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DDL SANTANCHE’

Azione Venezia

COMUNICATO STAMPA DDL SANTANCHÈ

Azione convintamente ritiene che la proliferazione incontrollata delle locazioni turistiche (“LT” nel seguito) sia una delle cause (certo non l’unica) dello spopolamento della città e, insieme, costituisce un fattore che impatta in modo significativo sul fenomeno del cosiddetto overtourism.

È convinta che sia necessario introdurre per legge disposizioni per regolamentare le LT così come vengono regolamentati e disciplinati tutti gli altri settori delle attività produttive.

Per chiarezza, si precisa che non si ritiene che le LT siano un “male assoluto” (la loro presenza offre anche spazi positivi, di servizi al turista, di lavoro ai residenti e di possibilità di manutenzione dei palazzi) ma certamento lo è il loro proliferare senza alcun tipo di controllo o di pianificazione.

Il fenomeno riguarda tutte le città d’arte (e non solo) e ne depriva i centri storici non solo degli abitanti ma pure di tutto ciò che non è funzionale alla fruizione turistica e, in un circolo vizioso, rende sempre meno attraente e conveniente vivere in centro città, desertificandolo dalle funzioni urbane.

I centri delle nostre città non sono solo pietre e palazzi, sono topoi della mente, entità complesse che non possono non comprendere la memoria di sé e i loro abitanti, senza i quali ogni città diventa un non luogo, un “parco a tema”.

Questo finisce anche con l’impoverire significativamente la stessa esperienza di fruizione turistica da parte del visitatore.

L’obiezione dell’intangibilità della proprietà privata, posta dalle organizzazioni delle LT per contestare in punta di principio ogni limitazione all’uso dell’appartamento di proprietà, non è consistente: lo stesso art. 42 Cost recita “La proprietà privata è riconosciuta e garantita dalla legge, che ne determina i modi di acquisto, di godimento e i limiti allo scopo di assicurarne la funzione sociale e di renderla accessibile a tutti”.

Ovvero il godimento della proprietà è sempre condizionato al bene comunee/o pubblico.

E appunto per Azione, il concetto di bene pubblico si applica anche per elementi immateriali come l’esistenza in vita dei centri storici e la salvaguardia dei loro abitanti e delle loro tradizioni. In altri termini, il diritto di utilizzo di una proprietà privata è sempre comunque vincolato al non nuocere alla comunità; e questo non comporta un vulnus al principio – che non vogliamo certo mettere in discussione – del diritto alla proprietà privata.

Del resto, già città in altri Paesi, dove certamente il diritto alla proprietà privata non è discussione, hanno preso provvedimenti di regolamentazione che introducono limitazioni.

L’Italia, buona ultima, tramite il DDL Santanchè ha se non altro cominciato a porsi il problema.

All’iniziativa del Ministero del Turismo va dunque riconosciuto il merito di cercare di mettere mano al fenomeno.

Il pregresso

Il DDL Santanché (inizialmente previsto come Disegno di Legge, poi convertito in Decreto e successivamente ancora riportato a Disegno) ha visto tre successive scritture.

La prima bozza del testo del DDL Santanchè data 23/5 u.s. prevede una registrazione a livello nazionale delle attività di LT rendendo obbligatorio un CIN (Codice Identificazione Nazionale) che sostanzialmente rispecchia quello che in molte Regioni (tra cui il Veneto) esiste già.

È un utile disposto che contrasta l’abusivismo e l’evasione fiscale ma che, soprattutto ove già previsto un CIR (Codice Identificativo Regionale), non impatta sulla limitazione del fenomeno.

L’unico disposto vagamente restrittivo (e infatti contestato dalle organizzazioni) è l’obbligo di una permanenza di almeno due notti del locatario.

Questa prima versione è stata commentata da Azione Venezia negativamente perché, a dispetto dell’asserita intenzione di salvaguardare la residenzialità dei centri storici ed impedirne lo spopolamento, prevedeva solo disposizioni nella sostanza ininfluenti.

Così ininfluenti che, con un po’ di malizia, si poteva ritenere che nella redazione del testo fosse stata significativa l’influenza delle organizzazioni delle LT.

Azione Venezia aveva conseguentemente suggerito agli esponenti in Parlamento del partito di intervenire in sede di Commissione Parlamentare con una proposta strutturata di vero e proprio emendamento del testo da sottoporre.

La seconda versione del DDL, datata 6/9, modifica in modo importante le impostazioni della prima versione e, a giudizio di Azione, va nella direzione auspicabile.

Le modifiche più significative sono le seguenti:

1. La soglia massima di appartamenti dedicati alla LT oltre la quale scatta l’obbligo di attività imprenditoriale (con le relative conseguenze) passa da 4 a 2 (art. 2.5);

2. Viene introdotta (art. 5) tutta una serie di obblighi in termini di requisiti di sicurezza analoghi a quelli delle strutture alberghiere per qualsiasi appartamento locato, per ottenere riconoscimento nazionale. Ai sensi dell’art. 3.4 la disposizione pare di fatto retroattiva perché introduce l’obbligo di ottenere il CIR nazionale anche da parte dei detentori di un preesistente CIR regionale

3. Viene confermato il vincolo minimo di soggiorno già previsto nella bozza 23/5, ma introducendo un vincolo fino ad oggi inesistente) che la durata del soggiorno in LT sia almeno di 2 giorni.
La terza e ultima versione del DDL, datata 23/9 u.s., mantiene l’ossatura della versione precedente solo alleggerendo l’obbligo di dotarsi di infrastrutture antincendio che viene previsto solo in quelle strutture che dispongono di almeno 25 posti letto. È indubbiamente una modifica che rende meno incisivo il disposto di legge, del resto si immagina sia stata obbligata per mantenere la par condicio con gli analoghi obblighi per gli alberghi, che appunto scattano al raggiungimento della medesima soglia di posti letto.

