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Un nuovo impegno dei cattolici per la buona politica

Dal Convegno di Todi, dove il Cardinale Bagnasco, presidente della CEI, aveva evidenziato come la presenza dei cattolici in politica fosse diventata sempre più marginale e di come invece ci fosse bisogno di una presenza valoriale, contemplando addirittura il peccato di omissione (per chi si tira indietro e non accetta la sfida che viene dai nuovi tempi), possiamo dire che sono avvenute, ad oggi, alcune condizioni perché i cattolici possano reimpegnarsi in politica. In primis perché è cambiato lo scenario politico generale e fanno parte dell’attuale compagine governativa alcuni di coloro che erano seduti al tavolo conferenziale di Todi, ma anche perché si sente l’esigenza di un impegno per la sana politica, impegno che la ns. Costituzione con l’art.49 prevede, però, che possa attuarsi solo attraverso i partiti, per i quali oggi vi è un diffuso disgusto, se è vero il sondaggio che affida ad un misero 4% il gradimento verso gli stessi. Ritengo che, soprattutto per i cattolici, l’attuale crisi di rappresentanza politica, si può ricercare in una gravissima crisi di carattere culturale ed etica: Culturale, nel senso sostanziale della parola cultura, cioè “di impostazione della vita umana come senso, come significato, come bellezza, come giustizia, come bene comune”; (questa cultura primaria,così la chiamava Giovanni Paolo II nel 1980, è sparita dal nostro Paese, lasciando lo spazio a una specie di “ideologia legata al proliferare di  posizioni razionaliste, consumiste o meglio, materialiste dominate dalla peggiore comunicazione mediatica”); Etica, nel senso di saper coniugare etica sociale con etica della vita.

Vieppoi la crisi della famiglia, nucleo fondante della nostra società. Lo Stato, oggi, non è più in grado di sostenere le politiche di Welfare che hanno contraddistinto la società italiana negli ultimi decenni, anzi le famiglie di oggi sono costrette a sopperire alla crisi grazie all’aiuto di una rete famigliare che parte dai genitori che supportano economicamente i figli e non viceversa, agli anziani che con le loro pensioni aiutano i bilanci familiari di lavoratori e lavoratrici che non riescono ad arrivare a fine mese, perché i loro stipendi sono sempre più inflazionati o perché licenziati.

Anche il neo Patriarca di Venezia S.E. Mons. Moraglia chiede attenzione su questi temi quando nell’Omelia della S. Messa solenne di inizio del ministero episcopale a Venezia(Basilica S. Marco, 25 marzo 2012) cita:” E il realismo cristiano si riflette su quanto appartiene all’uomo, innanzitutto include il rispetto della vita sempre, senza condizioni; poi l’accoglienza/l’integrazione, la promozione della famiglia, cellula fondamentale della società umana, l’educazione che mira alla pienezza della libertà, il lavoro come diritto e dovere che tocca la dignità stessa dei lavoratori e delle loro famiglie soprattutto oggi, il bene comune con il contributo specifico della dottrina sociale della chiesa; anche questi valori umani entrano negli scenari della vita risorta, sono i valori che stanno a cuore a una ragione amica della fede, valori che vicendevolmente s’illuminano e sostengono.”

Questa crisi politica e quindi sociale è un aspetto di questa impressionante crisi familiare per cui le famiglie, distrutte nella maggior parte della loro realtà, sono incapaci di dare ai giovani e ai più giovani degli orientamenti sicuri per vivere, e quindi quelle ragioni per vivere, senza la formulazione delle quali non esiste possibilità di educazione. Quindi non è un caso che la Chiesa ci richiami a ritrovare la politica alta, costruita sui valori e abbattere le barriere di egoismo e individualismo che stanno distruggendo le società contemporanee. Come Cattolici impegnati in politica ( ed è questa la sfida) dobbiamo poter “testimoniare” ai giovani e a tutti i cittadini, che la politica non e’ solo la cosa triste che sta emergendo sui giornali, ma e’ una cosa nobile, costruita su valori e grandi idealità, se risponde in modo etico alle esigenze del Paese.

