Il DDL Santanchè sulle locazioni turistiche: una presa in giro

Il DDL Santanchè sulle locazioni turistiche: una presa in giro

La proposta di legge del Ministro del Turismo Santanché “Disciplina delle locazioni di immobili ad uso abitativo per finalità turistiche”, recita in premessa che si pone l’obiettivo ultimo di “fronteggiare il rischio di un turismo sovradimensionato rispetto alle potenzialità ricettive locali e salvaguardare la residenzialità dei centri storici ed impedirne lo spopolamento”.

Ebbene, nulla, nel testo, va nella direzione sbandierata se non una risibile previsione che (in determinati casi) la locazione sia di almeno due notti. Saremmo curiosi di sapere dal Ministro in che modo una tale limitazione persegua gli scopi sbandierati in premessa, peraltro costituendo un’inutile vessazione verso i pernottanti per una sola notte che vengono limitati nella scelta.

Il testo presentato è così poco incisivo che costituisce un grosso favore alla lobby delle agguerrite Associazioni dei locatori turistici. Una presa in giro che asseritamente accoglie – ma nei fatti le affossa – le istanze delle molte Associazioni, in prima linea la meritoria ATA di Venezia, che hanno posto con forza il tema proprio perché la Politica se ne facesse carico.

Azione Venezia ritiene al contrario ineludibile che la Legge dia facoltà ai Sindaci di poter legiferare autonomamente in merito a regolamentazione e limitazione del fenomeno.  A questo scopo la nostra deputata Valentina Grippo, eletta in questo collegio, depositerà una modifica al testo del DDL. intervenendo sull’art. 4 “Limitazioni delle locazioni per finalità turistiche” riformulandolo laddove cita che tra le varie possibilità dei Sindaci ci sia anche quella di limitare il nr. degli appartamenti grazie ad integrazione dei propri strumenti urbanistici per determinare i limiti massimi, le condizioni e i vincoli e sull’art. 5 “Locazioni per finalità turistiche in forma imprenditoriale” modificando il testo di legge e inserendo la frase “fatto salvo quanto eventualmente previsto dall’art, 4, comma 1 lettera a)”, facendo riferimento ad una legge del 2020 ( la n.178).

Questa è una battaglia per una Venezia che vogliamo viva e di cui ci facciamo volentieri carico.

#ItaliaSulSerio

Paolo Bonafè, Segretario Comunale Azione Venezia

Antonella Cavazzina, Responsabile Comunale Turismo

Leda Costantini, Responsabile Comunale Residenza

20 giugno 2023

LOCAZIONI RESIDENZIALI, LOCAZIONI BREVI: le nostre proposte

 

Il Sindaco al tavolo promosso dall’ANCI è intervenuto su una questione delicata che interessa soprattutto la città storica ma anche Mestre e la terraferma , la grande difficoltà dei  proprietari di  riappropriarsi dei loro immobili locati per la residenzialità, per  rientrare in possesso del proprio immobile civile o commerciale. Alcuni anche con sfratto già notificato e non ancora eseguito.

Lo sfratto per morosità, prendendo in ipotesi solo la residenzialità abitativa, prevede ad oggi un tempo medio di liberazione dell’immobile da un anno e mezzo fino anche  ai due anni se non vi è opposizione allo sfratto,  e di circa tre anni con opposizione. I costi giudiziari relativi ammontano nel primo caso intorno ai 7 mila euro, 10 mila nel secondo.  In primo grado. Risulta evidente che il proprietario, oltre al tempo previsto, deve avere   una disponibilità economica sufficiente per intraprendere l’iter legale e giudiziario.  Molto peggio poi per chi deve rientrare in possesso dell’immobile per finita locazione: qui le procedure sono ancora più lunghe.

Fermo restando il diritto alla casa, anche pubblica ma per chi ha veramente bisogno, riteniamo che sia ormai improrogabile una semplificazione della legge nazionale attualmente in vigore , ovvero dei tempi di presa in carico della pratica giudiziaria, della verifica e della decisione finale, ciò diminuirebbe verosimilmente anche i costi legali. A Venezia tendenzialmente viene eseguito un solo sfratto con forza pubblica al giorno, in ordine cronologico di presentazione della domanda e con preferenza per le morosità;  ne consegue che l’esecuzione del provvedimento può richiedere molti mesi.

La questione della casa è davvero culturale, perché con essa si misura il grado di civiltà di una nazione, anche sulla qualità del “quotidiano” dei suoi cittadini.

Nel nostro Paese non solo gran parte dei cittadini è proprietario della casa in cui vive, ma il reddito derivante dall’investimento nell’acquisto di una seconda casa, viene molto spesso utilizzato come risorsa economica aggiuntiva al reddito familiare. Ne consegue che, il reddito della seconda casa, diventa spesso a pieno titolo una importante risorsa economica per la famiglia, e a cui non è possibile rinunciare. Diviene evidente quindi che  gli effetti dello sfratto, anche se onerosi e  molto protratti  nel  lungo periodo, diventano l’unica soluzione possibile per poter risolvere l’immobilismo,  scegliendo di  riaffittare  l’immobile, una volta libero, come Locazione Turistica, e a condizioni economiche vantaggiose.  Ma soprattutto senza vincoli “capestro” nel recuperarne la disponibilità nei  termini di legge.

