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Moto Ondoso, Traffico nei canali ed inquinamento: quali soluzioni possibili

2023-06-10 Comunicato Stampa Moto Ondoso pg012023-06-10 Comunicato Stampa Moto Ondoso pg02 

Le rive dei canali e le fondazioni dei palazzi veneziani sono sempre più danneggiate dal moto ondoso causato dalle numerose imbarcazioni che girano quotidianamente in laguna.

È una situazione delicata, che i cittadini della città storica documentano quotidianamente con video o foto che evidenziano il crollo e il cedimento di rive o di muri di contenimento.

Certamente una delle cause del moto ondoso è determinata dalla forma degli scafi, dai materiali costruttivi, dai dispositivi di propulsione e dalla velocità di navigazione.

 

Quest’ultima, la velocità, può essere decisiva se vogliamo limitare con un provvedimento immediato gli effetti negativi del moto ondoso di superficie. Studi fatti in laguna, dimostrano che la velocità influisce sull’altezza d’onda e quindi sull’energia trasportata dalle onde, che è proporzionale al cubo.

Quindi bisogna imporre un limite di velocità e poi farlo rispettare con delle sanzioni.

Bisogna poi ridurre l’uso di imbarcazioni in ferro all’interno dei canali, perché le rive vengono “scavate” dalla cavitazione delle eliche e rovinate dai bottazzi in ferro, che le colpiscono causa la risacca.

Di moto ondoso purtroppo ne parliamo da decenni senza che sia stata trovata una soluzione. Questo vuol dire che fino ad ora non si è stati capaci di intervenire in modo efficace e questa colpa ricade soprattutto sulla politica e sul ricatto delle lobby, che su Venezia purtroppo incidono in modo evidente.

Quindi intervenire su regole più rigide e su controlli capillari significa produrre delle proteste, ma per il bene di Venezia si deve andare in questa direzione.

L’aver adottato dai primi anni 2000 delle postazioni fisse di rilevazione della velocità, l’aver nominato allora un commissario al moto ondoso, con potere sanzionatorio, ha generato allora molte proteste, ma poi il tutto è stato vanificato perché non vi è stato un  seguito a quanto messo in campo dall’allora amministrazione comunale e quindi alla fine non è servito a nulla.

Per questo si chiede alle istituzioni pubbliche di affrontare la questione al cuore del problema ovvero:

Si impongano limiti di velocità e li si facciano rispettare.

Si ripensi al trasporto delle merci, così come è attualmente organizzato in città, limitando la circolazione durante le ore di punta, basta a continue circolazioni nei canali di  barche semiscariche. Su questo anche i clienti finali dovranno organizzarsi per lo stoccaggio e la conservazione delle merci 

Si cerchi di ridurre il traffico in Canal Grande, operando sul tipo e sulla percorrenza dei mezzi pubblici, riattivando linee di trasporto pubblico dedicate ai soli residenti, ora che le casse di AVM/ACTV si stanno rimpinguando, dopo la pandemia.

Si limiti al massimo l’uso di imbarcazioni in ferro e il loro gigantismo.

Poi esiste il problema inquinamento legato al numero dei mezzi che solcano la laguna e che a Venezia raggiunge livelli paragonabili a quelli della terraferma. Colpa anche dei carburanti che vengono utilizzati dalle imbarcazioni, addirittura 500 volte più inquinanti (per quanto riguarda lo zolfo) di quelli per gli autoveicoli. Dannosi per la salute dei veneziani, per i palazzi e per l’ambiente nel suo complesso.

Per intervenire in questo ambito si abbia il coraggio di fare degli atti amministrativi che obbligano gli operatori a ripensare ad una motorizzazione green dei loro mezzi, anche grazie ai fondi del PNRR o ai fondi europei per la mobilità green.

 

Come Azione Venezia vogliamo fare la nostra parte, mettendo attorno ad un tavolo, sullo stile degli stati generali, che abbiamo usato per parlare di Turismo e della Portualità, le categorie, le associazioni e le varie società di trasporto,  perché si possa cercare il più possibile la concertazione e soluzioni il più possibile condivise, anche se poi alla fine deve essere la Politica e la buona amministrazione a decidere.

