L’attualità della lezione di Don Milani

don milani 2Un quotidiano ha riportato  l’esito di un’inchiesta che rileva lo stretto legame fra lo sviluppo socio-economico di un territorio e il livello di apprendimento scolastico dei ragazzini che lo abitano: emerge così l’immagine di un’Italia segnata,  ancora una volta,  dalla disparità fra nord e sud, fra ricchi e poveri. Fotografia che,  non stupendo, non sembra nemmeno stimolare  e sviluppare alcuna seria riflessione, rispetto all’emergenza culturale di cui il paese soffre. Il settore della  scuola subisce improbabili “riforme” e continui tagli finanziari,  mentre gli insegnanti non rappresentano  certo una categoria professionale fra le più valorizzate e socialmente riconosciute. A fronte di ciò, il dibattito politico si concentra  sull’introduzione  dell’insegnamento del  dialetto nella scuola; tutto questo in un paese in cui, solo il 30% delle persone, legge un quotidiano o un libro all’anno, in cui il livello di alfabetizzazione medio  mette in luce una scarsa dimestichezza con la lingua italiana e con le elementari basi della matematica.

Di fronte a uno scenario sconfortante, in cui sembra mancare un pensiero capace di una proposta significativa, è impossibile non ricordare la voce profetica di Don Milani, il suo impegno incessante a favore di un’autentica giustizia sociale, che nella scuola ha il suo fondamento. Nella  famosissima  “Lettera ad una Professoressa”, in cui trova efficace sintesi il significato dell’esperienza della scuola di Barbiana, egli ci richiama in modo forte a capire che “E’ la lingua che rende uguali. Uguale è chi sa esprimersi e intende l’espressione altrui”. Era il 1967, eppure quelle parole non hanno perso un grammo della loro forza.         

       

Paolo Bonafè  Presidente www.laboratoriovenezia.it