il Presidente della Repubblica e il Governo hanno riacceso la attenzione verso il problema carceri. Questo deve essere colto per quello che rappresenta e cioe’ la evidenziazione di un problema che in Italia sta assumeto aspetti drammatici per la miriade di suicidi tra i detenuti e anche tra le guardie carcerarie dove altissima e’ la percentuale di malattie legate allo stress e a disturbi della psiche. Voler forzare la mano attribuendo questa apertura di attenzione con il caso giudiziario di Berlusconi e’ rendere un danno a coloro che da anni si battono per i diritti di chi ha sbagliato ed e’ in cacere per redimersi e per scontare una pena ma che nella stragrande maggioranza dei casi e cioe’ i reati minori deve avere la possibilita’ di farsi una nuova vita dopo il carcere. Visto che molte volte per reati minori si scontano anni di crcere e visto che molte volte il carcere peggiora le persone piuttosto che rieducarle, avere altre forme di detenzione o di rieducaziine puo’ essere un vantaggio economico per lo stato e una nuova possibilita,’ per il detenuto. Prevedere poi che per gli immigrati sia previsto di essere accompagnati a trascorrere la loro detenzione nei loro paesi di origine diviene poi un deterrente anche per quella immigraziine aggressiva e violenta che non si rifa’ ai principi della richiesta di asilo
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agibilita’ politica e le vere emergenze dell’Italia
Le notizie che in questi giorni si rincorrono sono fondamentalmente legate al fu uro politico e giudiziario di Berlusconi. E’ veramente anacronistico arlare di futuro politico legando questa parola alle vicende di un settantenne e questo e’ un limite della politica italiana e dello schieramento di centrodestra che non riesce a trovare un leader che prenda in mano le redini politiche di una larga fetta di elettorato che oggi si riconosce in Berlusconi e nel Suo partito.
Purtroppo pero’ la vera emergenza che l’Italia vive oggi non e’ quella legata alle vicende giudiziarie del Cavaliere e alla sua ” agibilita’ politica” ma alla purtroppo grave crisi che da almeno cinque anni sta facendo rotolare l’Italia in una depressione economica che va oltre alla recessione. Stiamo perdendo tutta una serie di certezze di diritto e di sicurezze economiche trascinandoci sempre piu’ verso un baratro che diciamo di poter evitare ma che purtroppo e’ ben presente e ben evidenziato da autorevoli analisti. Basti solo pensare ad un nuovo scenari di guerre che ol tre portare morte e distruzione potrebbe aggravare la gia’ grave crisi economica con riflessi pesanti anche in Italia. Quindi cisa fare? Il Papa ci sta guidando verso una nuova evangelizzazione parlando di semplicita’, solidarieta’ , di ritorno alla etica e alla vera valorizzazione dei beni di cui abbiamo bisogno rifuggendo dalla ricchezza facile e dal consumo sfrenato. Dopo le grandi guerre che hanno messo in ginocchio l’Italia, quella che si che si e’ dimostrata la forza degli italiani e’ stata la Solidarieta’ unita al coraggio e al saper coltivare il sogno di saper ripartire dal nulla con la fiducua della rinascita e della crescita. Valori che gli italiani riscoprono dopo grandi calamita’ dove perdono tutto e da dove con forza ripartono solidali tra loro. Ecco, secondo me bisognafinire con questa stagione del Berlusconismo che ci ha fatto pensare che tutto fosse semplice,manche fare i deputati, bastava essere amici dei potenti
mantenere la crocieristica a Venezia
In questa calda estate uno dei temi di scontro istituzionale e’ se il traffico crocieristico deve gravitare ancora sulla Marittima o essere trasferito a Marghera. Non conoscendo la fonte che suggerisce al Sindaco la soluzione Marghera, da tecnico del settore e responsabile tecnico ispettivo di una societa’ di navigazione esorto fortemente coloro, che ipotizzano la soluzione Marghera, di fare tutta una serie di valutazioni legate, in primis al sovraffollamento del canale dei petroli, che gia’ oggi richiede la entrata ed uscita in convoglio delle navi (e gia’ ora la necessita’ di allargamento e scavo del canale Vittorio Emanuele) e al fatto che a Venezia arrivano diverse tipologie di navi: passeggeri , RO-RO, cargo e porta contenitori; le prime ormeggiano in MARITTIMA, le altre a Portomarghera.