La posizione di Azione Venezia

SI valuta complessivamente in modo positivo il DDL nella sua attuale versione perché, ancorché certamente perfettibile, comunque introduce elementi positivi.

Oltre alla già ricordata introduzione del CIN, pone precise soglie oltre la quale scatta la tipologia di attività professionale (se non altro eliminando la somma iniquità di consentire la tassazione con la cedolare secca a rendite assai cospicue) e introduce obblighi che possono rappresentare oggettivamente un deterrente all’intrapresa dell’attività, comunque vanno a favore della sicurezza degli ospite e rispondono precisamente alla logica (corretta) di equiparare le LT alla disciplina dell’attività alberghiera – trattandosi oggettivamente di realtà spesso configurabili come albergo diffuso.

Restano altresì criticità come la disposizione secondo la quale nella LT sono somministrabili prestazioni accessorie perché può essere pronuba all’introduzione, al di là della fornitura di biancheria e al servizio di pulizia, di altri servizi accessori tipici dell’albergo (ad es. le colazioni) e dunque all’utilizzo di appartamenti da parte degli alberghi, con elusione di fatto della specificità delle LT.

Inoltre, si ritiene migliorabile il DDL laddove si elevi il soggiorno minimo da 2 a 4 notti, per salvaguardare nelle LT un uso più simile possibile ad un abitativo, e dunque escludendo la presenza “mordi e fuggi”, tipica dell’albergo, e che tanto molesta risulta per i residenti negli stessi immobili ove si svolge la LT.

Per tutto quanto premesso, proponiamo di votare a favore del DDL, lavorando ove possibile per introdurre le modifiche sopra evidenziate.

Considerazioni conclusive

Il sostegno al DDL Santanchè risponde alla ragione dell’hic et nunc e, nello spirito pragmatico di Azione, si valuta positivamente l’introduzione in tempi brevi di una legge nazionale regolatrice la cui necessità, per quanto circostanziato in premessa, è di palmare evidenza.

Azione vede con interesse iniziative regolatorie, come per esempio la proposta di legge recentemente illustrata alla Camera dei Deputati da ATA (Alta Emergenza Abitativa), che avendo le stesse finalità dichiarate dal DDL Santanché approcciano il problema con filosofie che lasciano ai singoli Comuni una certa autonomia nella definizione delle limitazioni brevi per consentire misure customizzate sulle singole realtà e quindi una “regolamentazione fine” (ad esempio, fissazione del tetto di posti letto disponibili in LT in rapporto alla capacità residenziale delsingolo quartiere o misure per favorire le piccole integrazioni al reddito – in un reale esercizio di sharing economy – contro le grandi aggregazioni organizzate).

Si è, inoltre, consapevoli che non è la sola regolamentazione delle LT che porterà una retrocessione degli immobili abitativi alla loro destinazione residenziale e, dunque, questa dovrà inserirsi in un contesto di disposizioni più ampio che preveda premialità fiscali per chi loca a residenti ed un più efficace sistema per la liberazione degli immobili residenziali in caso di morosità(disposizioni che evidentemente non fanno parte del perimetro del Ministero del Turismo e quindi non possono essere incluse nel DDL in questione).

Infine, allargando l’orizzonte, si è altresì persuasi che la disponibilità di alloggi per la residenza è in qualche modo solo un prerequisito, certo fondamentale ma non esaustivo, del problema generale del recupero demografico dei centri storici ad alta tensione turistica (in primis quello di Venezia).

Restano i problemi di vivibilità, di costi, di accessibilità, di disponibilità di lavori attrattivi e stimolanti. Sono tutti problemi giganteschi e complessi, che sarebbe ingenuo ignorare, che Azione Venezia non ignora affatto, e che devono essere approcciati con determinazione e coraggio (anche di scelte impopolari). Ma, si ribadisce,: la disponibilità di case è la conditio sine qua non per poter concepire un futuro per Venezia diverso dalla città/albergo che tutti, almeno a parole, aborrono.

Venezia 07/10/2023

Paolo Bonafè – Segretario Comunale di Venezia
Anna Paola Klinger – Delegata Turismo