Venezia, 09/06/2023

Il segretario Comunale Azione Venezia Paolo Bonafè

Il Vice segretario Comunale e delegato per il Centro storico ed Isole Mauro Memo

MOTO ONDOSO: PROBLEMA ANCORA IRRISOLTO

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Le rive dei canali e le fondazioni dei palazzi veneziani sono sempre più danneggiate dal moto ondoso causato dalle numerose imbarcazioni che girano quotidianamente in laguna. È una situazione delicata, che i cittadini della città storica documentano quotidianamente con video o foto che evidenziano il crollo e il cedimento di rive o di muri di contenimento
Certamente una delle cause del moto ondoso è determinata dalla forma degli scafi, dai materiali costruttivi, dai dispositivi di propulsione e dalla velocità di navigazione. Quest’ultima, la velocità, può essere decisiva se vogliamo limitare con un provvedimento immediato gli effetti negativi del moto ondoso di superficie. Studi fatti in laguna, soprattutto quelli del professor D’Alpaos. hanno dimostrato che la velocità influisce sull’altezza e quindi sull’energia trasportata dalle onde, che è proporzionale al cubo. Quindi bisogna imporre un limite di velocità e poi farlo rispettare con delle sanzioni. Bisogna poi ridurre l’uso di imbarcazioni in ferro all’interno dei canali, perché le rive vengono “scavate” dalla cavitazione delle eliche e rovinate dai bottazzi in ferro, che le colpiscono causa la risacca.  Di moto ondoso purtroppo ne parliamo da decenni senza che sia stata trovata una soluzione. Questo vuol dire che fino ad ora non si è stati capaci di intervenire in modo efficace e questa colpa ricade soprattutto sulla politica e sul ricatto delle lobby, che su Venezia purtroppo incidono in modo evidente. Quindi intervenire su regole più rigide e su controlli capillari significa produrre delle proteste, ma per il bene di Venezia si deve andare in questa direzione. La Giunta Costa (2000-2005) aveva adottato delle postazioni fisse di rilevazione della velocità, con ordinanze legate all’azione di un commissario al moto ondoso, nominato nell’allora vicesindaco, con potere sanzionatorio immediato da parte della polizia municipale. Erano state attivate le commissioni consiliari ed impegnato il Consiglio comunale in impegni per l’Amministrazione Comunale. Purtroppo, però l’azione messa in campo è stata inefficace, anche perché le giunte successive forse non hanno avuto la stessa sensibilità sul tema o perché il problema principale è che a Venezia, manca una regolamentazione che sia paragonabile a quella del traffico su ruota di una qualunque altra città. Per questo si chiede alle istituzioni di affrontare e risolvere la questione una volta per tutte, che si faccia chiarezza, si impongano limiti e si istituiscano controlli costanti capaci di porre un freno alle continue infrazioni. Poi esiste il problema inquinamento legato al numero dei mezzi che solcano la laguna e che a Venezia raggiunge livelli paragonabili a quelli della terraferma. Colpa anche dei carburanti che vengono utilizzati dalle imbarcazioni, addirittura 500 volte più inquinanti (per quanto riguarda lo zolfo) di quelli per gli autoveicoli. Dannosi per la salute di Venezia, e dei veneziani. E per l’ambiente nel suo complesso e per i marmi e stucchi dei palazzi storici. Di moto ondoso si parla ciclicamente. Come Azione Venezia ci attiveremo per istituire degli Stati Generali dove siano invitate e coinvolte l’Amministrazione Comunale, le categorie, le associazioni e le società di trasporto perché si deve cercare certamente la concertazione, ma poi alla fine si deve poter decidere in modo ponderato ma efficace.
Venezia, 24/05/2023
Il segretario Comunale Azione Venezia Paolo Bonafè
Il Vice segretario Comunale e delegato per il Centro storico ed Isole Mauro Memo

Finalmente il via libera al nuovo protocollo fanghi

2023-05-23 Finalmente il via libera al nuovo protocollo fanghi

2023-05-24 Gazzettino Finalmente approvato il protocollo fanghi

2023-05-24 Nuova Venezia Finalmente approvato il protocollo fanghi s

Azione Venezia esprime profondo apprezzamento per il via libera al nuovo protocollo fanghi, avvenuto ieri grazie alla firma del Ministro della Salute.