Nella Venezia lagunare, ma non solo a Venezia, il fenomeno della scarsità di abitazioni sul mercato libero è particolarmente emergenziale. Alcune case vengono lasciate vuote e sfitte proprio nel timore di non poter rientrare nel loro pieno possesso.

Poi vi è il problema del patrimonio immobiliare che necessita di lavori di ristrutturazione radicali, che molto spesso i proprietari non sono in grado di sostenere economicamente.

La soluzione quindi di stipulare un contratto di “Locazione  Turistica” , è  indubbiamente una risposta che soddisfa entrambe le esigenze, più vantaggiosa economicamente, e che consente di rientrare nella disponibilità dell’immobile per diversi mesi l’anno,  questo però di fatto riduce la possibilità di residenzialità e modifica il valore della  “casa” come bene sociale,  oltre che privato. Riteniamo quindi che gli strumenti che vadano  nella direzione della regolamentazione delle LT, siano  da attuare,   definendone il numero e la data massima di utilizzo giorni/anno.  Inoltre tale numero deve essere e aggiornato periodicamente poiché legato alla variazione del numero di abitanti residenti e abitazioni previste per la residenzialità.

I posti letto poi degli appartamenti concessi in locazione Turistica,  non devono superare una certa percentuale sul numero di residenti,  oppure mantenere un rapporto di una sola proprietà immobiliare per proprietario, prevedendo che, in caso di più appartamenti per un unico proprietario, la loro destinazione d’uso si modifichi in attività   imprenditoriale turistica. Si dovrà prevedere anche una rotazione dell’assegnazione degli immobili dedicati alle LT dopo un periodo da definire.

Quindi per Azione Venezia, l’attenzione deve essere duplice , sia sulle norme che regolano gli sfratti,  sia sulla regolamentazione delle locazioni brevi, per non focalizzare solo su questo aspetto la disponibilità per l’affitto.

 

Venezia, 14/06/2023

Il Segretario Comunale Azione Venezia Paolo Bonafè

Il Responsabile Mestre e Terraferma – delegata casa e residenzialità Leda Costantini

Bisogna “inculcare” la cultura della sicurezza per evitare gli incidenti sula lavoro

2023-06-15 Nuova Venezia - Basta morti sul lavoro

Purtroppo, un altro caso di tragedia sul lavoro è accaduto oggi ad un giovane operaio albanese di Caorle,  che in un cantiere a Castegnato di Brescia è caduto da una altezza di 40 metri, perdendo la vita, sembra a causa della rottura di una cintura/catena di sicurezza. Fermo restando che le indagini appurerano le responsabilità, al momento non valutabili, resta il fatto che, purtroppo questo è l’ennesimo caso di tanti di questo inizio anno 2023.  L’INAIL ci segnala che alla data dello scorso 31 dicembre, gli infortuni denunciati nel 2022 sono stati 697.773, in aumento del 25,7% rispetto al 2021, del 25,9% rispetto al 2020 e dell’8,7% rispetto al 2019. Come fare per bloccare questa immane tragedia?

I cantieri edili rappresentano, oggi, dal punto di vista statistico, la realtà lavorativa in cui è più facile incorrere in eventi accidentali, poiché sono presenti sia rischi legati al luogo di lavoro, sia alle attrezzature utilizzate. La sicurezza nei luoghi di lavoro è normata dal testo unico sulla sicurezza Dlgs 81/2008 e in particolare sul Titolo IV. Quindi le norme ci sono, è la loro applicazione e la valutazione dei rischi, diretti ed indiretti, che poi ne determina l’efficacia.

Riteniamo che una azione da farsi, in primis, sia quella di “inculcare” la  cultura della sicurezza, a partire dai datori di lavoro e poi nei dipendenti. Si intende per cultura della sicurezza, la modalità con cui le problematiche relative alla sicurezza vengono affrontate nel luogo di lavoro. Ovvero “gli atteggiamenti, le convinzioni, le percezioni e i valori condivisi dai lavoratori in relazione alla sicurezza”. In altri termini, il modo in cui ogni organizzazione fa sicurezza.

 La cultura della sicurezza di un determinato contesto può essere valutata in termini di maturità, basandosi su come vengono gestiti e si affrontano gli incidenti, quando si verificano. Si parte dalla organizzazione interna dei preposti e responsabili alla sicurezza e si finisce con una organizzazione del lavoro ottimale, con figure chiare in aziende che investono risorse economiche e monitorizzino con i propri preposti i processi di lavoro, gli errori e le violazioni commessi dai diretti responsabili per negligenza, imprudenza e sventatezza. Poi però necessita operare con gli Organi di vigilanza perché i controlli siano effettuati e le norme siano rispettate. E qui interviene la politica, ovvero le azioni degli organi dello stato e degli enti locali nella loro funzione di controllo del territorio. Si deve quindi sopperire con nuove risorse alla cronica mancanza di personale e quindi intervenire verso le forze istituzionali chiamate a garantire il rispetto della salute e della sicurezza sui luoghi di lavoro,  in primo luogo le ASL, l’Ispettorato Nazionale del Lavoro e il Corpo nazionale dei Vigili del fuoco, dotandoli di risorse economiche, risorse umane e di mezzi idonei per la loro funzione di prevenzione.

