LA SHOAH e l’esigenza dell’oggi di dire stop agli orrori e alle barbarie

Il prossimo 27 gennaio ricorre la “giornata della memoria” ovvero “la SHOAH”, cioè uno dei principali drammi della storia del secolo da poco trascorso.
Questa tragedia non potrà mai essere dimenticata e bene ha fatto lo Stato Italiano a istituire, con la legge n. 211 del 20.07.2000 art. 1, appunto una giornata della memoria, da commemorarsi ogni anno il giorno 27 gennaio (la data è simbolica ed è quella nella quale vennero abbattuti i cancelli di Aushwitz); come bene fa il Comune di Venezia a commemorare tale giornata (dalla sua istituzione nel 2000) con incontri e momenti di riflessione. Ricordo che il termine SHOAH fu coniato da ELIE WIESEL, scampato ad AUSCHWITZ e Premio Nobel per la letteratura, per modificare la terminologia “OLOCAUSTO”, che proveniva da una analogia con il sacrificio, raccontatoci nella Bibbia, al quale doveva venire sottoposto Isacco figlio di Abramo, definizione che risultava quindi riduttiva ed impropria per indicare la determinata strategia di sterminio perpetrata nei confronti del popolo ebraico dal regime nazista che, coscientemente e con ferocia, ha ucciso milioni di ebrei, uomini e donne, vecchi e giovani, bambini e neonati.
La commemorazione di questa giornata non deve però essere una ricorrenza “sterile” ma deve rappresentare un monito per le nuove generazioni. Deve essere un richiamo per ciascuno di noi, nessuno escluso, perché siano fermate le barbarie che ancor oggi interessano grandi parti del nostro Mondo. L’orrore delle leggi razziali, degli stermini e delle persecuzioni purtroppo continuano a rappresentare un filo rosso insanguinato evidente e rintracciabile nella storia contemporanea. E’ sufficiente leggere le cronache che in questi giorni ci vengono dal mondo (vedi Africa) o nominare la tragedia che abbiamo visto da vicino negli anni 90 nei paesi dell’Ex Jugoslavia e soprattutto in Bosnia, per capire che nessuno di noi può dichiararsi non responsabile, come nessuno oggi può restare indifferente agli orrori ed alle ingiustizie del tempo presente. La volontà di giustizia e pace devono rappresentare i valori fondanti dell’agire personale e sociale di tutti gli uomini di “buona volontà”, affinché dalla memoria consapevole della pagina più buia della storia d’Europa, si sappia trarre insegnamento per costruire un mondo solidale e rispettoso delle differenze culturali e religiose.

Paolo Bonafe’ Venezia 10/01/2007
Laboratorio Venezia