25 aprile – una data da non dimenticare

25 aprile – una data da non dimenticare!

Non esiste una terza via tra fascismo e antifascismo, non esistono possibilità di neutralità.

Le dichiarazioni, gravissime e irricevibili, di membri del Governo, relative alla “sostituzione etnica”, ci palesano quanto sia indispensabile la celebrazione del 25 aprile, per riaffermare i valori di libertà (che non può esulare dall’accoglienza), di democrazia ( che significa integrare), di giustizia sociale ( come processo incessante e continuo) in un quadro storico e sociale in continuo cambiamento.

La data del 25 aprile è ricorrenza che deve riunire il Paese e rivestire un baluardo di democrazia. Ancor più oggi, quindi, vi è la necessità di ribadire e difendere i valori di libertà, di democrazia, di giustizia sociale, di pace che animarono, nel suo complesso, la Resistenza. La Democrazia non va mai data per acquisita, ma va sempre, giorno dopo giorno, coltivata, affermata e realizzata. Per buona parte del secolo scorso, i partiti italiani hanno sempre avvertito la necessità di anteporre alla loro, pur diversa connotazione politica, quella di partito “antifascista”, proprio per ribadire in quale terreno affondavano le loro radici.

Citando Aldo Moro, egli considerava il termine antifascista quale elemento caratterizzante ed appunto, tratto identitario della politica italiana.

Oggi siamo davanti ad uno strisciante è inquietante revisionismo storico e le parole del Presidente del Senato sull’eccidio di via Rasella e la sua falsificazione dei fatti,  sono, di per sé, un fatto gravissimo. La Resistenza italiana mostrò al mondo la volontà, l’autodeterminazione e la voglia di riscatto degli italiani, dopo anni di dittatura e di guerra di conquista. In questo giorno non si possono dimenticare i morti, sia tra i soldati che decisero di non accettare l’accordo con il dominatore, sia tra i tanti civili e partigiani che, con le loro azioni, diedero una accelerazione all’avanzata alleata, per la liberazione del Paese, e tutte le vittime dell’Olocausto e dei campi di stermino.

Oggi, rileggere le testimonianze dei martiri della Resistenza, significa mantenere e trasmettere la memoria e vivi i principi. Nulla è mai scontato, perché la storia ci mostra che l’orrore si può ripetere. Basti pensare alla guerra in Ucraina, quando mai avremmo potuto ipotizzare che, nel 2022, si potesse scatenare un conflitto così cruento nel cuore dell’Europa. Un continente che, dopo i massacri, gli orrori, la barbarie dei due conflitti mondiali, sembrava aver maturato una profonda cultura di pace. Purtroppo, la storia sembra non insegnare nulla, da parte nostra possiamo, però, mantenerne viva la memoria a favore delle nuove generazioni, anche grazie alla data del 25 Aprile. In questo giorno l’Italia non deve smettere di celebrare la Liberazione dal nazi-fascismo, nel  rispetto e con la profonda gratitudine per tutti coloro che hanno dato la vita per gli ideali di libertà e democrazia.

Firmato

Paolo Bonafè Segretario Comunale Azione

Antonella Garro Segretaria Metropolitana Azione

Bisogna “inculcare” la cultura della sicurezza per evitare gli incidenti sul lavoro

