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Sindaco mettici la stessa forza e impegno che hai messo per il Bosco dello sport anche per la sanità e la residenzialità  

Abbiamo accolto con favore e senza tentennamenti la notizia che è stato approvato dal Governo il finanziamento che consente il completamento del progetto Bosco dello Sport.  Impianto che certamente contribuirà alla riqualificazione della città e dei suoi servizi.

Riteniamo tuttavia che ci siano ulteriori lavori e servizi ormai non più differibili e che andranno finanziati senza ulteriore indugio.  I cittadini pervicacemente e legittimamente vogliono, non solo rimanere nella loro città, a dispetto dell’esodo ormai inarrestabile, ma chiedono un cambio di passo qualitativo delle scelte future per Venezia  che dovranno valorizzarne la specificità e la cultura, quali parti dell’identità stessa delle sue mura e dei suoi abitanti.  Fatte queste premesse noi chiediamo al Sindaco di esigere con la medesima determinazione e forza applicate per il progetto Bosco dello Sport i finanziamenti governativi necessari per i seguenti due grandi temi:

 

SANITA’

I progetti futuri ipotizzati fin qui per Venezia, crediamo non si debbano limitare soltanto a qualsivoglia “style” italiano od estero, ma debbano anche considerare e realizzare in primis i bisogni e le aspettative dei nuovi cittadini veneziani. Venezia dovrà avere un profilo di vitalità economica e sociale non focalizzati unicamente sul turismo ma anche su coloro che la abitano, siano essi residenti, studenti, ed ospiti temporanei. E’ necessario ripartire da una città dove nascano e crescano i bimbi, le donne e gli uomini possano contare su un tessuto economico, lavorativo e sociale rinnovato e rinnovabile, quindi essenziale sarà un servizio sanitario per giovani, anziani ed ospiti, di doverosa qualità ed efficienza. La Sanità pubblica locale, riformata e innovata sarà uno dei presupposti indispensabili per arginare l’attuale spopolamento e impoverimento veneziano.

 

RESIDENZIALITA’

Indispensabili finanziamenti governativi vanno erogati per la ristrutturazione e recupero del patrimonio edilizio popolare comunale. Adeguandone gli impianti alle più innovative tecnologie di risparmio energetico e tutela ambientale.

Patrimonio che una volta ristrutturato andrà gestito e monitorato con funzione comunale dedicata che fra le altre cose riveda i criteri di assegnazione, velocizzandone e rendendo trasparenti e funzionali i metodi di gestione, i tempi e termini contrattuali.

 

Chiediamo quindi al Sindaco di fare, senza indugi e con fermezza, da tramite presso il Governo delle istanze e necessità di Venezia, di chi la ama e desidera poter proseguire a farlo rimanendo parte integrante e indispensabile della sua rinascita, auspicando che quanto affermato sulla stampa tempo fà, riferito ai residenti della città storica, sia stata solo una “non comprensione giornalistica”.

 

Paolo Bonafè – Segretario Comunale di Venezia

Leda Costantini –Responsabile Mestre e Terraferma

Venezia 13/07/2023

Quale idea di città 

Che a Mestre la questione “degrado urbano” finisse per assumere i  contorni dell’emergenza sociale era intuibile già da tempo; tuttavia  fino ad ora non sono stati fatti grandi passi avanti per contenere il problema ed anzi si ha la sensazione che si stia progressivamente estendendo anche in altre aree della terraferma.

 

Eppure alcune considerazioni sul “cosa” si dovrebbe fare  sono  già state elaborate da tempo:  ad esempio, recuperare il senso della legalità e la percezione  della sicurezza dai cittadini attraverso un’azione più incisiva delle forze dell’ordine (che non è certamente la pseudo “militarizzazione”  cui si vorrebbero sottoporre alcuni quartieri) accompagnata da importanti  interventi di sostegno “sul campo” per i tossicodipendenti; accelerare  le  iniziative di  integrazione religiosa e sociale che  favoriscano lo sviluppo di nuove aggregazioni multietniche; avviare al più presto dei progetti di recupero del contesto ambientale  incentivando al contempo  lo  sviluppo di attività commerciali di quartiere (magari anche recuperando  professionalità artigiane ora scomparse).

 

Tuttavia, perché  a  questo “cosa” possano seguire, con successo, un “come ” ed un “quando”,  deve esser ben chiara a chi amministra quale sia “L’IDEA DI CITTA” a cui tendere, ovvero quale sia il modello condiviso  dello sviluppo socio economico ed  urbanistico di riferimento per i successivi i 15/20 anni

 

Ha fatto molto rumore in questi giorni la  contrapposizione tra Save e Comune di Venezia sulla questione della tassa d’imbarco; quanto accaduto è un perfetto esempio di come la strada  da percorrere per trovare obbiettivi comuni  sia  ancora molto lunga e resti alta la possibilità che si creino situazioni di stallo, già viste in passato (come per la localizzazione dell’Angelo, tanto  per andare un po’ indietro, ma non troppo, con la memoria)

 

Ne consegue una semplice riflessione: ma se un comune a forte vocazione turistica non riesce a trovare la quadra con i suoi Hub principali (porto ed aeroporto) su quali basi potrà progettare il proprio futuro?

