Collegamento Intermodale tra Il Porto di Venezia e il Montirone: nuova opportunità

Poca pubblicità è stata data dalla stampa alla sperimentazione di collegamento ferroviario tra le banchine del terminal Vecom – PSA Venice a Marghera e il terminal intermodale di Montirone, in provincia di Brescia che è uno degli snodi principali su cui opera il Gruppo MIS per lo sviluppo della offerta di Servizio da Multimodal Transport Operator. Il servizio viene operato con treni composti da 23 carri da 60 piedi con una capacità di carico di 46 container. Questa è la famosa autostrada viaggiante su ferro che era una delle tre componenti della mobilità di trasporto merci in Italia tanto propagandata nei primi anni 2000 ( autostrade del mare, autostrade e appunto autostrade viaggianti su treno). Questa nuova soluzione prevede un avvio con 50 treni all’anno, puntando però ad aumentare l’offerta. Ovviamente il Montirone sarebbe un hub di interscambio con l’altra tratta sempre operata da MIS verso Rotterdam. Quindi significa che i clienti di questo servizio potranno espandere il mercato di riferimento sino al Benelux e UK risparmiando tempo e soprattutto emissioni di Co2 rispetto al transit time dei servizi da e verso oriente,  che transitano da Suez e proseguono oltre Gibilterra per il Nord Europa.

L’Europa chiede all’Italia di ridurre l’emissione di Co2 e il trasporto su treno è uno dei trasporti previsti nell’ottica di questo risparmio. Inoltre il trasporto merci / container su treno ha poi un impatto su altri due aspetti oltre alla riduzione dell’inquinamento, ovvero sulla sicurezza stradale e la certezza dei transit time. Senza considerare che tutto questo consente di abbattere i costi per le imprese e renderle più competitive.

Paolo Bonafè – Segretario Comunale

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05 novembre 2024

 Venezia: Beni culturali da tutelare tra tagli lineari e mancanza di personale  

La gestione dello sterminato e ricchissimo patrimonio culturale del nostro paese soffre non da oggi di criticità non lievi, le cui cause vanno ascritte certo ad una sempre più grave mancanza di finanziamenti ma anche ad una concezione della sua tutela e valorizzazione inaugurata oltre un ventennio fa e che oggi mostra tutti i suoi limiti.

Va considerato innanzitutto che la storia d’Italia non è stata interessata, se non recentemente, da fenomeni di accentramento politico ed istituzionale.

La meravigliosa antichità classica, il medioevo italiano ricco di arte e cultura e le grandi città rinascimentali rappresentano e rappresenteranno sempre il cuore della civiltà europea, da cui tutto si diparte. Trattare un così grande e ricco policentrismo con le logiche dei tagli lineari non fa altro che svilire la nostra storia, rivelandosi in ultima analisi dannoso anche per le realtà più piccole.

Venezia per lunghi anni ha subito nei suoi istituti culturali gravi depauperamenti di finanziamenti, di personale, di formazione mirata. Ormai oltre il sessanta per cento del personale previsto dagli organici non è coperto, e troppo spesso mancano del tutto figure intermedie, quali aiuto- addetti alla catalogazione o all’inventariazione, aiuto- restauratori, senza le quali gli architetti, gli storici dell’arte, i bibliotecari e gli archivisti non possono operare. Il personale è talmente ridotto che ormai il problema principale non sono neppure più i finanziamenti, impossibili da mettere a frutto senza un’adeguata struttura che li sostenga. Per poter assicurare una parvenza di risultati ci si rivolge a personale assunto a tempo determinato tramite la società Ales.

Ma questo non fa altro che aumentare la precarietà ed impedire una costante formazione del personale, che solo tramite esperienze ultradecennali può essere produttiva.