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Purtroppo un altro caso di tragedia sul lavoro è accaduto nella nostra provincia, nello specifico a Cona dove un lavoratore di 57 anni è deceduto a seguito delle ustioni causate dall’incendio dei suoi indumenti da lavoro, mentre svolgeva operazioni con la saldatrice. Questo è l’ennesimo caso di tanti di questo inizio anno 2023.  L’INAIL ci segnala che alla data dello scorso 31 dicembre, gli infortuni denunciati nel 2022 sono stati 697.773, in aumento del 25,7% rispetto al 2021, del 25,9% rispetto al 2020 e dell’8,7% rispetto al 2019. Come fare per bloccare questa immane tragedia? In primis si deve “inculcare” la  cultura della sicurezza, a partire dai datori di lavoro e poi nei dipendenti. Si intende per cultura della sicurezza, la modalità con cui le problematiche relative alla sicurezza vengono affrontate nel luogo di lavoro. Ovvero “gli atteggiamenti, le convinzioni, le percezioni e i valori condivisi dai lavoratori in relazione alla sicurezza . In altri termini, il modo in cui ogni organizzazione fa sicurezza. Innanzitutto è importante capire come vengono affrontati nelle piccole e medie aziende i mancati incidenti ( near miss), ovvero quegli eventi accaduti in occasione del lavoro, potenzialmente in grado di generare infortuni o malattie professionali ma che, in quel caso specifico (in quanto notati) non hanno causato alcun danno ai lavoratori.  La cultura della sicurezza di un determinato contesto può essere valutata in termini di maturità, basandosi su come vengono gestiti e si affrontano gli incidenti, quando si verificano. Si parte dalla organizzazione interna dei preposti e responsabili alla sicurezza e si finisce con una organizzazione del lavoro ottimale, con figure chiare in aziende che investono risorse economiche e monitorizzino con i propri preposti i processi di lavoro, gli errori e le violazioni commessi dai diretti responsabili per negligenza, imprudenza e sventatezza. Gli effetti delle carenze latenti possono rimanere nascosti molto a lungo, finché non si associano a disfunzioni attive e danno luogo a un infortunio. Comunemente, la prima reazione quando un errore si trasforma in un infortunio è quella di accusare e punire la persona immediatamente responsabile, questo approccio finisce paradossalmente per peggiorare e compromettere in misura significativa la sicurezza dell’organizzazione. Reazioni di questo tipo presuppongono che l’errore sia dipeso solo dal diretto interessato e che sia ascrivibile a incompetenza, inesperienza e mancanza di impegno. Si distoglie l’attenzione dalla ricerca delle migliorie sistematiche che potrebbero ridurre l’incidenza di futuri errori. Inoltre, è probabile che accusare e punire coloro che commettono errori crei una cultura che scoraggia la comunicazione dei problemi. Quindi gli Organi di vigilanza dovrebbero fare prevenzione e sorvegliare con rigore soprattutto le aziende più piccole perché è li che si innesca il problema legato al Datore di Lavoro, che per ignoranza ( mancanza di una adeguata formazione)  ritiene i costi della sicurezza un problema, cosa che non succede nelle grandi aziende, che  conoscono bene i costi diretti ed indiretti che comportano un fermo lavori per incidenti.  La cultura della sicurezza è quindi formazione ed informazione sulle normative di sicurezza

Paolo Bonafè

RSPP – esperto di sicurezza sul lavoro 

Perché dire si al porto off-shore

2023-04-11 Gazzettino perchè dico si al porto Off shore

Perché dire si al porto Offshore

Come ex manager di società di navigazione e già componente della commissione raccomandatari marittimi sono d’accordo con quanto affermato dal presidente di Assoagenti Michele Gallo oggi sul Gazzettino, perché la politica deve dare risposte, ad una comunità portuale come quella di Venezia, in tempi brevi, perché lo sviluppo dei traffici marittimi si trasforma rapidamente e non attende le lungaggini della burocrazia italiana e soprattutto non possiamo restare in scacco dei soliti soloni del no a prescindere, che purtroppo su Venezia imperversano .
L’economia indotta dai traffici marittimi è di più punti di Pil e lo sviluppo di questa grande area metropolitana è legato anche al suo Porto

Concordo, quindi, che la soluzione al gigantismo navale, che è il frutto dello sviluppo dell’ economia marittima, per Venezia sia il Voops ( Venice Offshore Port System), ovvero riprendere in mano il progetto dell’allora Presidente della Autorità Portuale Paolo Costa ed adattarlo alle nuove esigenze. Visto soprattutto che i fondi del PNRR sono una risorsa alla quale attingere ora o mai più.
Il Porto di Venezia non è soltanto navi da crociera, ma anche tanto altro. È il secondo porto per i container e tra i primi per le merci alla rinfusa . La soluzione Porto Marghera anche per le navi da crociera sta comportando un intasamento tra gli ingressi e le uscite in convoglio nel canale dei petroli e già col traffico odierno è complessa la organizzazione delle entrate ed uscite, soprattutto quando è in funzione il Mose.

Nato come investimento da 2 miliardi per portare le navi portacontainer fuori del porto commerciale, così da supplire al sempre maggiore tonnellaggio e ridurre i tempi di interscambio con i vari Feeder ( navi più piccole che verrebbero caricate rapidamente da grandi gru Paceco), ora può essere visto anche come lo sviluppo del porto crocieristico , visto che già navi da crociera hanno deciso di sostare in rada e portare i passeggeri in città
Il progetto, Costa, lo aveva completato in tutte le sue parti ed era quindi pronto per essere cantierato, poi è cambiato lui e i termini. Ora con il PNRR si può riprendere e spingere per una rapida realizzazione dello stesso

Paolo Bonafé LidoBE076D7F-B496-414A-997A-CE112082C528

Proposta Progetto di Legge sulle Locazioni Brevi, luci ed ombre

 2023-04-03 Gazzettino Affitti brevi Azione vuole una legge nazionale

Come segreteria comunale di Azione Venezia vogliamo intervenire nella proposta di Progetto di Legge Nazionale sulle locazioni brevi, illustrata  all’incontro promosso da ATA  (Alta Tensione Abitativa) durante l’incontro del 18 marzo u.s.