 

AZIONE VENEZIA ritiene che sia giunto il momento di voltare pagina e propone alla città di avviare una  riflessione su almeno quattro temi fondamentali: Trasporti, Turismo, Integrazione sociale,  Rigenerazione urbana.

 

Il nostro invito, rivolto a Università, Fondazioni, Imprese del territorio, Mondo del lavoro e del sociale, Operatori Culturali,  alla  Stampa   – il filo diretto e quotidiano con i cittadini – è di aprire un grande dibattito attraverso iniziative, proposte, confronti per costruire insieme  l’idea della  “CITTA’  CHE VORREMMO”, con la consapevolezza del perché la vorremmo proprio  così  e uscendo una volta per tutte dalle incertezze di un modello di sviluppo che oggi si fa fatica a comprendere  quale sia.

 

Alla politica resterà poi l’onere di individuare i punti qualificanti su cui declinare i programmi  ed il  compito di realizzarli secondo il mandato ricevuto dai cittadini.

 

Chi accetterà di farsi coinvolgere, e mi rivolgo in primis ai cittadini e alle associazioni, dove l’appartenenza non è partitica ma rivolta alla soluzione concreta dei problemi, lo farà per senso civico, spirito di servizio ma soprattutto per amore per la città, diventando protagonista di una sfida verso il domani. Noi vorremmo fare da collante, proprio perché non abbiamo un approccio ideologico ma pragmatico ai problemi che affliggono la città nel suo insieme.

E poi, dato che stiamo parlando del futuro della nostra città, chi altri dovrebbe preoccuparsene se non la città stessa?

 

#ItaliaSulSerio

 

Paolo Bonafé Segretario Comunale Azione Venezia

 

Bruno Barbadoro Giacobelli – Azione Venezia – componente direzione comunale

 

Venezia 03/07/2023

AZIONE – PRESENTAZIONE DELLA NUOVA SEGRETERIA COMUNALE DI VENEZIA – 06/06/2023

2023-06-09 Gazzettino Presentazione segreteria comiunale

2023-06-09 Corriere Veneto Azione guarda alle comunali del 2026-al

Da Venezia Today – giornale on-line:

https://www.veneziatoday.it/politica/azione-presenta-segreteria-partito-venezia-bonafe.html;

Dopo un anno dal congresso comunale, dopo le votazioni politiche di settembre 2022,  che hanno  visto una bella affermazione della lista Azione – Italia Viva con un 8,7% pari a circa 10.000 voti, al congelamento del partito unico e del coordinamento tra i due partiti, Azione Venezia rilancia la sua attività politica su Venezia partendo dall’ implementazione del direttivo comunale,  eletto dal Congresso,  con i subentri dei supplenti e dal rinnovamento della segreteria comunale.

Come partito abbiamo previsto una serie di iniziative politiche che metteremo in atto sul territorio, a partire da una cena di sostentamento delle popolazioni Emiliano Romagnole colpite dall’Alluvione, con un aperitivo solidale il giorno 9 giugno alle 18.30 al Gustoclick di Marghera,  con il racconto di chi ha operato in quei territori, nel dare una mano “fisica” con ns. giovani volontari, che economica tramite una sottoscrizione. Oltre a questa emergenziale vi saranno tutta una serie di iniziative politiche dove poter ascoltare, analizzare e fare proposte condivise con le categorie economiche, sui grandi temi che attanagliano la città, ovvero: Turismo ( di cui gli stati Generali organizzati nella stessa giornata del 6/6 a Venezia), sulle politiche per una residenza stabile e per invertire l’esodo, per la Salvaguardia della città storica e sulla lotta al moto ondoso, per la lotta al degrado e allo spaccio in terraferma, per rilanciare l’artigianato e il ritorno della piccola e media impresa in città, per invertire l’impoverimento commerciale e rilanciare lo sviluppo delle aree produttive e portuali metropolitane ( già il partito con Mara Carfagna è stato protagonista nella redazione della ZES di Portomarghera e per il decreto Fanghi). Questo grazie all’uso metodologico delle Tavole Rotonde e degli Stati Generali, aperti alle categorie economiche interessate ( sul porto l’abbiamo già fatto con le categorie nel mese di marzo 2023 e lo rifaremo.

