regionale), non impatta sulla limitazione del fenomeno.

L’unico disposto vagamente restrittivo (e infatti contestato dalle organizzazioni) è l’obbligo di una permanenza di almeno due notti del locatario.

Questa prima versione è stata commentata da Azione Venezia negativamente perché, a dispetto dell’asserita intenzione di salvaguardare la residenzialità dei centri storici ed impedirne lo spopolamento, prevedeva solo disposizioni nella sostanza ininfluenti.

Così ininfluenti che, con un po’ di malizia, si poteva ritenere che nella redazione del testo fosse stata significativa l’influenza delle organizzazioni delle LT.

Azione Venezia aveva conseguentemente suggerito agli esponenti in Parlamento del partito di intervenire in sede di Commissione Parlamentare con una proposta strutturata di vero e proprio emendamento del testo da sottoporre.

La seconda versione del DDL, datata 6/9, modifica in modo importante le impostazioni della prima versione e, a giudizio di Azione, va nella direzione auspicabile.

Le modifiche più significative sono le seguenti:

1. La soglia massima di appartamenti dedicati alla LT oltre la quale scatta l’obbligo di attività imprenditoriale (con le relative conseguenze) passa da 4 a 2 (art. 2.5);

2. Viene introdotta (art. 5) tutta una serie di obblighi in termini di requisiti di sicurezza analoghi a quelli delle strutture alberghiere per qualsiasi appartamento locato, per ottenere riconoscimento nazionale. Ai sensi dell’art. 3.4 la disposizione pare di fatto retroattiva perché introduce l’obbligo di ottenere il CIR nazionale anche da parte dei detentori di un preesistente CIR regionale

3. Viene confermato il vincolo minimo di soggiorno già previsto nella bozza 23/5, ma introducendo un vincolo fino ad oggi inesistente) che la durata del soggiorno in LT sia almeno di 2 giorni.
La terza e ultima versione del DDL, datata 23/9 u.s., mantiene l’ossatura della versione precedente solo alleggerendo l’obbligo di dotarsi di infrastrutture antincendio che viene previsto solo in quelle strutture che dispongono di almeno 25 posti letto. È indubbiamente una modifica che rende meno incisivo il disposto di legge, del resto si immagina sia stata obbligata per mantenere la par condicio con gli analoghi obblighi per gli alberghi, che appunto scattano al raggiungimento della medesima soglia di posti letto.

La posizione di Azione Venezia

SI valuta complessivamente in modo positivo il DDL nella sua attuale versione perché, ancorché certamente perfettibile, comunque introduce elementi positivi.

Oltre alla già ricordata introduzione del CIN, pone precise soglie oltre la quale scatta la tipologia di attività professionale (se non altro eliminando la somma iniquità di consentire la tassazione con la cedolare secca a rendite assai cospicue) e introduce obblighi che possono rappresentare oggettivamente un deterrente all’intrapresa dell’attività, comunque vanno a favore della sicurezza degli ospite e rispondono precisamente alla logica (corretta) di equiparare le LT alla disciplina dell’attività alberghiera – trattandosi oggettivamente di realtà spesso configurabili come albergo diffuso.

Restano altresì criticità come la disposizione secondo la quale nella LT sono somministrabili prestazioni accessorie perché può essere pronuba all’introduzione, al di là della fornitura di biancheria e al servizio di pulizia, di altri servizi accessori tipici dell’albergo (ad es. le colazioni) e dunque all’utilizzo di appartamenti da parte degli alberghi, con elusione di fatto della specificità delle LT.

Inoltre, si ritiene migliorabile il DDL laddove si elevi il soggiorno minimo da 2 a 4 notti, per salvaguardare nelle LT un uso più simile possibile ad un abitativo, e dunque escludendo la presenza “mordi e fuggi”, tipica dell’albergo, e che tanto molesta risulta per i residenti negli stessi immobili ove si svolge la LT.

Per tutto quanto premesso, proponiamo di votare a favore del DDL, lavorando ove possibile per introdurre le modifiche sopra evidenziate.

Considerazioni conclusive

Il sostegno al DDL Santanchè risponde alla ragione dell’hic et nunc e, nello spirito pragmatico di Azione, si valuta positivamente l’introduzione in tempi brevi di una legge nazionale regolatrice la cui necessità, per quanto circostanziato in premessa, è di palmare evidenza.