L’obiettivo di formulare un progetto di legge nazionale a sostegno della residenzialità trova d’accordo il nostro partito , che già da tempo ha istituito un tavolo tematico su questo tema, e sulla regolamentazione delle locazioni brevi che  ne è parte integrante.

Vediamo inoltre con interesse che  questo progetto, a cui partecipano giuristi, amministratori, cittadini, sia redatto in collaborazione con la cittadinanza stessa, infatti grande è stata la partecipazione il 18 marzo  di cittadini veneziani.

A Venezia non si trova casa, molti dipendenti dei principali uffici e servizi pubblici sono pendolari, e della popolazione transitoria di Venezia solo il 5% trova casa.  Nel merito di questo problema l’Europa ha votato un parere favorevole all’individuazione di regole condivise che consentano di definire e gestire le realtà urbane divenute acute e non più sostenibili  in termini di compromessa qualità della vita degli abitanti e della possibiità di trovare casa. L’obiettivo quindi non è solo il rilancio della città, ma l’ottenimento di urgenti modifiche che regolino i principi e gli strumenti per governarne il fenomeno.

Si deve quindi definire Spazi da destinare a locazione breve, tramite regole condivise, e il riordino di quanto già c’è di assegnato.

Non mancano le proposte formulate a tale scopo, dal principio di rotazione degli spazi, su base temporale, all’assegnazione di licenze anche per i piccoli proprietari, ma per periodi prestabiliti nella durata, e molto altro in via di definizione, facendo tesoro delle varie soluzioni adottate nelle maggiori città europee dove già da tempo sono state prese misure per regolamentare le LB.

Quindi siamo d’accordo con ATA, che sia necessario declinare una proposta su scala nazionale (molte altre nostre città soffrono dello stesso problema) che diventi Legge dello Stato e che coinvolga la Regione di competenza e i Comuni direttamente interessati.

Laddove le regolamentazioni sono entrate in vigore è divenuto evidente il cambiamento migliorativo degli effetti sulla cittadinanza sia stanziale che temporanea.

L’introduzione di un numero massimo di giorni/anno sulle LB non commerciali ha definito il tipo di licenza applicabile, se il periodo locato fosse superiore ad una soglia massima prevista, l’attività diverrebbe commerciale con licenza diversa; unitamente a restrizioni per zona a seconda della densità abitativa e turistica.

Questi sono solo alcuni degli esempi possibili da considerare, insieme alla diminuzione degli intermediari e numero di Host.

L’introduzione di questi provvedimenti, dove applicati,  ha variato nei due anni successivi alle modifiche, il numero di locazioni brevi,  diminuendole, e ha modificato in diminuzione anche i valori immobiliari  di qualche punto percentuale.

Per finire riteniamo essenziale che la Regione, oltre al Comune, debba fare la sua parte impegnandosi a lavorare sulle LB, impegnandosi a stendere un Piano Turistico Regionale che contenga l’inserimento del Regolamento Locazioni Brevi, e prenda atto della necessità di ogni conseguente  modifica  nel merito.