 Paolo Bonafè Lido di Venezia

Albergo diffuso per un turismo ecocompatibile

Estate, tempo di vacanze: fra la pluralità delle offerte del mercato, è interessante riscontrare come si stia affermando, al di là del turismo di massa e dei pacchetti di viaggio preconfezionati, un nuovo modello di turismo ecocompatibile, attento a rispettare il territorio e a preservare il tessuto sociale, che in esso è innestato, grazie alla valorizzazione dell’ambiente, della storia e della cultura dei luoghi. L’esperienza dell’ “Albergo diffuso”, è esemplare a mettere in luce come sia possibile promuovere sia la ricettività dei borghi storici, di cui l’Italia è ricchissima, sia le comunità locali che li abitano: tale proposta si concretizza nella diffusione della ricezione in più abitazioni, secondo una concezione orizzontale, centralizzando invece, in un’ unica sede, i servizi di tipo alberghiero (reception, spazi comuni, sala da pranzo). Questo permette la rivitalizzazione del territorio, il potenziamento del senso di ospitalità di una comunità, garantendo al turista una diversa qualità relazionale e di incontro con il contesto locale, che esce dall’anonimato e dallo standardizzato. Tali esperienze rafforzano e consolidano i legami di una comunità, il senso di appartenenza alla cultura e alle tradizioni, ma nel contempo aprono all’incontro con l’altro. Non a caso questo modello, nato nel Friuli del dopo terremoto, per favorire il processo di ricostruzione e rivitalizzazione dei piccoli centri colpiti, evitandone l’abbandono, si è poi affermato in molte regioni, rappresentando un elemento distintivo e di qualità del made in Italy. La vacanza diventa così occasione di autentica conoscenza di luoghi e opportunità di arricchimento umano. Tale esperienza potrebbe trovare terreno fertile anche nelle isole della nostra laguna, dove esiste un habitat ambientale nel quale si coniugano con estrema armonia siti di interesse culturale con luoghi dove la natura dimostra tutta la sua bellezza.

Paolo Bonafè – Lido di Venezia

I rischi del federalismo demaniale

federalismo-demaniale-150x150Un nuovo processo sta interessando tutto il territorio nazionale e riguarda il trasferimento, a Regioni ed Enti Locali, dei beni dell’Agenzia del Demanio.

L’elenco dei beni trasferibili non è ancora definitivo, perché in discussione nella competente commissione bicamerale e verrà pubblicato solo a fine luglio: si tratta di un patrimonio inestimabile, che comprende edifici di grande valore storico, musei e fari ma, soprattutto, aree naturalistiche, che rappresentano tesori inestimabili. Nel nostro territorio il trasferimento riguarderà, ad esempio, l’ex Forte di S. Erasmo, l’ex Poligono del tiro a segno  a Murano, l’ex Caserma Pepe e gli arenili  al Lido e l’isola di S. Angelo delle Polveri. Ma anche l’isola dell’Unione a Chioggia  e le Dolomiti che fanno corona a Cortina d’Ampezzo.

Questa vicenda, se da un lato rappresenta l’esito di un percorso fortemente auspicato – perché vede le comunità riappropriarsi del proprio territorio di riferimento – dall’altro, apre alcune questioni di particolare criticità. Se Regioni, Province e Comuni sono chiamati a favorire “la massima valorizzazione funzionale” dei beni ricevuti, dall’altro potranno provvedere alla vendita di parte di essi per sanare il debito pubblico. Si apre così la strada ad una privatizzazione del territorio, che chiama in causa il rischio per il Paese di una nuova ondata di speculazione economica ed  edilizia. Voci autorevoli segnalano il pericolo di una operazione finalizzata alla necessità di rimpinguare le casse pubbliche e l’allarme per un processo che  nasconde, sotto la veste del  federalismo demaniale, un percorso di progressiva alienazione dei beni pubblici.