E’ vero che siamo in una fase di contenimento della spesa per le note ragioni di bilancio. Proprio per questo però occorre allocare in modo mirato le risorse, privilegiare centri di ricerca e di innovazione scientifica e tecnologica che solo i grandi istituti possono assicurare, consentendo agli stessi di far ricadere sul resto del territorio il frutto del proprio lavoro.  Il nostro obiettivo non può essere tenere in piedi malamente strutture prive di forza propulsiva ma al contrario dalle attuali difficoltà occorre uscire con più innovazione, più progettualità, impossibili da raggiungere senza un adeguato e fertile scambio internazionale di conoscenze. Venezia è la città italiana con la maggiore visibilità nel mondo. Ad essa si rivolgono i paesi del Mediterraneo meridionale, i paesi dell’Europa occidentale ed orientale, la stessa Asia. Soprattutto in questi ultimi anni i paesi arabi si rivolgono a Venezia per trovarvi i semi delle proprie radici, consci che l’impero commerciale veneziano nel Mediterraneo  ha permesso nei secoli un fecondo scambio culturale, che ha lasciato più ricche la stessa Venezia ed i paesi mediterranei. Considerazioni analoghe valgono per l’assoluta carenza di personale informatico negli istituti, con le immaginabili conseguenze non solo in termini di carenze progettuali ma anche per le difficoltà di dialogare con istituzioni straniere ben altrimenti attrezzate.

Gravi lacune si sono determinate anche nel settore dei funzionari amministrativi.

La soppressione dei segretariati regionali, che dovevano assicurare la gestione delle gare e degli appalti, apre un vuoto che forse in sede di riforma del ministero, in via di esecuzione, potrà essere parzialmente colmato attraverso l’attribuzione di tali funzioni alla soprintendenza del capoluogo regionale. Ma se essa non sarà dotata di personale adeguato a nulla varrà la riforma.

In ultima analisi bisogna investire, avere fiducia, deporre l’atteggiamento rinunciatario che porta a non sostituire e formare il personale, o ad avvalersi talora di personale esterno cui non si offre nessuna prospettiva di vita serena. Accanto alle istituzioni statali  sono presenti a Venezia magnifiche realtà culturali pubbliche e private, a cominciare dai Musei civici per passare alle  Scuole Grandi fino a Fondazioni ed Istituzioni conosciute in tutto il mondo per la profondità e valenza della propria presenza  che   va ben al di là dell’ambito cittadino. Questo respiro universale, proprio di Venezia, non va smarrito in beghe locali, soggetto a meschini interessi di parte, ma riconosciuto, accresciuto, tenendo la politica fuori da gestioni che devono essere improntate a promuovere la conoscenza e l’incontro fra culture.

Dobbiamo essere consapevoli che la storia ha consegnato all’Italia moderna  tanti ed eminenti luoghi sociali della cultura,  laboratori di sapere,  ed in primo luogo  Venezia, che non dimentichiamolo, Fernand Braudel, uno dei più grandi storici del Novecento, definì  nell’età del Rinascimento  la capitale mondiale dell’economia-mondo.

 

Paolo Bonafè – Segretario Comunale

Raffaele Santoro – Delegato Cultura e Beni Culturali

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04 novembre 2024

Facciamo l’esame anche a UNESCO

2024-10-29 Nuova Venezia Unesco ascolti tutta la città pg2 2024-10-29 Nuova Venezia Unesco ascolti tutta la città

Paolo Costa sulla Nuova Venezia odierna espone una posizione motivatamente critica verso UNESCO. Ricorda, l’ex Sindaco, il Rapporto su Venezia del 1969 di UNESCO stessa che giustamente sanciva che salvaguardare Venezia non significa solo preservare pietre e palazzi ma anche perpetuarne lo status di comunità di persone viva e vitale, l’identità di città completa e vissuta. Purtroppo, la recente postura di UNESCO, al di là di generici quanto vuoti richiami a una sustainable tourist strategy e di allarmi sulla substantive and irreversible loss of authenticity and integrity ha privilegiato la pura conservazione della città, arrivando a insensate posizioni come il sindacare sull’altezza degli edifici in terraferma perché asseritamente turberebbero lo skyline della città d’acqua.

Mettendoci nei panni di UNESCO, riconosciamo che, comprensibilmente, l’autorevole organismo risponde all’interesse primario del suo stakeholder, la comunità internazionale, ovvero preservare fisicamente la città perché questa possa essere visitata e goduta dagli abitanti del pianeta da qui all’eternità. Molto meno interessano al mondo i destini della città e dei suoi abitanti; questa è la “contraddizione insita nella politica” UNESCO di cui lucidamente parla Costa.

Ma se questa postura è, ribadiamo, profondamente sbagliata ma dal punto di vista di UNESCO comprensibile, non lo è da parte di certo ambientalismo ideologico di casa nostra che non perde occasione di richiamarsi a UNESCO per opporsi a qualsiasi intervento che, in nome di valori paesistici e ambientali non contestualizzati (sempre parole di Costa), contrastano di fatto ogni attività produttiva apportatrice di una potenzialità di sviluppo alternativo al turismo. Salvo poi, con somma contraddizione, gridare scandalizzati all’overtourism e al declino della città.