Se gli estimatori della soluzione Marghera entrassero abitualmente nell’area commerciale delle banchine di PortoMarghera si renderebbero subito conto che non si possono far convivere i passeggeri che discendono dalle navi con gli “odori” che si respirano in banchina e con le frenetiche ( e alle volte pericolose) operazioni commerciali di carico-scarico dei RO-RO, senza considerare lo tesso traffico di un area commerciale.
Inoltre, visto che i turisti dovrebbero venire trasportati a Venezia e una nave trasporta mediamente circa 3000 passeggeri, vorrebbe dire che il Ponte della Liberta,’ sarebbe intasato di bus 365 giorni l’anno con relativo inquinamento.
Quindi se nel passato e’ stata identificata l’area della Marittima come porto passeggeri e’ perche’ la stessa logisticamente e’ la migliore. Nel tempo, inoltre, sono stati investiti centinaia di milioni di euro per attrezzare i terminal portuali e le banchine della marittima, oltre che attrezzare servizi di collegamento nautici idonei allo smaltimento del traffico crcieristico, senza parlare della costruzione del People Mover che ha appunto una stazione in marittima e la prevista costruzione del parcheggio in marittima da 2500 posti auto.
Per quanto concerne il tema inquinanamento e’ opportuno sapere che le navi da crociera utilizzano combustibili con bassissimo tenore di zolfo e le normative della Autorita’ Marittima e della Port Autority richiedono che le navi in banchina debbano tenere i motori fermi. Inoltre il Porto di Venezia ha in realizzazione un avvenierstico sistema di alimentazione da terra delle navi grazie a centraline alimentate da motori elettrici ad accumulatori
Quindi, visto oramai le acclarate risposte tecniche agli ambientalisti da parte di Arpav ed istituti di analisi della qualita’ dell’aria, che smontano le varie argomentazioni legate all’ inquinamento e alla sicurezza, restano in campo solo le argomentaziini estetiche, quali unica arma di contrasto ed opposizione a questa primaria attivita’ economica cittadina.
Mi sembra che in questa direzione vi siano varie proposte in campo; quella dell’Autorita’ Portuale con l’adeguamento del canale Sant’Angelo-Contorta, che meno mi convince o quella dell’adeguamento dei canali dell’Orfano – Fasiol dietro la Giudecca. Tutte le proposte in campo da tempo raggiungono l’obbiettivo di far arrivare le navi in Marittima senza passare davanti al Bacino San Marco.
Cittadini quindi accontentati e turisti comunque appagati della visione del bacino.
Se proprio non si vuole nemmeno questo, allora interessante sarebbe la soluzione del porto off shore. Questa soluzione avrebbe il vantaggio di poter finalmente avviare una politica di controllo dei flussi turistici crocieristici diversificando la struttura economica cittadina che vede gravare la maggior parte degli arrivi in area Marciana dal Canal Grande, con riduzione quindi del moto ondoso in quel canale e potendo utilizzare un numero di mezzi di dimensione superiore (magari anche hovercraft) che proveniendo dalla bocca di porto arrivino in area bacino ma anche dietro le fondamente nuove e verso Burano e Murano, riducendo la ressa sui mezzi Actv.
Auspico quindi che gli enti preposti si siedano attorno ad un tavolo senza dietrologie, valutando bene gli impatti negativi che gia’ questa cattiva pubblicita’ porta alla attivita’ economica crocieristica, tenendo ben presente che gli Armatori potrebbero trovare una soluzione alternativa a Venezia, magari su Ravenna e Trieste, trasportando i turisti su bus a Venezia, impoverendo ulteriormente il tessuto economico cittadino. Come ben sappiamo sono migliaia i posti di lavoro in bilico in una fase di grave crisi economica come questa e non possiamo permetterci di fare scelte sbagliate.
