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Quali possibili politiche per la Famiglia anche per Livorno”

Quali possibili politiche per la Famiglia anche per Livorno”
La famiglia, intesa come primo nucleo di relazioni significative, non è solo una dimensione privata, è una risorsa vitale per l’intera collettività poichè le molteplici funzioni da essa svolte la collocano a pieno titolo come soggetto di valenza pubblica che genera valore per l’intera società.

Pertanto la famiglia deve venire riconosciuta come sistema complesso che svolge funzioni fondanti per la società.

Ad una concezione di famiglia, considerata come sistema, necessariamente deve corrispondere una vision che non confonde le politiche famigliari con le politiche sociali, ma si richiami alle politiche di sistema. Assumendo questo quadro di riferimento, parlare di politiche per la famiglia significa raccogliere la sfida di catalizzare l’attenzione di tutti gli operatori del territorio, aggegando attori e risorse che condividano l’obbiettivo di accrescere il benessere sociale, producendo un circuito virtuoso in grado di generare nuove risorse sia economiche che sociali. Perché le politiche famigliari sono soprattutto politiche di sviluppo sociale ed economico del territorio e ne aumentano l’attrattività.

Si tratta di spostare l’asse culturale che ha caratterizzato l’approccio alla famiglia, concepita come mera destinataria di interventi (concezione legata al welfare state), ad un nuovo approccio che vede la famiglia , soggetto competente, promotore di benessere e coesione sociale.

Il Piano Nazionale per la Famiglia, approvato nel giugno 2014, delinea le direttrici di intervento nell’ambito di un welfare definito come sostenibile e abilitante. In questo scenario la famiglia è considerata soggetto sociale su cui investire per il futuro del Paese, in termini di valorizzazione delle sue funzioni di coesione sociale ed equità fra le generazioni. Il piano nello specifico, individua , tra i propri principi ispiratori, “quello di promuovere un welfare familiare che sia compatibile con le esigenze di sviluppo del Paese, il quale richiede politiche di capacitazione (empowerment) delle famiglie anziché di mero assistenzialismo. Occorre muovere passi decisi verso un welfare abilitante, che incida sulle capacità di vita dei portatori di bisogni facendo leva proprio sulla capacità di iniziativa sociale ed economica delle famiglie. Tutto ciò richiede interventi che generino, anziché consumare capitale sociale”.

Il Piano Nazionale introduce, finalmente anche in Italia, il modello delle Alleanze Locali per la Famiglia il cui obbiettivo è di “sostenere la diffusa attivazione di reti locali, costituite dalle forze sociali, economiche e culturali che, in accordo con le istituzioni, promuovano nuove iniziative di politiche family friendly nelle comunità locali,. Il criterio fondamentale che guida questo nuovo scenario è il passaggio da una politica della spesa che promette sempre nuovi benefici agli elettori, ad una politica di orientamenti all’impegno che impegna tutti gli stakeholders verso la meta di una società amica della famiglia e cerca la collaborazione di tutte le istituzioni e i soggetti coinvolti”

Le esperienze dei Paesi del Nord Europa, nella progettazione delle politiche di sviluppo territoriale, hanno dimostrato l’efficacia di ribaltare l’ottica che individua come soggetto destinatario degli interventi il cittadino-individuo e lo sostituisce con un attore complesso e dinamico, rappresentato dalla famiglia.

La Commissione Europea, per valorizzare queste esperienze, istituisce la piattaforma della “Alleanza Europea per la Famiglia”, indicando come modello di riferimento, per la progettazione delle politiche locali degli Stati Membri, proprio quello tedesco delle Alleanze Locali.

Progettare secondo questo modello, significa adottare la nuova definizione di cittadino: la visione dinamica del destinatario finale delle politiche locali, presuppone una progettazione omnicomprensiva, trasversale, a cui partecipano in modo integrato tutti i soggetti competenti.

La valorizzazione, in fase di progettazione, di tutte le competenze presenti in un territorio, garantisce l’efficienza del progetto, abbassando sia i costi di ideazione, sia quelli indiretti derivanti da sprechi e bassa funzionalità dei risultati.