Azione vede con interesse iniziative regolatorie, come per esempio la proposta di legge recentemente illustrata alla Camera dei Deputati da ATA (Alta Emergenza Abitativa), che avendo le stesse finalità dichiarate dal DDL Santanché approcciano il problema con filosofie che lasciano ai singoli Comuni una certa autonomia nella definizione delle limitazioni brevi per consentire misure customizzate sulle singole realtà e quindi una “regolamentazione fine” (ad esempio, fissazione del tetto di posti letto disponibili in LT in rapporto alla capacità residenziale delsingolo quartiere o misure per favorire le piccole integrazioni al reddito – in un reale esercizio di sharing economy – contro le grandi aggregazioni organizzate).

Si è, inoltre, consapevoli che non è la sola regolamentazione delle LT che porterà una retrocessione degli immobili abitativi alla loro destinazione residenziale e, dunque, questa dovrà inserirsi in un contesto di disposizioni più ampio che preveda premialità fiscali per chi loca a residenti ed un più efficace sistema per la liberazione degli immobili residenziali in caso di morosità(disposizioni che evidentemente non fanno parte del perimetro del Ministero del Turismo e quindi non possono essere incluse nel DDL in questione).

Infine, allargando l’orizzonte, si è altresì persuasi che la disponibilità di alloggi per la residenza è in qualche modo solo un prerequisito, certo fondamentale ma non esaustivo, del problema generale del recupero demografico dei centri storici ad alta tensione turistica (in primis quello di Venezia).

Restano i problemi di vivibilità, di costi, di accessibilità, di disponibilità di lavori attrattivi e stimolanti. Sono tutti problemi giganteschi e complessi, che sarebbe ingenuo ignorare, che Azione Venezia non ignora affatto, e che devono essere approcciati con determinazione e coraggio (anche di scelte impopolari). Ma, si ribadisce,: la disponibilità di case è la conditio sine qua non per poter concepire un futuro per Venezia diverso dalla città/albergo che tutti, almeno a parole, aborrono.

Venezia 07/10/2023

Paolo Bonafè – Segretario Comunale di Venezia
Anna Paola Klinger – Delegata Turismo

#ITALIASULSERIO

La questione demografica

Sempre meno residenti a Venezia: «La colpa non è di chi va via dalla città»
https://www.veneziatoday.it/attualita/calo-demografico-dibattito-centro-storico-bre.ve-azione
Con il consueto inarrivabile talento di dire male (malissimo) anche concetti su cui ha mezza ragione, Brugnaro aveva recentemente sostenuto che Venezia perde abitanti per morìa degli stessi, perché la popolazione è mediamente vecchia. È stato massacrato per questa affermazione ma i dati che troneggiano sulla stampa oggi mostrano che la causa principale del calo è effettivamente (di gran lunga) il rapporto nati morti. Perché, vero che è (di poco) negativo anche il flusso di immigrazione/emigrazione, ma pesa molto meno e soprattutto mostra che incredibilmente (viste le note difficoltà) c’è un numero di residenti che entrano nella città storica (e pure nelle isole) comparabile, ancorché minore, a quello di coloro che escono. Lo precisiamo non certo per difendere il Sindaco ma per mettere in rilievo due corollari a quanto sopra: il primo che l’inerzia demografica nel breve periodo continuerà inevitabilmente e sarà vano stracciarsi le vesti per questo, bensì combattere la battaglia sul piano del ripristino della composizione per età della popolazione, ovvero attirare residenti nuovi e giovani. Il secondo corollario è che i dati dimostrano che Venezia è comunque in grado di attrarre residenti, nonostante i giganteschi ostacoli. Quanti altri potrebbero arrivare ove si concretizzassero le condizioni per favorirne l’ingresso? Questo per rispondere alla narrazione pelosa di chi sostiene che ormai è una battaglia persa, che non c’è nulla da fare e quindi tanto vale affittare le case ai turisti. Altra cosa detta male da Brugnaro è che il calo delle città storiche è una tendenza epocale in tutto il mondo occidentale (e, aggiungiamo noi, il calo demografico è un macrotrend generale). Vero, solo che altrove (e Brugnaro finge di ignorarlo), il fenomeno è sdrammatizzato dal fatto che le espansioni novecentesche si trovano a ridosso delle città storiche, continuando a percepirle come ‘centro di riferimento’. Cosa che a Venezia non avviene e la rende un unicum da questo punto di vista. La tutela della residenzialità qui è dunque un obiettivo vitale come da nessun’altra parte al mondo. Molto poi si deve fare per riportare la città storica ad essere un riferimento di tutta l’area urbana (cosa che sembra lontanissima dal sentire del Sindaco che, anzi, esalta in ogni modo la separatezza tra le due realtà di terra e di acqua). Come? La mobilità è fondamentale, ovviamente. Ma qui si entra in un campo complesso, da affrontare in altre sedi.
Paolo Bonafè – Segretario Comunale
Cecilia Tonon – Capogruppo “Venezia è tua” in Consiglio Comunale #ItaliaSulSerio 24 settembre 2023