Venezia 14/06/2023

Paolo Bonafè Vice segretario Provinciale e Segretario Comunale Azione Venezia

Commercio a Mestre, come poter evitare la desertificazione dei negozi

2023-06-09 Comunicato stampa su commercio a Mestre

AZIONE VENEZIA condivide le forti preoccupazioni degli operatori commerciali rispetto alla situazione nella quale sembra esser caduta l’area di Piazza Ferretto a Mestre, con vetrine chiuse e serrande abbassate, che ormai da anni sembra non avere più alcuna prospettiva.

Pensiamo non sia possibile che il Cuore pulsante della nostra Mestre sia senza alcuna prospettiva: sollecitiamo l’Amministrazione Comunale a farsi promotore con le Associazioni di Categoria e con i proprietari dei locali affinchè si possa dare nuova linfa alla Piazza e nuova fiducia ai tanti che sarebbero pronti ad investire nuovamente.

Pensiamo non sia sufficiente solamente il rilanciare eventi ed iniziative durante tutto l’anno come proposto da alcuni, che peraltro stanno avendo grande successo quando vengono organizzati e di questo il merito va all’Amministrazione, ma riteniamo sia necessaria una regia unitaria, che necessariamente deve stare in capo al Comune.

La migliore soluzione sarebbe quella di rendere anche su Mestre il “Distretto del Commercio” una entità a se stante, come già avvenuto in altre importanti città italiane e che tanto bene sta facendo a questi centri: vorrebbe dire attivare politiche di raccolta fondi, di iniziative di promozione e di proposte, che diversamente verrebbero meno o comunque con più difficoltà.

Il Distretto del Commercio costituisce infatti una delle principali espressioni a sostegno del settore nell’ambito dei centri storici e urbani.

Seppur vero poi che i canoni di affitto si sono ridotti, non sono probabilmente ancora a portata di tanti e quindi proporremo anche su questa area la possibilità di attivare dei temporary shop, che sicuramente sarebbero molto apprezzati e che andrebbero a tutelare sia la proprietà che gli investitori.

Giudichiamo positivamente la politica dell’amministrazione comunale rispetto alla concessione ai giovani degli spazi di proprietà pubblica ad affitto agevolato per l’apertura di nuove attività: questa è l’attenzione che deve esserci rispetto a quanti vogliono fare impresa anche su Mestre.

Paolo Bonafè – Segretario Comunale AZIONE VENEZIA

Cristian Zara – Responsabile Area Commercio-Artigianato  e Comunicazione AZIONE VENEZIA

Moto Ondoso, Traffico nei canali ed inquinamento: quali soluzioni possibili

2023-06-10 Comunicato Stampa Moto Ondoso pg012023-06-10 Comunicato Stampa Moto Ondoso pg02 

Le rive dei canali e le fondazioni dei palazzi veneziani sono sempre più danneggiate dal moto ondoso causato dalle numerose imbarcazioni che girano quotidianamente in laguna.

È una situazione delicata, che i cittadini della città storica documentano quotidianamente con video o foto che evidenziano il crollo e il cedimento di rive o di muri di contenimento.

Certamente una delle cause del moto ondoso è determinata dalla forma degli scafi, dai materiali costruttivi, dai dispositivi di propulsione e dalla velocità di navigazione.

 

Quest’ultima, la velocità, può essere decisiva se vogliamo limitare con un provvedimento immediato gli effetti negativi del moto ondoso di superficie. Studi fatti in laguna, dimostrano che la velocità influisce sull’altezza d’onda e quindi sull’energia trasportata dalle onde, che è proporzionale al cubo.

Quindi bisogna imporre un limite di velocità e poi farlo rispettare con delle sanzioni.

Bisogna poi ridurre l’uso di imbarcazioni in ferro all’interno dei canali, perché le rive vengono “scavate” dalla cavitazione delle eliche e rovinate dai bottazzi in ferro, che le colpiscono causa la risacca.

Di moto ondoso purtroppo ne parliamo da decenni senza che sia stata trovata una soluzione. Questo vuol dire che fino ad ora non si è stati capaci di intervenire in modo efficace e questa colpa ricade soprattutto sulla politica e sul ricatto delle lobby, che su Venezia purtroppo incidono in modo evidente.

Quindi intervenire su regole più rigide e su controlli capillari significa produrre delle proteste, ma per il bene di Venezia si deve andare in questa direzione.

L’aver adottato dai primi anni 2000 delle postazioni fisse di rilevazione della velocità, l’aver nominato allora un commissario al moto ondoso, con potere sanzionatorio, ha generato allora molte proteste, ma poi il tutto è stato vanificato perché non vi è stato un  seguito a quanto messo in campo dall’allora amministrazione comunale e quindi alla fine non è servito a nulla.

Per questo si chiede alle istituzioni pubbliche di affrontare la questione al cuore del problema ovvero:

Si impongano limiti di velocità e li si facciano rispettare.

Si ripensi al trasporto delle merci, così come è attualmente organizzato in città, limitando la circolazione durante le ore di punta, basta a continue circolazioni nei canali di  barche semiscariche. Su questo anche i clienti finali dovranno organizzarsi per lo stoccaggio e la conservazione delle merci 

Si cerchi di ridurre il traffico in Canal Grande, operando sul tipo e sulla percorrenza dei mezzi pubblici, riattivando linee di trasporto pubblico dedicate ai soli residenti, ora che le casse di AVM/ACTV si stanno rimpinguando, dopo la pandemia.