Anche il Comune di Livorno è chiamato a rispondere a questo modello attraverso la definizione di sovrastrutturale di politiche integrate per la promozione della famiglia, della natalità e della qualità del vivere urbano, caratterizzando la nostra città come un distretto culturale e operativo di concreta politica famigliare.

Diciamo che pensare solo alla erogazione di un reddito di cittadinanza quale contributo e’ certamente un aiuto, ma che si lega all’assistenzialismo

Va aperta una nuova stagione di dialogo e cooperazione tra interlocutori strategici del sistema – attori pubblici, privati e sociali – per elaborare una dimensione programmatoria, capace di sviluppare un approccio unitario alla Città di Livorno, come luogo abitato e vissuto dalle famiglie.

Quanto avvenuto con il  caso della alluvione di due settimane fa  e cioe’ la straordinaria risposta della cittadinanza,  in una gara alla solidarieta’, ci deve interrogare se con le sempre minori risorse in capo alle amministrazioni pubbliche non si possa pensare ad un cambio di mentalita’

per la Famiglia si tratta di avviare una coprogettazione organica fra politiche abitative, urbanistiche, ambientali, sociali, culturali e di sviluppo economico – turistico, all’interno di un processo che deve favorire tutte le condizioni per la partecipazione e per il protagonismo delle famiglie livornesi e del suo entroterra


Paolo Bonafe’
semplice iscritto del PD di Livorno
mob. 3480920240

 

un nuovo turismo sostenibile

2014-11-21 Nuova Venezia - Turismo

,  E’ possibile governare i flussi turistici, in una logica che tenga insieme, per il bene di Venezia, sostenibilità e ritorno economico ? Questo nodo cruciale rappresenta una delle questioni su cui le Amministrazioni Comunali si sono interrogate, provando ad individuare alcune strategie per fronteggiare l’arrivo in città di milioni di turisti. Nel 2008, l’allora Giunta Comunale,. guidata dal Sindaco Cacciari, elaborò un atto di indirizzo (n.24 del 24/07/2008) per promuovere, nell’ambito del Progetto Turismo Sostenibile, una piattaforma informatica  per la prenotazione/vendita di una pluralità di servizi offerti dalle aziende comunali. Si trattava di uno strumento, pensato per rendere interoperabili le banche dati di Actv,Vela, Asm (ora Avm) Casinò, Venis, Venezia Marketing & Eventi (ora in Vela), Coses e Fondazione Musei,  mettendo  a sistema alcuni attori chiave del turismo cittadino. Nel quadro di questa azione di pianificazione, Venis avrebbe dovuto essere il soggetto competente, cui  il Comune di Venezia, affidava le attività  di sviluppo, integrazione e acquisizione delle componenti del sistema informatico, telematico e di telecomunicazione, necessari alla realizzazione del progetto; al  Coses,  sarebbero state assegnate funzioni di monitoraggio e valutazione del progetto complessivo e delle sue ricadute sulla città. Purtroppo, non mi risulta che questo progetto sia stato sostenuto dalla Giunta Orsoni, anzi il Coses,  Centro di ricerca qualificato, è stato chiuso. Venezia è, ad oggi, sprovvista di politiche e strategie per la regolazione  dei flussi turistici, divenuti sempre più impattantiRitengo che il progetto di Cacciari non possa essere accantonato, ma ripreso ed integrato in una logica di sviluppo ed inclusione di ulteriori attori cruciali: il Porto,  l’Aeroport o, le Ferrovie dello Stato e tutti soggetti del trasporto turistico privato, sviluppando un sistema di rete.E’ proprio nel fare rete la strategia vincente, utilizzando la rete quale strumento per la pianificazione e l’ intermediazione turistica,  garantendo una regolazione dei flussi turistici, secondo i principi di sostenibilità  e di sviluppo economico e sociale del territorio.Paolo Bonafe’Presidente Laboratorio VeneziaWww.laboratoriovenezia.it

progetto metropolitano di nuova mobilità

36_Articolo_La_nuova_Venezia_Quale sviluppo infrastrutturale per la città a metropolitana futura