#ITALIASULSERIO

La questione demografica

Sempre meno residenti a Venezia: «La colpa non è di chi va via dalla città»
https://www.veneziatoday.it/attualita/calo-demografico-dibattito-centro-storico-bre.ve-azione
Con il consueto inarrivabile talento di dire male (malissimo) anche concetti su cui ha mezza ragione, Brugnaro aveva recentemente sostenuto che Venezia perde abitanti per morìa degli stessi, perché la popolazione è mediamente vecchia. È stato massacrato per questa affermazione ma i dati che troneggiano sulla stampa oggi mostrano che la causa principale del calo è effettivamente (di gran lunga) il rapporto nati morti. Perché, vero che è (di poco) negativo anche il flusso di immigrazione/emigrazione, ma pesa molto meno e soprattutto mostra che incredibilmente (viste le note difficoltà) c’è un numero di residenti che entrano nella città storica (e pure nelle isole) comparabile, ancorché minore, a quello di coloro che escono. Lo precisiamo non certo per difendere il Sindaco ma per mettere in rilievo due corollari a quanto sopra: il primo che l’inerzia demografica nel breve periodo continuerà inevitabilmente e sarà vano stracciarsi le vesti per questo, bensì combattere la battaglia sul piano del ripristino della composizione per età della popolazione, ovvero attirare residenti nuovi e giovani. Il secondo corollario è che i dati dimostrano che Venezia è comunque in grado di attrarre residenti, nonostante i giganteschi ostacoli. Quanti altri potrebbero arrivare ove si concretizzassero le condizioni per favorirne l’ingresso? Questo per rispondere alla narrazione pelosa di chi sostiene che ormai è una battaglia persa, che non c’è nulla da fare e quindi tanto vale affittare le case ai turisti. Altra cosa detta male da Brugnaro è che il calo delle città storiche è una tendenza epocale in tutto il mondo occidentale (e, aggiungiamo noi, il calo demografico è un macrotrend generale). Vero, solo che altrove (e Brugnaro finge di ignorarlo), il fenomeno è sdrammatizzato dal fatto che le espansioni novecentesche si trovano a ridosso delle città storiche, continuando a percepirle come ‘centro di riferimento’. Cosa che a Venezia non avviene e la rende un unicum da questo punto di vista. La tutela della residenzialità qui è dunque un obiettivo vitale come da nessun’altra parte al mondo. Molto poi si deve fare per riportare la città storica ad essere un riferimento di tutta l’area urbana (cosa che sembra lontanissima dal sentire del Sindaco che, anzi, esalta in ogni modo la separatezza tra le due realtà di terra e di acqua). Come? La mobilità è fondamentale, ovviamente. Ma qui si entra in un campo complesso, da affrontare in altre sedi.
Paolo Bonafè – Segretario Comunale
Cecilia Tonon – Capogruppo “Venezia è tua” in Consiglio Comunale #ItaliaSulSerio 24 settembre 2023

 

COMMERCIO, RESIDENZA E LAVORO: TRE OBIETTIVI PER TOGLIERE MESTRE DAL DEGRADO E DARE UN FUTURO DI SVILUPPO ALLA CITTA’

Il tema commercio sta avendo una particolare rilevanza in queste cronache estive, tanto che sembra una novità la desertificazione di attività commerciali, come sembra sia una novità la movida notturna dei locali in centro storico veneziano e la legittima richiesta dei residenti di poter dormire dopo le 23.

Due realtà contrapposte tra loro, due città diverse nella stessa città, con ricette diverse da attuarsi: caos e schiamazzi a Venezia, per una vita notturna animata e silenzio e degrado a Mestre, dove sono sempre più le serrande chiuse a causa della chiusura di attività, molte volte di negozi di vicinato.

Oramai anche il settore alimentare, nelle varie declinazioni, è sempre più rivolto alla clientela turistica, e questo avviene anche su Mestre, seguendo il triste esempio della città storica.

La Confesercenti ha presentato studi dove si evidenzia che il commercio può essere un elemento rivitalizzatore di parti di città dimenticate ed è certo così. Su Mestre noi riteniamo che si confonda la causa con l’effetto: è il commercio che si rivitalizza quando i clienti hanno capacità di spesa e dove esiste nuova residenzialità. Il commercio ha bisogno di una residenza stabile. Nella fattispecie Mestre si ripopolerà di negozi quando ci saranno clienti che consentiranno a questi negozi di stare in vita. Da tempo si ha la sensazione di un progressivo e inarrestabile impoverimento della popolazione residente, a cui ha fatto seguito una desertificazione commerciale drammatica, come testimonia la centralissima via Olivi (ma non solo).

Cosa diversa su Venezia, dove molte attività commerciali sopravvivono anche per la presenza delle attività alberghiere, di locazioni turistiche e B&B. Definire che i posti letto a Venezia si equivalgono al numero dei residenti è la chiara fotografia di come sopravvive il commercio in città. Alcuni, come il Direttore di AVA in un recente convegno da noi organizzato, ha anche fatto presente che molte professioni sopravvivono a Venezia proprio perché esiste l’imprenditoria alberghiera, altrimenti chi darebbe lavoro ad avvocati, ingegneri e architetti, visto il sempre minore numero di residenti? Cosa permetterebbe la sopravvivenza di negozi di vicinato a Venezia, se non ci fossero gli avventori di locazioni turistiche e B&B? Venezia certamente senza turisti vivrebbe la stessa condizione che vive Mestre.

La desertificazione commerciale di tante vie del centro di Mestre è sintomo di degrado e questi luoghi, la sera, diventano presto ricettacolo di sbandati. Vedi anche quanto è avvenuto in aree dismesse come quella dell’Ex Ospedale Umberto I

Quindi su Mestre possiamo certamente richiedere maggiore presenza delle forze di polizia o dei servizi sociali, ma questa parte della città di Venezia tonerà ad essere sicura solo quando tornerà un benessere diffuso, quando torneranno i negozi, ma soprattutto quando tornerà il lavoro, stabile, legato a grandi aziende, ad attività produttive floride, ad una industria green che ripopoli le attuali aree di Portomarghera. Quindi necessita lavoro, lavoro, lavoro. Per questo le polemiche sterili di chi vive di rendita in città sono da stigmatizzare  A questo proposito Mestre dovrebbe ricordare di essere una grande città industriale e portuale e scatenare il finimondo sulle molte posizioni ambientaliste radicali,  che di fatto ne hanno bloccano lo sviluppo, come successo per anni per quanto concerne il Porto con il Piano Morfologico della Laguna e la continua “querelle” sulle grandi navi oppure sullo sviluppo della area ZES. Gli integralisti del NO a tutto non fanno il bene della città, e i più non si stanno accorgendo che, oggi,  viviamo il risultato delle scelte di quella minoranza rumorosa,  che ha sovrastato invece la maggioranza silente, che non si mobilita e non fa rumore,  ma che in questo caso subisce.

