La manovra finanziaria del Governo prevede, fra l’altro, l’aumento di un punto percentuale dell’ IVA. Si tratta di uno strumento, bocciato dalle associazioni di consumatori, sia perché comporta un ulteriore carico per le famiglie italiane, sia perché diventa un intervento depressivo dei consumi, con pesanti ricadute sullo sviluppo economico, in un momento di grave crisi del sistema. Il Rapporto COOP 2011, evidenzia, inoltre, come il potere d’acquisto delle famiglie sia calato negli ultimi dieci anni del 7% e che ogni punto percentuale di IVA pesi, per ben 7 miliardi, sui consumi annuali. I settori più colpiti saranno certamente quelli dei beni di non prima necessità, quali auto, arredo casa, multimedia, elettrodomestici, abbigliamento e vacanze, rispetto ai quali gli Italiani hanno già concentrato la loro politica di risparmio, prolungando l’uso dei beni accessori, rispetto al passato, e programmando periodi di ferie sempre più brevi. Ma ora le famiglie dovranno contrarre anche le spese riferite ai beni di primaria importanza: alimentari, servizi e benzina.
In questo modo diventa evidente come l’aumento dell’IVA, veicolato quale strumento a basso impatto che coinvolge uniformemente gli italiani, colpisca, in realtà, solo le famiglie a basso e medio reddito, i cui consumi sono già contratti. L’IVA è solo uno degli esempi per dimostrare come questa manovra finanziaria sia lontana dal principio di equità fiscale previsto dall’art.53 della Costituzione “Tutti sono tenuti a concorrere alle spese pubbliche in ragione della loro capacità contributiva. Il sistema tributario è informato a criteri di progressività”.
Anche il cosiddetto contributo di solidarietà crea disparità, a parità di reddito, fra dipendenti pubblici e privati, ledendo il principio costituzionale dell’eguaglianza.
Si tratta, pertanto, di una manovra inadeguata ad introdurre riforme strutturali in grado, ad esempio, di contrastare le ampie fasce di evasione fiscale, che rappresenta una delle cause endemiche del nostro deficit pubblico, infatti, da valutazioni del centro studi di Confindustria di giugno 2010 emerge che l’evasione fiscale effettiva è senz’altro superiore a 125,5 miliardi di euro, che corrisponde a 344 milioni di euro al giorno e a 14,33 milioni all’ora.
In tal senso, andava costruito un intervento in grado di rendere “conveniente“ per i cittadini la richiesta di fatture e ricevute fiscali per tutte le prestazioni di cui usufruiscono: questo lo si può ottenere solo introducendo il sistema delle detrazioni / deduzioni fiscali fino al 30%, per tutte le attività e prestazioni professionali di cui quotidianamente ci avvaliamo. Inoltre, si potrebbe introdurre una norma che vincoli alla certificazione tutti i lavori svolti all’interno delle abitazioni, certificazioni da allegare, obbligatoriamente, agli atti di compravendita degli immobili.
Un ulteriore strumento anti evasione è rappresentato dall’utilizzo obbligatorio di bancomat e carte di credito, per le transazioni che superino i 250 euro.
La tracciabilità delle transazioni di ciascuno di noi, permetterebbe di porre in relazione il reddito dichiarato con il tenore di vita delle persone, mettendo in luce tutte le incoerenze fra dichiarazioni di redditi basse e stili di vita lussuosi.
Paolo Bonafè
Lido di Venezia – 9/9/2011
Malgrado qualcuno segnali la fine della crisi, i dati provenienti dal mercato del lavoro indicano il permanere di una grave situazione economica. Il Rapporto ISTAT dello scorso 24 marzo, mostra come l’ultimo quadrimestre del 2009 sia stato caratterizzato da un ulteriore calo dell’occupazione e dall’aumento della disoccupazione. Risultano 2.145.000 le persone in cerca di lavoro, con un aumento del 20,8% rispetto allo stesso periodo del 2008, mentre il tasso di disoccupazione ha raggiunto l’8,6%: considerando tutto il 2009, il tasso di disoccupazione sale al 7,8% rispetto al 6,7% dell’anno precedente. Al protrarsi del calo dell’occupazione autonoma, dei dipendenti a termine, dei collaboratori, si associa l’amplificarsi della riduzione dei dipendenti a tempo indeterminato, in particolare nelle piccole imprese. L’incremento della disoccupazione continua a concentrarsi nel Centro-nord: in Veneto, nell’ultimo quadrimestre del 2009, sono 107.00 le persone che cercano lavoro a fronte delle 82.000 dello stesso periodo del 2008.
In cento anni la nostra società ha subito profonde trasformazioni, che hanno visto il complesso passaggio dalla società rurale, a quella industriale, fino alla cosiddetta società postmoderna.
Oggi, sabato 17 ottobre, si apre “ Io faccio la spesa giusta”, settimana nazionale che promuove la cultura e la consuetudine ad acquistare prodotti provenienti dal mercato equo-solidale. Si tratta di prodotti che non contengono OGM e per la cui produzione non è stata esercitata alcuna forma di sfruttamento lavorativo, anche attraverso la garanzia di un giusto prezzo. Una pluralità di eventi animerà anche i capoluoghi del Veneto, con degustazione di prodotti, presentazione di libri, banchetti informativi, cene equosolidali: un modo per sensibilizzare e promuovere un mercato che, malgrado la crisi economica, risulta sorprendentemente in continua espansione. Fairtrade – Coordinamento internazionale dei marchi di garanzia del commercio equo solidale – presenta una ricerca che evidenzia come l’Italia, fra i 15 paesi oggetto dell’indagine, sia quello con la maggiore percentuale di “consumatori attivi”, ovvero di persone che nutrono un’alta aspettativa rispetto alle responsabilità sociali, economiche e ambientali delle aziende. In Italia le vendite sono passate, dai 39 milioni di euro del 2007, ai 43,5 milioni del 2008. Sul piano internazionale i consumatori hanno scelto i prodotti certificati Fairtrade, spendendo circa 2.9 miliardi: the e cotone sono i prodotti che hanno maggiormente incrementato la vendita, ma anche l’acquisto di caffè e banane continua a crescere. Va, inoltre, sottolineato l’esito più significativo di questo nuovo modello di consumo, messo in luce dal dato, relativo ai 5 milioni di persone che, nei paesi produttori, ricevono benefici sociali ed economici dal mercato equo solidale.