Quale è la fotografia della famiglia nella nostra regione? I dati e le ricerche sociali ci indicano, in primis, la diminuzione del numero di persone che sceglie l’istituto del matrimonio, che avviene all’incirca intorno ai trent’anni e, per il 34%, dopo un periodo di convivenza. Aumenta la percentuale dei matrimoni civili che, nel 2005, rappresentano il 41,2%; nello stesso anno sono circa 71.000 le famiglie ricostituite. Diminuisce la quota di famiglie con figli, ma contemporaneamente chi decide di averne, preferisce averne 2 (44%). Nel 2005, 6.157 sono state le separazioni e 4.052 i divorzi: il 5,4 per mille dei minori, residenti in Veneto, è stato coinvolto dalla separazione dei genitori. La linea di tendenza generale mostra complessivamente un aumento delle famiglie monogenitoriali, unipersonali, dei nuclei aggregati e delle famiglie ricostituite. Un’altra fonte di informazioni qualitative, pur nella limitatezza dei dati, è il Tribunale Ecclesiastico Regionale Triveneto: nel 2008, 224 coppie di sposi hanno presentato richiesta di annullamento, motivata, per circa la metà dei casi, da una situazione di fragilità affettiva, di incapacità ad affrontare l’impegno e le responsabilità, richiesti dalla vita matrimoniale. Il profilo che emerge è quello di persone adeguate sotto il profilo sociale, ma di fatto fragili ed immature. E’ complesso individuare le cause della debolezza della struttura familiare: affermare la diseducatività di modelli culturali imperanti, che enfatizzano stili di vita effimeri ed edonistici, è inoppugnabile, ma insufficiente. Ma forse sarà l’attuale crisi economica e sociale a richiedere alla famiglia stabilità e senso di responsabilità.
Paolo Bonafè
Presidente laboratorio Venezia
Archivi del mese: febbraio 2009
Gli effetti di questa La crisi economica globale
L’attuale e drammatica crisi economica è stata causata da una politica neoliberista che, partendo dal presupposto per cui le regole del mercato hanno in se stesse la capacità di autoregolamentazione, ha lasciato mercati, imprese e finanza agire in autonomia. Pur essendo una crisi partita dagli USA, in ambito bancario e finanziario, è oggi crisi di sistema, che ha assunto una dimensione totale e globale. L’entità della recessione comporta risvolti difficilmente governabili, tali da rendere improprie e insufficienti le misure delle politiche pubbliche meramente finalizzate ad iniettare liquidità nell’economia e non orientate a prevedere interventi a livello strutturale. Questa crisi, lo dicono ormai in molti, costringe ad un profondo cambiamento del modello di sviluppo, richiedendo ai governi centrali la definizione di linee strategiche concertate, capaci di intervenire alla radice multidimensionale del problema. Infatti, gli impatti ottenibili da interventi economici, attuati dai singoli stati, rischiano di non essere efficaci a fronte del dimensionamento dell’economia globalizzata. I temi relativi alla redistribuzione della ricchezza, alla bonifica del sistema bancario e finanziario da attività speculative, al rilancio del sistema di welfare, alla riduzione delle spese militari, al sostegno all’economia reale, orientandola alla riconversione verso una produzione sostenibile in termini ambientali e sociali, devono trovare, a livello mondiale, la centralità dell’azione politica. Diventerà, allora, possibile che i costi della crisi non siano pagati dai soggetti più deboli, ma che da essa scaturisca un modello di sviluppo, fondato su basi etiche e solidali.
Paolo Bonafè
Presidente Laboratorio Venezia
www.laboratoriovenezia.it
Educare alla cittadinanza.
L’ affrontare il tema della cittadinanza chiama in causa immediatamente i concetti di “diritto” e “dovere”, pilastri fondanti del vivere sociale. Ma la complessità, connessa all’ essere cittadino, non può esaurirsi in un requisito, acquisito al momento della nascita con l’iscrizione anagrafica, richiama, invece, un percorso che vede la nostra vita realizzarsi all’interno di una rete di relazioni sociali. Quindi è la comunità nel suo complesso che svolge una funzione educante, affinché le nuove generazioni possano imparare le regole condivise, che ordinano i rapporti fra le persone e fare, nel contempo, conoscenza degli assetti istituzionali, che la società si è data a garanzia della propria esistenza e sviluppo. Questo processo educativo può determinare una diversa qualità della natura stessa del concetto di cittadinanza, segnando un ulteriore passaggio: si è cittadini, non solo in quanto si esercitano diritti e doveri, ma anche e soprattutto, perché come soggetti attivi, si esercitano poteri e responsabilità, attraverso un’ azione di partecipazione civile. In questa prospettiva va colta la strategicità dell'educazione alla cittadinanza, che non può essere affidata solo alla casualità delle situazioni, che ciascuno incontra durante la propria esistenza, perché la modalità con cui ognuno di noi agisce, ha ricadute su tutta la comunità. Vanno pertanto costruite le condizioni perché nella formazione dei giovani siano offerti luoghi ed opportunità per fare esperienza di corresponsabilità e solidarietà, affinché diventino, in una società complessa, cittadini protagonisti, consapevoli dei propri diritti, ma anche capaci di negoziare bisogni e punti di vista diversi.
Paolo Bonafè
Laboratorio Venezia
La sfida del turismo ecocompatibile
Il turismo rappresenta sul piano economico una delle risorse più importanti per lo sviluppo di un territorio, comportando, però, nel contempo, un concreto rischio di impatto sul piano ambientale e sociale. Tradizionalmente, infatti, difesa dell’ambiente e sviluppo turistico non hanno perseguito obiettivi comuni, anzi hanno promosso azioni fra loro inconciliabili: il turismo di massa ha prodotto la cementificazione delle coste, la distruzione di habitat naturali per l’ edificazione di megavillaggi turistici, la perdita d’identità culturale delle popolazioni, processi che hanno comportato pesanti ricadute sul patrimonio ambientale, culturale e sociale. Questa consapevolezza ha richiamato i diversi attori ad un nuovo approccio, capace di coniugare, in modo responsabile, tutela dell’ambiente e turismo. Il nuovo modello di sostenibilità, tiene insieme in una logica di sistema, il piano di uno sviluppo turistico, in grado di garantire la redditività del territorio, con obbiettivi di compatibilità ecologica, sociale e culturale. Nella definizione di questa nuova strategia, un ruolo cruciale è affidato agli operatori di settore, che hanno la responsabilità di gestire, contemporaneamente, uno strumento privilegiato, per sensibilizzare il grande pubblico sulle questioni di rispetto dell'ambiente e del patrimonio storico – culturale, ma anche un forte potenziale, atto a promuovere l’economia e la qualità di vita di una comunità. Questo circolo virtuoso garantisce alle attività turistiche di creare, mediante investimenti orientati alla sostenibilità, più solide condizioni per il loro stesso sviluppo futuro.
Paolo Bonafè – Laboratorio Venezia