Azione Venezia ritiene al contrario che la sostenibilità ambientale e quella socio-economica simul stabunt, simul cadent, non si può perseguire solo una delle due. Concordiamo dunque in toto con l’ex Sindaco.

 

Paolo Bonafè – Segretario Comunale

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28 ottobre 2024

Autonomia differenziata. Troppa propaganda (da ambo le parti)

2024-10-29 Gazzettino Autonomia sarebbe iniquo non trattenere i risparmi

Sull’autonomia differenziata Azione ha sempre avuto una posizione critica, principalmente perché molte delle materie elencate dallo sciagurato Titolo V (es. commercio con l’estero, grandi reti di trasporto e navigazione, produzione e trasporto di energia elettrica, rapporti internazionali) sono naturaliter competenze statali e tali devono rimanere.

Ciò detto, ci sono Regioni (tra cui il Veneto) che contribuiscono al bilancio dello Stato, con le tasse dei loro cittadini, molto di più di altre. E fin qui nulla quaestio: il maggiore o minore contributo fiscale delle Regioni, infatti, dipende dalla ricchezza prodotta da queste ed è normale che quelle più ricche diano più gettito all’Erario. Sta di fatto però che le Regioni che danno di più sono proprio quelle che ricevono (pro capite) meno. È dunque comprensibile che queste Regioni ambiscano ad assumere alcune funzioni oggi statali, ricevendo dalla Stato le stesse risorse che oggi lo Stato stesso impiega per svolgerle, scommettendo sul fatto di essere più efficienti e trattenendo le risorse risparmiate (ammesso che questa possibilità sia concessa, ma riterremmo sommamente iniquo non lo fosse).

Velleitario? Forse. Sono comunque poste in gioco risibili? Certamente. La Lega usa il tema a scopi propagandistici? Ci sono enormi problemi applicativi (a cominciare dalla questione dei famigerati LEP)? Tutto vero. Ma a proposito di propaganda, si eviti anche quella, penosa e insopportabile, di una presunta “secessione dei ricchi” perché le altre Regione non sarebbero penalizzate perché il guadagno deriverebbe tutto sulla maggiore (eventuale) efficienza della Regione.

Sarebbe poi il caso di approfondire le ragioni delle inefficienze delle Regioni che gridano all’attentato all’integrità nazionale. E forse chiedersi se abbiano ancora senso le Regioni a Statuto Speciale. Una delle quali peraltro, con dubbia legittimità morale, è tra le richiedenti il referendum abrogativo della Legge Calderoli che concede alle Regioni ordinarie molto meno di quanto ad essa riconosciuto.

Carlo Pasqualetto – Segretario Regionale

Cristian Zara – Segretario Metropolitano

Paolo Bonafè – Segretario Comunale

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28 ottobre 2024

REGOLAMENTO AFFITTI TURISTICI UTILE AL DECORO MA NON ALLA RESIDENZA

Finalmente dopo due anni dalla legge che ha dato al Comune di Venezia, per primo in Italia, la possibilità di regolamentare le locazioni turistiche, la Giunta veneziana ha licenziato la proposta di Regolamento che sarà ora esaminata dal Consiglio Comunale per la finale approvazione.

Pur riservandoci ulteriori commenti a quando sarà disponibile il testo completo del Regolamento, anche con riferimento ai termini precisi della “moratoria“ di 18 mesi dichiarata dall’Assessore Zuin, la prima impressione è che il suo principale effetto, per quanto certamente condivisibile, sarà quello di migliorare la qualità del faticoso rapporto tra gli ospiti delle locazioni e la città, richiedendo un maggior impegno da parte di proprietari e gestori degli appartamenti affittati.

In questa direzione va l’obbligo opportunamente posto a loro carico di un’accoglienza di persona del turista, con la consegna dei sacchetti di raccolta differenziata e di un vademecum per il rispetto della città. L’accoglienza di persona dovrebbe quindi diradare l’antiestetica presenza delle scatolette con le chiavi, del resto già bocciate dalla Soprintendenza, e prevenire l’arrivo in città di soggetti di fatto non identificati, potenzialmente pericolosi a vario titolo.