Si limiti al massimo l’uso di imbarcazioni in ferro e il loro gigantismo.

Poi esiste il problema inquinamento legato al numero dei mezzi che solcano la laguna e che a Venezia raggiunge livelli paragonabili a quelli della terraferma. Colpa anche dei carburanti che vengono utilizzati dalle imbarcazioni, addirittura 500 volte più inquinanti (per quanto riguarda lo zolfo) di quelli per gli autoveicoli. Dannosi per la salute dei veneziani, per i palazzi e per l’ambiente nel suo complesso.

Per intervenire in questo ambito si abbia il coraggio di fare degli atti amministrativi che obbligano gli operatori a ripensare ad una motorizzazione green dei loro mezzi, anche grazie ai fondi del PNRR o ai fondi europei per la mobilità green.

 

Come Azione Venezia vogliamo fare la nostra parte, mettendo attorno ad un tavolo, sullo stile degli stati generali, che abbiamo usato per parlare di Turismo e della Portualità, le categorie, le associazioni e le varie società di trasporto,  perché si possa cercare il più possibile la concertazione e soluzioni il più possibile condivise, anche se poi alla fine deve essere la Politica e la buona amministrazione a decidere.

Venezia, 09/06/2023

Il segretario Comunale Azione Venezia Paolo Bonafè

Il Vice segretario Comunale e delegato per il Centro storico ed Isole Mauro Memo

AZIONE – PRESENTAZIONE DELLA NUOVA SEGRETERIA COMUNALE DI VENEZIA – 06/06/2023

2023-06-09 Gazzettino Presentazione segreteria comiunale

2023-06-09 Corriere Veneto Azione guarda alle comunali del 2026-al

Da Venezia Today – giornale on-line:

https://www.veneziatoday.it/politica/azione-presenta-segreteria-partito-venezia-bonafe.html;

Dopo un anno dal congresso comunale, dopo le votazioni politiche di settembre 2022,  che hanno  visto una bella affermazione della lista Azione – Italia Viva con un 8,7% pari a circa 10.000 voti, al congelamento del partito unico e del coordinamento tra i due partiti, Azione Venezia rilancia la sua attività politica su Venezia partendo dall’ implementazione del direttivo comunale,  eletto dal Congresso,  con i subentri dei supplenti e dal rinnovamento della segreteria comunale.

Come partito abbiamo previsto una serie di iniziative politiche che metteremo in atto sul territorio, a partire da una cena di sostentamento delle popolazioni Emiliano Romagnole colpite dall’Alluvione, con un aperitivo solidale il giorno 9 giugno alle 18.30 al Gustoclick di Marghera,  con il racconto di chi ha operato in quei territori, nel dare una mano “fisica” con ns. giovani volontari, che economica tramite una sottoscrizione. Oltre a questa emergenziale vi saranno tutta una serie di iniziative politiche dove poter ascoltare, analizzare e fare proposte condivise con le categorie economiche, sui grandi temi che attanagliano la città, ovvero: Turismo ( di cui gli stati Generali organizzati nella stessa giornata del 6/6 a Venezia), sulle politiche per una residenza stabile e per invertire l’esodo, per la Salvaguardia della città storica e sulla lotta al moto ondoso, per la lotta al degrado e allo spaccio in terraferma, per rilanciare l’artigianato e il ritorno della piccola e media impresa in città, per invertire l’impoverimento commerciale e rilanciare lo sviluppo delle aree produttive e portuali metropolitane ( già il partito con Mara Carfagna è stato protagonista nella redazione della ZES di Portomarghera e per il decreto Fanghi). Questo grazie all’uso metodologico delle Tavole Rotonde e degli Stati Generali, aperti alle categorie economiche interessate ( sul porto l’abbiamo già fatto con le categorie nel mese di marzo 2023 e lo rifaremo.

La composizione della nuova segreteria è quindi la seguente:

Segretario comunale : Paolo Bonafè

Vice segretario comunale – Referente centro storico ed isole , Delega Associazionismo: Mauro Memo

Referente Mestre e terraferma – Delega Casa e residenzialità : Leda Costantini – vice Enrico Pasculli

Responsabile Comunicazione – Delega Artigianato e commercio: Cristian Zara

Responsabile Organizzazione – Alessandro Costantini

Delegato Attività produttive, lavoro, industria , formazione professionale: Luca Cotecchia – vice Paola Garbin

Delegato Sanità ed ambiente: Antonella Garro – Vice Mario Pizzolitto

Delegato Sicurezza e degrado: Tommaso De Vido

Delegato Politiche della Residenza, Politiche per la famiglia: Leda Costantini – vice Antonella Cavazzina

Delegato Turismo e Legge Speciale: Antonella Cavazzina

Delegato Mobilità, trasporti, Società partecipate: Aldo Mariconda

Delegato Urbanistica, edilizia privata, lavori pubblici e viabilità: Stefano Valonta

Delegato scuola, edilizia scolastica, formazione scolastica e università: Valentino Pietrobon    

Per quanto con cerne il turismo è parere di una parte della città (e che noi riteniamo sia da rivedere) che Venezia debba essere uno spazio fisicamente preservato, disponibile alla visita dei visitatori di tutto il mondo e nel maggior numero possibile. Questo è’ un modello che mira alla pura conservazione fisica e allo sfruttamento della città ai soli fini turistici.