Le grida di pochi attivisti zittiscono la massa di gente laboriosa,  che crede nel futuro di sviluppo di questa città. Condivido molto quanto diceva Lino Toffolo, un amante di questa città. Veneziano radicato nella sua Murano, che usava dire che Venezia senza i Veneziani è come Pompei. Appunto, noi non vogliamo diventare un Museo a cielo aperto,  con vogliamo divenire dei figuranti in maschera. Noi di Azione, invece vogliamo:  Sviluppo, Lavoro e Nuova residenza  ed una industria e una portualità sostenibili ( perché Venezia per la sua storia è un grande porto commerciale) e non ci arrendiamo ai fatalisti (od interessati) che vogliono questa città come un grande Museo all’aperto.
Paolo Bonafè, Segretario Comunale – AZIONE Venezia

Cristian Zara, Responsabile Commercio, Artigianato & Comunicazione – AZIONE Venezia

2 Agosto 2023

COMMERCIO, RESIDENZA E LAVORO: TRE OBIETTIVI PER TOGLIERE MESTRE DAL DEGRADO E DARE UN’FUTURO DI SVILUPPO ALLA CITTA’

Il tema commercio sta avendo una particolare rilevanza in queste cronache estive, tanto che sembra una novità la desertificazione di attività commerciali, come sembra sia una novità la movida notturna dei locali in centro storico veneziano e la legittima richiesta dei residenti di poter dormire dopo le 23.

Due realtà contrapposte tra loro, due città diverse nella stessa città, con ricette diverse da attuarsi: caos e schiamazzi a Venezia, per una vita notturna animata e silenzio e degrado a Mestre, dove sono sempre più le serrande chiuse a causa della chiusura di attività, molte volte di negozi di vicinato.

Oramai anche il settore alimentare, nelle varie declinazioni, è sempre più rivolto alla clientela turistica, e questo avviene anche su Mestre, seguendo il triste esempio della città storica.

La Confesercenti ha presentato studi dove si evidenzia che il commercio può essere un elemento rivitalizzatore di parti di città dimenticate ed è certo così. Su Mestre noi riteniamo che si confonda la causa con l’effetto: è il commercio che si rivitalizza quando i clienti hanno capacità di spesa e dove esiste nuova residenzialità. Il commercio ha bisogno di una residenza stabile. Nella fattispecie Mestre si ripopolerà di negozi quando ci saranno clienti che consentiranno a questi negozi di stare in vita. Da tempo si ha la sensazione di un progressivo e inarrestabile impoverimento della popolazione residente, a cui ha fatto seguito una desertificazione commerciale drammatica, come testimonia la centralissima via Olivi (ma non solo).

Cosa diversa su Venezia, dove molte attività commerciali sopravvivono anche per la presenza delle attività alberghiere, di locazioni turistiche e B&B. Definire che i posti letto a Venezia si equivalgono al numero dei residenti è la chiara fotografia di come sopravvive il commercio in città. Alcuni, come il Direttore di AVA in un recente convegno da noi organizzato, ha anche fatto presente che molte professioni sopravvivono a Venezia proprio perché esiste l’imprenditoria alberghiera, altrimenti chi darebbe lavoro ad avvocati, ingegneri e architetti, visto il sempre minore numero di residenti? Cosa permetterebbe la sopravvivenza di negozi di vicinato a Venezia, se non ci fossero gli avventori di locazioni turistiche e B&B? Venezia certamente senza turisti vivrebbe la stessa condizione che vive Mestre.

La desertificazione commerciale di tante vie del centro di Mestre è sintomo di degrado e questi luoghi, la sera, diventano presto ricettacolo di sbandati. Vedi anche quanto è avvenuto in aree dismesse come quella dell’Ex Ospedale Umberto I

Quindi su Mestre possiamo certamente richiedere maggiore presenza delle forze di polizia o dei servizi sociali, ma questa parte della città di Venezia tonerà ad essere sicura solo quando tornerà un benessere diffuso, quando torneranno i negozi, ma soprattutto quando tornerà il lavoro, stabile, legato a grandi aziende, ad attività produttive floride, ad una industria green che ripopoli le attuali aree di Portomarghera. Quindi necessita lavoro, lavoro, lavoro. Per questo le polemiche sterili di chi vive di rendita in città sono da stigmatizzare  A questo proposito Mestre dovrebbe ricordare di essere una grande città industriale e portuale e scatenare il finimondo sulle molte posizioni ambientaliste radicali,  che di fatto ne hanno bloccano lo sviluppo, come successo per anni per quanto concerne il Porto con il Piano Morfologico della Laguna e la continua “querelle” sulle grandi navi oppure sullo sviluppo della area ZES. Gli integralisti del NO a tutto non fanno il bene della città, e i più non si stanno accorgendo che, oggi,  viviamo il risultato delle scelte di quella minoranza rumorosa,  che ha sovrastato invece la maggioranza silente, che non si mobilita e non fa rumore,  ma che in questo caso subisce.

