Archivi categoria: Scuola

Lo stato di salute della scuola italiana

E’ alle porte la riapertura di un nuovo anno scolastico e più che mai infuriano le polemiche sulla scuola italiana: da una parte il ministro Gelmini e dall’altra le voci preoccupate che provengono da più parti della società italiana, fra le quali si staglia la legittima rabbia degli insegnanti precari.

Una voce terza può aiutarci a far luce sulla situazione italiana: è quella dell’OCSE (Organizzazione per la Cooperazione e lo Sviluppo Economico), qualificato organismo internazionale, che martedì scorso ha presentato il rapporto “Education at a Glace”. La ricerca mette in luce come la nostra struttura didattica abbia ancora un impianto ottocentesco, improntato alle molte ore di aula con ore di studio a casa e assenza di attività di laboratorio e esterne. Per quanto riguarda il mondo degli insegnanti, il loro numero risulta superiore alla media degli altri paesi, ma in esso, a differenza degli altri paesi interessati dal Rapporto, sono conteggiati anche gli insegnanti di sostegno e quelli di religione. Il loro trattamento economico è nettamente inferiore, come risulta assente un serio strumento di valutazione del loro operato, che garantisca funzioni di controllo, stimolo e valorizzazione. A fronte di un investimento medio nella formazione dei paesi Ocse, che si assesta intorno al 6,2% del Pil, il nostro paese investe solo il 4,9%. Resta ancora alta, ben al 20%, la percentuale degli abbandoni scolastici negli ultimi anni della scuola secondaria: si tratta di ragazzi ad alto rischio di disoccupazione.

Quello che emerge è un quadro preoccupante in una fase in cui è chiaro che preparazione e formazione rappresentano una chiave fondamentale per uscire dalla crisi.

Paolo Bonafè

Bambini e adolescenti: fra tecnologia e fragilità

E’ uno spaccato interessante quello che viene delineato dal IX° Rapporto nazionale sulla condizione dell’infanzia e dell’adolescenza, curato dall’Eurispes. Fra i molti dati, mette in luce come le nuove generazioni siano estremamente competenti nell’uso delle tecnologie: il 73,4% dei bambini fra i 7 e gli 11 anni, possiede un computer, di questi il 56,3% si connette ad Internet, mentre il 58,6% possiede un telefono cellulare. Nella fascia di età 12 -19 anni, si alza al 93% la percentuale di chi possiede un computer, a 81,9% quella di coloro che navigano in rete e, a 96,2%, quella relativa al possesso del cellulare. Il dato che maggiormente colpisce è quello relativo alla centralità assunta da questo ultimo mezzo di comunicazione nella vita quotidiana: se il 31% degli adolescenti lo utilizza fino ad 1 ora al giorno, ben il 30,8% se ne serve per più di 4 ore. Anche rispetto ai comportamenti relativi all’uso di alcool, emergono informazioni preoccupanti: fra gli 11 e i 14 anni risulta che 45,7% abbia bevuto il primo bicchiere di vino, il 24,8% dopo i 15 anni e, solo il 5,5%, dichiara di non aver mai bevuto alcolici. Si beve per omologazione con il gruppo di riferimento, partecipando alla “cultura dello sballo” non ci si sente esclusi. A fronte del fatto che queste nuove generazioni sembrano preferire un’esperienza esistenziale, mediata dalle tecnologie o, in casi più drammatici, dalle sostanze, piuttosto che confrontarsi con la vita reale, il mondo degli adulti appare assente o con una presenza poco incisiva. Lo sforzo cui siamo chiamati è di non demonizzare la tecnologia, ma insegnare ad usarla in modo critico, nel contempo, dobbiamo costruire una grande alleanza educativa fra tutti gli adulti di riferimento: genitori, scuola, comunità parrocchiale, realtà dell’associazionismo e istituzioni, per definire proposte educative credibili e coerenti.
Paolo Bonafè
Laboratorio Venezia

Fragilità e disorientamento delle giovani generazioni creano una emergenza educativa