Questo modello confligge, però fisiologicamente, con la necessità di una città abitata, che possieda caratteristiche ben precise,  tra le quali quella di avere delle attività lavorative (attività portuale, commercio, artigianato, ecc) alternative al solo turismo e  che viva anche di abitanti residenti.

E’ importante essere consapevoli del problema oggettivo che le aspettative dei cittadini, e in generale di coloro che ritengono che Venezia non possa perdere i suoi abitanti pena “perdere l’anima”, confliggono di fatto con quello che il mondo fin’ora ha chiesto e voluto che fosse Venezia. Lino Toffolo usava dire che Venezia senza i Veneziani è come Pompei.

Il Turismo deve essere controllato e si deve puntare su una qualità turistica che privilegi chi vuole restare in città per più giorni, piuttosto che il turista mordi e fuggi. Il contingentamento non può però essere gestito da restrizioni o tornelli, ma piuttosto da una politica di disenticivazione all’arrivo non programmato e all’uso dei nuovi strumenti che ci fornisce la tecnologia informatica e l’intelligenza artificiale. La proposta, lanciata anche dall’ultimo salone nautico, di puntare su un turismo di nicchia,  come quello della permanenza e sosta di mega yachts nell’area della marittima,  ci trova particolarmente d’accordo, come l’uso dei bacini per il refitting di questi natanti, che sono sempre più tecnologici e la propulsione green. Venezia può divenire certamente una nuova Montecarlo

Lo spopolamento di Venezia, causato da fenomeni in qualche modo epocali (il calo demografico e la naturale tendenza dei centri storici a svuotarsi) è anche determinato da un insieme di fattori, tra i quali l’assenza di disponibilità abitativa per giovani coppie, anche a causa del proliferare delle locazioni turistiche,  la mancanza di lavoro stabile in città, se non legato al turismo  e all’assenza di un sistema di mobilità moderno ed adeguato alle esigenze di mobilità dei cittadini e dei turisti (con la ovvia necessità di suddividere dove possibile i flussi). Per questo si deve cercare di portare nuova economia in città e non perdere il potenziale del proprio porto, che è un Home port di eccellenza. Puntare su Fusina e Portomarghera per gli ormeggi delle grandi navi passeggeri è un passaggio temporale, per arrivare ai grandi progetti di porto a mare,  con piattaforme di attracco fuori delle bocche di porto. Su porto Marghera si deve arrivare alla sostituzione delle attuali attività più inquinanti,  con lo sviluppo ed insediamento di nuove aziende ed industrie green e sulle nuove tecnologie e lavori del futuro. Il Polo dell’idrogeno è un esempio lampante di sviluppo compatibile con l’ambiente.

Sull’emergenza abitativa e il blocco all’esodo abitativo Azione vuole fare delle proposte politiche che si focalizzino, non solo su politiche abitative mirate ai residenti, ma anche su interventi complementari agli altri grandi temi in discussione per Venezia.

La proposta di politica residenziale specifica per Venezia, per Mestre e per Marghera, si vuole sviluppata su due grandi filoni: le nuove edificazioni e il recupero del patrimonio residenziale pubblico, dopo decenni di abbandono.  In questa ottica il patrimonio pubblico andrà gestito in modo competente, curato (creando una efficiente funzione dedicata comunale e regionale), utilizzando ogni livello di finanziamento europeo, nazionale, comunale, modificando i meccanismi di accesso all’alloggio, introducendo l’efficientamento energetico sostenibile degli immobili stessi.

La seconda è il recupero di aree ora dismesse e da destinare a nuove abitazioni da mettere sul mercato immobiliare. Nei primi anni 2000 sono già state riconvertire aree post industriali della Giudecca (vedi area Ex Jungans) per realizzare appartamenti in parte di social housing e in parte destinati alla libero mercato. Bisogna perseguire sulla strada intrapresa e mettere regole di mercato che prevedano l’impossibilità di acquisto di nuovi alloggi, per poi metterli sul mercato delle locazioni turistiche

Riteniamo poi, che il vasto patrimonio immobiliare pubblico, debba tornare ad una regia comunale, all’assessorato Casa di Cacciariana memoria, perché i molteplici enti pubblici che gestiscono immobili di residenziale pubblica non possono gestire autonomamente il complesso meccanismo delle assegnazioni, ma la regia deve essere unica e basata su regole e parametri chiari.

Poi vi è il tema residenza scolastica e universitaria, e qui si deve creare una sinergia tra l’Università e il Comune anche per concentrare i siti universitari e creare poi dei servizi pubblici dedicati, soprattutto legati ai trasporti e alla mobilità cittadina. La grande area del Vega che oggi sta vedendo la possibilità di essere ceduta dalla gestione pubblica a quella privata, potrebbe divenire un grande campus universitario dotato di parcheggio, mensa e sale auditorium. Lo stesso è già un hub di interscambio ferro (treno) e gomma(autobus) sia con Venezia, che con l’entroterra veneto. L’Università deve dialogare con l’Amministrazione Comunale e le scelte di entrambi gli enti devono andare concertate.

Per la mobilità, una possibile innovazione sarebbe la creazione / ultimazione dei terminal, anche previsti dal PUMS,  senza scandalizzarsi sull’uso dei PILI e di San Giuliano,  come interscambio tra bus turistici e mezzi acquei, in un’ottica di gestione dei flussi;  ma anche il riprendere alcuni grandi progetti per la città, come ad esempio la Sub lagunare, soprattutto ora che verrà costruita una bretella ferroviaria in zona aeroportuale e la nuova stazione di collegamento con l’alta velocità.