Il prossimo anno gli amministratori,  chiamati a governare la città metropolitana, dovranno raccogliere, fra le altre, la sfida di progettare e  realizzare un sistema infrastrutturale, coerente con lo sviluppo territoriale e i nuovi bisogni di mobilità integrata dei cittadini. Ad oggi, dobbiamo purtroppo registrate l’assenza di un intervento significativo e sostanziale, in grado di rispondere  alle esigenze di trasporto nella città d’acqua, dove, a fronte del’incapacità/impossibilità di governare i flussi turistici coniugandoli con le esigenze di mobilità’ dei cittadini e delle merci, assistiamo ad una situazione di sovraccarico dei mezzi pubblici e di un pesante traffico acqueo. A sua volta, lo scenario della terraferma, evidenzia lo sviluppo di  Porto,  Aeroporto e  Stazione Ferroviaria,  ma anche la creazione di ulteriori e  nuovi  poli di interesse strategico per tutta l’area metropolitana  che esigono di essere  in connessione tra loro, all’interno di un quadro di sviluppo territoriale complessivo: il Vega che da incubatore di impresa sta anche promuovendosi come area espositiva per l’Expo 2015; l’Ospedale di Zelarino; il nuovo polo universitario di via Torino, il futuro insediamento dell’ex ospedale Umberto I e il nuovo porto commerciale e passeggeri di Fusina.

In questi anni, sia Regione che Comune di Venezia, hanno indubbiamente investito, in una logica di implementazione della mobilità sostenibile,  in  tre opere infrastrutturali, SFMR, People Mover e Tram, dimostrando un concreto impegno nel superamento dello sviluppo del trasporto su gomma. Il Tram, in particolare,  rappresenta un intervento importante poiché  mette in diretta comunicazione, da nord a sud,  la terraferma veneziana, territorio segnato dalla cesura, rappresentata dalla linea ferroviaria. Ma va anche detto che il Tram, nel suo percorso per Venezia,  sembra più pensato per favorire l’accesso al parco di S. Giuliano che per le nuove necessità di mobilità (es. Via Torino – Vega – Ospedale di Zelarino).  In ogni caso, tutti gli importanti investimenti infrastrutturali  sopracitati soffrono di un mancato disegno progettuale integrato e restituiscono l’immagine di essere stati pensati e realizzati ciascuno,  in modo a se stante,  scollati da un  disegno complessivo di sviluppo urbano, che avrebbe, ad esempio potuto prevedere la valorizzazione della preesistente rete ferroviaria merci, creata per interconnettere le aree produttive di Portomarghera con la rete ferroviaria principale.
La sfida del futuro sarà, quindi, quella di integrare tutte le infrastrutture, in modo che rappresentino un sistema organico di mobilità cittadina Alcune ipotesi: portare la SFMR al Vega utilizzando la  linea ferroviaria portuale merci;  prolungare, in un nuovo progetto, il People Mover fino al Vega utilizzando il medesimo sistema di piloni garantendo  un collegamento tra Venezia e la Terraferma che  bypassi  il Ponte della Libertà; potenziare il SFMR nella linea che porta all’Ospedale di Zelarino e alle altre stazioni di Mestre e Spinea.).
In questo modo potremmo vedere realizzato un sistema ferroviario metropolitano che andrebbe a collegarsi con il progettato sistema di  mobilità di alta velocità ed alta capacità ferroviaria, completando anche  la connessione di rete con l’aeroporto e la città.

Paolo Bonafè

Componente direziobe comunale PD Venezia

candidature ed indagini

in questi giorni, con ancora questa amministrazione comunale in carica si sono susseguite alcune conferenze stampa nelle quali alcuni protagnisti della politica amministraiva locale hanno voluto anticipare un po tutti gli altri partiti presentando la loro candidatura alla guida della citta. Questo quando la citta e ancora frastornata dalle indagini in corso e quando la magistratura sta ancora proseguendo la sua indagine nella quale potrebbero emergere nuovi sviluppi se e vero che in pretura stanno arrivando decine di lettere anonime  di denuncia che non possono essere utilizzate per le indagini ma certamente possono far accendere riflettori su ambiti oggi forse non esplorati. Attendendo l esprimersi del ministero dmegli interni sul nuovo commissario e sulla data delle prossime elezioni ritengo comunque che quanto avvenuto in questi anni non possa esimere l opinione pubblica  da un giudizio complessivo sia sulla maggioranza che sulla opposizione che hanno retto le sorti di questo comune. il filone di indagine che sta maggiormente coinvolgendo gli attori politici e certamente quello regionale e nazionale perche questi erano gli enti legislativi che potevano interferire sulle scelte che interessavano i soggetti implicati nella indagine  i corruttori