Paolo Bonafè Presidente  Laboratorio Venezia

Prospettive concrete per le energie rinnovabili.

energie rinnovabiliIl 5 maggio a Verona si apre  Solarexpo, undicesima edizione della mostra internazionale sulle energie rinnovabili che, quest’anno, si presenta in contemporanea con la quarta edizione  della mostra convegno Greenbuilding. Nella cornice di questi due eventi viene promossa l’opportunità di mettere in relazione il mondo dell’architettura e quello della tecnologia, coniugando  l’architettura sostenibile con l’ efficienza energetica, perseguendo l’obiettivo di valorizzare e mettere in sinergia la comune vocazione a diminuire l’impatto ambientale del nostro abitare.

Si tratta di proposte che non hanno nulla di avveniristico, ma riguardano la concreta prospettiva su cui consistente è l’investimento: l’Italia per il livello di  insolazione e l’alto costo dell’energia, rappresenta un paese in cui le energie rinnovabili, se sostenute in modo efficace dal punto di vista legislativo, potrebbero trovare un adeguato sviluppo. Una delle priorità  da affrontare nel nostro paese, riguarda infatti  l’introduzione di una legislazione, chiamata a disciplinare l’impatto paesaggistico. Anche per l’Europa si apre uno scenario interessante  attraverso una prospettiva concreta, messa in rilievo dallo studio commissionato dalla Fondazione Europea sul clima, che conferma la praticabilità di costruire per il 2050 un sistema di produzione energetica, generato da fonti alternative. Sul piano internazionale si assiste, pertanto, a una mobilitazione culturale, scientifica e tecnologica, volta a dare risposte efficaci alla richiesta  di sviluppo compatibile, che ampie fasce di cittadini avvertono come condizione cruciale per il futuro dell’umanità.  

Paolo Bonafè  Presidente www.LaboratorioVenezia.it

Lo sviluppo di Venezia può arrivare anche dai Terminal

terminalUna delle priorità della nuova Amministrazione Comunale sarà quella  di un progetto di mobilità cittadina, in grado di  tenere insieme la città d’acqua e la città di terraferma, attraverso un sistema efficiente ed articolato di interscambio ferro/gomma/acqua. La scorsa consigliatura  ha approvato il Piano urbano della mobilità, che ha  permesso di fotografare l’andamento   dei flussi, utile a formulare proposte di migliore mobilità tra Mestre  e Venezia, attraverso il  Tram, il sistema di trasporto acqueo e il progetto di Sublagunare. Ritengo che questo quadro progettuale debba anche prevedere, nella logica di valorizzazione della via d’acqua e di diversificazione dei flussi con una politica di rivitalizzazione e di rilancio dei terminals.

Da anni insisto nel proporre alcune soluzioni legate allo sviluppo dei terminal attuali e di alcuni terminal da realizzare.

Alcuni di questi, come quello  di Treporti e di Tessera sono stati realizzati o sono in via di ultimazione, ve ne sono poi alcuni, come quelli di San Giuliano che è stato troppo frettolosamente soppiantato durante la giunta Costa, quasi fosse alternativo al parco.

Personalmente ritengo che si debba innanzitutto creare un percorso alternativo per coloro che da Mestre si recano a Venezia ed in quest’ ottica il terminal di San Giuliano e quello dei Pili (da realizzare) servirebbero – sull’asse Mestre-Venezia – a decongestionare il Ponte della Libertà e piazzale Roma, attraverso  due linee circolari: la prima  da San Giuliano/Fondamente Nuove/Lido/Tronchetto/Pili e la seconda dai Pili/Tronchetto/Zattere/Lido/ Fondamente Nuove/San Giuliano.

terminalA queste due nuove linee circolari se ne dovrebbe aggiungere una terza che è poi il potenziamento e l’ allungamento   della linea LN (Punta Sabbioni-Venezia) con la creazione di una linea circolare che interessi le fermate di Lido/ S.Elena/ Giardini/ Pietà/ S.Marco-Giardini Reali / Zattere / S. Basilio – S. Marta ( se  in prospettiva arriverà il TRAM) /Tronchetto.