Per il commercio, condividiamo le forti preoccupazioni degli operatori commerciali rispetto alla situazione nella quale sembra esser caduta l’area di Piazza Ferretto a Mestre, con vetrine chiuse e serrande abbassate, che ormai da anni sembra non avere più alcuna prospettiva, ma anche della città storica come Calle delle Rasse. Pensiamo non sia possibile che il Cuore pulsante della nostra città sia senza alcuna prospettiva: sollecitiamo l’Amministrazione Comunale a farsi promotore con le Associazioni di Categoria e con i proprietari dei locali affinché si possa dare nuova linfa alla Piazza e nuova fiducia ai tanti che sarebbero pronti ad investire nuovamente.

Pensiamo non sia sufficiente solamente il rilanciare eventi ed iniziative durante tutto l’anno, come proposto da alcuni, che peraltro stanno avendo grande successo quando vengono organizzati e di questo il merito va all’Amministrazione, ma riteniamo sia necessaria una regia unitaria, che necessariamente deve stare in capo al Comune.

La migliore soluzione sarebbe quella di rendere anche su Mestre il “Distretto del Commercio” una entità a se stante, come già avvenuto in altre importanti città italiane e che tanto bene sta facendo a questi centri: vorrebbe dire attivare politiche di raccolta fondi, di iniziative di promozione e di proposte, che diversamente verrebbero meno o comunque con più difficoltà.

Il Distretto del Commercio costituisce infatti una delle principali espressioni a sostegno del settore nell’ambito dei centri storici e urbani.

In terraferma, seppur vero poi che i canoni di affitto si sono ridotti, non sono probabilmente ancora a portata di tanti e quindi proporremo anche su questa area la possibilità di attivare dei temporary shop, che sicuramente sarebbero molto apprezzati e che andrebbero a tutelare sia la proprietà che gli investitori.

Questi sono solo alcuni dei cambiamenti possibili finalizzati ad una decisa modifica della qualità della vita di chi questa città vuole abitarla, di chi ci lavora, studia o la visita con immutata meraviglia.

Venezia, 06/06/2023

AZIONE VENEZIA

Paolo Bonafè – Segretario Comunale Azione Venezia

QUALI POLITICHE PER SVILUPPARE LA RESIDENZIALITA’ E PER BLOCCARE L’ESODO  

2023-05-29 QUALI POLITICHE PER LA RESIDENZIALITà E PER BLOCCARE L'ESODO-12023-05-29 QUALI POLITICHE PER LA RESIDENZIALITà E PER BLOCCARE L'ESODO-2

 

Come Azione Venezia ci stiamo domandando come dev’essere il futuro di Venezia per i prossimi 30 anni.

Per rispondere a questa domanda dobbiamo pensare ad un modello di sviluppo compatibile e gli errori che sono stati compiuti fino ad ora, visto che la città storica si sta spopolando di residenti e di attività produttive.

E’ parere di una parte della città (e che noi riteniamo sia da rivedere) che Venezia debba essere uno spazio fisicamente preservato, disponibile alla visita dei visitatori di tutto il mondo e nel maggior numero possibile. Questo è’ un modello che mira alla pura conservazione fisica e allo sfruttamento della città ai soli fini turistici.

Questo modello confligge, però fisiologicamente,  con la necessità di una città abitata, che possieda caratteristiche ben precise,  tra le quali quella di avere delle attività lavorative (attività portuale, commercio, artigianato, ecc) alternative al solo turismo e  che viva anche di abitanti residenti.

E’ importante essere consapevoli del problema oggettivo che le aspettative dei cittadini, e in generale di coloro che ritengono che Venezia non possa perdere i suoi abitanti pena “perdere l’anima”, confliggono di fatto con quello che il mondo fin’ora ha chiesto e voluto che fosse Venezia. Lino Toffolo usava dire che Venezia senza i Veneziani è come Pompei

Lo spopolamento di Venezia, causato da fenomeni in qualche modo epocali (il calo demografico e la naturale tendenza dei centri storici a svuotarsi) è anche determinato da un insieme di fattori, tra i quali l’assenza di disponibilità abitativa per giovani coppie, anche a causa del proliferare delle locazioni turistiche,  la mancanza di lavoro stabile in città, se non legato al turismo  e all’assenza di un sistema di mobilità moderno ed adeguato alle esigenze di mobilità dei cittadini e dei turisti ( con la ovvia necessità di suddividere dove possibile i flussi).

Sull’emergenza abitativa e il blocco all’esodo abitativo Azione vuole fare delle proposte politiche che si focalizzino, non solo su politiche abitative mirate ai residenti, ma anche su interventi complementari agli altri grandi temi in discussione per Venezia.

La proposta di politica residenziale specifica per Venezia, per Mestre e per Marghera, si vuole sviluppata su due grandi filoni: le nuove edificazioni e il recupero del patrimonio residenziale pubblico, dopo decenni di abbandono.  In questa ottica il patrimonio pubblico andrà gestito in modo competente, curato (creando una efficiente funzione dedicata comunale e regionale), utilizzando ogni livello di finanziamento europeo, nazionale, comunale, modificando i meccanismi di accesso all’alloggio, introducendo l’efficientamento energetico sostenibile degli immobili stessi.