In vista delle Comunali di marzo organizziamoci primarie a tutti i livelli

In  previsione delle elezioni amministrative di marzo, con la fine delle ferie agostiane,   ritengo si debba cominciare a parlare di primarie per la candidatura a Sindaco.
Per me, e questa sarà la mia linea politica, devono essere primarie di coalizione, aperte a tutta la cittadinanza e devono riguardare, non solo la candidatura a Sindaco, ma anche a Presidente di Municipalita.  Inoltre il PD deve farle anche per i consiglieri comunali, utilizzando una semplice ripartizione. Dei  36 posti di lista, trenta vengono determinati dai circoli dalle 6 municipalità ( quindi ogni municipalità deve poter candidare 5 consiglieri) e i restanti sei  devono essere lasciati alla segreteria comunale, per candidature considerate di peso e prestigio.
Si deve  poter i votare in ogni municipalità nello stesso giorno per il candidato Sindaco, il Candidato Presidente di Municipalita,  la lista da cui verranno eletti i candidati consiglieri comunali  e la lista dove identificare i candidati  consiglieri di municipalita.  Uno sforzo democratico  certamente notevole ma che porterà ad una equilibrata rappresentanza territoriale,  demandando al territorio la responsabilita’ delle scelta.
In secondo luogo, prima di fare alleanze ( di cui si parla già sul giornale) consiglierei un passaggio democratico in direzione comunale del PD perché i tempi dei  “caminetto di pochi”  sono finiti e le leadership non esistono più.   Altrimenti forte sarà il rischio che coloro che  oggi si ritengono leader, si ritrovino con il cerino in mano perche’ le decisioni assunte non verranno seguite dall’elettorato.
Ora è anche il tempo di dire che chi ha fatto più di due legislature complete (anche in Comune) lasci spazio ad altre energie progettuali e che oltre a puntare sui giovani sia anche ora di puntare sulle competenze ed eperienza dei quaranta/cinquantenni, anche per ruoli di primo piano, compreso il Sindaco.
Le ultime vicende ci chiedono un forte rinnovamento anche di stili e su questo, come PD, dobbiamo lavorare per tornare ad essere un punto di riferimento per questa martoriata citta’ e far chiudere al piu’ presto questo periodo grigio, dove viene messo in pericolo, per calcoli ragionieristici, un modello di governo e di welfare state che è stato,  ed è tuttora, un modello in Italia.
Paolo Bonafe’
Componente la Direzione Comunale
Del PD di Venezia