La composizione della nuova segreteria è quindi la seguente:

Segretario comunale : Paolo Bonafè

Vice segretario comunale – Referente centro storico ed isole , Delega Associazionismo: Mauro Memo

Referente Mestre e terraferma – Delega Casa e residenzialità : Leda Costantini – vice Enrico Pasculli

Responsabile Comunicazione – Delega Artigianato e commercio: Cristian Zara

Responsabile Organizzazione – Alessandro Costantini

Delegato Attività produttive, lavoro, industria , formazione professionale: Luca Cotecchia – vice Paola Garbin

Delegato Sanità ed ambiente: Antonella Garro – Vice Mario Pizzolitto

Delegato Sicurezza e degrado: Tommaso De Vido

Delegato Politiche della Residenza, Politiche per la famiglia: Leda Costantini – vice Antonella Cavazzina

Delegato Turismo e Legge Speciale: Antonella Cavazzina

Delegato Mobilità, trasporti, Società partecipate: Aldo Mariconda

Delegato Urbanistica, edilizia privata, lavori pubblici e viabilità: Stefano Valonta

Delegato scuola, edilizia scolastica, formazione scolastica e università: Valentino Pietrobon    

Per quanto con cerne il turismo è parere di una parte della città (e che noi riteniamo sia da rivedere) che Venezia debba essere uno spazio fisicamente preservato, disponibile alla visita dei visitatori di tutto il mondo e nel maggior numero possibile. Questo è’ un modello che mira alla pura conservazione fisica e allo sfruttamento della città ai soli fini turistici.

Questo modello confligge, però fisiologicamente, con la necessità di una città abitata, che possieda caratteristiche ben precise,  tra le quali quella di avere delle attività lavorative (attività portuale, commercio, artigianato, ecc) alternative al solo turismo e  che viva anche di abitanti residenti.

E’ importante essere consapevoli del problema oggettivo che le aspettative dei cittadini, e in generale di coloro che ritengono che Venezia non possa perdere i suoi abitanti pena “perdere l’anima”, confliggono di fatto con quello che il mondo fin’ora ha chiesto e voluto che fosse Venezia. Lino Toffolo usava dire che Venezia senza i Veneziani è come Pompei.

Il Turismo deve essere controllato e si deve puntare su una qualità turistica che privilegi chi vuole restare in città per più giorni, piuttosto che il turista mordi e fuggi. Il contingentamento non può però essere gestito da restrizioni o tornelli, ma piuttosto da una politica di disenticivazione all’arrivo non programmato e all’uso dei nuovi strumenti che ci fornisce la tecnologia informatica e l’intelligenza artificiale. La proposta, lanciata anche dall’ultimo salone nautico, di puntare su un turismo di nicchia,  come quello della permanenza e sosta di mega yachts nell’area della marittima,  ci trova particolarmente d’accordo, come l’uso dei bacini per il refitting di questi natanti, che sono sempre più tecnologici e la propulsione green. Venezia può divenire certamente una nuova Montecarlo

Lo spopolamento di Venezia, causato da fenomeni in qualche modo epocali (il calo demografico e la naturale tendenza dei centri storici a svuotarsi) è anche determinato da un insieme di fattori, tra i quali l’assenza di disponibilità abitativa per giovani coppie, anche a causa del proliferare delle locazioni turistiche,  la mancanza di lavoro stabile in città, se non legato al turismo  e all’assenza di un sistema di mobilità moderno ed adeguato alle esigenze di mobilità dei cittadini e dei turisti (con la ovvia necessità di suddividere dove possibile i flussi). Per questo si deve cercare di portare nuova economia in città e non perdere il potenziale del proprio porto, che è un Home port di eccellenza. Puntare su Fusina e Portomarghera per gli ormeggi delle grandi navi passeggeri è un passaggio temporale, per arrivare ai grandi progetti di porto a mare,  con piattaforme di attracco fuori delle bocche di porto. Su porto Marghera si deve arrivare alla sostituzione delle attuali attività più inquinanti,  con lo sviluppo ed insediamento di nuove aziende ed industrie green e sulle nuove tecnologie e lavori del futuro. Il Polo dell’idrogeno è un esempio lampante di sviluppo compatibile con l’ambiente.

Sull’emergenza abitativa e il blocco all’esodo abitativo Azione vuole fare delle proposte politiche che si focalizzino, non solo su politiche abitative mirate ai residenti, ma anche su interventi complementari agli altri grandi temi in discussione per Venezia.

La proposta di politica residenziale specifica per Venezia, per Mestre e per Marghera, si vuole sviluppata su due grandi filoni: le nuove edificazioni e il recupero del patrimonio residenziale pubblico, dopo decenni di abbandono.  In questa ottica il patrimonio pubblico andrà gestito in modo competente, curato (creando una efficiente funzione dedicata comunale e regionale), utilizzando ogni livello di finanziamento europeo, nazionale, comunale, modificando i meccanismi di accesso all’alloggio, introducendo l’efficientamento energetico sostenibile degli immobili stessi.