Le grida di pochi attivisti zittiscono la massa di gente laboriosa,  che crede nel futuro di sviluppo di questa città. Condivido molto quanto diceva Lino Toffolo, un amante di questa città. Veneziano radicato nella sua Murano, che usava dire che Venezia senza i Veneziani è come Pompei. Appunto, noi non vogliamo diventare un Museo a cielo aperto,  con vogliamo divenire dei figuranti in maschera. Noi di Azione, invece vogliamo:  Sviluppo, Lavoro e Nuova residenza  ed una industria e una portualità sostenibili ( perché Venezia per la sua storia è un grande porto commerciale) e non ci arrendiamo ai fatalisti (od interessati) che vogliono questa città come un grande Museo all’aperto.
Paolo Bonafè, Segretario Comunale – AZIONE Venezia

Cristian Zara, Responsabile Commercio, Artigianato & Comunicazione – AZIONE Venezia

2 Agosto 2023

Il “Penultimatum” dell’UNESCO

La minaccia dell’UNESCO, l’ennesima (ormai non si contano i “penultimatum”), di inserire Venezia nella lista dei Patrimoni dell’Umanità a rischio, verte sostanzialmente su tre punti: l’emergenza climatico/ambientale, l’eccessivo attivismo urbanistico e l’overtourism.

Sul primo punto si riconoscono i benefici del MOSE, delle opere di protezione della Piazza, dello stop del passaggio delle Grandi Navi ma, guarda caso, “non basta”. Non basta mai.. non gli hanno spiegato bene come funziona l’impermeabilizzazione della Piazza, poi ci sono gli effetti del traffico sul Canale dei Petroli, e i natanti inquinanti e non dimentichiamo l’inquinamento di Porto Marghera.. Insomma, una posizione che sembra dettata da quel furore ideologico/ambientalista (che a Venezia conosciamo bene) per cui si ha la netta impressione che qualsiasi misura messa in atto non sarebbe comunque stata ritenuta sufficiente.

Stesso furore ideologico aprioristico sembra animare anche i rimproveri sull’eccessivo attivismo urbanistico. Vorremmo capire come impattano sul Patrimonio dell’Umanità la bretella ferroviaria dell’aeroporto o la torre Setten (senza entrare nei pro e contro di quest’ultima). Traspare un’idea di pura conservazione dell’esistente peraltro estesa alla Terraferma che si vorrebbe insensatamente “congelare” perché l’UNESCO pretende un “perimetro di protezione più esteso”. Peraltro, l’impostazione confligge con l’altra criticità, il calo dei residenti, che giustamente l’UNESCO rileva. Perché il concetto di salvaguardia va inteso in senso olistico, considerando anche le opportunità di sviluppo delle attività economiche ‘altre’ rispetto al turismo e quindi le prospettive di vita e di attrattività del luogo. Esattamente il contrario della logica di pura conservazione che sembra stia a cuore dell’UNESCO, che sembra approcciare Venezia con le stesse modalità di un sito archeologico.

L’UNESCO ha altresì ragione da vendere sul terzo punto, l’allarme per l’overtourism. Sulla cui regolamentazione si è discusso molto e fatto nulla. Qui però si pone un problema all’UNESCO stessa: ormai tutti i siti di attrazione turistica, anche quelli secondari, soffrono di un assedio soffocante che in moltissimi casi degrada la fruizione da parte del turista stesso. È un tema mondiale ed epocale tale per cui, su queste basi, l’UNESCO dovrebbe mettere nella danger list moltissimi siti. Venezia non è né migliore né peggiore di Ortigia, di Macchu Picchu, Barcellona, Bruges o il Taj Mahal. E l’aspetto amaramente ironico è che città e borghi fanno a gara per essere inserite nel prestigioso elenco dei siti Patrimonio dell’Umanità proprio per averne un impulso turistico. Ed è proprio il turismo, quando eccessivo, che costituisce un potenziale motivo di esclusione.

In ogni caso, se mai Venezia entrerà nella danger list sarà un motivo di imbarazzo per lo Stato Italiano, che ha la responsabilità di Venezia nei confronti del mondo. Per noi cittadini cambierà ben poco. Ci terremo i nostri problemi e le nostre speranze di costruire un futuro di equilibrato sviluppo per la città e tutta l’area vasta. Con una consapevolezza: Venezia È di fatto un patrimonio dell’umanità e tale rimarrà. Checché ne pensi l’UNESCO.
#ItaliaSulSerio

Antonella Garro, Segretaria Metropolitana
Paolo Bonafè, Segretario Comunale

1 Agosto 2023

Commercio a Mestre, come poter evitare la desertificazione dei negozi

2023-06-09 Comunicato stampa su commercio a Mestre

AZIONE VENEZIA condivide le forti preoccupazioni degli operatori commerciali rispetto alla situazione nella quale sembra esser caduta l’area di Piazza Ferretto a Mestre, con vetrine chiuse e serrande abbassate, che ormai da anni sembra non avere più alcuna prospettiva.

