Un nuovo modello di welfare contro l’insicurezza

I nuovi fenomeni sociali e i processi di impoverimento che riguardano la società italiana, interpellano fortemente e in modo ineludibile l'azione politica nel suo complesso e, nello specifico, richiedono la definizione di un nuovo disegno strategico di welfare, che abbia come cardini il principio di sussidiarietà e il modello della governance: entrambi, oltre a determinare gli assetti organizzativi di governo di un territorio, orientano le politiche in una prospettiva che pone al centro il cittadino, con le sue reti sociali e relazionali.
Rispetto all'aumento di situazioni di povertà e all'ampliarsi di condizioni di vulnerabilità sociale, a fronte di una oggettiva riduzione di risorse finanziare, le politiche sociali non possono prescindere dalle reti di aiuto, che attraversano ogni territorio, dal capitale umano che esse esprimono, promuovendo azioni e valori improntati alla solidarietà e alla corresponsabilità.L'attuale assetto normativo valorizza e sostiene i processi che favoriscono l'autonoma iniziativa dei cittadini, singoli ed associati, per lo svolgimento di attività di interesse generale: solo così è possibile garantire un modello di aggregazione sociale, capace di prossimità, accoglienza e risposte ai bisogni dei cittadini, attraverso percorsi in cui le persone stesse diventano protagoniste, mediante l'espressione delle risorse, dei saperi e delle competenze di cui sono portatrici, come singoli, come famiglie e come comunità nel suo complesso. Necessita però implementare questo modello di policy.Tutto ciò, può rappresentare una risposta efficace all'insicurezza e all'incertezza che caratterizzano l'attuale contesto, garantendo processi di coesione sociale, in grado di consolidare i rapporti tra cittadini e fra cittadini e istituzioni.
Paolo Bonafè
Presidente Laboratorio Venezia

VENEZIA: la necessità di riprogettare l’economia della città.

I molteplici processi di ristrutturazione, hanno già causato l’allontanamento da Venezia di molte aziende, con il seguente cambiamento della struttura produttiva della città, che ha influito sulle stesse trasformazioni antropologiche e socio-economiche, che ben conosciamo.
In questo contesto, si è sviluppato il solo settore turistico che, seppure fonte di ricchezza ed occupazione, dominando il mercato in una logica di mono-economia, ha comportato un impatto deflagrante sul tessuto cittadino: lo sviluppo turistico, non armonizzato, ha comportato il lievitare dei costi della vita quotidiana e ha drogato il mercato della casa. In questo settore, l’esplosione della formula del B&B, strutture alberghiere di piccole dimensioni a gestione domestica, ha sottratto al mercato dei residenti anche gli appartamenti di piccole-medie dimensioni.
Ogni anno, l’ipotesi di introduzione di forme di regolazione dei flussi turistici, occupa una settimana del dibattito cittadino, per poi essere archiviata, perché comporterebbe strumenti di complessa gestione.
Ma intervenire a favore della città e dei suoi cittadini, significa anche uscire dalla logica della mono – economia turistica, nella consapevolezza che, per ogni azienda che lascia, Venezia diviene sempre più povera, non solo dal punto di vista economico, ma anche perché devitalizzata nel suo tessuto cittadino.
In questo senso, va messo al centro dell’attenzione politica e imprenditoriale il ruolo cruciale dell’attività portuale, che impiega, direttamente od indirettamente, circa 18.000 lavoratori: il Porto di Venezia può essere strategicamente il polo da cui ripartire, per riprogettare l’economia della città.

Paolo Bonafe
Presidente Laboratorio Venezia
www.laboratoriovenezia.it

La politica deve ripristinare il patto generazionale per dare un futuro alle famiglie e ai giovani

Una pluralità di inchieste sui comportamenti sociali, connessi alle nuove povertà, ci stanno mostrando anziani che “rubano” beni alimentari di prima necessità al supermercato; persone, appartenenti alla classe media, che recuperano fra i rifiuti la frutta e la verdura alla chiusura dei mercati rionali; giovani costretti a ritornare in famiglia, dopo aver avviato un percorso di autonomia ed indipendenza
Fenomeni che riguardano, non persone prive di fonti di sostentamento e in grave disagio, ma cittadini percettori di reddito da pensione e da lavoro, spesso con livelli culturali medio-alti.
In particolare, la crisi che sta attraversando il paese e immettendo in processi di impoverimento i giovani, pone in luce come il patto generazionale, che ha regolato fino ad oggi il rapporto genitori–figli, si sia rotto. Infatti, se fino a 10 anni fa, l’aspettativa di ogni generazione era quella di veder migliorato il proprio livello socio-economico di benessere, rispetto alla generazione precedente, oggi un genitore è consapevole che il proprio figlio vivrà in una società dove saranno assenti le garanzie di cui lui ha beneficiato. Lavoro, casa, pensioni rappresentano aree di diritto ad alta criticità: disoccupazione, precarietà, costi delle abitazioni, crisi economica, perdita del potere di acquisto di stipendi e pensioni declinano uno scenario di grande incertezza e preoccupazione. Pertanto, oggi, la priorità e la responsabilità cui è chiamato il nuovo governo sarà quella di elaborare e definire strategie coerenti ed integrate per lo sviluppo di politiche economiche, del lavoro e del welfare.

Paolo Bonafè
Presidente laboratorio Venezia
www.laboratoriovenezia.it

Nuove tecnologie e più ecologia per le case del futuro

E’ interessante l’esito di una recente analisi che evidenzia come una casa ecologica valga un 15% in più, rispetto al valore di una casa dotata di impianti “tradizionali”. Gli analisti hanno paragonato questo scarto a quello che, agli inizi del novecento, caratterizzò la differenza di prezzo, fra le abitazioni dotate di impianto idrico ed elettrico e quelle che ne erano sprovviste. Oggi, poter dotare la propria abitazione di impianti e di tecnologie, che determinino “efficienza energetica”, è correlato alla necessità del risparmio, che questi impianti garantiscono, ma anche a una nuova cultura, che sta pervadendo il paese. Già nel 2006, il governo Prodi, aveva inserito vantaggi economici per coloro, imprese e privati, che avessero utilizzato materiali coibenti o collocato impianti di produzione di energia ed acqua calda nella ristrutturazione o costruzione di nuovi immobili.
Oggi, sta aumentando, per le nuove costruzioni, la richiesta di caldaie a condensazione o di pannelli solari e gli immobiliaristi stanno adeguandosi alla nuova domanda del mercato. Chi costruisce grossi complessi abitativi, ha già introdotto, nei capitolati, questa tipologia di materiali e ha previsto l’installazione di impianti a risparmio energetico. Anche il settore dell’edilizia, pertanto, si apre e si fa attento al tema del risparmio energetico e della ecocompatibilità delle costruzioni.
In prospettiva, quindi, nel nostro futuro, avremo sempre più case non solo “cablate” per le nuove tecnologie, ma anche più confortevoli, più sane ed ecologiche

Paolo Bonafè
Presidente Laboratorio Venezia
www.laboratoriovenezia.it