La seconda è il recupero di aree ora dismesse e da destinare a nuove abitazioni da mettere sul mercato immobiliare. Nei primi anni 2000 sono già state riconvertire aree post industriali della Giudecca (vedi area Ex Jungans) per realizzare appartamenti in parte di social housing e in parte destinati alla libero mercato. Bisogna perseguire sulla strada intrapresa e mettere regole di mercato che prevedano l’impossibilità di acquisto di nuovi alloggi, per poi metterli sul mercato delle locazioni turistiche

Riteniamo poi, che il vasto patrimonio immobiliare pubblico, debba tornare ad una regia comunale, all’assessorato Casa di Cacciariana memoria, perché i molteplici enti pubblici che gestiscono immobili di residenziale pubblica non possono gestire autonomamente il complesso meccanismo delle assegnazioni, ma la regia deve essere unica e basata su regole e parametri chiari.

Poi vi è il tema residenza scolastica e universitaria, e qui si deve creare una sinergia tra l’Università e il Comune anche per concentrare i siti universitari e creare poi dei servizi pubblici dedicati, soprattutto legati ai trasporti e alla mobilità cittadina. La grande area del Vega che oggi sta vedendo la possibilità di essere ceduta dalla gestione pubblica a quella privata, potrebbe divenire un grande campus universitario dotato di parcheggio, mensa e sale auditorium. Lo stesso è già un hub di interscambio ferro (treno) e gomma(autobus) sia con Venezia, che con l’entroterra veneto. L’Università deve dialogare con l’Amministrazione Comunale e le scelte di entrambi gli enti devono andare concertate.

Per la mobilità, una possibile innovazione sarebbe la creazione / ultimazione dei terminal, anche previsti dal PUMS,  senza scandalizzarsi sull’uso dei PILI e di San Giuliano,  come interscambio tra bus turistici e mezzi acquei, in un’ottica di gestione dei flussi;  ma anche il riprendere alcuni grandi progetti per la città, come ad esempio la Sub lagunare, soprattutto ora che verrà costruita una bretella ferroviaria in zona aeroportuale e la nuova stazione di collegamento con l’alta velocità.

Per il commercio, condividiamo le forti preoccupazioni degli operatori commerciali rispetto alla situazione nella quale sembra esser caduta l’area di Piazza Ferretto a Mestre, con vetrine chiuse e serrande abbassate, che ormai da anni sembra non avere più alcuna prospettiva, ma anche della città storica come Calle delle Rasse. Pensiamo non sia possibile che il Cuore pulsante della nostra città sia senza alcuna prospettiva: sollecitiamo l’Amministrazione Comunale a farsi promotore con le Associazioni di Categoria e con i proprietari dei locali affinché si possa dare nuova linfa alla Piazza e nuova fiducia ai tanti che sarebbero pronti ad investire nuovamente.

Pensiamo non sia sufficiente solamente il rilanciare eventi ed iniziative durante tutto l’anno, come proposto da alcuni, che peraltro stanno avendo grande successo quando vengono organizzati e di questo il merito va all’Amministrazione, ma riteniamo sia necessaria una regia unitaria, che necessariamente deve stare in capo al Comune.

La migliore soluzione sarebbe quella di rendere anche su Mestre il “Distretto del Commercio” una entità a se stante, come già avvenuto in altre importanti città italiane e che tanto bene sta facendo a questi centri: vorrebbe dire attivare politiche di raccolta fondi, di iniziative di promozione e di proposte, che diversamente verrebbero meno o comunque con più difficoltà.

Il Distretto del Commercio costituisce infatti una delle principali espressioni a sostegno del settore nell’ambito dei centri storici e urbani.

In terraferma, seppur vero poi che i canoni di affitto si sono ridotti, non sono probabilmente ancora a portata di tanti e quindi proporremo anche su questa area la possibilità di attivare dei temporary shop, che sicuramente sarebbero molto apprezzati e che andrebbero a tutelare sia la proprietà che gli investitori.

Questi sono solo alcuni dei cambiamenti possibili finalizzati ad una decisa modifica della qualità della vita di chi questa città vuole abitarla, di chi ci lavora, studia o la visita con immutata meraviglia.

Venezia, 06/06/2023

AZIONE VENEZIA

Paolo Bonafè – Segretario Comunale Azione Venezia

25 aprile – una data da non dimenticare

25 aprile – una data da non dimenticare!

Non esiste una terza via tra fascismo e antifascismo, non esistono possibilità di neutralità.