La cronaca nazionale sta mettendo in luce spaccati di mondi adolescenziali e giovanili che evidenziano drammaticamente la ricerca di emozioni forti e fasulle, comprate magari sul mercato delle sostanze più o meno lecite.
Come non ricordare i drammi che hanno toccato la nostra regione: il caso della ragazza di 14 anni trovata abbandonata in coma etilico nel parco di Maraga a Belluno o quello della sedicenne che ha trovato la morte nel rave party, tenutosi ai Murazzi del Lido la notte del redentore.
Ma non possiamo nemmeno dimenticare il suicidio della ragazzina di Adria, che sembra non abbia saputo sostenere il giudizio sociale a seguito delle foto divulgate dall’ex fidanzatino.
Storie che attraversano il nostro paese e che non hanno come comune denominatore particolari zone geografiche dell’ Italia o i medesimi contesti sociali, economici e culturali, ma sembrano riguardare trasversalmente da vicino ognuno di noi, ponendoci di fronte ad una autentica emergenza educativa, rispetto ad una condizione giovanile segnata da fragilità, disorientamento e solitudine.
I complessi processi di cambiamento e trasformazione, che percorrono l’adolescenza e l’età giovanile, indispensabili alla costruzione e alla definizione dell’identità che passano, per ciascuna persona, attraverso la cultura del gruppo, la scoperta della sessualità, il confronto anche conflittuale con l’autorità, sembrano, oggi, non trovare un quadro di riferimento valoriale e normativo, che funga da contenimento e guida: è come se ogni pulsione possa essere legittima nel suo trasformarsi in un agito, senza trovare uno spazio mentale di decantazione e decompressione.
Quanto accade segna, in primis, il fallimento degli adulti, che sembrano aver rinunciato ad assumersi la funzione cui sono chiamati, attraverso l’educazione delle nuove generazioni all’ affettività, alla cittadinanza, all’incontro responsabile con l’altro, diverso da me.
In questo senso, tutta la comunità educante è chiamata con urgenza a ripensarsi criticamente ed a recuperare, consapevolmente, il proprio ruolo e a svolgere il proprio compito.

Paolo Bonafè
Presidente Laboratorio Venezia
www.laboratoriovenezia.it

L’attuale emergenza educativa

La cronaca nazionale sta mettendo in luce spaccati di mondi adolescenziali e giovanili che evidenziano drammaticamente come una cultura di violenza e di sopraffazione stia caratterizzando le nuove generazioni.
Dopo Verona e Viterbo, ecco il nuovo tragico episodio di Niscemi, che vede l’uccisione, da parte dì coetanei, di una ragazzina di soli 14 anni.
Storie che non hanno come comune denominatore particolari zone geografiche dell’ Italia o i medesimi contesi sociali, economici e culturali, ma sembrano riguardare trasversalmente tutto il paese e, in questo senso, riguardano da vicino ognuno di noi.
A queste atroci vicende fanno da corollario tanti episodi di bullismo quotidiano, che interrogano le nostre coscienze, ponendoci di fronte ad una autentica emergenza educativa
I complessi processi di cambiamento e trasformazione, che percorrono l’adolescenza e l’età giovanile, indispensabili alla costruzione e alla definizione dell’identità che passano, per ciascuna persona, attraverso la cultura del gruppo, la scoperta della sessualità, il confronto anche conflittuale con l’autorità, sembrano, oggi, non trovare un quadro di riferimento valoriale e normativo, che funga da contenimento e guida: è come se ogni pulsione possa essere legittima nel suo trasformarsi in un agito, senza trovare uno spazio mentale di decantazione e decompressione.
Quanto accade segna, in primis, il fallimento degli adulti, che sembrano aver rinunciato ad assumersi la funzione cui sono chiamati, attraverso l’educazione delle nuove generazioni all’ affettività, alla cittadinanza, all’incontro responsabile con l’altro, diverso da me.
In questo senso, tutta la comunità educante è chiamata con urgenza a ripensarsi criticamente ed a recuperare, consapevolmente, il proprio ruolo e a svolgere il proprio compito