nuova newco per gestione ferryboat
Le lamentele sollevate dalla cittadinanza al servizio ferry boat di Actv sono purtroppo un problema che si ripete ciclicamente nei periodi di maggiore acceso alle isole di Lido e Pellestrina. Sull’ argomento mi sono speso in passato sia come amministratore che come utente e sono venuto ad una considerazione. Actv per sua vocazione, purtroppo, non viene gestita come una societa’ di navigazione ma come una normale societa’ di Tpl che ha anche un servizio di navigazione. Mi spiego meglio. Una societa’ di navigazione ha come obbiettivo migliorare il servizio e catturare sempre maggiore clientela, basa le sue azioni imprenditoriali per mettere in atto strategie che vadano nella direzione di catturare sempre maggiore traffico, ottimizzando i mezzi che impiega perché siano sempre piu’ efficenti e capaci. Se poi ha un cantiere di riparazione di proprieta’ la societa’ di navigazione cerca di ottimizzarlo cercando di razionalizzare le risorse ed organizzarle perché sia produttivo e magari realizzi degli utili, impiegandolo anche per le riparazioni e costruzioni di mezzi per conto terzi. Inoltre cura la logistica a terra perché i terminal che costruisce siano basati su criteri di efficenza, legata alla rapidita’ di caricazione e di capienza ( oltre curare anche aspetti legati al confort e alla accoglienza). Se vediamo invece il settore navigazione di Actv questo non risponde a questi presupposti, tanto meno risponde ai presupposti sopra citati il servizio ferryboat. Al Lido non esiste un terminal che si possa chiamare come tale. Via Selva e’ una via trasformata in terminal che pero’ paga due aspetti. Non e’ sufficientemente capiente nel tratto dalla biglietteria alla zona di carico per i nuovi ferryboat come il Lido di Venezia che trasportano piu’ mezzi e soprattutto l’imbarco degli autoveicoli incrocia una strada principale che ne rallenta l’imbarco. Nella precedente giunta Cacciari si era studiata una soluzione che prevedeva la creazione di un terminal con parcheggio all’interno dell’attuale campo sportivo ex lagunari utilizzato ora dalle giostre, ma la scelta della mministrazione Comunle di destinare quello spazio come deposito per i material di risulta della costruzione del Palazzo del Cinema ed ex area
Ospedale al Mare, ha fatto perdere quell’occasione e anche la possibilita’ dei
fondi che allora c’erano ed oggi non piu’. Altra soluzione ancora in campo
sarebbe quella di arretrare la biglietteria per allungare le due colonne di
imbarco su via Selva, ma sarebbe comunque una soluzione precaria. Quindi primo aspetto che una societa’ di navigazione avrebbe curato e’ il terminal, chiedendo gia’ nel passato la concessione delle aree direttamente al demanio e alla Agenzia del Ministero Difesa che cura la vendita delle aree ex
militari. Secondo aspetto che una societa’ di navigazione valuta nel suo piano industriale e’ quello che non sempre e’ necessario :avere mezzi nautici di
proprieta’ , che bisogna anche ammortizzare e nel tempo diventano superati dalle esigenze di mercato, ma che nel mercato navale ci possono essere mezzi che si possono noleggiare a “scafo nudo” ( e oggiper la crisi anche a buon prezzo), magari come implemento della flotta nei momenti di maggiore necesita’ di carico.
Terzo aspetto, una societa’ di navigazione applica il contratto dei
marittimi che prevede specifiche professionalita’ ma che ha anche dei costi
diversi. (sulle navi le manutenzioni di routine vengono effettuate dal personale imbarcato).
Quarto aspetto, una societa’ di navigazione opera sulla leva
delle tariffe per incentivare ed attirare clientela. Quindi la proposta
di esternalizzare il servizio ferryboat potrebbe essere una soluzione che va
nella direzione giusta fatte salve queste premesse.