Le dichiarazioni, gravissime e irricevibili, di membri del Governo, relative alla “sostituzione etnica”, ci palesano quanto sia indispensabile la celebrazione del 25 aprile, per riaffermare i valori di libertà (che non può esulare dall’accoglienza), di democrazia ( che significa integrare), di giustizia sociale ( come processo incessante e continuo) in un quadro storico e sociale in continuo cambiamento.

La data del 25 aprile è ricorrenza che deve riunire il Paese e rivestire un baluardo di democrazia. Ancor più oggi, quindi, vi è la necessità di ribadire e difendere i valori di libertà, di democrazia, di giustizia sociale, di pace che animarono, nel suo complesso, la Resistenza. La Democrazia non va mai data per acquisita, ma va sempre, giorno dopo giorno, coltivata, affermata e realizzata. Per buona parte del secolo scorso, i partiti italiani hanno sempre avvertito la necessità di anteporre alla loro, pur diversa connotazione politica, quella di partito “antifascista”, proprio per ribadire in quale terreno affondavano le loro radici.

Citando Aldo Moro, egli considerava il termine antifascista quale elemento caratterizzante ed appunto, tratto identitario della politica italiana.

Oggi siamo davanti ad uno strisciante è inquietante revisionismo storico e le parole del Presidente del Senato sull’eccidio di via Rasella e la sua falsificazione dei fatti,  sono, di per sé, un fatto gravissimo. La Resistenza italiana mostrò al mondo la volontà, l’autodeterminazione e la voglia di riscatto degli italiani, dopo anni di dittatura e di guerra di conquista. In questo giorno non si possono dimenticare i morti, sia tra i soldati che decisero di non accettare l’accordo con il dominatore, sia tra i tanti civili e partigiani che, con le loro azioni, diedero una accelerazione all’avanzata alleata, per la liberazione del Paese, e tutte le vittime dell’Olocausto e dei campi di stermino.

Oggi, rileggere le testimonianze dei martiri della Resistenza, significa mantenere e trasmettere la memoria e vivi i principi. Nulla è mai scontato, perché la storia ci mostra che l’orrore si può ripetere. Basti pensare alla guerra in Ucraina, quando mai avremmo potuto ipotizzare che, nel 2022, si potesse scatenare un conflitto così cruento nel cuore dell’Europa. Un continente che, dopo i massacri, gli orrori, la barbarie dei due conflitti mondiali, sembrava aver maturato una profonda cultura di pace. Purtroppo, la storia sembra non insegnare nulla, da parte nostra possiamo, però, mantenerne viva la memoria a favore delle nuove generazioni, anche grazie alla data del 25 Aprile. In questo giorno l’Italia non deve smettere di celebrare la Liberazione dal nazi-fascismo, nel  rispetto e con la profonda gratitudine per tutti coloro che hanno dato la vita per gli ideali di libertà e democrazia.