Pensiamo non sia possibile che il Cuore pulsante della nostra Mestre sia senza alcuna prospettiva: sollecitiamo l’Amministrazione Comunale a farsi promotore con le Associazioni di Categoria e con i proprietari dei locali affinchè si possa dare nuova linfa alla Piazza e nuova fiducia ai tanti che sarebbero pronti ad investire nuovamente.

Pensiamo non sia sufficiente solamente il rilanciare eventi ed iniziative durante tutto l’anno come proposto da alcuni, che peraltro stanno avendo grande successo quando vengono organizzati e di questo il merito va all’Amministrazione, ma riteniamo sia necessaria una regia unitaria, che necessariamente deve stare in capo al Comune.

La migliore soluzione sarebbe quella di rendere anche su Mestre il “Distretto del Commercio” una entità a se stante, come già avvenuto in altre importanti città italiane e che tanto bene sta facendo a questi centri: vorrebbe dire attivare politiche di raccolta fondi, di iniziative di promozione e di proposte, che diversamente verrebbero meno o comunque con più difficoltà.

Il Distretto del Commercio costituisce infatti una delle principali espressioni a sostegno del settore nell’ambito dei centri storici e urbani.

Seppur vero poi che i canoni di affitto si sono ridotti, non sono probabilmente ancora a portata di tanti e quindi proporremo anche su questa area la possibilità di attivare dei temporary shop, che sicuramente sarebbero molto apprezzati e che andrebbero a tutelare sia la proprietà che gli investitori.

Giudichiamo positivamente la politica dell’amministrazione comunale rispetto alla concessione ai giovani degli spazi di proprietà pubblica ad affitto agevolato per l’apertura di nuove attività: questa è l’attenzione che deve esserci rispetto a quanti vogliono fare impresa anche su Mestre.

Paolo Bonafè – Segretario Comunale AZIONE VENEZIA

Cristian Zara – Responsabile Area Commercio-Artigianato  e Comunicazione AZIONE VENEZIA

QUALI POLITICHE PER SVILUPPARE LA RESIDENZIALITA’ E PER BLOCCARE L’ESODO  

2023-05-29 QUALI POLITICHE PER LA RESIDENZIALITà E PER BLOCCARE L'ESODO-12023-05-29 QUALI POLITICHE PER LA RESIDENZIALITà E PER BLOCCARE L'ESODO-2

 

Come Azione Venezia ci stiamo domandando come dev’essere il futuro di Venezia per i prossimi 30 anni.

Per rispondere a questa domanda dobbiamo pensare ad un modello di sviluppo compatibile e gli errori che sono stati compiuti fino ad ora, visto che la città storica si sta spopolando di residenti e di attività produttive.

E’ parere di una parte della città (e che noi riteniamo sia da rivedere) che Venezia debba essere uno spazio fisicamente preservato, disponibile alla visita dei visitatori di tutto il mondo e nel maggior numero possibile. Questo è’ un modello che mira alla pura conservazione fisica e allo sfruttamento della città ai soli fini turistici.

Questo modello confligge, però fisiologicamente,  con la necessità di una città abitata, che possieda caratteristiche ben precise,  tra le quali quella di avere delle attività lavorative (attività portuale, commercio, artigianato, ecc) alternative al solo turismo e  che viva anche di abitanti residenti.

E’ importante essere consapevoli del problema oggettivo che le aspettative dei cittadini, e in generale di coloro che ritengono che Venezia non possa perdere i suoi abitanti pena “perdere l’anima”, confliggono di fatto con quello che il mondo fin’ora ha chiesto e voluto che fosse Venezia. Lino Toffolo usava dire che Venezia senza i Veneziani è come Pompei

Lo spopolamento di Venezia, causato da fenomeni in qualche modo epocali (il calo demografico e la naturale tendenza dei centri storici a svuotarsi) è anche determinato da un insieme di fattori, tra i quali l’assenza di disponibilità abitativa per giovani coppie, anche a causa del proliferare delle locazioni turistiche,  la mancanza di lavoro stabile in città, se non legato al turismo  e all’assenza di un sistema di mobilità moderno ed adeguato alle esigenze di mobilità dei cittadini e dei turisti ( con la ovvia necessità di suddividere dove possibile i flussi).

Sull’emergenza abitativa e il blocco all’esodo abitativo Azione vuole fare delle proposte politiche che si focalizzino, non solo su politiche abitative mirate ai residenti, ma anche su interventi complementari agli altri grandi temi in discussione per Venezia.

La proposta di politica residenziale specifica per Venezia, per Mestre e per Marghera, si vuole sviluppata su due grandi filoni: le nuove edificazioni e il recupero del patrimonio residenziale pubblico, dopo decenni di abbandono.  In questa ottica il patrimonio pubblico andrà gestito in modo competente, curato (creando una efficiente funzione dedicata comunale e regionale), utilizzando ogni livello di finanziamento europeo, nazionale, comunale, modificando i meccanismi di accesso all’alloggio, introducendo l’efficientamento energetico sostenibile degli immobili stessi.

La seconda è il recupero di aree ora dismesse e da destinare a nuove abitazioni da mettere sul mercato immobiliare. Nei primi anni 2000 sono già state riconvertire aree post industriali della Giudecca (vedi area Ex Jungans) per realizzare appartamenti in parte di social housing e in parte destinati alla libero mercato. Bisogna perseguire sulla strada intrapresa e mettere regole di mercato che prevedano l’impossibilità di acquisto di nuovi alloggi, per poi metterli sul mercato delle locazioni turistiche

Riteniamo poi, che il vasto patrimonio immobiliare pubblico, debba tornare ad una regia comunale, all’assessorato Casa di Cacciariana memoria, perché i molteplici enti pubblici che gestiscono immobili di residenziale pubblica non possono gestire autonomamente il complesso meccanismo delle assegnazioni, ma la regia deve essere unica e basata su regole e parametri chiari.