Sembrano invece andar deluse le attese di chi si aspettava che il Regolamento potesse costituire un serio disincentivo alle locazioni turistiche finalizzato a liberare una maggior disponibilità di appartamenti per la residenza, soprattutto giovanile, di cui la città ha disperatamente bisogno.

Questo Regolamento, al di là degli effetti contingenti della moratoria, non pare infatti sufficiente a invertire stabilmente la corsa dei posti letti in locazione turistica, arrivata in centro storico a 23 mila unità che, anche se non tutti riciclabili ad uso abitativo, potrebbero aumentare l’offerta ai residenti.

Azione propone invece di salvaguardare le sole locazioni turistiche fino ad un massimo di due appartamenti, con diretto impegno dei proprietari nella gestione dell’attività, consapevole dell’importanza per molte famiglie locali di disporre di un’integrazione al reddito per vivere in città.

Per le altre locazioni turistiche andrebbero invece introdotte misure invece ben più incisive, tra cui la loro assimilazione ad un’attività alberghiera, da cui far conseguire l’applicabilità delle misure autorizzatorie ad esse applicabili, l’obbligo edilizio di un cambio d’uso dell’unità immobiliare, e l’assoggettamento del reddito alla fiscalità d’impresa al posto della vantaggiosa imposta sostitutiva.

Per risollevare l’offerta privata ad uso abitativo, il disincentivo alle locazioni turistiche andrebbe poi affiancato dall’incentivazione ad affittare a residenti mediante agevolazioni nella fiscalità locale e la prestazione di garanzie per morosità inquilini, fermo restando infine l’impegno a rimettere rapidamente a disposizione degli aventi diritto le numerose case sfitte di proprietà pubblica.

 

Paolo Bonafè – Segretario Comunale

Leda Costantini – Delegata alla Residenza

Paolo Diprima – Delegato al Programma

 

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28 ottobre 2024

Il waterfront: costruire insieme il Futuro

 

 

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Azione, sì al progetto del waterfront portuale

https://www.veneziatoday.it/politica/azione-waterfront-porto-venezia.html#obd3rclnmfg

  Non entriamo, per motivi di spazio, nel dettaglio dell’analisi del progetto dell’Autorità Portuale di ridisegno dell’area S. Basilio, Scomenzera, S. Marta e S. Andrea ma, dopo attenta analisi, prendiamo la responsabilità di dire che il progetto presenta idee potenzialmente bellissime: la nuova piazza, la riva cittadina del Scomenzera liberata e di fatto un nuovo quartiere, la porosità con la città, un parcheggio multipiano, il rilancio di Santa Marta.. carne al fuoco come mai in passato. Il tutto nella città storica e in un momento in cui come mai prima si parla di carenza di residenzialità, di spazi per studenti, di attrazione di lavoratori da tutto il mondo e di contrasto al declino demografico. Si tratta di un’opportunità gigantesca. Ci sono peraltro motivi di perplessità che è giusto chiarire e se possibile superare: su tutti ci sfugge il senso e la funzione della dependance della stazione ferroviaria in Marittima e una certa “mancanza di coraggio” sulla destinazione della riva di S. Basilio che resta a uso promiscuo (pubblico e portuale), dove noi vedremmo bene una fermata per i mezzi acquei lato canale marittima (in una possibile revisione del trasporto pubblico con mezzi più capienti).  Resta il fatto che quella offerta dal Porto è un’occasione epocale. E la politica, quella alta, deve dire la sua. Pensare i trasporti, studiare gli insediamenti negli edifici ristrutturati, parlare con le Università, cogliere e valorizzare opportunità. in una parola: costruire (insieme) il futuro.

E soprattutto, c’è una cosa che la politica non deve assolutamente fare: assumere la solita postura di opposizione preventiva alle novità. È naturalmente sorto un Comitato Waterfront di cittadini che ha raccolto firme contrarie al piano la cui “colpa” principale (lo si dica senza ipocrisia) è quella minacciare il privilegio di pochi di parcheggiare l’auto dove è prevista una pubblica piazza. Giusto chiedere condivisione e analizzare criticamente i punti oscuri ma l’atteggiamento di fondo deve essere “per” e non “contro”. Non si cada nel solito riflesso pavloviano del NO vellicando gli inevitabili istinti di conservazione dello status quo (pure con argomentazioni paradossali per cui il Piano sarebbe contro la residenza). La politica tutta abbia, per una volta, coraggio e visione di futuro.