Firmato

Paolo Bonafè Segretario Comunale Azione

Antonella Garro Segretaria Metropolitana Azione

L’INSEGNAMENTO DI ALDO MORO COME GUIDA ALL’IMPEGNO POLITICO DEL CATTOLICO

Oggi 16 marzo è l’anniversario della strage di via Fani.
Quarantacinque anni fa morivano cinque uomini della scorta e rapito l’On. Aldo Moro. Per i più giovani è una data come un’altra per chi ha superato gli “anta” è stata la sconfitta dello Stato e la morte della prima Repubblica.
Forse le nuove generazioni non sanno neppure cosa sia successo allora, chi fosse stato Aldo Moro o come visse l’Italia democratica in quegli anni del terrore: il rapimento di Moro e la sua uccisione, dopo 56 giorni di prigionia, segnarono in modo lacerante e irreversibile la storia della nostra Repubblica.
Chi era Aldo Moro?
Era un rappresentante, forse il più significativo di una generazione di giovani intellettuali cattolici che, al termine del secondo conflitto mondiale, volle, nel solco tracciato da Alcide De Gasperi, dedicarsi alla fondazione e costruzione dello stato democratico, prima nell’assemblea costituente, e poi nell’azione di governo.
Moro fu leader di quel cattolicesimo democratico cui va il merito di aver dimostrato che esiste una conciliabilità fra cristianesimo e democrazia, anzi la possibilità di un arricchimento della democrazia attraverso i valori e la tradizione religiosa.
In lui erano presenti una grande capacità di dialogo e di ascolto delle ragioni dell’altro, di lucidità nella lettura dei segni di cambiamento nella storia del nostro paese, di apertura a nuove prospettive dell’azione politica, costruendo le condizioni per l’entrata dell’allora Partito Comunista Italiano nell’area del governo.
Raffinato intellettuale, politico sapiente, rimase sempre un uomo profondamente fedele e coerente ai valori del cattolicesimo, il suo pensiero, sul rapporto fra i cattolici impegnati in politica e la Chiesa, è ancora oggi di assoluta attualità e modernità.
Moro nel discorso di commemorazione per la morte di Luigi Sturzo (1959), rispondendo alle preoccupazioni espresse dalla Chiesa italiana, disse: «Luigi Sturzo ebbe certo presente in ogni momento la complessità della vita umana, la diversità dei valori, la distinzione dei piani nei quali si esplica l’attività umana. La Chiesa assunse per lui, sacerdote di fede e di piissima vita, posizione morale dominante. Ma, contrariamente a quanto è stato sostenuto, essa, in Sturzo, non assorbe, non oscura, non umilia lo Stato, il cui valore, il cui prestigio, la cui funzione egli affermò vigorosamente oltre tutto con una lunga milizia politica attenta ad ogni problema, preoccupata di ogni sbocco delle vicende sociali, indirizzata costantemente al valore, ad ogni valore, dell’esperienza statuale. L’azione dei cattolici nello Stato, svolta in piena autonomia e sotto la propria responsabilità, è appunto un omaggio reso allo Stato, un inserimento nello Stato mediante l’accettazione del suo valore. Essa, nell’uguaglianza democratica che è legge della convivenza, nella costante ispirazione agli ideali cristiani, è un contributo originale di pensieri e di valori morali, un’efficace difesa della propria intuizione del mondo, ma non è un’opportunistica appropriazione dello Stato, perché, snaturato e deformato, serva ad altro. L’autonomia dell’azione dei cattolici è segno e presupposto dell’autonomia dello Stato nel proprio ordine, autonomia che implica un valore proprio di esso e la permanente garanzia della vita democratica nel suo significato d’incessante ricerca, di confronto, di libertà».
E, ancora, al congresso di Napoli del 1962, Moro riprenderà la questione della difficoltà e della fatica che comporta l’essere cattolici impegnati in politica, con questo passaggio della sua relazione: «per svolgere con vantaggio il difficile processo di attuazione della idea cristiana nella vita sociale […]. Anche per non impegnare in una vicenda estremamente difficile e rischiosa l’autorità spirituale della Chiesa c’è l’autonomia dei cattolici impegnati nella vita pubblica […]. L’autonomia è la nostra assunzione di responsabilità, è il nostro correre da soli il nostro rischio, è il nostro modo personale di rendere un servizio e di dare, se è possibile, una testimonianza di valori cristiani nella vita sociale. E nel rischio che corriamo, nel carico che assumiamo c’è la nostra responsabilità morale e politica… ».
Da questo credo si possa evincere un grande insegnamento che è la “lezione morotea” della laicità, dello sforzo di comprensione, del rispetto, dell’ascolto reciproco. E dell’inquietudine, che accompagna sempre l’impegno politico dei cristiani ed è il loro destino. Ma che «è pur sempre un grande destino» diceva Moro.
Per non dimenticare. Da allora non abbiamo più avuto un vero politico  come Lui, rispettoso della Costituzione e delle minoranze. Un vero uomo dello Stato, un grande statista.
Paolo Bonafé
Segretario Comunale Azione Venezia

Decoro, legalità ed integrazione contro lo spaccio su Mestre

 

legalita e convivenza mestre2022-06-23 Nuova venezia Sicurezza Mestre

 

La scritta “pusher” apparsa nottetempo sopra la sedia normalmente occupata da uno spacciatore in un bar all’incrocio tra via Aleardi e via Gozzi, cuore della zona dove spaccio e consumo di droga sono spettacolo quotidiano è un grido di dolore che nasce dall’esasperazione e che non va ignorato. Bisogna aver ben presente che il pur importante presidio delle forze dell’ordine non può da solo contenere un fenomeno che coinvolge soggetti molto diversi. Se da un lato lo spaccio nella zona della Stazione di Mestre è principalmente organizzato da nordafricani refrattari a qualsiasi iniziativa di integrazione e per i quali la risposta non può che essere una costante azione di Polizia in cui vengano utilizzati senza incertezze tutti gli strumenti che la legislazione attuale mette a disposizione; dall’altro vi sono altri immigrati irregolari – sovente di origine magrebina – che mettono la propria disperazione al servizio di un piccolo ma capillare spaccio. Spesso sono proprio questi ultimi a finire sui giornali; ai margini della società, la loro vita normalmente non fa notizia eppure se fossimo in grado di prospettargli una opportunità di riscatto, probabilmente sarebbero in grado di coglierla. Sono sempre più i casi anche di aggressione da parte di baby bang Tutto questo induce nella cittadinanza un senso di insicurezza. Noi riteniamo che nessuna repressione militare  possa da sola risolvere questo problema diffuso anche in altre città.  Riteniamo invece che necessiti il lavoro certosino di integrazione degli uffici comunali, delle associazioni e delle stesse comunità etniche.