Poi vi è il tema residenza scolastica e universitaria, e qui si deve creare una sinergia tra l’Università e il Comune anche per concentrare i siti universitari e creare poi dei servizi pubblici dedicati, soprattutto legati ai trasporti e alla mobilità cittadina.

La grande area del Vega che oggi sta vedendo la possibilità di essere ceduta dalla gestione pubblica a quella privata, potrebbe divenire un grande campus universitario dotato di parcheggio, mensa e sale auditorium. Lo stesso è già un hub di interscambio ferro (treno) e gomma(autobus) sia con Venezia, che con l’entroterra veneto. L’Università deve dialogare con l’Amministrazione Comunale e le scelte di entrambi gli enti devono andare concertate.

Per la mobilità, una possibile innovazione sarebbe la creazione / ultimazione dei terminal, anche previsti dal PUMS,  senza scandalizzarsi sull’uso dei PILI e di San Giuliano,  come interscambio tra bus turistici e mezzi acquei, in un’ottica di gestione dei flussi;  ma anche il riprendere alcuni grandi progetti per la città, come ad esempio la Sub lagunare, soprattutto ora che verrà costruita una bretella ferroviaria in zona aeroportuale e la nuova stazione di collegamento con l’alta velocità.

Questi sono solo alcuni dei cambiamenti possibili finalizzati ad una decisa modifica della qualità della vita di chi questa città vuole abitarla, di chi ci lavora, studia o la visita con immutata meraviglia.

Venezia, 30/05/2023

AZIONE VENEZIA

Paolo Bonafè – Segretario Comunale Azione Venezia

Leda Costantini – Delegata Mestre e Terraferma e Responsabile Residenzialità Azione Venezia

Quali progetti per Mestre, per rendere la città più viva e sicura

 

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Su Mestre stiamo vedendo che in questo periodo vi una attenzione maggiore, rispetto al passato, per quanto riguarda il tema sicurezza e sviluppo del territorio e questo grazie all’attivismo delle associazioni territoriale di cittadini che si sono poi unite nella grande e partecipata manifestazione contro il degrado e per la sicurezza che ha avuto, grazie al grande eco, la conseguente ed immediata presa di posizione delle forze dell’ordine e della amministrazione comunale.

Da allora si vedono dei passi in avanti, ma bisogna insistere. La zona di Via Piave e della stazione necessitano di enormi piani di riqualificazione. Il progetto di fattibilità tecnico economica presentato da FS per la “nuova” stazione di Mestre, che andrebbe a collegare anche Marghera, andava in questa direzione. Vi è anche un progetto che vogliamo portare avanti che è quello dii riprendere i progetti  di stazione sotterranea per la stazione di Mestre, che permetterebbe una riqualificazione della  attuale area di via Trento e via Piave, a favore di maggiore verde pubblico e di luoghi di aggregazione. Mestre ha bisogno di una nuova riprogettazione urbanistica

Ma anche la rigenerazione abitativa di Mestre può essere importante per fermare il degrado, riteniamo che si debba puntare soprattutto sui giovani e nel progetto Venezia Città Campus, che potrà avere ottime ripercussioni a Mestre.

È evidente come uno studente o un giovane lavoratore che passa un anno nella nostra città possa giovare molto di più ai piccoli negozi di vicinato rispetto al turista classico che si ferma per pochi giorni, per questo è fondamentale ripartire da chi la città ed in particolare il quartiere può popolarlo e farlo vivere.

Dalla tesi di Laurea della dottoressa Giliberto emerge chiaramente come il quartiere offra tutti i servizi di prossimità facilmente accessibili e non è scontato dato che siamo assediati dai centri commerciali. Bisogna proseguire intensamente con il contrasto allo spaccio e alla microcriminalità seguendo alcune vie maestre: espulsioni dal territorio nazionale che hanno portato dei primi risultati, presidi di polizia fissi che aiutano e migliorano la sensazione di sicurezza per il cittadino ed un’azione sociale forte per aiutare le persone che cadono nel tunnel della droga.

Bisogna altresì prestare attenzione a non spostare il problema in altre zone senza effettivamente ridurlo. Però come affermato dal professor Micelli oltre al contrasto alla criminalità bisogna impegnarsi con forza per promuovere nuove forme di socialità in una zona dove il tessuto sociale si è sfaldato e le persone si sentono al sicuro solo dentro le mura di casa.

