Caritas in Veritate: una grande speranza per l’uomo contemporaneo

Attesa da due anni, l’uscita dell’Enciclica di Papa Benedetto XVI, Caritas in Veritate, cade in un momento segnato dalla grave crisi del modello di sviluppo occidentale. Il documento, inserendosi nel filone delle grandi Encicliche, che rappresentano il fondamento della dottrina sciale della Chiesa, guarda con grande attenzione e competenza al mondo di oggi, ne coglie le criticità, le distorsioni e le pesanti contraddizioni, ma nel contempo mostra le strade percorribili per costruire un assetto mondiale, incentrato sulla dignità della persona, sulla giustizia, sull’equa redistribuzione delle ricchezze, su una dimensione etica dell’economia.
Non è una società utopistica quella disegnata dal Pontefice, ma una proposta concreta, che pone al centro lo sviluppo integrale della persona, per il quale è necessaria l’integrazione dei diversi livelli del sapere umano, a garanzia della promozione e del progresso dei popoli. Il testo è ricco e complesso, mai generico, tocca i grandi temi del lavoro, della povertà, del rapporto Stato-mercato, della finanza, della responsabilità sociale delle imprese e dei consumatori, della sussidiarietà, delle problematiche ambientaliste ed energetiche. E’ una chiamata in causa alle responsabilità collettive e personali, affinché la stessa crisi diventi occasione di discernimento e nuova progettualità. Il Papa mostra al mondo contemporaneo come il cristianesimo non possa ridursi ad una religione individuale o ad una filosofia, ma attraverso il mistero del Dio Incarnato, c’entri invece concretamente con la vita di ogni uomo e, mediante l’amore di Dio, ne illumini ogni ambito.

Paolo Bonafè – Presidente Laboratorio Venezia

Morti bianche ed infortuni sul lavoro

Il Rapporto nazionale dell’INAIL ci conforta con un dato che dà riscontro di come, nel 2008, siano diminuiti del 4% gli infortuni e del 7,2% le morti sul lavoro: è la prima volta che in Italia, dal 1951, il numero delle vittime scende sotto la soglia dei 1.200. Ma, al di là delle fredde percentuali, va tenuta alta l’attenzione su un fenomeno che l’anno scorso ha comunque visto 874.940 persone infortunate e 1.120 decessi.

Per quanto riguarda quest’ultimo tragico dato, scopriamo che il principale fattore di rischio è rappresentato dalla strada, che ha provocato ben 611 morti su 1.120; per la precisione 335 sono stati i decessi causati da incidenti stradali che hanno coinvolto autotrasportatori, commessi viaggiatori, addetti alla manutenzione stradale, e 276 quelli avvenuti nel tragitto fra il domicilio del lavoratore e il posto di lavoro.

Il calo significativo degli infortuni riguarda, per il 12,4%, il settore delle costruzioni e, per il 10,6%, quello meccanico; mentre si assiste ad un incremento del 21,7% degli infortuni domestici, che hanno colpito un settore ad alta presenza di lavoratori stranieri, composto da colf e badanti. Il 61% degli infortuni si concentra nelle aree del Nord a maggiore densità occupazionale: in particolare Lombardia, Emilia Romagna e Veneto insieme assommano oltre il 43% degli eventi infortunistici denunciati nell’intero Paese e il 36% dei decessi. Un focus sulla nostra regione evidenzia la registrazione di 104.134 incidenti e, purtroppo, di 113 morti

Il monito è quello di aumentare ogni forma di prevenzione, perché dietro ai numeri e alle notizie di cronaca, ci sono le drammatiche storie delle vittime e delle loro famiglie.

Paolo Bonafè – Lido di Venezia

Servizio Civile laboratorio di cittadinanza

In Italia l’istituto del Servizio Civile trova la propria ragion d’essere nel concetto di difesa non violenta e non armata dello stato.

Oggi, a seguito dei cambiamenti normativi e culturali, pur non essendo più legato all’obiezione di coscienza, in quanto caduto l’obbligo alla leva, mantiene la propria connessione ai principi di responsabilità e solidarietà, che vedono i giovani operare e concorrere alla tutela ed al benessere del Paese.

Nella legge 64/2001, infatti, il Servizio Civile trova un’ interessante definizione quale attività volontaria, aperta ai giovani, di entrambi i sessi fra i 18 e i 26 anni, interessati ad un percorso di formazione sociale, civica, culturale e professionale di durata annuale, che si realizza mediante l’opportunità di sperimentarsi in attività di cooperazione nazionale ed internazionale, di salvaguardia e tutela del patrimonio nazionale.

Tale enunciazione mette in luce come, a fronte dell’attuale crisi delle agenzie di formazione civile e della scarsa capacità di attrazione della politica, l’esperienza del servizio civile rappresenti un laboratorio per maturare e sviluppare i valori propri del principio di cittadinanza responsabile: offrendo ai giovani l’opportunità di mettere a disposizione saperi e disponibilità, se ne riconoscono e valorizzano le competenze, in un contesto che è occasione di avvicinamento e confronto con le istituzioni e le organizzazioni, che producono beni e servizi per la comunità.

Il Servizio Civile educa i giovani, attraverso il misurarsi con le complessità e le responsabilità, alla partecipazione attiva alla vita sociale, promuovendo una società più solidale e coesa.

Paolo Bonafè Laboratorio Venezia

La dimensione politica della spesa quotidiana

La dimensione politica della spesa quotidiana
Il cosiddetto cittadino comune rischia di avvertire un senso di impotenza rispetto alla possibilità di incidere, in modo significativo, in una società, dominata dal potere delle grandi lobby economiche. Eppure, il ruolo di consumatori, cui siamo relegati, non è così passivo come può sembrare di primo acchito: è nello spazio della scelta, che si determina il potere di cui ognuno di noi dispone nella dimensione del vivere quotidiano. Il fare la spesa non è, infatti, un’azione neutra e ce lo spiega bene l’economista Leonardo Becchetti, in un libro di fresca pubblicazione dal titolo “Il voto nel portafoglio”.
Acquistare, orientati da una scelta consapevole, compiuta valutando la filiera di produzione, la sostenibilità ambientale e la qualità dei prodotti, ci fa uscire dalla logica di meri consumatori, e ci permette di essere attori che incidono sul sistema socio-economico. Non stiamo delineando uno scenario utopistico, ma cogliamo, attraverso la lettura di segnali già presenti nella nostra realtà, una tendenza che si va lentamente affermando: l’espansione del mercato equosolidale, il successo dei prodotti a Km 0, il moltiplicarsi delle campagne per promuovere la bevibilità dell’ acqua del rubinetto di casa. L’esperienza dei gruppi di acquisto, che apre alla dimensione collettiva delle scelte, mostra la percorribilità di un consumo critico, che tutela gli acquirenti, in termini economici e di qualità degli alimenti, ma anche esprime una domanda di eticità, per indirizzare il mercato verso un modello, che ponga al centro le persone e le relazioni. Cambiare le nostre modalità di consumo condiziona e trasforma il sistema economico.
Paolo Bonafè – Presidente Laboratorio Venezia