Un esempio di quanto sia importante che legalità ed integrazione siano aspetti diversi dello stesso agire, è quanto stato fatto di recente con le bande di giovanissimi (immigrati di seconda generazione, quasi tutti dell’Est Europa) che per un certo periodo hanno tenuto sotto tensione il centro di Mestre: attraverso una sorveglianza discreta delle forze dell’ordine, con un lavoro certosino di identificazione puntuale dei soggetti coinvolti ed il supporto da parte dei servizi sociali, per le iniziative volte recupero dei ragazzi la situazione oggi è finalmente cambiata, in meglio.

Vista la natalità costantemente in calo, il nostro paese avrà sempre più bisogno del lavoro di immigrati e della loro integrazione, come cittadini a tutti gli effetti, con eguali i diritti ed eguali doveri. La politica dell’emarginazione e del rifiuto creerà situazioni come quelle delle “banlieue parigine”, dove la criminalità organizzata è diventata oramai padrona dei territori.

Un segnale importante in questa direzione l’ha data la recente manifestazione di residenti bengalesi che hanno sfilato, compostamente, per chiedere miglior vivibilità nelle loro zone di residenza. La Cena condivisa di Via Piave, organizzata dalle associazioni è importante perché diventa momento comunitario e porta avanti il messaggio di integrazione ma anche da parte dei cittadini di riprendersi il proprio territorio.

La legalità prevede il rispetto delle regole condivise, ed è il primo requisito di un contratto sociale; senza legalità l’integrazione non è possibile ma anche senza integrazione non vi sarà mai completa legalità . Teniamoli sempre ben presenti: sono principi fondamentali del nostro futuro.

Paolo Bonafè, Segretario Comunale di Azione Venezia

Bruno Barbadoro Giacobelli, coordinatore per la Terraferma di Azione Venezia

Autorità della Laguna.. chi era costei?

autorita laguna

Per chi (comprensibilmente) si fosse ormai scordato di cosa si tratta: l’Autorità fu istituita in pompa magna nel 2020 col cosiddetto Decreto Agosto. All’Ente, “creatura” dell’on. Martella (ora Segretario Regionale del PD) si attribuivano secondo il testo del Decreto stesso “tutte le funzioni e competenze relative alla salvaguardia della città di Venezia e della sua laguna e al mantenimento del regime idraulico lagunare (..) nonché quelle già attribuite al Magistrato alle Acque”. Era ed è un’ottima idea: un’organizzazione con tutte le competenze di esercizio e gestione del MOSE, con autonomia e capacità di spesa e una governance chiara. Peccato che per due anni non se ne sia più sentito parlare, forse per la contrarietà di Brugnaro che si era molto lamentato perché poco coinvolto nella nomina del Presidente. Ora pare che si sia sbloccato la stallo grazie a una piccola modifica: il Presidente dell’Autorità sarà nominato “d’intesa” col Sindaco e non più solo “sentito” il Primo Cittadino. In più si ripristina il glorioso nome Magistrato Alle Acque. Speriamo che sia la volta buona e attendiamo ora il rapido varo dell’Autorità – Nuovo Magistrato Alle Acque. Si sono persi due anni per nulla.

 

Antonella Garro, Segretaria Metropolitana di Azione Venezia

Paolo Bonafè, Segretario Comunale di Azione Venezia

Memoria di Falcone e della strage di Capaci

falcone

30 anni fa la notizia della strage di Capaci irrompeva nella cronaca di un’Italia che stava entrando nella lunga stagione di Tangentopoli e sconvolgeva un mondo politico impegnato nella scelta del Presidente della Repubblica (venne eletto subito dopo, per effetto dello shock collettivo, Oscar Luigi Scalfaro).

La morte del giudice Falcone, della sua compagna Francesca Morvillo e degli uomini della scorta (Vito Schifani, Antonio Montinaro e Rocco di Cillo) nonché le circostanze drammatiche dell’attentato ricordarono ruvidamente a tutto il Paese che la Mafia era e continuava ad essere un pericoloso contropotere e una minaccia grave, nonostante le centinaia di condanne subite in seguito al maxi-processo che fu il coronamento del grande lavoro di Falcone (che subì la vendetta per quel grande risultato).

Falcone combatté una guerra, non solo contro la Mafia ma pure contro un sistema opaco, che pagò con la vita. Ci piace ricordare le parole di Antonino Caponnetto “Le battaglie in cui si crede non sono mai battaglie perse”.

A Falcone, agli altri morti di Capaci e a tutte le vittime della lotta alla Mafia, il nostro dolente e riconoscente ricordo.