Necessita un nuovo piano di sviluppo per il Lido

Necessita un nuovo piano di sviluppo per il Lido L’attuale situazione del Lido è quella di un territorio gravemente danneggiato dove progetti faraonici, miseramente falliti, hanno lasciato impatti pesanti in termini ambientali e di degrado urbano. E’ sotto gli occhi di tutti l’assoluto stato di abbandono e fatiscenza dell’area dell’ex Ospedale al Mare e la situazione del buco del Palazzo del Cinema che ha ulteriormente subito, con l’ultimo atto di questa consigliatura comunale, la sottrazione delle  risorse economiche, previste per il suo recupero,  a favore la terraferma (vedi MOF). Questo fallimento complessivo, ha fatto naufragare le opere di riqualificazione – i Lungomari  D’Annunzio e Marconi, il nuovo parcheggio e terminal di San Nicolò –  che sarebbero dovute rientrare negli interventi di compensazione, previste dal progetto complessivo di Est Capital. Pertanto, assistiamo alla situazione di un territorio sotto scacco, paralizzato dal fallimento delle grandi opere, ma anche  dall’assenza di un piano ordinario di riqualificazione urbana: manti stradali dissestati, marciapiedi sconnessi, attraversamenti pedonali pericolosi, perché privi di quei  requisiti di sicurezza che caratterizzano, invece, quelli della terraferma veneziana. Le spiagge più famose hanno gli arenili  da ripasciare  e la gestione degli stessi impianti balneari viene affidata a ditte che non prevedono investimenti,  ma operano in regime di risparmio:  le proteste della clientela, che hanno caratterizzato l’avvio di stagione, ne sono una dimostrazione palese. Gli interventi  sul terminal e sul Piazzale S.M. Elisabetta – quest’ultimo resta ancora un’incompiuta- sono stati realizzati senza un percorso partecipativo con i cittadini che, in questi giorni, protestano legittimamente nei confronti di  questo modello di gestione del territorio che sta per replicarsi con la   ristrutturazione del Gran Viale e con l’ ipotesi di taglio di tanti alberi. Questo cahier de doléance è dimostrativo dell’ indispensabilità di un intervento complessivo e prospettico e non più procrastinabile, sia sul Lido che su Pellestrina, per liberare le enormi potenzialità di questi territori che, a partire dalla sinergia delle loro specificità, potrebbero diventare un polo turistico internazionale di grande valore. Diventa necessario un investimento  progettuale  straordinario che metta insieme risorse imprenditoriali e intellettuali, competenze manageriali e il contributo di associazioni e di cittadini, per ridisegnare il presente e il futuro di queste isole di impagabile bellezza . Un progetto, quindi, che deve rientrare in grande piano internazionale di risanamento e di  sviluppo di questa città,  lontano dagli interessi speculativi che si sono succeduti in questi decenni, per valorizzare questo territorio, autentico  bene dell’umanità

. Paolo Bonafe ‘

 

Componente della Direzione Comuna del Pd di Veneziao progetti

questione etica

Dopo la clamorosa ed inattesa sconfitta di Padova e al risultato elettorale delle amministrative dopo i ballottaggi,  il Partito Democratico Veneto  ha avviato, al proprio interno  e a tutti i livelli,  una profonda analisi rispetto alla situazione a partire dai dati, anche contraddittori, che hanno caratterizzato la competizione europea e le elezioni amministrative.

Questa analisi critica è resa ancora più urgente dalla vicenda veneziana.

Per quanto concerne lo scandalo Mose,  dalle indagini che interessano alcuni esponenti del PD, emerge che le accuse a loro ascritte riguardano finanziamenti illeciti a loro versati e non dichiarati. Accuse di ben altro tenore rispetto a quelle che interessano invece esponenti di altri partiti, i quali sembra abbiano percepito finanziamneti illeciti in modo costante per condizionarli nella loro funzione pubblica.

Chiaramente si deve rispettare l’azione della Magistratura e per tutti deve valere la presunzione di innocenza; dato però che il Partito Democratico pone particolare attenzione alla questione etica, tutti noi esigiamo  che mai più iscritti o dirigenti del PD  mettano in simile situazione di imbarazzo e disorientamento i militanti e i milioni di simpatizzanti.

Dobbiamo ricostruire condizioni forti, perché la fiducia e  il consenso che abbiamo saputo costruire intorno alla nostra proposta politica, non vadano bruciati a causa del comportamento irresponsabile di pochi.

Oltre all’approvazione di documenti che, stigmatizzando quanto è accaduto a Venezia,  ribadiscono la centralità dei principi di  trasparenza, autonomia, sobrietà,, è necessario avviare una concreta azione rinnovatrice, coerente con le direttrici politiche ed operative di Matteo Renzi.

Dobbiamo dare spazio, a tutti i livelli territoriali,  ad una nuova classe dirigente che non abbia  compromissioni con stili e pratiche non più accettabili,  a fronte della richiesta di legalità e trasparenza che il Paese pone. 

 Così deve avvenire anche in questo territorio dove,  da  troppi anni, lo scenario del potere è occupato dagli stessi protagonisti..