Si pone quindi la parola fine all’annosa questione che ha bloccato in tutti questi anni lo sviluppo del Porto di Venezia e che ridefinirà la classificazione degli stessi in funzione della tossicità e consentirà di poterne riutilizzare una parte, quelli classificati in “Classe A” (che col vecchio Protocollo del 1993 sono una percentuale risibile), per la ricostruzione morfologica della Laguna e non inviarli totalmente in discarica (l’isola delle Tresse, ormai al collasso).

 

L’entrata in vigore del Protocollo consentirà finalmente la redazione dell’atteso Piano Morfologico della Laguna, per la ricostruzione degli habitat naturali compromessi e in particolare consentirà gli scavi per il mantenimento della profondità prevista dal Porto del Canale dei Petroli, vitale per l’accessibilità del Porto e oggi in grave sofferenza.

 

Quella della redazione del nuovo Protocollo Fanghi è una vicenda kafkiana, paradigmatica della paralisi burocratica del nostro Paese, una storia di palleggi di responsabilità e gelosie tra gli Enti interessati (tra cui ben tre Ministeri), interferenze improprie e un ginepraio di competenze. Esprimiamo soddisfazione perché tale risultato è stato frutto di un profondo lavoro che ha visto Governo ed Azione lavorare per un fine comune. Ringraziamo il lavoro dell’Onorevole Carfagna che il 31 marzo scorso aveva incontrato le autorità portuali tutte a Marghera, con l’impegno di sollecitare tale risultato: impegno mantenuto e risultato ottenuto.

Ora possiamo guardare fiduciosi al futuro di Venezia come ZLS, riconosciuto come uno degli ultimi atti del Governo Draghi grazie appunto al lavoro della Ministra Carfagna.

 

Paolo Bonafè – Segretario Comunale AZIONE Venezia

 

Cristian Zara – Responsabile Comunicazione AZIONE Venezia

 

Nuovo Rifugio per cani di San Giuliano

2022-05-21 Gazzettino Nuovo rifugio per cani

Ogni tanto fa piacere registrare anche buone notizie: è stato completato nei tempi previsti il Rifugio per cani di San Giuliano dove troveranno casa (si spera temporanea perché l’obiettivo è quello di trovare famiglie che li adottino e diano loro tutto l’amore che meritano) fino a 66 pelosi a quattro zampe. È una struttura prevista da tempo in sostituzione della precedente fatiscente struttura e va ad aggiungersi ai due gattili di Forte Marghera (i Mici del Forte e il rifugio ENPA) e a quello di Malamocco, gestito dalla Dingo. Tutte strutture che si sostengono del lavoro di volontari a cui va la nostra grande riconoscenza per la passione e un lavoro oscuro e poco riconosciuto (molto più chic fondare un Comitato che protesta per qualcosa).

Il rifugio è costato 1.400.000 € e ci aspettiamo ora l’immancabile canea di obiezioni perché quei denari andavano spesi per altre finalità, altro che gli animali. Noi al contrario siamo felici che nella nostra città vi è una rete e un’organizzazione di prim’ordine per l’accoglimento dei randagi e ricordiamo che la civiltà di un popolo si misura (anche) da come sono trattati gli animali, come ebbe a dire Gandhi.

Ricordiamoci di queste organizzazioni meritorie – anzi eroiche – che si sostentano nella maggior parte da sole quando compiliamo il 730 e dobbiamo scegliere a chi devolvere il 5 per mille. Per esempio ENPA ha CF 80116050586, Dingo Venezia CF 94009850275.