Paolo Bonafè – Segretario Comunale

Mauro Memo – Vicesegretario con delega di Venezia e isole

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18 settembre 2024

interrogazione on Valentina Grippo su Diritto Sanità al Lido

2024-09-14 Nuova Venezia Interrogazione su Sanità Lido2

 

2024-09-17 Gazzettino La Sanità del Lido arriva al Governo - casi gravissimi servono risorse

 

Al Ministro della Salute. - Per sapere. Premesso che:

 

il diritto alla salute è un bene inalienabile che lo Stato ha l’obbligo di garantire nei confronti dei propri cittadini, con particolare attenzione ai soggetti più fragili come minori e anziani;

 

al Lido di Venezia e nell’adiacente isola di Pellestrina è presente, da tempo, una situazione emergenziale che caratterizza le strutture sanitarie della zona;

 

le due isole, infatti – che contano circa 20.000 residenti, senza considerare gli esponenziali aumenti dei mesi estivi, – sono oggi servite unicamente da un Punto di Primo Intervento essendo stati chiusi da anni lo storico Ospedale al Mare e il Pronto Soccorso. Tale presidio prende in carico i codici bianchi e verdi, mentre, per i codici superiori si provvede di norma allo smistamento verso l’Ospedale Civile nel centro storico veneziano. Il Lido ha in dotazione tre ambulanze, ma il medico del punto di primo intervento è uno solo; pertanto, ben due mezzi possono operare solo con a bordo paramedici. Ciò crea evidenti criticità in caso di contemporaneità di casi gravi;

 

il trasferimento dei pazienti dal Lido all’Ospedale Civile avviene tramite idroambulanza, con le relative incertezze in caso di condizioni meteorologiche critiche (nebbia, vento e mare agitato). I trasporti presso altre strutture ospedaliere, per situazioni di particolare emergenza, avvengono con l’elicottero, il quale però non staziona al Lido e viene chiamato su necessità;

 

stante che l’intervento medico specialistico, in casi di infarto, ictus, emorragia cerebrale, traumi, è decisivo nella prima ora, è un dato di fatto che i cittadini di Lido e Pellestrina, oltre ai numerosi ospiti estivi delle due località, vivono in una condizione di alto rischio sanitario;

 

in soli sei mesi, al Lido di Venezia si sono verificati due casi di malasanità relativamente alla morte di due bambini, Mattia e Elettra. Il caso di Elettra è emblematico e riassuntivo di quanto descritto: lo scorso maggio, questa bambina di soli 18 mesi, ha addentato un flaconcino di plastica ingoiandone il tappo. I genitori intervengono immediatamente effettuando invano la manovra di Heimlich e chiamando il 118 per richiedere un intervento sanitario di emergenza. La bambina viene quindi portata al Punto di primo intervento dove il personale sanitario la prende in carico ma informa subito che non ha in dotazione la strumentazione capace di evidenziare la collocazione del tappo ai fini dell’estrazione. Viene quindi richiesto l’intervento dell’elisoccorso dell’Ospedale di Treviso: l’elicottero arriva dopo 45 minuti, il medico con una pinza riesce a estrarre il tappo, ma l’elicottero ha un guasto e non riesce a ripartire. La bimba necessitava di una rianimazione pediatrica così viene chiamato l’elisoccorso dell’Ospedale di Padova, che richiede tempi tecnici di arrivo. La bimba viene finalmente trasferita, ma il dilatarsi dei tempi di attesa sono purtroppo risultati fatali;

 

tale dramma ha rappresentato un trauma per tutta la comunità lidense, tale da diventare il simbolo di una mobilitazione civile che chiede alle istituzioni di accendere un faro di attenzione sulla condizione di rischio dei bimbi e di tutti i cittadini che vivono in territori, come le isole, da considerarsi disagiati per la loro conformazione geomorfologica;

 

è fondamentale assicurare la continuità pediatrica, un servizio di Pronto Soccorso in grado di affrontare in loco la prima emergenza e un’implementazione di mezzi di trasporto dedicati al dirottamento dei malati presso le strutture ospedaliere del territorio limitrofo – :

 

quali azioni intenda intraprendere con la massima urgenza affinché non solo sia garantita un’assistenza sanitaria adeguata, per quantità e qualità, nei territori delle isole di Lido e Pellestrina, ma anche affinché queste siano considerate aree disagiate, analogamente alle aree montane, prevedendo lo stanziamento delle risorse necessarie a garantire un livello di assistenza sanitaria adeguato e in linea con il territorio circostante.