 

Un posto macchina a Venezia

Il clamoroso sbilanciamento tra il numero di domande pervenute per un posto al

garage Comunale e quello che verrà soddisfatto ripropone plasticamente la
realtà di un bisogno di posti macchina per i residenti e per i frequentatori abituali
del centro storico. Come giustamente sottolineato da molti commentatori,
anche la possibilità di tenere l’automobile a Venezia (a prezzi “umani”) è uno dei
tanti elementi che favoriscono la residenzialità a Venezia perché impatta
positivamente sul ‘gap’ rispetto al vivere in terraferma, in termini di comodità e
connessione, di chi sceglie faticosamente di vivere nella città d’acqua.
In un passato anche recente, si sono affacciati vari progetti (in marittima o nella
zona Scalo Fluviale) da parte dell’Autorità Portuale di realizzazione di parcheggi
multipiano. Hanno sempre trovato un muro di diffidenza, sia per il riflesso
pavloviano delle nostre inesauste vestali dell’ambientalismo che vedono
ovunque una “cementificazione selvaggia”, sia perché qualsiasi garage oltre il
Ponte della Libertà è visto come potenziale attrattore di turisti e di traffico sul
ponte stesso (obiezione, questa, più fondata).
Resta il fatto che le circa 1500 domande che non avranno riscontro (senza
contare quelli che non l’hanno presentata perché certi in partenza di non avere
chance) pone un tema politico per gli Amministratori presenti e soprattutto
(aspiranti) futuri: un posto macchina per i veneziani, comodo e a prezzi non di
rapina, è un’esigenza reale e concreta che i cittadini pongono all’attenzione dei
governanti. Ci auguriamo che il ‘grido di dolore’ non resti inascoltato.

Paolo Bonafè – Segretario Comunale

La nuova stazione FS di Mestre

La stazione ferroviaria di Mestre è una specie di pollaio indecoroso, da decenni

ormai assolutamente inadeguato all’utenza (la stazione è tra le top ten d’Italia
per numero di frequentatori). È dunque un’ottima notizia che finalmente parta il
progetto di radicale trasformazione della stessa nel quale è peraltro previsto il
(parziale) superamento della cesura tra i nuclei urbani di Mestre e Marghera.
Sacrosanto lo stralcio dell’attuale manufatto dall’elenco degli edifici
novecenteschi da tutelare (la stessa presenza del quale in quell’elenco pone più
di qualche domanda sulla logica delirante delle politiche di tutela e
conservazione nel nostro Paese).
È pure piuttosto surreale il recente dibattito su quanto l’intervento sia pronubo
ad aumentare gli arrivi turistici, sia perché comunque l’utenza turistica è una
piccola percentuale sia, soprattutto, perché è inaccettabile il ‘non detto’ per cui
sarebbe stato paradossalmente augurabile mantenere una stazione inadeguata
per scoraggiare i turisti (che assomiglia alla storiella del tizio che si taglia gli
attributi per fare un dispetto alla moglie).
Non sono mancate le polemiche (inevitabili in qualunque tema urbanistico) di
chi avrebbe voluto soluzioni diverse, tra cui l’affascinante ma poco realistica
soluzione di interrare stazione e fasci di binari, ma il meglio è nemico del bene
quindi valutiamo molto positivamente che si parta con i lavori.
Con una precisazione: dalle dichiarazioni di molti esponenti
dell’Amministrazione pare che la nuova stazione determinerà
taumaturgicamente il risanamento della zona e la scomparsa del grave degrado
odierno. Attenzione alle facili illusioni: la stessa creazione del quartiere degli
alberghi in via Cà Marcello ha dimostrato che non vi è affatto alcun
automatismo. Quindi l’annuncio della nuova stazione non sia un alibi per
allentare la presa sul tema degrado e criminalità. Sarebbe un errore gravissimo.