Paolo Bonafè Segretario Comunale Azione Venezia

Tommaso de Vido Responsabile Tavolo Degrado e Sicurezza Azione Venezia

Problema commercio in Calle delle “Rasse” e plateatici

2023-05-03 Nuova Venezia Nuovi temporary shop calle rasse

2023-05-03 Nuova Venezia Nuovi temporary shop calle rasse

AZIONE VENEZIA condivide le forti preoccupazioni degli operatori commerciali ed artigiani che operano in centro storico rispetto alla situazione di abbandono nella quale sembra esser caduta l’area di Calle delle Rasse, con vetrine chiuse da anni e senza più alcuna prospettiva. Seppur vero che si aspetta con ansia l’intervento di riqualificazione delle proprietà DANIELI pensiamo non sia possibile che il Cuore pulsante della nostra Città sia abbandonato all’assalto dei turisti, senza poter dare alcuna prospettiva ai tanti che sarebbero pronti ad investire nuovamente su tale area e quindi a ridare vita agli esercizi commerciali: una proposta per Noi fattibile potrebbe essere nel condividere con la proprietà la possibilità di attivare dei temporary shop, che sicuramente sarebbero molto apprezzati e che andrebbero a tutelare sia la proprietà che gli investitori. Giudichiamo invece positivamente la politica dell’amministrazione comunale rispetto alla concessione ai giovani degli spazi di proprietà pubblica ad affitto agevolato per l’apertura di nuove attività: questa è l’attenzione che deve esserci rispetto a quanti vogliono fare impresa.

Chiediamo infine un intervento deciso dell’amministrazione comunale rispetto alla giungla dei plateatici  che stanno proliferando nelle Isole: non ci riferiamo esclusivamente ai plateatici che superano le concessioni comunali dei pubblici esercizi e che dovrebbero essere controllati “ metro alla mano” ma anche a quei negozi che incuranti delle normative comunali occupano suolo pubblico mettendo a rischio anche l’incolumità delle persone in quanto riducono di molto lo spazio pedonale delle singole aree/calli (problema che evidenziamo in modo particolare in isole altamente frequentate da turisti come in questi giorni  l’Isola di Burano). Crediamo sia doveroso un deciso intervento nel rispetto dei tantissimi imprenditori/artigiani/commercianti rispettosi delle normative, affinché non debbano pagare sempre le conseguenze di questa concorrenza sleale.

 

Paolo Bonafè – Segretario Comunale AZIONE VENEZIA

 

Cristian Zara – Responsabile Area Commercio-Artigianato AZIONE VENEZIA

Proposta Progetto di Legge sulle Locazioni Brevi, luci ed ombre

 2023-04-03 Gazzettino Affitti brevi Azione vuole una legge nazionale

Come segreteria comunale di Azione Venezia vogliamo intervenire nella proposta di Progetto di Legge Nazionale sulle locazioni brevi, illustrata  all’incontro promosso da ATA  (Alta Tensione Abitativa) durante l’incontro del 18 marzo u.s.

L’obiettivo di formulare un progetto di legge nazionale a sostegno della residenzialità trova d’accordo il nostro partito , che già da tempo ha istituito un tavolo tematico su questo tema, e sulla regolamentazione delle locazioni brevi che  ne è parte integrante.

Vediamo inoltre con interesse che  questo progetto, a cui partecipano giuristi, amministratori, cittadini, sia redatto in collaborazione con la cittadinanza stessa, infatti grande è stata la partecipazione il 18 marzo  di cittadini veneziani.

A Venezia non si trova casa, molti dipendenti dei principali uffici e servizi pubblici sono pendolari, e della popolazione transitoria di Venezia solo il 5% trova casa.  Nel merito di questo problema l’Europa ha votato un parere favorevole all’individuazione di regole condivise che consentano di definire e gestire le realtà urbane divenute acute e non più sostenibili  in termini di compromessa qualità della vita degli abitanti e della possibiità di trovare casa. L’obiettivo quindi non è solo il rilancio della città, ma l’ottenimento di urgenti modifiche che regolino i principi e gli strumenti per governarne il fenomeno.

Si deve quindi definire Spazi da destinare a locazione breve, tramite regole condivise, e il riordino di quanto già c’è di assegnato.

Non mancano le proposte formulate a tale scopo, dal principio di rotazione degli spazi, su base temporale, all’assegnazione di licenze anche per i piccoli proprietari, ma per periodi prestabiliti nella durata, e molto altro in via di definizione, facendo tesoro delle varie soluzioni adottate nelle maggiori città europee dove già da tempo sono state prese misure per regolamentare le LB.

Quindi siamo d’accordo con ATA, che sia necessario declinare una proposta su scala nazionale (molte altre nostre città soffrono dello stesso problema) che diventi Legge dello Stato e che coinvolga la Regione di competenza e i Comuni direttamente interessati.

Laddove le regolamentazioni sono entrate in vigore è divenuto evidente il cambiamento migliorativo degli effetti sulla cittadinanza sia stanziale che temporanea.

L’introduzione di un numero massimo di giorni/anno sulle LB non commerciali ha definito il tipo di licenza applicabile, se il periodo locato fosse superiore ad una soglia massima prevista, l’attività diverrebbe commerciale con licenza diversa; unitamente a restrizioni per zona a seconda della densità abitativa e turistica.

Questi sono solo alcuni degli esempi possibili da considerare, insieme alla diminuzione degli intermediari e numero di Host.

L’introduzione di questi provvedimenti, dove applicati,  ha variato nei due anni successivi alle modifiche, il numero di locazioni brevi,  diminuendole, e ha modificato in diminuzione anche i valori immobiliari  di qualche punto percentuale.

Per finire riteniamo essenziale che la Regione, oltre al Comune, debba fare la sua parte impegnandosi a lavorare sulle LB, impegnandosi a stendere un Piano Turistico Regionale che contenga l’inserimento del Regolamento Locazioni Brevi, e prenda atto della necessità di ogni conseguente  modifica  nel merito.

Azione Venezia

Il Segretario Comunale, Paolo Bonafè

La Responsabile Residenzialità, Leda Costantini