E in tema di 730, ricordatevi naturalmente di indicare il codice S48 per devolvere il 2 per mille ad Azione.

 

Antonella Garro, Segretaria Metropolitana di Azione Venezia

Paolo Bonafè, Segretario Comunale di Azione Venezia

Il nostro Futuro dipende dalla transizione ecologica

foto transizione ecologica

foto transizione ecologica2

Domani 20-09-2021 lettera il nostro futuro dipenda dalla transizione ecologica

Il processo, connesso  alla transizione ecologica, esige  profondi cambiamenti dei nostri quotidiani stili di vita, dell’attuale  modello di  sviluppo economico e di pianificazione, secondo un approccio innovativo, fondato sull’ apprendimento, rivolto alla pluralità di attori in campo.

Ma la Transizione ecologica, cos’è veramente?

Ne parla spesso la fondatrice dei Fridays for Future, Greta Thunberg, al punto che,  la visibilità della giovane attivista e la sua  capacità di mobilitare l’opinione  pubblica mondiale,   hanno introdotto questo termine nel linguaggio internazionale  della politica.  

La transizione ecologica  attiene ad un cambio di paradigma nella politica, nell’economia e nella società, non afferisce, quindi,ad una generica  tutela ambientale,ma richiede un cambiamento radicale . Il vero obbiettivo è, infatti, I’ incidere profondamente  nei processi di produzione e nei modelli di consumo. Azzerare le emissioni di CO2, comporta una rivoluzione : abbandonare  i combustibili e le materie prime oggi in uso, arrestare il consumo del territorio, procedere alla riqualificazione urbana  secondo i principi della bioedilizia,  trasformare  i nostri stili alimentari, implementare in maniera esponenziale la piantumazione di alberi. 

Centrale diventa il tema del consumo delle risorse, secondo l’approccio dell’economia  circolare, capace di garantire lunga vita alle materie prime. Gli scienziati segnalano incessantemente la sempre più vicina catastrofe ambientale, per cui assistiamo  ad una crescente attenzione da parte dei cittadini e delle  imprese al tema, con interessanti esperienze di nicchia, ma è presente il rischio che tale sensibilità si esaurisca in enunciazioni di principio, mentre dobbiamo invertire immediatamente  la rotta del nostro modello economico.

Per quanto concerne l’Italia,  il governo Draghi  ha la grande responsabilità di avviare questo processo di cambiamento, in quanto chiamato a  gestire i fondi europei del Next Generation Eu (o Recovery Fund) che in buona parte sono vincolati al “Green New Deal”, un piano per la conversione ecologica della stessa economia. Da come investiremo questi soldi e dai nostri comportamenti personali futuri, arriverà la vera svolta per la sopravvivenza del pianeta Terra.

 

Paolo Bonafè 

Lido di Venezia

Dall’Unione Europea un sostegno per l’ambiente e l’occupazione

La Commissione Industria del Parlamento Europeo ha votato, lo scorso 2 settembre, l’allocazione di risorse finanziarie, afferenti al Programma Energetico Europeo per la Ripresa, finalizzate a perseguire il doppio obiettivo di promuovere il rispetto ambientale e garantire il sostegno all’occupazione. Si tratta, infatti, di uno strumento orientato a stimolare la ripresa dalla recessione, che colpisce complessivamente l’economia dell’UE, rafforzando la capacità dell’Unione di raggiungere i propri obiettivi politici in materia di energia, in particolare la sicurezza e la diversificazione degli approvvigionamenti energetici, il funzionamento del mercato interno dell’energia e la riduzione delle emissioni di gas ad effetto serra.

Si tratta di un importante finanziamento, di circa 114 milioni di euro, destinato a Enti Locali, Regioni ed Enti privati, per la realizzazione di progetti di efficienza energetica e fonti rinnovabili, indirizzati prevalentemente al sistema di trasporto pubblico, all’illuminazione stradale, all’installazione di contatori intelligenti, secondo l’approccio del basso impatto ambientale.