Paolo Bonafè – Segretario Comunale
Mauro Memo – Vice Segretario Comunale

Contributo di accesso: vediamo l’effetto che fa

Abbiamo già espresso non poche perplessità su come l’Amministrazione ha maneggiato il tema, oggettivamente delicato e complesso, del ticket d’accesso. A partire dal fatto che la stessa continua pervicacemente a non indicare una soglia massima obiettivo dei visitatori complessivi giornalieri.

Tuttavia, ora che la Giunta annuncia la messa in atto sperimentale della misura, ancorché per un numero limitato di date (cosa, secondo noi, sbagliata perché, se sperimentazione dev’essere, questa deve essere il più possibile estesa, proprio per ricavarne il maggiore ritorno possibile in termini di indicazioni operative), la cosa più saggia è stare a vedere quale sarà la risposta. Molti sono gli interrogativi, in termini di risposta del pubblico, di stratificazione dell’utenza, di gestione dei controlli, sull’impatto che la gestione delle eccezioni avrà sugli aventi diritto e sull’effetto di deterrenza concreto che il ticket potrà avere.

Si può essere, legittimamente, scettici sui risultati ma arrivati a questo punto vediamo l’effetto che fa. Senza pregiudizi e verità assolute che nessuno può avere, se ci approcciamo al problema con onestà intellettuale.

Con una conditio sine qua non: le risultanze della sperimentazione devono essere rese trasparentemente pubbliche (per capirsi: esattamente il contrario di quanto è stato fatto per i dati raccolti dalla control room), proprio per consentire che dalle stesse possa generarsi un dibattito sereno e pragmatico sulla sua eventuale applicazione definitiva. Proviamo, una volta tanto, a ragionare sui problemi senza barricate precostituite e avendo in mente il bene della città, dei suoi abitanti e, non ultimo, anche degli stessi visitatori.

 

Paolo Bonafè – Segretario Comunale

Anna Paola Klinger – Responsabile Turismo Venezia

 

 

#ItaliaSulSerio

6 settembre 2023 ​​​

 

In merito al ticket di ingresso

Dopo le dichiarazioni alla stampa del Sindaco e delle opposizioni, torniamo sul tema turismo e in particolare sulla questione del ticket d’ingresso,

Il turismo – lo ribadiamo – è per noi tema centrale, perché siamo consapevoli che riguarda la più importante risorsa economica del territorio, ma siamo anche consapevoli  – e la realtà è sotto gli occhi di tutti – che un carico eccessivo mette in pericolo il bene storico e soprattutto rende invivibile la città, per i residenti ed anche per i visitatori medesimi.

Venezia va preservata, non solo come complesso monumentale o “museo” (così la definisce il sindaco), ma soprattutto, come città viva, tessuto urbano, sociale e antropologico. Abbiamo già detto che stabilire il numero di presenze massime in Città è l’azione principale per regolare il flusso turistico, compreso e, soprattutto, quello giornaliero. Senza una strategia su questo punto, il contributo d’accesso per i giornalieri rischia di essere una mera operazione di cassa, ininfluente ai fini della qualità della vita in città, sia sul versante dei residenti che dei visitatori stessi. Oltretutto comporta mettere in atto un sistema di controllo che rischia di essere inefficiente e sgradevole. Se invece il senso è iniziare una sperimentazione seria e guidata, ben venga, a patto che non sia vissuta come la prenotazione alla visita ad un museo, ma come atto di responsabilità collettiva a tutela della civitas veneziana. Per questo, oltre alla soglia di carico massimo, andranno potenziate tutte le iniziative collaterali a rendere Venezia fruibile al turista (mezzi di trasporto, servizi) e soprattutto per rendere vivibile la città per il residente (e dunque, politiche di territorio e di residenza, per rimanere del tutto esemplificativi)

