Il corale affetto che il Paese ha mostrato in occasione del centesimo compleanno del premio Nobel Rita Levi Montalcini, ha aperto, nel contempo, l’interesse dei media sull’individuazione dei fattori, che concorrono a determinare la longevità. La vicenda umana della senatrice è esempio di uno stile di vita improntato alla sobrietà, accompagnato ad una straordinaria intelligenza e vivacità intellettuale, che riguarda un percorso personale unico. Guardando alla società italiana assistiamo complessivamente all’aumento della presenza dei grandi vecchi, che sta dando un forte impulso alla ricerca scientifica, orientata a rispondere a bisogni sanitari in crescita, collegati alle patologie tipiche degli anziani. Lo studio, ad esempio, di farmaci a contrasto dell’Alzheimer e del Parkinson richiama forti finanziamenti, che garantiranno sicuramente risultati efficaci eppure, pur nella convinzione che lo sviluppo della scienza medica rappresenti una garanzia fondamentale per la tutela della salute, esiste un rischio anche nella medicalizzazione della vecchiaia. Il nostro benessere personale si fonda su un equilibrio complesso in cui gli elementi affettivi, relazionali e sociali svolgono una funzione cruciale e determinante anche sul piano della salute fisica. Solitudine, senso di inutilità, perdita degli interessi, depressione, rappresentano fattori di alto rischio, proprio perché incidono pesantemente sull’articolata e ricca struttura dei bisogni umani. In questo senso, diventa esemplare la longevità di intellettuali, scienziati ma anche di persone semplici che sono invecchiate, mantenendo attivi desiderio di conoscenza, passioni civili e amore per la vita.
Paolo Bonafè
Presidente Laboratorio Venezia