Queste proposta  permetterebbero  la soppressione  delle attuali linee 51 e 52, mentre ritengo che debbano essere mantenute le linee dirette 61/62 e 41/42, rendendole maggiormente dirette (alleggerendo il percorso di quelle fermate già servite dalle tre linee circolari precedentemente citate).

La linea 1 e la linea 2 dovrebbero rimanere come sono attualmente perchè servono le fermate lungo il Canal Grande utilizzate dalla stragrande maggioranza dei residenti della città storica.

Il terminal degli autobus di linea e turistici dovrebbe essere spostato al Tronchetto, in prossimità della stazione del People Mover che servirebbe per trasportare i residenti e turisti a P.le Roma, decongestionando questo terminal dal traffico, dando la possibilità all’amministrazione comunale di poter  intervenire per  migliorare questa porta di accesso alla città storica grazie a modifiche urbanistiche e di ‘arredo urbano.

Altro Terminal da sviluppare sarebbe quello di Cà Noghera, con un collegamento diretto con mezzi veloci da e per Burano, per rispondere alla richiesta che da anni pongono i cittadini dell’isola.

Questa mia proposta complessiva di riordino dei collegamenti marittimi prevede, infine,  la creazione di due linee di ferry boat.

Una che colleghi il Terminal di Cà Roman con  quello di Chioggia e un’altra che colleghi il terminal (da realizzare) di Giare di Mira con quello esistente degli Alberoni, aprendo così due nuove direttrici: la prima da  Pellestrina verso Chioggia e la seconda da Lido-Alberoni verso la SS Romea,  mediante il canale S. Leonardo.

Il potenziamento dei terminal potrebbe anche riaprire, sempre nella prospettiva di alleggerimento del traffico sulle strade,  l’ipotesi di creare collegamenti veloci a mezzo hovercraft. Da studi fatti le due linee realizzabili solo la Chioggia-Fusina e la  Jesolo (P.to Vecchio)-S.Nicolò di Lido con proseguimento “in dislocamento” fino alle banchine portuali di  S.Basilio.

Come si può notare, da queste mie proposte. è possibile una diversa ed articolata pianificazione del trasporto acqueo,  l’importante è che venga inserita nel quadro di uno sviluppo più ampio delle aree lagunari (waterfront di Portomarghera, Quadrante di Tessera) così da contribuire a disegnare il futuro della nostra complessa città, affidandole, in tale sfida, il ruolo strategico di protagonista.  

Paolo Bonafè

Presidente Associazione Laboratorio Venezia 

L’alleanza scuola-famiglia nella lotta al bullismo

Mbullismo 1anifestazioni di bullismo permangono nelle nostre scuole: questo fenomeno consiste in comportamenti provocatori, di derisione, di aggressione che hanno la caratteristica di essere intenzionali e  ripetuti nel tempo, rispetto ai quali le vittime non sono in grado di difendersi.

I ragazzi che subiscono questa forma di violenza, difficilmente parlano con gli adulti di quanto sta loro succedendo. Per questo è importante che i genitori imparino a cogliere i segnali di disagio che i loro figli manifestano: il non volere andare a scuola e l’essere tesi e tristi al rientro; il chiedere di essere accompagnati; il presentare graffi o lividi; il dormire male e manifestare episodi di enuresi notturna.

La scuola, accanto ad una attenta vigilanza durante la ricreazione e l’orario della mensa, potrebbe offrire spazi per la conoscenza del fenomeno e per l’approfondimento del problema.

L’ alleanza genitori ed insegnanti diventa un elemento cruciale per aiutare le vittime a raccontare ciò che accade, perché il silenzio e la segretezza costruiscono le condizioni in cui il bullismo, attraverso i meccanismi dell’intimidazione, agisce indisturbato. Ma per incidere alle radici del fenomeno, bisogna aiutare bambini e ragazzi ad esprimere la rabbia in modo consapevole e ad identificarsi con gli altri, per capire le conseguenze dei loro comportamenti; nel contempo i giovani  vanno supportati a sviluppare l’autostima e le loro competenze. Combattere il bullismo significa estirpare una modalità relazionale improntata alla violenza, nella consapevolezza che, subire prepotenze, danneggia la sfera fisica, emotiva, intellettiva e sociale delle vittime.