 Paolo Bonafé – Segretario Comunale Azione Venezia

Anna Paola Klinger – Responsabile Turismo Azione Venezia 

#italiasulserio

Approvare in tempi rapidi il PUMS per evitare in futuro altri incidenti e per gestire al meglio i flussi turistici

Dopo quanto avvenuto lunedì 28/08/2023 sul Ponte della Libertà non possiamo più permetterci ritardi nella realizzazione del PUMS ( Piano della Mobilità Urbana Sostenibile)  che prevede dei collegamenti veloci tra la città d’acqua, le isole e la terraferma tramite dei terminal che sono: Il Terminal Aeroporto, Il Terminal del Montiron ( da realizzare),  Il Terminal di Fusina, Il Terminal di San Giuliano e Pili, Il Terminal di San Giobbe, Il Terminal di San Basilio (marittima) e il Terminal di Piazzale Roma. Quattro di questi sono da realizzare ex novo, mentre gli altri sono da potenziare, Quello che più interessa la città storica è quello di San Giuliano e Pili, e sarebbe stato quello che avrebbe permesso di decongestionare il ponte bloccato ( anzi non ci sarebbe stato il passaggio turistico sul ponte dei due turisti e quindi non ci sarebbe stato, per assurdo neppure l’incidente). Perché il progetto PUMS deve andare a braccetto con due altri interventi che riteniamo si debbano realizzare, Il primo è la creazione di una ZTL sul ponte dove possano passare solo residenti e autorizzati, come una qualsiasi ZTL, mentre tutto quello che è altro (turismo, merci etc ) deve passare tramite l’accesso ai due terminal di San Giuliano e Pili.  Altra azione da farsi, e non si capisce perché non sia stata fatta fino ad ora, in un balletto di scarica barile di competenze, è la creazione di due aperture di careggiate sul ponte, così da sopperire con sensi unici alternati o riduzione di careggiate i problemi di blocco di una corsia, appunto come successo lunedì. Di fatto le due aperture tra i jersey di cemento  che delimitano i due tratti di strada ci sono,  ma sono stati bloccati con dei guard-rail. Servono invece barriere mobili, che all’occorrenza possano essere aperte (pensiamo a cancelli scorrevoli od altro) e che normalmente restano chiuse. Per il partito del No che cerca di convincerci che i Terminal creerebbero nuove arterie di collegamento utilizzate da orde di turisti per venire a Venezia, ricordo che questo avviene già oggi, però tramite l’unica arteria che è il Ponte translagunare. Accessi diversificati, appunto specifici per turisti (se pensiamo alla predetta ZTL sul ponte), aiuterebbero una gestione efficiente dei flussi e una gestione semplificata del ticket di ingresso in città. Dopo i 14 incidenti da gennaio 2015 ad oggi, di cui alcuni mortali, dobbiamo dire basta ed impegnarci tutti, forze politiche e cittadini, ad operare per rendere il ponte sicuro e per superare il “cul de sac” di Piazzale Roma.

Paolo Bonafè – Segretario Comunale AZIONE VENEZIA

#ItaliaSulSerio                                                Venezia 30 agosto 2023

Migranti : tra Società civile, mondo produttivo ed Istituzioni è possibile un’alleanza d’intenti

La Cassazione ha respinto un ricorso della Lega, denunciata per l’uso del termine “Clandestino”, in quanto la Corte ha ritenuto che si tratta di un termine lesivo della dignità personale dei richiedenti asilo.

Infatti, «gli stranieri che fanno ingresso nel territorio dello stato italiano perché corrono il rischio effettivo, in caso di rientro nel paese di origine, di subire un “grave danno”, non possono a nessun titolo considerarsi irregolari e non sono dunque “clandestini”». Questa è una sentenza che fa chiarezza sulla politica demagogica dell’attuale Governo, totalmente inadeguato nell’affrontare il fenomeno migratorio che sta investendo il Paese. Certamente la questione è complessa e necessita della messa a sistema di una pluralità di azioni politiche ed operative.

 

In Italia, in occasione della guerra Russia- Ucraina, abbiamo saputo dimostrare, nei confronti dei profughi ucraini, efficienza e una straordinaria e diffusa capacità di accoglienza è solidarietà. Anche perché l’emergenza Ucraina ha potuto contare su un approccio culturale e solidale importante, mentre gli immigrati sono tutti  vissuti come socialmente pericolosi; non sarebbe forse il tempo di cambiare la narrazione su chi arriva dalle sponde africane o dalla rotta balcanica?