La seconda è il recupero di aree ora dismesse e da destinare a nuove abitazioni da mettere sul mercato immobiliare. Nei primi anni 2000 sono già state riconvertire aree post industriali della Giudecca (vedi area Ex Jungans) per realizzare appartamenti in parte di social housing e in parte destinati alla libero mercato. Bisogna perseguire sulla strada intrapresa e mettere regole di mercato che prevedano l’impossibilità di acquisto di nuovi alloggi, per poi metterli sul mercato delle locazioni turistiche

Riteniamo poi, che il vasto patrimonio immobiliare pubblico, debba tornare ad una regia comunale, all’assessorato Casa di Cacciariana memoria, perché i molteplici enti pubblici che gestiscono immobili di residenziale pubblica non possono gestire autonomamente il complesso meccanismo delle assegnazioni, ma la regia deve essere unica e basata su regole e parametri chiari.

Poi vi è il tema residenza scolastica e universitaria, e qui si deve creare una sinergia tra l’Università e il Comune anche per concentrare i siti universitari e creare poi dei servizi pubblici dedicati, soprattutto legati ai trasporti e alla mobilità cittadina.

La grande area del Vega che oggi sta vedendo la possibilità di essere ceduta dalla gestione pubblica a quella privata, potrebbe divenire un grande campus universitario dotato di parcheggio, mensa e sale auditorium. Lo stesso è già un hub di interscambio ferro (treno) e gomma(autobus) sia con Venezia, che con l’entroterra veneto. L’Università deve dialogare con l’Amministrazione Comunale e le scelte di entrambi gli enti devono andare concertate.

Per la mobilità, una possibile innovazione sarebbe la creazione / ultimazione dei terminal, anche previsti dal PUMS,  senza scandalizzarsi sull’uso dei PILI e di San Giuliano,  come interscambio tra bus turistici e mezzi acquei, in un’ottica di gestione dei flussi;  ma anche il riprendere alcuni grandi progetti per la città, come ad esempio la Sub lagunare, soprattutto ora che verrà costruita una bretella ferroviaria in zona aeroportuale e la nuova stazione di collegamento con l’alta velocità.

Questi sono solo alcuni dei cambiamenti possibili finalizzati ad una decisa modifica della qualità della vita di chi questa città vuole abitarla, di chi ci lavora, studia o la visita con immutata meraviglia.

Venezia, 30/05/2023

AZIONE VENEZIA

Paolo Bonafè – Segretario Comunale Azione Venezia

Leda Costantini – Delegata Mestre e Terraferma e Responsabile Residenzialità Azione Venezia

MOTO ONDOSO: PROBLEMA ANCORA IRRISOLTO

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Le rive dei canali e le fondazioni dei palazzi veneziani sono sempre più danneggiate dal moto ondoso causato dalle numerose imbarcazioni che girano quotidianamente in laguna. È una situazione delicata, che i cittadini della città storica documentano quotidianamente con video o foto che evidenziano il crollo e il cedimento di rive o di muri di contenimento
Certamente una delle cause del moto ondoso è determinata dalla forma degli scafi, dai materiali costruttivi, dai dispositivi di propulsione e dalla velocità di navigazione. Quest’ultima, la velocità, può essere decisiva se vogliamo limitare con un provvedimento immediato gli effetti negativi del moto ondoso di superficie. Studi fatti in laguna, soprattutto quelli del professor D’Alpaos. hanno dimostrato che la velocità influisce sull’altezza e quindi sull’energia trasportata dalle onde, che è proporzionale al cubo. Quindi bisogna imporre un limite di velocità e poi farlo rispettare con delle sanzioni. Bisogna poi ridurre l’uso di imbarcazioni in ferro all’interno dei canali, perché le rive vengono “scavate” dalla cavitazione delle eliche e rovinate dai bottazzi in ferro, che le colpiscono causa la risacca.  Di moto ondoso purtroppo ne parliamo da decenni senza che sia stata trovata una soluzione. Questo vuol dire che fino ad ora non si è stati capaci di intervenire in modo efficace e questa colpa ricade soprattutto sulla politica e sul ricatto delle lobby, che su Venezia purtroppo incidono in modo evidente. Quindi intervenire su regole più rigide e su controlli capillari significa produrre delle proteste, ma per il bene di Venezia si deve andare in questa direzione. La Giunta Costa (2000-2005) aveva adottato delle postazioni fisse di rilevazione della velocità, con ordinanze legate all’azione di un commissario al moto ondoso, nominato nell’allora vicesindaco, con potere sanzionatorio immediato da parte della polizia municipale. Erano state attivate le commissioni consiliari ed impegnato il Consiglio comunale in impegni per l’Amministrazione Comunale. Purtroppo, però l’azione messa in campo è stata inefficace, anche perché le giunte successive forse non hanno avuto la stessa sensibilità sul tema o perché il problema principale è che a Venezia, manca una regolamentazione che sia paragonabile a quella del traffico su ruota di una qualunque altra città. Per questo si chiede alle istituzioni di affrontare e risolvere la questione una volta per tutte, che si faccia chiarezza, si impongano limiti e si istituiscano controlli costanti capaci di porre un freno alle continue infrazioni. Poi esiste il problema inquinamento legato al numero dei mezzi che solcano la laguna e che a Venezia raggiunge livelli paragonabili a quelli della terraferma. Colpa anche dei carburanti che vengono utilizzati dalle imbarcazioni, addirittura 500 volte più inquinanti (per quanto riguarda lo zolfo) di quelli per gli autoveicoli. Dannosi per la salute di Venezia, e dei veneziani. E per l’ambiente nel suo complesso e per i marmi e stucchi dei palazzi storici. Di moto ondoso si parla ciclicamente. Come Azione Venezia ci attiveremo per istituire degli Stati Generali dove siano invitate e coinvolte l’Amministrazione Comunale, le categorie, le associazioni e le società di trasporto perché si deve cercare certamente la concertazione, ma poi alla fine si deve poter decidere in modo ponderato ma efficace.
Venezia, 24/05/2023
Il segretario Comunale Azione Venezia Paolo Bonafè
Il Vice segretario Comunale e delegato per il Centro storico ed Isole Mauro Memo