Azione Venezia

Il Segretario Comunale, Paolo Bonafè

La Responsabile Residenzialità, Leda Costantini

TASSA D’INGRESSO, VEXATA QUAESTIO

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Pare proprio che la tassa d’ingresso, stante quanto riferisce l’assessore Zuin, non vedrà la luce nemmeno entro il 2023. Era stata sbandierata come la panacea di tutti i mali e invece si sta scontrando con ostacoli seri.
Lo diciamo chiaramente: che i turisti giornalieri contribuiscano con un obolo alla manutenzione della città al pari dei turisti pernottanti (che pagano la tassa di soggiorno) non è, in sé, un principio scorretto. Tuttavia, si scontra con tali e tanti problemi applicativi per la gestione delle esenzioni (che non possono non tenere come stella polare la minimizzazione dei disagi per gli abitanti residenti), con tali costi anche operativi che ci pare che il gioco non valga la candela.
Anche perché, se la sua finalità è quella, dichiarata, di fungere da deterrente, farà ben poco. Se fosse quella di fare cassa, il rapporto costi benefici sarebbe assai dubbio.
Ed in ogni caso l’istituto è vanificato ab origine dalla insensata esenzione per tutti i veneti, come abbiamo più volte sottolineato.
Aspettiamo dunque con un certo scetticismo che la Giunta, dopo aver analizzato le 210 osservazioni pervenute, ci faccia sapere cos’ha deciso. Ma tutto fa pensare che finirà in una bolla di sapone. E Venezia merita invece di meglio. Magari un progetto serio..
#ItaliaSulSerio
Paolo Bonafè, Donatella Schiuma, Franco Vianello Moro
Coordinamento Comunale Azione – Italia Viva
Cecilia Tonon
Gruppo Consiliare “Venezia è tua”

MOSE – DEMOLIZIONE PIATTAFORMA DELENDA EST. ANCHE NO..

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2023-03-28 Gazzettino Mose uno spreco demolire la piarda
Come noto, alla bocca di Malamocco, lato S. Maria del Mare, c’è una piattaforma di circa 11 ettari, già infrastruttura di servizio per la realizzazione del MOSE. Mai sottoposta a VIA perché se ne prevedeva lo smantellamento a lavori finiti (per inciso: avere solo pensato di smantellare 11 ettari di cemento la dice lunga sulla dissennata indifferenza ai costi che ha caratterizzato la storia del MOSE).
Ora, le associazioni ambientaliste reclamano il mantenimento dei patti: demolire la piattaforma (costo 40 milioni di euro!) e “restituire” la spiaggia agli abitanti.
Ma ci chiediamo: ha senso spendere 40 milioni e produrre un deleterio impatto ambientale (produzione di polveri, traffico pesante) per smantellare una piattaforma che potrebbe essere utilizzata per, ad esempio, ospitare 11 MW di fotovoltaico (facendo il conto a spanne di un MW per ettaro)? Si tratterebbe di circa un settimo della potenza massima richiesta da tutta la città d’acqua.
Ma non solo: l’isola di Pellestrina gode già di 9 km di spiaggia compartimentata dai cosiddetti “pennelli” (peraltro parzialmente opera dell’uomo a difesa dalle mareggiate), quindi è inconsistente pure l’argomentazione della “restituzione” della spiaggia a sanpierotti e pellestrinotti.
Il calcolo costi/benefici, in termini sia economici sia ambientali, non lascia spazio a dubbi. Noi speriamo davvero che prevalga il buon senso.
#ItaliaSulSerio
Antonella Garro, Segretaria Metropolitana
Paolo Bonafè, Segretario Comunale

ACQUA: BENE PREZIOSO

FOTO ACQUA BENE PREZIOSO

 

Oggi è la Giornata Mondiale dell’Acqua, instituita dall’ONU nel lontano 1992 e diventata di drammatica attualità per l’eccezionale aridità che abbiamo registrato anche nel nostro Paese per due inverni consecutivi. I riflessi sulle coltivazioni, sulla rete idrica i probabili razionamenti li toccheremo con mano, temiamo, nel corso dell’estate. Il tema naturalmente è globale, cruciale per il futuro dell’umanità, e reclama una governance mondiale perché impatta su temi giganteschi di geopolitica come migrazioni da terre inabitabili, conflitti per l’accaparramento del prezioso bene, tecnologie per lo sfruttamento.

E l’uso intelligente della risorsa e della tecnologia è pratica da perseguire anche nel locale. E fa piacere, una volta tanto, registrare una primazia di Veritas proprio nel campo della depurazione ai fini del riuso, che è un pilastro delle politiche di sostenibilità. Partner inserito nel progetto europea Horizon 2020 B-WaterSmart“, Veritas è leader nelle tecnologie di depurazione dell’acqua proveniente dagli scarichi reflui urbani e dalle produzione industriale per il loro riutilizzo nei processi industriali e nell’irrigazione. Già oggi Veritas depura 88 milioni di mc di acqua depurata che può essere reimpiegata dai settori industriale e agricolo. Insomma, non solo tubazioni fatiscenti in Lista di Spagna: Veritas è anche eccellenza tecnologica. Giova ricordarlo, in un città troppo spesso dedita all’autoflagellazione.

