La drammaticità degli eventi catastrofici, mischiata al clima apocalittico, creato da pseudo predizioni sulla fine del mondo, produce nelle persone una percezione di ineluttabilità rispetto agli sconvolgimenti della natura.
Le cronaca, a partire dallo tsunami del 2004, è stata attraversata da tragedie continue – cicloni, tempeste, terremoti- mostrandoci distruzioni devastanti ed una umanità straziata e disperata. Immagini e storie che lasciano in noi la sensazione di essere impotenti, in balia degli eventi naturali; sentimenti che contrastano con la cultura dell’uomo tecnologico, conoscitore delle complesse leggi che regolano l’universo e in grado di governare i processi e i meccanismi, che presiedono la vita.
Questa oscillazione fra sentimenti e approcci di impotenza e onnipotenza, non ci aiutano a trovare un modo consapevole e responsabile di stare in questo mondo.
La Terra è un’entità vivente e come tale è soggetta a continui processi di cambiamento e trasformazione, spesso per noi impercettibili, ma che si manifestano anche mediante terribili eventi traumatici, come i terremoti dell’Aquila di Haiti e del Cile. Nell’ecosistema, la presenza e l’azione dell’uomo rappresentano una variabile decisiva: è dimostrato come il depauperamento delle risorse, l’inquinamento ambientale incidano sulle tragedie naturali. Altrettanto va ricordata la specifica responsabilità umana quando si costruiscono centri abitati in territori geologicamente inidonei, o quando, nelle zone a rischio sismico, non si utilizza l’edilizia appropriata.
Spetta solo all’uomo la scelta di anteporre la tutela delle persone, alla speculazione economica.
Paolo Bonafè Presidente www.laboratoriovenezia.it