 

Quindi noi abbiamo sperimentato di recente un modello che mette in rete istituzioni statali, enti locali, terzo settore e volontariato.

 

In un sistema strutturato, che fronteggi i flussi migratori, possiamo accedere a questa esperienza, ma dobbiamo anche inserire esperienze virtuose, tipo il Sai, ex Spra , capace di dare risposte ad esigenze nazionali e locali . (vedi www.retesai.it).

Con il decreto Cutro l’accesso a questa tipologia di accoglienza, è limitata a quanti hanno avuto il riconoscimento dello status di profugo, impedendo che nel Sai siano accolti i richiedenti asilo (clausola che si potrebbe rapidamente modificare, se vi fosse la volontà politica). Queste strutture vedono la responsabilità gestionale dei Comuni, il rimborso economico e garanzie di impatto territoriale da parte dello Stato.

 

Abbiamo visto che i proclami del Governo (blocco navale, chiusura dei porti, aiutiamoli a casa loro) sono risultati giuridicamente o operativamente inapplicabili e sono rimasti meri slogan elettorali, mentre stiamo assistendo ad una redistribuzione dei migranti, su tutto il territorio nazionale, senza accordo con gli Enti Locali e in una logica meramente emergenziale.

È indispensabile pensare ad una politica multilivello perché si tratta di affrontare un fenomeno epocale, un sistema di mobilità inarrestabile di intere popolazioni che, dal sud dell’africa, spinte da siccità, carestie, guerre, continueranno a migrare verno il nord dell’Africa  e verso l’Europa.

Pertanto, accanto agli interventi territoriali (servizi di base per l’accoglienza e l’inserimento dei migranti, corsi di lingua italiana, percorsi per l’accesso al lavoro regolare),  vanno promossi i rapporti bilaterali, meglio se europei,   con i paesi di partenza, per sostenere economie e demografia e per verificare la possibilità di ingressi regolari da quei paesi.

È inoltre indispensabile il dialogo, che sembra ora interrotto, con l’Europa per rinegoziare e ridefinire il metodo di distribuzione fra Paesi membri.

La società europea sarà una società multiculturale e multietnica e questo va visto secondo una prospettiva di opportunità, di risorsa e non di minaccia.

Per chiudere la riflessione, ricordiamo che il Governo ha voluto diminuire gli importi delle tariffe riconosciute fin’ora quali rimborsi alle strutture di accoglienza. Questo ha richiesto una nuova emissione di bandi per l’assegnazione ai nuovi soggetti disponili a lavorare nei centri d’accoglienza con i nuovi importi governativi stabiliti. Tali bandi sono stati disattesi, da qui la necessità, che si sta verificano quotidianamente, di redistribuire le persone in tutto il territorio italiano.

 

Come Azione Venezia riteniamo che la società civile possa intervenire, ma che servano alcune garanzie, ovvero: rispetto dei diritti umani, servizi minimi per integrazione, supporto giuridico minimo, condizioni materiali umane, controllo contro gli speculatori delle accoglienze, partecipazione riconosciuta della società civile, trasparenza. Visto che la società civile ha a cuore i diritti umani e il benessere sociale e visto che il mondo economico ha a cuore uno sviluppo sostenibile, possiamo auspicare che si coniughino queste due esigenze e si riesca a sostenere benessere collettivo e nuove economie. Gli enti locali, essendo gli organi periferici, (città Metropolitana e Comune di Venezia), ai quali vengono demandate la gestione degli aventi diritto asilo, crediamo abbiano tutto l’interesse a sostenere questa coesione e i diritti di chi già qui vive e e di chi arriva. Un’alleanza è quindi possibile.

 

Quello che è da evitare è che finiscano in strada, vittime di incuria e abbandono, persone che possono rendere davvero le nostre città più a rischio come sta avvenendo su Mestre, dove manca una percezione di sicurezza e dove gli sbandati possono divenire manodopera sfruttata da professionisti del crimine senza scrupolo.