 

#ItaliaSulSerio

 

Paolo Bonafè, Segretario Comunale Azione Venezia

Lorenzo Colovini – Referente Venezia ed isole Azione Venezia

 

22 febbraio 2023

LA TORRE SETTEN E L’UNESCO

2023-03-18 Il Gazzettino La Torre setten e Unesco
Il dibattito infuocato sulla Torre Setten in viale S. Marco vede molte argomentazioni contro la realizzazione del manufatto. La maggior parte delle quali fondate, altre meno. Senza entrare nel merito della questione (del resto complessa e già molto dibattuta), registriamo un importante, ancorché parziale, successo degli oppositori: l’abbassamento di 10 metri (da 70 a 60) dell’altezza dell’edificio. Altezza che impatta fortemente sull’ombra che proietta sulle basse abitazioni dello storico quartiere; ogni metro in più o in meno, comporta ore di illuminazione o di ombra per molti appartamenti. Quindi elemento estremamente tangibile che incide profondamente sulla vita e sul valore delle case di molti cittadini.
Ebbene, è curioso che l’abbassamento NON sia stato indotto da queste concrete considerazioni ma da una raccomandazione UNESCO per ridurre la sua “intervisibilità” ovvero che non “turbi” lo skyline dalla Laguna. Evidentemente più tutelato delle ore di sole di chi abita intorno.
Un piccolo episodio, certamente, ma la dice lunga sulla distanza a volte lunare tra il combinato di leggi che ci governano e le esigenze reali dei cittadini. E dice molto della distanza a volte “lunare” dalla realtà della venerata (da taluni) UNESCO.
Sarà utile che se ne ricordino coloro per cui quello che dice l’UNESCO è oro colato, sempre e comunque.
#ItaliaSulSerio
Paolo Bonafè, Segretario Comunale
Antonella Garro Segretaria Metropolitana

L’INSEGNAMENTO DI ALDO MORO COME GUIDA ALL’IMPEGNO POLITICO DEL CATTOLICO

Oggi 16 marzo è l’anniversario della strage di via Fani.
Quarantacinque anni fa morivano cinque uomini della scorta e rapito l’On. Aldo Moro. Per i più giovani è una data come un’altra per chi ha superato gli “anta” è stata la sconfitta dello Stato e la morte della prima Repubblica.
Forse le nuove generazioni non sanno neppure cosa sia successo allora, chi fosse stato Aldo Moro o come visse l’Italia democratica in quegli anni del terrore: il rapimento di Moro e la sua uccisione, dopo 56 giorni di prigionia, segnarono in modo lacerante e irreversibile la storia della nostra Repubblica.
Chi era Aldo Moro?
Era un rappresentante, forse il più significativo di una generazione di giovani intellettuali cattolici che, al termine del secondo conflitto mondiale, volle, nel solco tracciato da Alcide De Gasperi, dedicarsi alla fondazione e costruzione dello stato democratico, prima nell’assemblea costituente, e poi nell’azione di governo.
Moro fu leader di quel cattolicesimo democratico cui va il merito di aver dimostrato che esiste una conciliabilità fra cristianesimo e democrazia, anzi la possibilità di un arricchimento della democrazia attraverso i valori e la tradizione religiosa.
In lui erano presenti una grande capacità di dialogo e di ascolto delle ragioni dell’altro, di lucidità nella lettura dei segni di cambiamento nella storia del nostro paese, di apertura a nuove prospettive dell’azione politica, costruendo le condizioni per l’entrata dell’allora Partito Comunista Italiano nell’area del governo.
Raffinato intellettuale, politico sapiente, rimase sempre un uomo profondamente fedele e coerente ai valori del cattolicesimo, il suo pensiero, sul rapporto fra i cattolici impegnati in politica e la Chiesa, è ancora oggi di assoluta attualità e modernità.
Moro nel discorso di commemorazione per la morte di Luigi Sturzo (1959), rispondendo alle preoccupazioni espresse dalla Chiesa italiana, disse: «Luigi Sturzo ebbe certo presente in ogni momento la complessità della vita umana, la diversità dei valori, la distinzione dei piani nei quali si esplica l’attività umana. La Chiesa assunse per lui, sacerdote di fede e di piissima vita, posizione morale dominante. Ma, contrariamente a quanto è stato sostenuto, essa, in Sturzo, non assorbe, non oscura, non umilia lo Stato, il cui valore, il cui prestigio, la cui funzione egli affermò vigorosamente oltre tutto con una lunga milizia politica attenta ad ogni problema, preoccupata di ogni sbocco delle vicende sociali, indirizzata costantemente al valore, ad ogni valore, dell’esperienza statuale. L’azione dei cattolici nello Stato, svolta in piena autonomia e sotto la propria responsabilità, è appunto un omaggio reso allo Stato, un inserimento nello Stato mediante l’accettazione del suo valore. Essa, nell’uguaglianza democratica che è legge della convivenza, nella costante ispirazione agli ideali cristiani, è un contributo originale di pensieri e di valori morali, un’efficace difesa della propria intuizione del mondo, ma non è un’opportunistica appropriazione dello Stato, perché, snaturato e deformato, serva ad altro. L’autonomia dell’azione dei cattolici è segno e presupposto dell’autonomia dello Stato nel proprio ordine, autonomia che implica un valore proprio di esso e la permanente garanzia della vita democratica nel suo significato d’incessante ricerca, di confronto, di libertà».
E, ancora, al congresso di Napoli del 1962, Moro riprenderà la questione della difficoltà e della fatica che comporta l’essere cattolici impegnati in politica, con questo passaggio della sua relazione: «per svolgere con vantaggio il difficile processo di attuazione della idea cristiana nella vita sociale […]. Anche per non impegnare in una vicenda estremamente difficile e rischiosa l’autorità spirituale della Chiesa c’è l’autonomia dei cattolici impegnati nella vita pubblica […]. L’autonomia è la nostra assunzione di responsabilità, è il nostro correre da soli il nostro rischio, è il nostro modo personale di rendere un servizio e di dare, se è possibile, una testimonianza di valori cristiani nella vita sociale. E nel rischio che corriamo, nel carico che assumiamo c’è la nostra responsabilità morale e politica… ».
Da questo credo si possa evincere un grande insegnamento che è la “lezione morotea” della laicità, dello sforzo di comprensione, del rispetto, dell’ascolto reciproco. E dell’inquietudine, che accompagna sempre l’impegno politico dei cristiani ed è il loro destino. Ma che «è pur sempre un grande destino» diceva Moro.
Per non dimenticare. Da allora non abbiamo più avuto un vero politico  come Lui, rispettoso della Costituzione e delle minoranze. Un vero uomo dello Stato, un grande statista.
Paolo Bonafé
Segretario Comunale Azione Venezia