 

Antonella Garro, Segretaria Metropolitana di Azione Venezia in Azione

Paolo Bonafè, Segretario Comunale di Venezia in Azione

23 maggio 2022

Agora’ democratica e giovani : diritto di protesta, diritti civili

A leggere sui giornali le (scarse) cronache di ciò che sarebbe accaduto ieri in alcune piazze d’Italia viene da pensare che gli studenti abbiano manifestato contro l’alternanza scuola/lavoro con ferocia, armati fino ai denti, con le forze dell’ordine costrette a difendersi utilizzando misura e senso delle proporzioni.

Peccato che le cose siano andate molto diversamente e che l’accaduto sia di una gravità inaudita, perché decine di studenti inermi sono stati manganellati da poliziotti inspiegabilmente accaniti e violenti.

Le manifestazioni no-vax vanno avanti da mesi paralizzando città, con cortei che non rispettano percorsi stabiliti e manifestanti facinorosi e insultanti, ma mai le forze dell’ordine sono ricorse ai manganelli. Chissà perché dei semplici studenti che solidarizzavano con un coetaneo morto sul lavoro e al massimo hanno tirato un uovo con della vernice sono stati picchiati a sangue. E chissà perché le (poche e inesatte) ricostruzioni giornalistiche riportano solo la versione della questura, senza tener conto di cosa raccontano i video.

Dobbiamo interrogarci tutti se questa e’ la giustizia che vogliamo, se questo e’ il rapporto che vogliamo instaurare con le giovani generazioni,  che sono gia’ frustrate da una prospettiva di vita difficile per loro, perche’ le garanzie che avevamo noi giovani degli anni 60 non sono piu’ reali oggi.

una politica che non accetta il dislogo assomiglia troppo ad una dittatura

Noi di Azione non accettiamo questa fotografia che sta dimostrando il Paese.

perdipiu’ il tema sicurezza sul lavoro e’ prioritario per la dignita’ dei lavoratori e della qualita’ di vita di ogni cittadino.

quindi in questo caso la ferita e’ doppia

mettiamoci tutti nell’ottica che dobbiamo garantire pari dignita’ alla protesta in un agora’ democratica.

Paolo Bonafe’

Cosa può fare l’Italia per il popolo afgano

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Quello che sta avvenendo in Afganistan è purtroppo l’epilogo di una politica internazionale sbagliata, guidata dagli Stati Uniti, ma che ha visto grandissimi errori anche da parte degli europei. L’occidente, nonostante il cospicuo investimento economico e militare e nel caso Italia, il riconosciuto ruolo che ha visto anche la perdita di preziose vite umane, sta perdendo la sua credibilità sul piano geopolitico e morale

Le scene che ci arrivano dai mass media rappresentano una sconfitta! C’è ora un solo modo per salvare il salvabile e la nostra dignità di Nazione. Per l’Afganistan non possiamo fare più nulla, ma possiamo fare ancora molto per i singoli cittadini afgani. La prima cosa è far entrare in Italia tutti quelli che hanno collaborato a vario titolo con il contingente italiano, altrimenti li lasciamo a morte certa, a seguito delle rappresaglie che ci sono e ci saranno (ogni guerra non insegna purtroppo mai nulla, perché le scene si ripetono come un triste copione purtroppo già visto anche da noi dopo il 1943 ). Sono quindi da sospendere la richiesta di visti di accesso e implementare il ponte aereo già attivato. Più in generale, occorre aprire corridoi umanitari mirati, in particolare per le giovani donne, per le minoranze etniche, per gli  attivisti e le  attiviste per la libertà. Sono molteplici le organizzazioni in italia che si sono rese disponibili, dal volontariato civile, ad organizzazioni legate alla Chiesa Cattolica e Valdese, vi sono anche  organizzazioni islamiche. Si tratta di riprendere idealmente quello che è già stato fatto in passato per i boat people vietnamiti, quando abbiamo mandato la flotta a recuperarli. Le reti di famiglie, associazioni e ONG sono le forme si sostentamento ed assistenza più vicine e pronte a mettersi fin da subito a disposizione per collaborare per l’ospitalità, raccolta fondi, corsi di lingua, inclusione in attività associative etc. Si tratta di agevolare la gestione di queste iniziative, più che attivarle. Infine sarà da sostenere anche i cooperanti e le associazioni italiane presenti nel paese, tra cui gli ospedali di Emergency e chi lavora nel campo dell’accoglienza e difesa delle donne. Inutile spendere soldi in operazioni di pace che sono poi di guerra, bisogna mirare alla difesa del singolo, di chi ha bisogno. Degli ultimi!

Venezia, 20 agosto 2021

Paolo Bonafè

Lido di Venezia