Paolo Bonafè  presidente www.LaboratorioVenezia.it

Apriamo i riflettori sulla situazione carceraria

2010-01-09 Il Venezia - Riflettori accesi sui problemi delle carceriIl clima di solidarietà non deve esaurirsi con la fine delle feste natalizie, per questo apriamo i riflettori sulla grave condizione in cui versa la situazione carceraria italiana. Il 2009 sarà purtroppo ricordato come l’anno che ha superato il triste primato del 2001, per il drammatico numero dei suicidi avvenuti negli istituti di pena: sono 71 le persone, che si sono tolte la vita nelle nostre carceri, mentre 175 sono complessivamente i  decessi registrati quest’anno. Si impongono per gravità anche i dati relativi al fenomeno del sovraffollamento – con pesanti ricadute sulle condizioni di vita dei reclusi –  alla luce delle 66.000 persone detenute, a fronte dei 43.000 posti disponibili. Quanto avviene nelle carceri spesso ci lascia indifferenti, come si trattasse di eventi che riguardano una umanità molto lontana da noi.

A questo proposito, è invece  importante condividere una riflessione a partire proprio dall’art. 27 della nostra Costituzione, che sancisce la finalità rieducativa della pena: l’esecuzione penale, depurata da ogni afflittività aggiuntiva, rispetto a quella che le è propria, deve rappresentare un tempo finalizzato alla costruzione di opportunità e percorsi riabilitativi, fortemente orientati al reinserimento sociale. Ogni azione, volta a sostenere la finalità rieducativa della detenzione, non solo garantisce il rispetto di norme e di principi umanitari, ma rappresenta uno strumento fondamentale a tutela della sicurezza della società, cui vengono restituiti, grazie all’esercizio della funzione riabilitativa, cittadini in grado di reinserirsi socialmente nel tessuto della comunità di provenienza.

Paolo Bonafè – Presidente www.laboratoriovenezia.it

Il Rapporto Cittalia 2009 premia Venezia

2009-12-19  il venezia Un buon lavoro sul fronte della mobilitàGli esiti del rapporto elaborato da Cittalia – Fondazione dell’ANCI – rappresentano un importante riconoscimento per l’Amministrazione comunale di Venezia. La ricerca, che  ha avuto come oggetto il tema della mobilità nelle 15 città metropolitane del paese, ci restituisce, per mezzo di un’analisi articolata e corredata da una pluralità di dati, una fotografia interessante della nostra situazione cittadina. I primi dati significativi sono quelli relativi ad una area urbana in cui, nel periodo 1998-2007, si rileva il maggior incremento di investimenti  per trasporti e viabilità e si registra un aumento del 32% dei passeggeri trasportati. Nel periodo 2000—2008, si riscontrano, inoltre, una crescita del 100% delle piste ciclabili ed un aumento  del 135% dei  parcheggi scambiatori, a fronte di una media italiana che si assesta intorno al 16%.     

Nel periodo 2005-2008, a Venezia, si assiste ad una riduzione del 25% del tasso di incidentalità: questo comporta che, con 215 euro,  deteniamo il costo sociale pro-capite fra i più bassi, legato agli incidenti stradali, rapportato ai 486 euro di Milano e ai 331 euro,  media delle 15 città oggetto dello studio.

Il traffico urbano ha come ulteriore ricaduta i cosiddetti “costi da congestione” che, in una città come Roma, ammontano a circa 1.350 euro annui per automobile, a Milano 573, a Bologna 399 e a Venezia 227, mentre il valore medio delle città metropolitane  raggiunge la soglia  di 810 euro.