Paolo Bonafè
Presidente di Laboratorio Venezia
www.laboratoriovenezia.it

La riforma degli Istituti Nautici e L’Università del Mare

Nei primi giorni di novembre è stata inaugurata a Genova l’ACCADEMIA PER UFFICIALI DELLA MARINA MERCANTILE che diviene il naturale corso di laurea per i diplomati nautici, che vogliono approfondire la loro specializzazione professionale
Questo avvenimento diviene importante perché va a migliorare e valorizzare la figura dell’Ufficiale di Marina, trasformatasi nel tempo; infatti le nuove tecnologie installate sulle moderne navi necessitano di maggiori conoscenze tecniche. L’Accademia del Mare però non è alternativa ma integrativa degli attuali percorsi formativi. Resta quindi sul tappeto la questione degli Istituti Nautici, che la riforma MORATTI fa divenire una sottospecializzazione del liceo tecnologico, settore Trasporti e Logistica. Con la riforma, alla fine del quinquennio, viene richiesta la partecipazione obbligatoria a corsi post-diploma per poter navigare.
Questo fatto crea notevoli problemi ai neo-diplomati, i quali non si possono imbarcare subito dopo il diploma (come anch’io feci), iniziando quindi a lavorare e guadagnare, ma devono sostenere questi corsi che sono a pagamento, causando così la rinuncia di molti alla carriera navale. La riprova di tutto ciò è che, all’Istituto Tecnico Nautico di Venezia, vi sono questo anno solo una V^ classe Capitani e una V^ classe Macchinisti. Quanto detto non preoccupa solo i sindacati ma anche gli Armatori, i quali fanno già oggi fatica a trovare ufficiali preparati da imbarcare sulle loro navi, figuriamoci un domani. Importante sarà quindi che lo STATO trovi delle forme di rimborso o di contribuzione per i corsi Post Diploma e che pubblicizzi e sviluppi l’Accademia del Mare, perché il settore del TRASPORTO VIA MARE deve divenire sempre più strategico per una Nazione come l’ITALIA che è bagnata per i suoi tre quarti dal Mare.

Il Segretario Regionale
FEDERAMAR/CISAL
Cap. Paolo Bonafè

L’inaugurazione dell’Accademia del Mare quale prospettiva formativa per gli ufficiali del futuro legandola ai problemi che verranno causati al settore della riforma MORATTI.

Nei primi giorni di novembre è stata inaugurata a Genova l’ACCADEMIA PER UFFICIALI DELLA MARINA MERCANTILE che rappresenta, all’interno di un corso di laurea, il naturale sviluppo di studio per i diplomati nautici. La figura dell’ufficiale di marina si è trasformata nel tempo e le nuove tecnologie richiedono necessariamente una maggiore conoscenza tecnica. Il nuovo percorso accademico non risolve però tutte le problematiche formative che interessano la marineria italiana; resta infatti sul tappeto la questione degli Istituti nautici che la riforma MORATTI trasforma in una sottospecializzazione del liceo tecnologico, settore Trasporti e Logistica, pertanto, per poter navigare, è richiesta la partecipazione obbligatoria a corsi post-diploma. Questi sono a pagamento con costi proibitivi per molti; le società armatoriali non hanno la possibilità di intervenire nel finanziamento degli stessi, questo comporta l’abbandono di molti alla carriera navale. Non a caso all’Istituto Tecnico Nautico di Venezia, quest’anno sono attive solo una V^ classe Capitani di Coperta e una V^ classe Macchinisti.
Per questi motivi, i sindacati dei marittimi hanno inserito il mancato rimborso previsto dallo Stato per i corsi post diploma come uno dei principali punti per i quali è stato indetto lo sciopero del 25 novembre, assieme all’alleggerimento degli oneri fiscali del 25% per l’armamento privato, che opera su linee sotto le 100 miglia, alla riduzione del 50% dei contributi alla Tirrenia per i servizi obbligatori, alla riforma del collocamento che cancella la figura del raccomandatario marittimo e alla riforma della legge 108 sull’orario di lavoro.
La preoccupazione legata all’iter formativo non è solo dei Sindacati, ma anche degli Armatori, che già oggi incontrano notevoli difficoltà a reperire ufficiali preparati da imbarcare sulle loro navi, difficoltà che aumenteranno con la riforma MORATTI quando gli Istituti nautici perderanno la loro specificità. Importante quindi sarà in futuro l’istituzione dell’Accademia del Mare che vede tra i promotori, non solo la CONFITARMA (Confederazione Italiana Armatori), ma anche il sindacato. Infatti la FIT/CISL è tra i soci fondatori con una quota simbolica del 2,5%. Avrebbe voluto aderirvi anche la FEDERMAR ma, purtroppo, essendo un sindacato autonomo, non dispone delle stesse risorse economiche dei sindacati della triplice. L’obbiettivo è quello di poter contare sempre più su ufficiali nazionali, che saranno alla guida di equipaggi provenienti da tutto il mondo, vista la perdita di interesse professionale per un settore che, nel nostro Paese, potrebbe essere determinante per l’economia Auspichiamo che, con lo sciopero del 25 novembre, il Governo possa capire le nostre esigenze ed intervenire efficacemente sulla questione, ponendo in atto i correttivi richiesti, altrimenti ferma sarà la nostra azione sindacale di protesta.

Il Segretario Regionale
FEDERAMAR/CISAL
Cap. Paolo Bonafè