Dobbiamo essere capaci di agire questo forte rinnovamento per ritornare ad essere credibili per i cittadini di questo territorio; dobbiamo chiedere a tutti  coloro che sono coinvolti nelle indagini di farsi da parte  nel rispetto dei  militanti e dei milioni di italiani che ci hanno consegnato, attraverso il consenso elettorale, la loro speranza di rinnovamento e cambiamento, anche perchè quello che accade a Venezia non rimane circoscritto a questa città, ma le vicende cittadine diventano presto argomento di discussione nazionale e mondiale, come facilmente dimostrabile consultando in questi giorni i mass-media

Paolo Bonafe

Componente Direzione Comunale Venezia. 

carceri ed indulto

il Presidente della Repubblica e il Governo hanno riacceso la attenzione verso il problema carceri. Questo deve essere colto per quello che rappresenta e cioe’ la evidenziazione di un problema che in Italia sta assumeto aspetti drammatici per la miriade di suicidi tra i detenuti e anche tra le guardie carcerarie dove altissima e’ la percentuale di malattie legate allo stress e a disturbi della psiche. Voler forzare la mano attribuendo questa apertura di attenzione con il caso giudiziario di Berlusconi e’ rendere un danno a coloro che da anni si battono per i diritti di chi ha sbagliato ed e’ in cacere per redimersi e per scontare una pena ma che nella stragrande maggioranza dei casi e cioe’ i reati minori deve avere la possibilita’ di farsi una nuova vita dopo il carcere. Visto che molte volte per reati minori si scontano anni di crcere e visto che molte volte il carcere peggiora le persone piuttosto che rieducarle, avere altre forme di detenzione o di rieducaziine puo’ essere un vantaggio economico per lo stato e una nuova possibilita,’ per il detenuto. Prevedere poi che per gli immigrati sia previsto di essere accompagnati a trascorrere la loro detenzione nei loro paesi di origine diviene poi un deterrente anche per quella immigraziine aggressiva e violenta che non si rifa’ ai principi della richiesta di asilo

agibilita’ politica e le vere emergenze dell’Italia

Le notizie che in questi giorni si rincorrono sono fondamentalmente legate al fu  uro politico e giudiziario di Berlusconi. E’ veramente anacronistico  arlare di futuro politico legando questa parola alle vicende di un settantenne e questo e’ un limite della politica italiana e dello schieramento di centrodestra che non riesce a trovare un leader che prenda in mano le redini politiche di una larga fetta di elettorato che oggi si riconosce   in Berlusconi e nel Suo  partito.

Purtroppo pero’ la vera emergenza che l’Italia vive oggi non e’ quella legata alle vicende giudiziarie del Cavaliere e alla sua ” agibilita’ politica” ma alla purtroppo grave crisi che da almeno cinque anni sta facendo rotolare l’Italia in una depressione economica che va oltre alla recessione. Stiamo perdendo tutta una serie di certezze di diritto e di sicurezze economiche trascinandoci sempre piu’ verso un baratro che diciamo di poter evitare ma che purtroppo e’ ben presente e ben evidenziato da autorevoli analisti. Basti solo pensare ad un nuovo scenari di guerre che ol tre portare morte e distruzione potrebbe aggravare la gia’ grave crisi economica con riflessi pesanti anche in Italia. Quindi cisa fare? Il Papa ci sta guidando verso una nuova evangelizzazione parlando di semplicita’, solidarieta’ , di ritorno alla etica e alla vera valorizzazione dei beni di cui abbiamo bisogno rifuggendo dalla ricchezza facile e dal consumo sfrenato. Dopo le grandi guerre che hanno messo in ginocchio l’Italia, quella che si che si e’ dimostrata la forza degli italiani e’ stata la Solidarieta’ unita al coraggio e al saper coltivare il sogno di saper ripartire dal nulla con la fiducua della rinascita e della crescita. Valori che gli italiani riscoprono dopo grandi calamita’ dove perdono tutto e da dove con forza ripartono solidali tra loro. Ecco, secondo me bisognafinire con questa stagione del Berlusconismo che ci ha fatto pensare che tutto fosse semplice,manche fare i deputati, bastava essere amici dei potenti