La realizzazione di tali azioni, avrà strategicamente ricadute positive sull’occupazione, poiché si tratta di attività che non possono essere delocalizzate, richiedendo manodopera locale: si tratta pertanto di una strategia che coniuga obiettivi ecologici all’importante  opportunità di muovere l’economia in ciascuno dei  territori, investiti da questa linea di finanziamento. In questa logica, troveranno particolare attenzione le proposte progettuali, promosse da partnership fra enti pubblici e privati con cooperative edilizie ed agenzie per lo sviluppo.

Paolo Bonafè – Presidente Ass. Cult. Laboratorio Venezia

www.laboratoriovenezia.it

La creatività al servizio dell’acqua del rubinetto.

Le campagne volte a promuovere il consumo dell’acqua del rubinetto, si moltiplicano e sviluppano nuovi strumenti di comunicazione, per educare i cittadini a modelli di utilizzo delle risorse a basso impatto ambientale.

In questa filosofia si colloca un concorso, aperto a tutti, intitolato “Message is the Bottle”, volto alla realizzazione di una bottiglia di design per l’acqua del rubinetto. Il promotore dell’originale iniziativa è una rete di partenariato che vede insieme Publiacqua, Controradio, Istituto Europeo di Design di Firenze e Legambiente Toscana. Il bando, che scade il prossimo 24 settembre, è scaricabile dal sito www.acquadelrubinetto.it, indica le specifiche tecniche e i materiali richiesti, precisando che la bottiglia dovrà avere le caratteristiche di  essere in vetro riciclato, di colore bianco trasparente, di alta qualità funzionale ed estetica e di prestarsi alla produzione industriale.

Nella nuova logica dei consumi a Km 0, l’acqua del rubinetto è di certo il prodotto che rientra maggiormente in questa filosofia, il suo uso rappresenta, infatti, una scelta che ha notevoli ricadute di impatto ambientale,  evitando il proliferare delle bottiglie di plastica e  i costi ambientali del loro trasporto su strada.

Queste campagne di coinvolgimento diretto dei cittadini mettono in luce quanto, i temi riferiti al rispetto per l’ambiente e allo sviluppo compatibile, possano vederci tutti protagonisti grazie a cambiamenti di stili di vita, che riguardano la nostra semplice quotidianità. Anche “Message is the Bottle”, sollecitando competenze e creatività, promuove in modo originale comportamenti sociali a basso impatto.

Paolo Bonafè

Presidente Ass.  Laboratorio Venezia

www.laboratoriovenezia.it

Una grande risposta civile contro la privatizzazione dell’acqua.

acqua pubblicaSenza grandi battage pubblicitari per la mobilitazione di massa, la campagna di raccolta  firme contro la privatizzazione dell’acqua, ha raccolto, in soli tre mesi, un milione e quattrocentomila adesioni.

Un successo straordinario che permetterà ai cittadini di esprimere – attraverso un referendum che dovrebbe tenersi nella primavera 2011 – il proprio parere nei confronti di un provvedimento governativo, che ha previsto per tutto il Paese la privatizzazione delle risorse idriche. Operazione che rischia di far aumentare le tariffe, peggiorare i servizi di distribuzione e diminuire la sicurezza del prodotto, nella consapevolezza che i nostri acquedotti esigono investimenti urgenti, poiché disperdono in media, nel loro percorso dalla fonte alle nostre abitazioni,  oltre il 60% di quanto estratto all’ origine. La campagna, non caratterizzatasi per l’appartenenza partitica dei promotori, ha mostrato che gli italiani si sono espressi a favore dell’ “acqua del Sindaco”, ma soprattutto ha evidenziato la loro forte  capacità di attivazione, quando si tratta di rivendicare il diritto di cittadini che vogliono decidere sull’uso dei beni comuni: questa mobilitazione fa cadere il luogo comune che ci assegna un’immagine di persone apatiche e indifferenti alle sorti della società in cui viviamo.

Ma la “battaglia per l’acqua” chiama tutti noi ad una sfida ancora più ardua e cruciale per il futuro dell’intera umanità e che riguarda scelte responsabili per far  fronte al dovere di dare risposta alla domanda di acqua del Pianeta e garantire il  diritto di tutti ad avere accesso a questo bene di prima necessità.

