Cosa può fare l’Italia per il popolo afgano

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Quello che sta avvenendo in Afganistan è purtroppo l’epilogo di una politica internazionale sbagliata, guidata dagli Stati Uniti, ma che ha visto grandissimi errori anche da parte degli europei. L’occidente, nonostante il cospicuo investimento economico e militare e nel caso Italia, il riconosciuto ruolo che ha visto anche la perdita di preziose vite umane, sta perdendo la sua credibilità sul piano geopolitico e morale

Le scene che ci arrivano dai mass media rappresentano una sconfitta! C’è ora un solo modo per salvare il salvabile e la nostra dignità di Nazione. Per l’Afganistan non possiamo fare più nulla, ma possiamo fare ancora molto per i singoli cittadini afgani. La prima cosa è far entrare in Italia tutti quelli che hanno collaborato a vario titolo con il contingente italiano, altrimenti li lasciamo a morte certa, a seguito delle rappresaglie che ci sono e ci saranno (ogni guerra non insegna purtroppo mai nulla, perché le scene si ripetono come un triste copione purtroppo già visto anche da noi dopo il 1943 ). Sono quindi da sospendere la richiesta di visti di accesso e implementare il ponte aereo già attivato. Più in generale, occorre aprire corridoi umanitari mirati, in particolare per le giovani donne, per le minoranze etniche, per gli  attivisti e le  attiviste per la libertà. Sono molteplici le organizzazioni in italia che si sono rese disponibili, dal volontariato civile, ad organizzazioni legate alla Chiesa Cattolica e Valdese, vi sono anche  organizzazioni islamiche. Si tratta di riprendere idealmente quello che è già stato fatto in passato per i boat people vietnamiti, quando abbiamo mandato la flotta a recuperarli. Le reti di famiglie, associazioni e ONG sono le forme si sostentamento ed assistenza più vicine e pronte a mettersi fin da subito a disposizione per collaborare per l’ospitalità, raccolta fondi, corsi di lingua, inclusione in attività associative etc. Si tratta di agevolare la gestione di queste iniziative, più che attivarle. Infine sarà da sostenere anche i cooperanti e le associazioni italiane presenti nel paese, tra cui gli ospedali di Emergency e chi lavora nel campo dell’accoglienza e difesa delle donne. Inutile spendere soldi in operazioni di pace che sono poi di guerra, bisogna mirare alla difesa del singolo, di chi ha bisogno. Degli ultimi!

Venezia, 20 agosto 2021

Paolo Bonafè

Lido di Venezia