Inoltre una societa’ privata puo’ operare sul mercato per studiare anche nuovi collegamenti, oltre a quello Lido Tronchetto. Allo scopo organizzai come Associazione Laboratorio Venezia di cui sono Presidente un partecipato convegno pubblico nel 2006 presso Hotel Hungaria, al cui tavolo dei relatori feci sedere amministratori di Actv, Vela, imprenditori e tecnici del settore e nel quale convegno furono proposti alcuni studi di fattibilita’ per la tratta Pellestrina Alberoni – Giare di Mira, e Pellestrina – Chioggia. Quest’ultimo collegamento realizzabile in tempi brevi e che aveva visto il favore della imprenditoria cantieristica locale, ma cassato dalla allora gestione manageriale della aziendale. Tutte linee che Permetterebbero di collegare le isole direttamente con la Romea by passando il ponte della Liberta’ e l’innesto sulla Romea.
Nota poi dolente le manutenzioni. Una societa’ di navigazione non puo’ permettersi di tenere una nave ferma piu’ di un mese, anche se sono previsti importanti lavori di ristrutturazioine o manutenzionene, perche’ la nave e’ la primaria fonte di guadagno e quando e’ ferma diventa solo una fonte di perdita economica e di costi di gestione. Per la mia esperienza trentennale nel settore., vi posso assicurare che i tempi di una sosta normale di un ferryboat Actv, che puo’ essere anche di parecchi mesi, una nave la effettua solo a seguito o a causa di una grave avaria .
Comprendendo le preoccupazioni dei lavoratori ritengo che anche la stessa ACTV potrebbe gestire meglio il servizio e renderlo redditizio. Non certamente con l’attuale struttura societaria ma creando una newco con imprenditori privati ed armatori, che abbia in carico non solo la gestione dei mezzi e del personale preposto, ma anche la manutenzione di quei mezzi. Con questa ipotesi i ricavi verrebbero introitati da Vela che gestirebbe la vendita dei titoli di viaggio tramite la propria rete di vendita utilizzando pero’ nuove metodologie e tecniche commerciali e Actv pagherebbe il servizio con uno storno di una quota del ricavato, concordando con la newco un costo standard legato alle corse effettuate o alle ore di moto o concordando un contratto di servizio.
Cordiali saluti
Cap. Paolo
Bonafe’
348.0920240
al voto
Un nuovo impegno dei cattolici per la buona politica
Dal Convegno di Todi, dove il Cardinale Bagnasco, presidente della CEI, aveva evidenziato come la presenza dei cattolici in politica fosse diventata sempre più marginale e di come invece ci fosse bisogno di una presenza valoriale, contemplando addirittura il peccato di omissione (per chi si tira indietro e non accetta la sfida che viene dai nuovi tempi), possiamo dire che sono avvenute, ad oggi, alcune condizioni perché i cattolici possano reimpegnarsi in politica. In primis perché è cambiato lo scenario politico generale e fanno parte dell’attuale compagine governativa alcuni di coloro che erano seduti al tavolo conferenziale di Todi, ma anche perché si sente l’esigenza di un impegno per la sana politica, impegno che la ns. Costituzione con l’art.49 prevede, però, che possa attuarsi solo attraverso i partiti, per i quali oggi vi è un diffuso disgusto, se è vero il sondaggio che affida ad un misero 4% il gradimento verso gli stessi. Ritengo che, soprattutto per i cattolici, l’attuale crisi di rappresentanza politica, si può ricercare in una gravissima crisi di carattere culturale ed etica: Culturale, nel senso sostanziale della parola cultura, cioè “di impostazione della vita umana come senso, come significato, come bellezza, come giustizia, come bene comune”; (questa cultura primaria,così la chiamava Giovanni Paolo II nel 1980, è sparita dal nostro Paese, lasciando lo spazio a una specie di “ideologia legata al proliferare di posizioni razionaliste, consumiste o meglio, materialiste dominate dalla peggiore comunicazione mediatica”); Etica, nel senso di saper coniugare etica sociale con etica della vita.
Vieppoi la crisi della famiglia, nucleo fondante della nostra società. Lo Stato, oggi, non è più in grado di sostenere le politiche di Welfare che hanno contraddistinto la società italiana negli ultimi decenni, anzi le famiglie di oggi sono costrette a sopperire alla crisi grazie all’aiuto di una rete famigliare che parte dai genitori che supportano economicamente i figli e non viceversa, agli anziani che con le loro pensioni aiutano i bilanci familiari di lavoratori e lavoratrici che non riescono ad arrivare a fine mese, perché i loro stipendi sono sempre più inflazionati o perché licenziati.