 

Roma, 13/09/2024

On. Valentina GRIPPO

Gruppo AZIONE-POPOLARI EUROPEISTI RIFORMATORI-RENEW EUROPE

 

 

Giù le mani dalla Mostra del Cinema

2024-09-11 Corriere Veneto Giù le mani dalla mostra del cinema

 

2024-09-11 Nuova Venezia Giù le mani dalla mostra del cinema

 

2024-09-13 Gazzettino No al trasferimento Mostra a Mestre

2024-09-13 Gazzettino No al trasferimento Mostra a Mestre gen

La proposta (o meglio, la boutade) del Sindaco di portare in terraferma alcuni eventi collegati alla Mostra del Cinema per rispondere alle difficoltà logistiche evidenziate da Barbera colpisce per la superficialità e la totale assenza di senso.

Nel merito: perché “deportare” fuori contesto un singolo evento non impatta sui problemi strutturali denunciati da Barbera, spazi angusti per gli addetti ai lavori e ricettività per il pubblico. Problemi seri, da approcciare magari col il “riempire” i molti spazi vuoti nell’isola, certo non portando Richard Gere a Mestre per un bagno di folla. Ma soprattutto Brugnaro dimostra di non aver colto l’intima essenza di una Mostra del Cinema. Che ha natura di kermesse collettiva, di liturgia laica condivisa, di scambio partecipato di idee, impressioni, commenti a caldo e per questo impone unità di luogo. È come se in una chiesa traboccante di fedeli durante un’importante celebrazione, per ovviare alla concentrazione di folla si proponesse “allora facciamo l’omelia in piazza”. Non è certo una contrarietà a portare in terraferma eventi culturali, per esempio della Biennale o della Fenice, come ormai prassi consolidata. Ma non ha senso per la Mostra del Cinema.

Ma al di là della proposta insensata nel merito, colpisce la forma: quell’esaltare la grande folla che a Mestre accoglierebbe un grande film contiene il non detto, stucchevole, che la città d’acqua non è in grado di offrirla, questa grande folla. L’ennesima insensata contrapposizione di Brugnaro tra la città di terra, proiettata al futuro e dinamica e quella d’acqua, vista solo come vetrina (e vacca da mungere) con l’intento di strizzare l’occhio all’elettorato di terraferma ma, questa è la sgradevole impressione, quasi prendendoci gusto a irridere e insolentire i cittadini di Venezia e isole. Che saranno pochi e brontoloni ma hanno tutti i diritti di essere rispettati.

Ci pare peraltro che questo atteggiamento sia controproducente anche dal punto di vista del consenso complessivo per la sua parte politica (sono più i voti che perde a Venezia che quelli che guadagna in terraferma). Evidentemente, non potendo essere rieletto, la cosa gli interessa poco.

Paolo Bonafè – Segretario Comunale

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11 settembre 2024

Hydrogen Park a Marghera. Occasione da non perdere

L’utilizzo dell’idrogeno verde come fonte di energia e propellente è in via di sviluppo e ha potenzialità per imporsi anche in alternativa alla mobilità elettrica. Non solo su gomma ma anche nautica e perfino, a tendere, aeronautica. Può rappresentare una leva decisiva nella transizione energetica attraverso la catena del valore: produzione energia da rinnovabili à produzione idrogeno tramite elettrolisi à stoccaggio à utilizzo. Può risolvere l’annoso problema della irregolarità della produzione di energia da rinnovabili (grazie alla facilità di stoccaggio) e alleggerire l’impatto sulla rete elettrica dell’adozione massiva della mobilità elettrica. Vi sono sfide tecnologiche quali i costi dell’elettrolisi, le difficoltà di trasporto (per le alte pressioni del fluido necessarie), i costi operativi di produzione, un quadro normativo ad oggi complesso e contraddittorio, così come va prevista un’intelligente politica di incentivi.

Porto Marghera ha tutte le caratteristiche per divenire un hub sia per la ricerca e sviluppo sia per la produzione perché già oggi Hydrogen Park è un polo consolidato, che coinvolge player primari come Enel, Sapio, Vega, Venezia Tecnologie, Vinyls Italia, Berengo, SAE Impianti e Arkema e quindi la nostra città gode di un vantaggio competitivo che non va assolutamente disperso e che può avere ricadute in termini di creazione di posti di lavoro pregiati.