Mai più una tragedia come quella di Cutro in Calabria

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La drammatica vicenda del naufragio dell’imbarcazione “Summer Love” finita in pezzi contro uno spezzone di roccia sommersa a Cutro, in provincia di Crotone,  non può essere derubricata al semplice naufragio che ha visto la morte di decine di profughi, perché è una tragedia annunciata.
Alle 23.03 di sabato scorso,  Frontex ( Agenzia Europea della Guardia di Frontiera Costiera),  ha inviato a 27 indirizzi l’allarme che ha anticipato di 5 ore la tragedia .
I settanta morti, di cui 15 bambini  e i 40 dispersi potevano essere almeno salvati in parte se l’allarme non fosse  stato mal considerato.
Questi sono atti dell’inchiesta in corso e la giustizia farà chiarezza,  ma qui è l’atteggiamento che non si può più sopportare come italiani e persone che hanno una umanità,  perché non possiamo credere che chi ha votato questo governo,  ha anche votato questo modo di operare, queste nuove regole di ingaggio e questo atteggiamento che il governo con il ministro Piantedosi sta tenendo sulla vicenda.
La frase di giustificazione del premier sulla vicenda è inaccettabile perché da quando il governo si è insediato non ha fatto altro che minare le possibilità di salvataggio in mare da parte delle ONG,  definendo i porti di accoglienza sempre più distanti dal canale di Sicilia.
Alcuni parlamentari di maggioranza parlano di possibilità di informare chi è su queste imbarcazioni con telefonate, si mescola le tipologie di migranti facendo di tutto un erba e un fascio ….
Questi erano profughi di guerra e il sistema di accoglienza è disciplinato dal DLGS 142/2015 adottato in attuazione alle direttive europee 2913/32/EU e 2013/33/Eu e il diritto di asilo è tra i diritti fondamentali dell’uomo come il riconoscimento dello status di rifugiato
Per questo dobbiamo mobilitarci tutti perché questi drammi non avvengano più e per farlo dobbiamo tutti dire chiaro al Governo che questi atteggiamenti, questi metodi inumani non li potranno compiere mai più IN MIO NOME !
Paolo Bonafè

La vita può essere capita sollo all'indietro ma va vissuta in avanti (Soren Kierkegaard)