Anche il neo Patriarca di Venezia S.E. Mons. Moraglia chiede attenzione su questi temi quando nell’Omelia della S. Messa solenne di inizio del ministero episcopale a Venezia(Basilica S. Marco, 25 marzo 2012) cita:” E il realismo cristiano si riflette su quanto appartiene all’uomo, innanzitutto include il rispetto della vita sempre, senza condizioni; poi l’accoglienza/l’integrazione, la promozione della famiglia, cellula fondamentale della società umana, l’educazione che mira alla pienezza della libertà, il lavoro come diritto e dovere che tocca la dignità stessa dei lavoratori e delle loro famiglie soprattutto oggi, il bene comune con il contributo specifico della dottrina sociale della chiesa; anche questi valori umani entrano negli scenari della vita risorta, sono i valori che stanno a cuore a una ragione amica della fede, valori che vicendevolmente s’illuminano e sostengono.”
Questa crisi politica e quindi sociale è un aspetto di questa impressionante crisi familiare per cui le famiglie, distrutte nella maggior parte della loro realtà, sono incapaci di dare ai giovani e ai più giovani degli orientamenti sicuri per vivere, e quindi quelle ragioni per vivere, senza la formulazione delle quali non esiste possibilità di educazione. Quindi non è un caso che la Chiesa ci richiami a ritrovare la politica alta, costruita sui valori e abbattere le barriere di egoismo e individualismo che stanno distruggendo le società contemporanee. Come Cattolici impegnati in politica ( ed è questa la sfida) dobbiamo poter “testimoniare” ai giovani e a tutti i cittadini, che la politica non e’ solo la cosa triste che sta emergendo sui giornali, ma e’ una cosa nobile, costruita su valori e grandi idealità, se risponde in modo etico alle esigenze del Paese.
Paolo Bonafè Lido di Venezia
Albergo diffuso per un turismo ecocompatibile
Estate, tempo di vacanze: fra la pluralità delle offerte del mercato, è interessante riscontrare come si stia affermando, al di là del turismo di massa e dei pacchetti di viaggio preconfezionati, un nuovo modello di turismo ecocompatibile, attento a rispettare il territorio e a preservare il tessuto sociale, che in esso è innestato, grazie alla valorizzazione dell’ambiente, della storia e della cultura dei luoghi. L’esperienza dell’ “Albergo diffuso”, è esemplare a mettere in luce come sia possibile promuovere sia la ricettività dei borghi storici, di cui l’Italia è ricchissima, sia le comunità locali che li abitano: tale proposta si concretizza nella diffusione della ricezione in più abitazioni, secondo una concezione orizzontale, centralizzando invece, in un’ unica sede, i servizi di tipo alberghiero (reception, spazi comuni, sala da pranzo). Questo permette la rivitalizzazione del territorio, il potenziamento del senso di ospitalità di una comunità, garantendo al turista una diversa qualità relazionale e di incontro con il contesto locale, che esce dall’anonimato e dallo standardizzato. Tali esperienze rafforzano e consolidano i legami di una comunità, il senso di appartenenza alla cultura e alle tradizioni, ma nel contempo aprono all’incontro con l’altro. Non a caso questo modello, nato nel Friuli del dopo terremoto, per favorire il processo di ricostruzione e rivitalizzazione dei piccoli centri colpiti, evitandone l’abbandono, si è poi affermato in molte regioni, rappresentando un elemento distintivo e di qualità del made in Italy. La vacanza diventa così occasione di autentica conoscenza di luoghi e opportunità di arricchimento umano. Tale esperienza potrebbe trovare terreno fertile anche nelle isole della nostra laguna, dove esiste un habitat ambientale nel quale si coniugano con estrema armonia siti di interesse culturale con luoghi dove la natura dimostra tutta la sua bellezza.