 

Paolo Bonafè – Segretario Comunale Azione Venezia

Leda Costantini – Referente Mestre e delle Politiche di Inclusione

 

#italiasulserio

#azionevenezia

Ticket d’ingresso.. vexata quaestio

Ha perfettamente ragione l’Assessore Venturini (intervista sulla Nuova del 20 agosto u.s.) a rilevare che, quando si è parlato di ticket di accesso, molte anime belle hanno alzato proteste e barricate salvo poi lamentarsi il giorno dopo dell’affollamento insopportabile della città.

La questione sottende in effetti un dilemma politicamente delicato per chiunque: qualunque disposizione che preveda un atto obbligatorio (anche la sola prenotazione, che è de facto un “ticket a costo zero”) comporta inevitabilmente la complicata gestione delle eccezioni (a partire dai residenti e tutte la svariate categorie degli aventi diritti) e dei conseguenti fastidi per gli interessati.

A tale complessità si doveva dare una risposta con trasparenza e decisione, facendosi anche politicamente carico delle inevitabili polemiche. Invece, anche per effetto delle divisioni nella stessa maggioranza che Venturini riconosce, l’atteggiamento dell’Amministrazione è stato balbettante e incerto, con un’infinita serie di annunci e rinvii. E non a caso lo stesso l’Assessore si guarda bene, incredibilmente, dal dare una risposta alla domanda precisa dell’intervistatore di indicare una soglia target del numero di visitatori, infatti il Ticket non determina poi un numero massimo di accessi possibili ma ne determina solo la quantità.

Ora Venturini dice, sostanzialmente, “proviamoci”.. evocare una sperimentazione sarebbe sacrosanto se si trattasse di un test di collaudo della verifica della solidità di una soluzione ponderata. Ma al contrario Venturini confessa che siamo alla fase “facciamolo per vedere l’effetto che fa” (Come in una vecchia canzone di Jannacci).

 

Eppoi scusate, non si può ricevere la comunicazione dell’altro assessore Costalonga quando propone di togliere tutti i cestini dalla città storica, sperando che chi viene in città si riporti poi a casa i propri rifiuti. Premettendo che i turisti non lo fanno neppure in montagna o al mare, luoghi citati come esempio, come Amministrazione Comunale si deve dare un servizio idoneo, sia di gestione dei rifiuti,  con cestini ad ogni angolo e un servizio efficiente di pulizia degli stessi e di spazzamento della città, così come è sempre stato in passato e se serve va potenziato,  con gli introiti del ticket di accesso ( che è una tassa di scopo), perché il decoro è il biglietto da visita della città e chiunque verserebbe 5/10 euro per accedere alla città storica,  se trovasse la stessa città pulita e dotata di servizi igienici idonei per la massa di turisti che ogni giorno arriva in città.  E il ricavato del ticket sarebbe una tassa di scopo quanto mai necessaria, visto che è la cittadinanza veneziana che fino ad ora paga di tasca propria i maggiori costi dei servizi di Veritas, proprio a causa dell’overtourism

 

 

#ItaliaSulSerio

 

Paolo Bonafè, Segretario Comunale Azione Venezia

Mauro Memo – Vice Segretario Comunale referente Centro Storico e Isole

21 Agosto 2023

Migranti : tra Società civile, mondo produttivo ed Istituzioni è possibile un’alleanza d’intenti

La Cassazione ha respinto un ricorso della Lega, denunciata per l’uso del termine “Clandestino”, in quanto la Corte ha ritenuto che si tratta di un termine lesivo della dignità personale dei richiedenti asilo.

Infatti, «gli stranieri che fanno ingresso nel territorio dello stato italiano perché corrono il rischio effettivo, in caso di rientro nel paese di origine, di subire un “grave danno”, non possono a nessun titolo considerarsi irregolari e non sono dunque “clandestini”». Questa è una sentenza che fa chiarezza sulla politica demagogica dell’attuale Governo, totalmente inadeguato nell’affrontare il fenomeno migratorio che sta investendo il Paese. Certamente la questione è complessa e necessita della messa a sistema di una pluralità di azioni politiche ed operative.

 

In Italia, in occasione della guerra Russia- Ucraina, abbiamo saputo dimostrare, nei confronti dei profughi ucraini, efficienza e una straordinaria e diffusa capacità di accoglienza è solidarietà. Anche perché l’emergenza Ucraina ha potuto contare su un approccio culturale e solidale importante, mentre gli immigrati sono tutti  vissuti come socialmente pericolosi; non sarebbe forse il tempo di cambiare la narrazione su chi arriva dalle sponde africane o dalla rotta balcanica?