Giova sottolineare che il Governo Draghi, individuando l’idrogeno come uno dei perni della strategia per la transizione ecologica, ha stanziato da 3,19 miliardi per il settore di cui 500 milioni per la produzione di idrogeno in aree industriali, 160 milioni per la ricerca e 450 milioni addizionali per finanziare lo sviluppo tecnologico. Il settore ha peraltro una potenzialità tale da attrarre con la sola forza del modello di business investitori di prim’ordine. L’idrogeno, dunque, come soluzione per il futuro verde e come antidoto alla monocultura turistica. Non perdiamo l’occasione.

 

Paolo Bonafè – Segretario Comunale

Paolo Diprima – Delegato al Programma e alle Partecipate

 

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6 settembre 2024

TRASFERIAMO AD INSULA LA GESTIONE DELLE CASE PUBBLICHE ATER

E’ noto che una delle maggiori criticità del territorio veneziano è l’insufficienza degli alloggi di edilizia residenziale pubblica, aggravata dall’elevato numero di alloggi sfitti, nonostante il forte fabbisogno di accedere ad appartamenti a canone agevolato, spesso l’unico modo per poter continuare a risiedere in una città dove la concorrenza turistica ha reso inaccessibile l’affitto a canoni di mercato.

Dagli ultimi dati al 31.12.2023, meritoriamente raccolti dall’Associazione OCIO ed elaborati da Azione, risulta che in Comune d Venezia il 25% degli appartamenti pubblici è sfitto, senza differenze sostanziali tra il Centro Storico (ove è pari al 23%) e la Terraferma (26%).

La percentuale di sfitto è però significativamente diversa tra i due grandi proprietari pubblici: ATER che possiede 5097 appartamenti, e il Comune di Venezia, che ne possiede 5338, dati in gestione da alcuni anni alla sua controllata Insula. Se infatti per le case pubbliche ATER lo sfitto sfiora il 30% (sia in Centro Storico che in terraferma), per il Comune/Insula la percentuale scende al 20%.

Quest’ultima percentuale non è indubbiamente accettabile rispetto ad un fabbisogno sociale così critico, ma è pur vero che se lo sfitto nelle case ATER fosse al livello di quelle di Comune/Insula vi sarebbero circa 500 appartamenti disponibili nell’intero Comune, di cui 250 nel solo Centro Storico.

Colpisce anche il diverso trend negli ultimi due anni, nei quali il numero di appartamenti sfitti di ATER è aumentato di circa il 20%, mentre quello di Comune/insula è rimasto pressoché invariato.

La snellezza operativa assicurata da una società di diritto privato, seppur a controllo pubblico come Insula, consente oggettivamente una maggior rapidità di intervento rispetto ad un ente pubblico come ATER, ma quel che più rileva è la continua pressione da parte della cittadinanza e dei suoi rappresentati politici verso il Comune di Venezia per un miglioramento dei servizi di una società da esso controllata, molto maggiore rispetto a quella esercitabile verso un ente a controllo regionale.

La gestione dell’edilizia residenziale pubblica su base provinciale, come quella affidata all’ATER, ha un senso per Comuni piccoli e medi che non sono in grado di attivare un’autonoma struttura atta a realizzare gli interventi edilizi sugli alloggi e di curare gli adempimenti amministrativi con gli inquilini.

Ma non è questo il caso del Comune di Venezia dove da alcuni anni la gestione integrale dei servizi di edilizia residenziale pubblica è affidata alla sua società controllata Insula, che svolge anche le attività istruttorie per la formazione delle varie graduatorie utili all’assegnazione degli alloggi di edilizia popolare compresi quelli di proprietà ATER, in raccordo con i servizi sociali del Comune.

E’ quindi evidente la sinergia, in termini di minori costi e maggior efficienza dei servizi ai cittadini, che deriverebbe dall’accentramento su Insula della gestione dell’intera residenza pubblica ubicata nel Comune di Venezia, come proposto nel Programma di Azione, canalizzando verso questa società tutti i finanziamenti (europei, nazionali, regionali e comunali) disponibili per questo settore.

Paolo Bonafè – Segretario Comunale

Paolo Diprima – Delegato al Programma ed alle Società partecipate

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5 settembre 2024

La vita può essere capita sollo all'indietro ma va vissuta in avanti (Soren Kierkegaard)