Finalmente il via libera al nuovo protocollo fanghi

2023-05-23 Finalmente il via libera al nuovo protocollo fanghi

2023-05-24 Gazzettino Finalmente approvato il protocollo fanghi

2023-05-24 Nuova Venezia Finalmente approvato il protocollo fanghi s

Azione Venezia esprime profondo apprezzamento per il via libera al nuovo protocollo fanghi, avvenuto ieri grazie alla firma del Ministro della Salute.

Si pone quindi la parola fine all’annosa questione che ha bloccato in tutti questi anni lo sviluppo del Porto di Venezia e che ridefinirà la classificazione degli stessi in funzione della tossicità e consentirà di poterne riutilizzare una parte, quelli classificati in “Classe A” (che col vecchio Protocollo del 1993 sono una percentuale risibile), per la ricostruzione morfologica della Laguna e non inviarli totalmente in discarica (l’isola delle Tresse, ormai al collasso).

 

L’entrata in vigore del Protocollo consentirà finalmente la redazione dell’atteso Piano Morfologico della Laguna, per la ricostruzione degli habitat naturali compromessi e in particolare consentirà gli scavi per il mantenimento della profondità prevista dal Porto del Canale dei Petroli, vitale per l’accessibilità del Porto e oggi in grave sofferenza.

 

Quella della redazione del nuovo Protocollo Fanghi è una vicenda kafkiana, paradigmatica della paralisi burocratica del nostro Paese, una storia di palleggi di responsabilità e gelosie tra gli Enti interessati (tra cui ben tre Ministeri), interferenze improprie e un ginepraio di competenze. Esprimiamo soddisfazione perché tale risultato è stato frutto di un profondo lavoro che ha visto Governo ed Azione lavorare per un fine comune. Ringraziamo il lavoro dell’Onorevole Carfagna che il 31 marzo scorso aveva incontrato le autorità portuali tutte a Marghera, con l’impegno di sollecitare tale risultato: impegno mantenuto e risultato ottenuto.

Ora possiamo guardare fiduciosi al futuro di Venezia come ZLS, riconosciuto come uno degli ultimi atti del Governo Draghi grazie appunto al lavoro della Ministra Carfagna.

 

Paolo Bonafè – Segretario Comunale AZIONE Venezia

 

Cristian Zara – Responsabile Comunicazione AZIONE Venezia

 

Comunità Bengalese – SUMMUM IUS, SUMMA INIURIA

2023-05-17 Gazzettino Avanti con la moschea - gli islamici non si fermano
La comunità bengalese, per il tramite di una APS (Associazione di Promozione Sociale) aveva preso in affitto l’ex supermercato PAM in via Piave per farne luogo di culto musulmano, “servizio” di cui c’è oggettivamente carenza se teniamo conto che i bengalesi ufficialmente residenti – una comunità numerosa e radicata, attiva nel piccolo commercio, nel turismo e nella cantieristica (Fincantieri ne impiega 3000) – sono ben 8000, nel solo Comune di Venezia.
Come non detto.. non ci sono le autorizzazioni, la destinazione urbanistica non è congrua, i rischi per la sicurezza dove li mettiamo e poi tutta questa gente senza controllo che cosa viene a fare (a pregare, cosa che ormai da noi si usa poco).  I residenti del condominio soprastante si sono allarmati e in un baleno sono intervenute le Autorità, hanno constatato lo “spregio di qualsivoglia cautela di prevenzione da pericoli e rischi per la sicurezza, tale da rendere oggettivamente non idoneo l’immobile all’uso cui in concreto viene adibito” e disposta l’immediata chiusura dell’attività.
Insomma, la Legge è legge, “le carte” non sono a posto (e verosimilmente anche dal punto di vista sostanziale, l’ex supermercato non è una struttura idonea), la sicurezza e il decoro trionfano.
A noi resta però uno sgradevole retrogusto di summum ius, summa iniuria, perché le Moschee, come le Chiese, sono luoghi di comunione e socialità, di sostegno reciproco e di visibilità (in un certo senso anche di “controllo”) per una comunità numerosa con la quale condividiamo lo spazio di questa città e che non dovremmo far sentire ai margini. E poi però parliamo di “integrazione”, di prevenire le cause del degrado..
#ItaliaSulSerio
Antonella Garro, Segretaria Metropolitana
Paolo Bonafè, Segretario Comunale

La vita può essere capita sollo all'indietro ma va vissuta in avanti (Soren Kierkegaard)