Pertanto, il Rapporto conferma nel suo complesso la qualità dell’impegno dei nostri amministratori locali, nel disegnare e  progettare una città, capace di affrontare la sfida della modernità, grazie allo sviluppo di una mobilità sostenibile.

Paolo Bonafè – Presidente www.laboratoriovenezia.it

Italia Nostra e Anci promuovono gli Orti Urbani

2009-12-12  il venezia Gli orti e il recupero delle erbe tradizionaliUn interessante progetto nasce dalla partnership, che vede la stretta collaborazione  fra Italia Nostra, Anci e Facoltà di Agraria dell’ Università di Perugia: si tratta di una innovativa attività di educazione ambientale attraverso la destinazione di aree verdi – cittadine e della cintura urbana – alla coltivazione, prevedendo la reintroduzione delle specie peculiari di ogni territorio. Questo progetto ha l’obiettivo di contrastare il processo di perdita di tradizioni e competenze che l’urbanizzazione ha comportato, valorizzando le erbe spontanee, che sono il fondamento della cucina tradizionale  popolare. Se da anni, in molte realtà, si sperimentano gli Orti per gli anziani, l’ iniziativa in questione recupera quell’esperienza, rilanciandola in un orizzonte più ampio, garantendo su scala nazionale un quadro unico di riferimento, grazie alle Linee Guida elaborate dall’Università, che rappresentano un importante supporto scientifico e aprono il progetto  a nuovi target di cittadini.

Gli Orti Urbani sono pensati come “parchi culturali” perché, grazie   al prezioso recupero delle specie, legate alla storia del territorio e all’applicazione dei principi dell’agricoltura biologica, diventano occasione di apprendimento ed educazione, in particolare per le nuove generazioni. E’ previsto, inoltre, il coinvolgimento delle famiglie, che potranno avere prodotti di qualità e  convenienti, in linea con le esperienze di accorciamento della filiera alimentare. Ma l’obiettivo cruciale dell’iniziativa è quello di sottrarre aree verdi, attualmente in disuso, alla speculazione edilizia, all’abusivismo ed all’inquinamento ambientale. 

Paolo Bonafè Presidente www.laboratoriovenezia.it

La battaglia per l’acqua

2009-11-28 il venezia - un errore privatizzare l acqua del sindacoAnche l’acqua è diventata un argomento “caldo” nel dibattito politico italiano: proprio in questi giorni è stato infatti approvato un decreto, che obbliga le pubbliche amministrazioni  a privatizzare, fra gli altri, anche  tutti i servizi idrici.

Di fronte al pesante deficit pubblico e alle pessime condizioni della rete idrica italiana, che richiederebbe massicci interventi di ripristino, la scelta del Governo è quella di trasferire il problema a soggetti privati che, nella logica del profitto, potrebbero aumentare le tariffe, per recuperare le risorse indispensabili agli interventi. Eppure, le esperienze di privatizzazione già in atto, hanno dimostrato che, a fronte di un aumento delle bollette, non è stato attuato alcun intervento sulla rete di distribuzione. Benché il tema non abbia ottenuto la giusta rilevanza da parte degli organi di informazione, da parte di una pluralità di soggetti, attenti ai temi della cittadinanza e dell’ambiente, viene segnalato come l’intervento governativo si dimostri non rispettoso del principio di sussidiarietà, secondo il quale spetterebbe agli organi di governo locale – Regioni, Province e Comuni – individuare le forme di gestione dei servizi di pubblica utilità. Sono molte le associazioni e le reti che si  stanno opponendo alla mercificazione di un bene vitale, chiedendo di escludere il servizio idrico dai servizi pubblici locali di rilevanza economica. Ma anche il buon senso comune fa capire che “l’acqua del sindaco” è certificata da processi di controllo, che rappresentano una garanzia per tutti. Anche molti Comuni sono contrari alla privatizzazione, che comporterà la rinuncia alla propria funzione  su una risorsa fondamentale.

Paolo Bonafè – Presidente www.laboratoriovenezia.it