Paolo Bonafè Presidente www.LaboratorioVenezia.it

Nuove sinergie per la tutela del Pianeta

terraSabato 5 giugno l’ONU ha celebrato la Giornata Mondiale  dell’Ambiente, con iniziative che si sono svolte in tutti i Paesi: lo slogan dell’evento, dedicato alla biodiversità, è stato declinato in “Molte specie, un pianeta, un futuro”, con l’obiettivo complessivo di mobilitare l’attenzione di tutti i Governi sui cambiamenti climatici e la necessità di politiche per la salvaguardia della Terra. Il nuovo approccio all’ecologia fa propria una concezione olistica, capace di cogliere le questioni cruciali nella loro multidimensionalità: la tutela del pianeta non può essere delegata solo a scienza e tecnologia, ma esige il coinvolgimento dei cittadini affinché, in modo corresponsabile, rivedano i propri stili di vita  nelle modalità di consumo, di alimentazione, di mobilità, di uso del territorio e delle relazioni sociali. Attualmente è possibile produrre energia rinnovabile, non solo dall’ utilizzo del sole e del vento, ma anche dalla  forza che deriva dall’alternarsi delle marea e delle onde, progetti che stanno trovando concreta realizzazione nella costruzione di centrali, in grado di trasformare queste nuove fonti. Contemporaneamente, ci viene chiesto di valorizzare la biodiversità presente nel pianeta – ricchezza  che caratterizza economia, paesaggi e storia dei nostri territori – concorrendo all’equilibrio dell’ecosistema. Anche l’alto consumo di carne dei paesi occidentali va modificato: la produzione di 1 kg di carne bovina richiede 7 Kg di cereali e 13.150 litri d’acqua. L’agricoltura, dimostrando inutilità e  pericolosità di OGM e prodotti chimici, è centrale nella battaglia ecologica, se in sinergia con una revisione critica dei nostri stili di vita.

Paolo Bonafè Presidente ass.Laboratorio Venezia

Il disastro del Golfo del Messico stimolo per nuove fonti energetiche

centrale-biogasIl disastro  ambientale del Golfo del Messico, causato dalla  fuoriuscita di greggio dalla piattaforma BP, è all’attenzione dell’opinione pubblica come evento che impone una riflessione urgente, circa la necessità di cambiare l’attuale sistema delle fonti energetiche. Scienza e tecnologia ci vengono in aiuto grazie a  continue innovazioni: una forma di energia alternativa, ad esempio, è oggi rappresentata dal BIOGAS, miscela – composta per il 50-70% da metano e per il 30-50% da anidride carbonica – che si forma mediante la fermentazione di sostanze organiche.

Nel nord Europa sono già in funzione centrali che producono biogas attraverso il trattamento delle acque reflue e il processo di smaltimento dei rifiuti; si tratta di impianti che trattano in media 40.000 m³ di materiale al giorno, finalizzati a  produrre combustibile per i mezzi pubblici. Ogni anno,  nel nostro continente, si accumulano 88 milioni di tonnellate di rifiuti urbani biodegradabili che, gestiti in modo ottimale, produrrebbero benefici economici e per l’ ambiente stimati tra 1,5 e 7 miliardi di euro. L’Unione Europea, a partire da questi dati, è impegnata a stimolare gli Stati membri affinché adottino sistemi di produzione di energia rinnovabile, sfruttando  appieno il loro potenziale. La Comunità Europea ha fissato per il 2020 l’obiettivo che vede il fabbisogno energetico, del settore dei trasporti, coperto per un terzo da energia, attinta dal biogas ricavato dai rifiuti organici. Anche l’Italia è chiamata a questa  sfida, qualche esperienza è già in atto nel settore del TPL, ma ancora lunga è la strada per il  raggiungimento dei  parametri, previsti per il 2020.

 Paolo Bonafè presidente www.laboratoriovenezia.it