 

Quindi noi abbiamo sperimentato di recente un modello che mette in rete istituzioni statali, enti locali, terzo settore e volontariato.

 

In un sistema strutturato, che fronteggi i flussi migratori, possiamo accedere a questa esperienza, ma dobbiamo anche inserire esperienze virtuose, tipo il Sai, ex Spra , capace di dare risposte ad esigenze nazionali e locali . (vedi www.retesai.it).

Con il decreto Cutro l’accesso a questa tipologia di accoglienza, è limitata a quanti hanno avuto il riconoscimento dello status di profugo, impedendo che nel Sai siano accolti i richiedenti asilo (clausola che si potrebbe rapidamente modificare, se vi fosse la volontà politica). Queste strutture vedono la responsabilità gestionale dei Comuni, il rimborso economico e garanzie di impatto territoriale da parte dello Stato.

 

Abbiamo visto che i proclami del Governo (blocco navale, chiusura dei porti, aiutiamoli a casa loro) sono risultati giuridicamente o operativamente inapplicabili e sono rimasti meri slogan elettorali, mentre stiamo assistendo ad una redistribuzione dei migranti, su tutto il territorio nazionale, senza accordo con gli Enti Locali e in una logica meramente emergenziale.

È indispensabile pensare ad una politica multilivello perché si tratta di affrontare un fenomeno epocale, un sistema di mobilità inarrestabile di intere popolazioni che, dal sud dell’africa, spinte da siccità, carestie, guerre, continueranno a migrare verno il nord dell’Africa  e verso l’Europa.

Pertanto, accanto agli interventi territoriali (servizi di base per l’accoglienza e l’inserimento dei migranti, corsi di lingua italiana, percorsi per l’accesso al lavoro regolare),  vanno promossi i rapporti bilaterali, meglio se europei,   con i paesi di partenza, per sostenere economie e demografia e per verificare la possibilità di ingressi regolari da quei paesi.

È inoltre indispensabile il dialogo, che sembra ora interrotto, con l’Europa per rinegoziare e ridefinire il metodo di distribuzione fra Paesi membri.

La società europea sarà una società multiculturale e multietnica e questo va visto secondo una prospettiva di opportunità, di risorsa e non di minaccia.

Per chiudere la riflessione, ricordiamo che il Governo ha voluto diminuire gli importi delle tariffe riconosciute fin’ora quali rimborsi alle strutture di accoglienza. Questo ha richiesto una nuova emissione di bandi per l’assegnazione ai nuovi soggetti disponili a lavorare nei centri d’accoglienza con i nuovi importi governativi stabiliti. Tali bandi sono stati disattesi, da qui la necessità, che si sta verificano quotidianamente, di redistribuire le persone in tutto il territorio italiano.

 

Come Azione Venezia riteniamo che la società civile possa intervenire, ma che servano alcune garanzie, ovvero: rispetto dei diritti umani, servizi minimi per integrazione, supporto giuridico minimo, condizioni materiali umane, controllo contro gli speculatori delle accoglienze, partecipazione riconosciuta della società civile, trasparenza. Visto che la società civile ha a cuore i diritti umani e il benessere sociale e visto che il mondo economico ha a cuore uno sviluppo sostenibile, possiamo auspicare che si coniughino queste due esigenze e si riesca a sostenere benessere collettivo e nuove economie. Gli enti locali, essendo gli organi periferici, (città Metropolitana e Comune di Venezia), ai quali vengono demandate la gestione degli aventi diritto asilo, crediamo abbiano tutto l’interesse a sostenere questa coesione e i diritti di chi già qui vive e e di chi arriva. Un’alleanza è quindi possibile.

 

Quello che è da evitare è che finiscano in strada, vittime di incuria e abbandono, persone che possono rendere davvero le nostre città più a rischio come sta avvenendo su Mestre, dove manca una percezione di sicurezza e dove gli sbandati possono divenire manodopera sfruttata da professionisti del crimine senza scrupolo.

 

Paolo Bonafè – Segretario Comunale Azione Venezia

Leda Costantini – Referente Mestre e delle Politiche di Inclusione

 

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La vita può essere capita sollo all'indietro ma va vissuta in avanti (Soren Kierkegaard)