Paolo Bonafè – Lido di Venezia
I rischi del federalismo demaniale
Un nuovo processo sta interessando tutto il territorio nazionale e riguarda il trasferimento, a Regioni ed Enti Locali, dei beni dell’Agenzia del Demanio.
L’elenco dei beni trasferibili non è ancora definitivo, perché in discussione nella competente commissione bicamerale e verrà pubblicato solo a fine luglio: si tratta di un patrimonio inestimabile, che comprende edifici di grande valore storico, musei e fari ma, soprattutto, aree naturalistiche, che rappresentano tesori inestimabili. Nel nostro territorio il trasferimento riguarderà, ad esempio, l’ex Forte di S. Erasmo, l’ex Poligono del tiro a segno a Murano, l’ex Caserma Pepe e gli arenili al Lido e l’isola di S. Angelo delle Polveri. Ma anche l’isola dell’Unione a Chioggia e le Dolomiti che fanno corona a Cortina d’Ampezzo.
Questa vicenda, se da un lato rappresenta l’esito di un percorso fortemente auspicato – perché vede le comunità riappropriarsi del proprio territorio di riferimento – dall’altro, apre alcune questioni di particolare criticità. Se Regioni, Province e Comuni sono chiamati a favorire “la massima valorizzazione funzionale” dei beni ricevuti, dall’altro potranno provvedere alla vendita di parte di essi per sanare il debito pubblico. Si apre così la strada ad una privatizzazione del territorio, che chiama in causa il rischio per il Paese di una nuova ondata di speculazione economica ed edilizia. Voci autorevoli segnalano il pericolo di una operazione finalizzata alla necessità di rimpinguare le casse pubbliche e l’allarme per un processo che nasconde, sotto la veste del federalismo demaniale, un percorso di progressiva alienazione dei beni pubblici.
Paolo Bonafè Presidente Laboratorio Venezia
Prospettive concrete per le energie rinnovabili.
Il 5 maggio a Verona si apre Solarexpo, undicesima edizione della mostra internazionale sulle energie rinnovabili che, quest’anno, si presenta in contemporanea con la quarta edizione della mostra convegno Greenbuilding. Nella cornice di questi due eventi viene promossa l’opportunità di mettere in relazione il mondo dell’architettura e quello della tecnologia, coniugando l’architettura sostenibile con l’ efficienza energetica, perseguendo l’obiettivo di valorizzare e mettere in sinergia la comune vocazione a diminuire l’impatto ambientale del nostro abitare.
Si tratta di proposte che non hanno nulla di avveniristico, ma riguardano la concreta prospettiva su cui consistente è l’investimento: l’Italia per il livello di insolazione e l’alto costo dell’energia, rappresenta un paese in cui le energie rinnovabili, se sostenute in modo efficace dal punto di vista legislativo, potrebbero trovare un adeguato sviluppo. Una delle priorità da affrontare nel nostro paese, riguarda infatti l’introduzione di una legislazione, chiamata a disciplinare l’impatto paesaggistico. Anche per l’Europa si apre uno scenario interessante attraverso una prospettiva concreta, messa in rilievo dallo studio commissionato dalla Fondazione Europea sul clima, che conferma la praticabilità di costruire per il 2050 un sistema di produzione energetica, generato da fonti alternative. Sul piano internazionale si assiste, pertanto, a una mobilitazione culturale, scientifica e tecnologica, volta a dare risposte efficaci alla richiesta di sviluppo compatibile, che ampie fasce di cittadini avvertono come condizione cruciale per il futuro dell’umanità.
Paolo Bonafè Presidente www.LaboratorioVenezia.it
Lo sviluppo di Venezia può arrivare anche dai Terminal
Una delle priorità della nuova Amministrazione Comunale sarà quella di un progetto di mobilità cittadina, in grado di tenere insieme la città d’acqua e la città di terraferma, attraverso un sistema efficiente ed articolato di interscambio ferro/gomma/acqua. La scorsa consigliatura ha approvato il Piano urbano della mobilità, che ha permesso di fotografare l’andamento dei flussi, utile a formulare proposte di migliore mobilità tra Mestre e Venezia, attraverso il Tram, il sistema di trasporto acqueo e il progetto di Sublagunare. Ritengo che questo quadro progettuale debba anche prevedere, nella logica di valorizzazione della via d’acqua e di diversificazione dei flussi con una politica di rivitalizzazione e di rilancio dei terminals.