mantenere la crocieristica a Venezia

In questa calda estate uno dei temi di scontro istituzionale e’ se il traffico crocieristico deve gravitare ancora sulla Marittima o essere trasferito a Marghera. Non conoscendo la fonte che suggerisce al Sindaco la soluzione Marghera, da tecnico del settore e responsabile tecnico ispettivo di una societa’ di navigazione esorto fortemente coloro, che ipotizzano la soluzione Marghera, di fare tutta una serie di valutazioni legate, in primis al sovraffollamento del canale dei petroli, che gia’ oggi richiede la entrata ed uscita in convoglio delle navi (e gia’ ora la necessita’ di allargamento e scavo del canale Vittorio Emanuele) e al fatto che a Venezia arrivano diverse tipologie di navi: passeggeri , RO-RO, cargo e porta contenitori; le prime ormeggiano in MARITTIMA, le altre a Portomarghera.
Se gli estimatori della soluzione Marghera entrassero abitualmente nell’area commerciale delle banchine di PortoMarghera si renderebbero subito conto che non si possono far convivere i passeggeri che discendono dalle navi con gli “odori” che si respirano in banchina e con le frenetiche ( e alle volte pericolose) operazioni commerciali di carico-scarico dei RO-RO, senza considerare lo tesso traffico di un area commerciale.

Inoltre, visto che i turisti dovrebbero venire trasportati a Venezia e una nave trasporta mediamente circa 3000 passeggeri, vorrebbe dire che il Ponte della Liberta,’ sarebbe intasato di bus 365 giorni l’anno con relativo inquinamento.

Quindi se nel passato e’ stata identificata l’area della Marittima come porto passeggeri e’ perche’ la stessa logisticamente e’ la migliore. Nel tempo, inoltre, sono stati investiti centinaia di milioni di euro per attrezzare i terminal portuali e le banchine della marittima, oltre che attrezzare servizi di collegamento nautici idonei allo smaltimento del traffico crcieristico, senza parlare della costruzione del People Mover che ha appunto una stazione in marittima e la prevista costruzione del parcheggio in marittima da 2500 posti auto.

Per quanto concerne il tema inquinanamento e’ opportuno sapere che le navi da crociera utilizzano combustibili con bassissimo tenore di zolfo e le normative della Autorita’ Marittima e della Port Autority richiedono che le navi in banchina debbano tenere i motori fermi. Inoltre il Porto di Venezia ha in realizzazione un avvenierstico sistema di alimentazione da terra delle navi grazie a centraline alimentate da motori elettrici ad accumulatori

Quindi, visto oramai le acclarate risposte tecniche agli ambientalisti da parte di Arpav ed istituti di analisi della qualita’ dell’aria, che smontano le varie argomentazioni legate all’ inquinamento e alla sicurezza, restano in campo solo le argomentaziini estetiche, quali unica arma di contrasto ed opposizione a questa primaria attivita’ economica cittadina.
Mi sembra che in questa direzione vi siano varie proposte in campo; quella dell’Autorita’ Portuale con l’adeguamento del canale Sant’Angelo-Contorta, che meno mi convince o quella dell’adeguamento dei canali dell’Orfano – Fasiol dietro la Giudecca. Tutte le proposte in campo da tempo raggiungono l’obbiettivo di far arrivare le navi in Marittima senza passare davanti al Bacino San Marco.

Cittadini quindi accontentati e turisti comunque appagati della visione del bacino.

Se proprio non si vuole nemmeno questo, allora interessante sarebbe la soluzione del porto off shore. Questa soluzione avrebbe il vantaggio di poter finalmente avviare una politica di controllo dei flussi turistici crocieristici diversificando la struttura economica cittadina che vede gravare la maggior parte degli arrivi in area Marciana dal Canal Grande, con riduzione quindi del moto ondoso in quel canale e potendo utilizzare un numero di mezzi di dimensione superiore (magari anche hovercraft) che proveniendo dalla bocca di porto arrivino in area bacino ma anche dietro le fondamente nuove e verso Burano e Murano, riducendo la ressa sui mezzi Actv.

Auspico quindi che gli enti preposti si siedano attorno ad un tavolo senza dietrologie, valutando bene gli impatti negativi che gia’ questa cattiva pubblicita’ porta alla attivita’ economica crocieristica, tenendo ben presente che gli Armatori potrebbero trovare una soluzione alternativa a Venezia, magari su Ravenna e Trieste, trasportando i turisti su bus a Venezia, impoverendo ulteriormente il tessuto economico cittadino. Come ben sappiamo sono migliaia i posti di lavoro in bilico in una fase di grave crisi economica come questa e non possiamo permetterci di fare scelte sbagliate.