Da anni insisto nel proporre alcune soluzioni legate allo sviluppo dei terminal attuali e di alcuni terminal da realizzare.
Alcuni di questi, come quello di Treporti e di Tessera sono stati realizzati o sono in via di ultimazione, ve ne sono poi alcuni, come quelli di San Giuliano che è stato troppo frettolosamente soppiantato durante la giunta Costa, quasi fosse alternativo al parco.
Personalmente ritengo che si debba innanzitutto creare un percorso alternativo per coloro che da Mestre si recano a Venezia ed in quest’ ottica il terminal di San Giuliano e quello dei Pili (da realizzare) servirebbero – sull’asse Mestre-Venezia – a decongestionare il Ponte della Libertà e piazzale Roma, attraverso due linee circolari: la prima da San Giuliano/Fondamente Nuove/Lido/Tronchetto/Pili e la seconda dai Pili/Tronchetto/Zattere/Lido/ Fondamente Nuove/San Giuliano.
A queste due nuove linee circolari se ne dovrebbe aggiungere una terza che è poi il potenziamento e l’ allungamento della linea LN (Punta Sabbioni-Venezia) con la creazione di una linea circolare che interessi le fermate di Lido/ S.Elena/ Giardini/ Pietà/ S.Marco-Giardini Reali / Zattere / S. Basilio – S. Marta ( se in prospettiva arriverà il TRAM) /Tronchetto.
Queste proposta permetterebbero la soppressione delle attuali linee 51 e 52, mentre ritengo che debbano essere mantenute le linee dirette 61/62 e 41/42, rendendole maggiormente dirette (alleggerendo il percorso di quelle fermate già servite dalle tre linee circolari precedentemente citate).
La linea 1 e la linea 2 dovrebbero rimanere come sono attualmente perchè servono le fermate lungo il Canal Grande utilizzate dalla stragrande maggioranza dei residenti della città storica.
Il terminal degli autobus di linea e turistici dovrebbe essere spostato al Tronchetto, in prossimità della stazione del People Mover che servirebbe per trasportare i residenti e turisti a P.le Roma, decongestionando questo terminal dal traffico, dando la possibilità all’amministrazione comunale di poter intervenire per migliorare questa porta di accesso alla città storica grazie a modifiche urbanistiche e di ‘arredo urbano.
Altro Terminal da sviluppare sarebbe quello di Cà Noghera, con un collegamento diretto con mezzi veloci da e per Burano, per rispondere alla richiesta che da anni pongono i cittadini dell’isola.
Questa mia proposta complessiva di riordino dei collegamenti marittimi prevede, infine, la creazione di due linee di ferry boat.
Una che colleghi il Terminal di Cà Roman con quello di Chioggia e un’altra che colleghi il terminal (da realizzare) di Giare di Mira con quello esistente degli Alberoni, aprendo così due nuove direttrici: la prima da Pellestrina verso Chioggia e la seconda da Lido-Alberoni verso la SS Romea, mediante il canale S. Leonardo.
Il potenziamento dei terminal potrebbe anche riaprire, sempre nella prospettiva di alleggerimento del traffico sulle strade, l’ipotesi di creare collegamenti veloci a mezzo hovercraft. Da studi fatti le due linee realizzabili solo la Chioggia-Fusina e la Jesolo (P.to Vecchio)-S.Nicolò di Lido con proseguimento “in dislocamento” fino alle banchine portuali di S.Basilio.
Come si può notare, da queste mie proposte. è possibile una diversa ed articolata pianificazione del trasporto acqueo, l’importante è che venga inserita nel quadro di uno sviluppo più ampio delle aree lagunari (waterfront di Portomarghera, Quadrante di Tessera) così da contribuire a disegnare il futuro della nostra complessa città, affidandole, in tale sfida, il ruolo strategico di protagonista.
Paolo Bonafè
Presidente Associazione Laboratorio Venezia