In una scena politica sempre più dominata da risse televisive e diverbi, diviene necessario recuperare modelli di comunicazione incentrati sul dialogo e sulla moderazione. Infatti questi atteggiamenti portano ad una disaffezione del cittadino verso le istituzioni ed un crescente assenteismo dalle urne, perché si accomuna il gran vociare e l’insulto facile, al vuoto di pensiero e all’assenza di un progetto politico. I cittadini rivendicano autonomia e capacità di valutazione critica che si esprimono anche attraverso il voto democratico: questo è oramai slegato da logiche di schieramento e tende a premiare le persone ed i programmi proposti. Infatti tutti gli istituti di rilevazione evidenziano come il più grande partito italiano è quello di chi non vuole andare a votare o di quello composto da coloro che decidono a chi assegnare il proprio voto, solo negli ultimi giorni di campagna elettorale, dopo aver analizzato i diversi programmi elettorali proposti. Tale nuovo approccio alla politica va attentamente analizzato perché mette in luce la crisi dei partiti, divenuti autoreferenziali ed approfondisce la frattura tra loro e la cosiddetta società civile. Stiamo pagando i danni provocati dalla nuova legge elettorale del 2005, denominata “porcellum” dallo stesso ideatore, che introdusse il sistema proporzionale puro con lo sbarramento al 4%, ma che ha impoverito ulteriormente la possibilità di espressione democratica del voto dei cittadini, con la predefinizione degli eletti da parte delle segreterie dei partiti, il cui potere è aumentato a dismisura. Una conseguenza evidente è la scarsa rappresentatività nel territorio degli eletti che oramai hanno perso la capacità di interlocuzione e di ricerca del consenso, perché risulta più semplice legarsi al politico potente di turno, che gli garantisce la possibilità di avere un seggio sicuro e quindi una elezione certa.
La politica ha quindi una grande responsabilità, quella di ritrovare il senso forte del suo agire nei valori fondanti di una democrazia matura.
Oggi, l’Italia è attraversata da una crisi non solo economica ma anche sociale che richiede una funzione di governo capace di esprimersi attraverso la realizzazione di riforme importanti. I cittadini hanno bisogno di una politica che avvii processi di cambiamento concreti, in grado di incidere sulle loro condizioni di vita. Gli interventi prioritari riguardano: la tutela del reddito e del potere d’acquisto, anche utilizzando la leva fiscale, la lotta all’evasione ed una politica dell’accesso al credito che aiuti l’impresa, i giovani e la famiglia (le banche hanno beneficiato dell’aiuto di stato, nel momento di crisi, per salvare i propri capitali ed ora devono ritornare tali aiuti in termini di minori limiti al credito); una scuola che formi i giovani alle nuove necessità del mondo del lavoro; l’accesso ad un mercato del lavoro che offra garanzie di futuro alle generazioni più giovani e dopo il periodo di lavoro, gli garantisca una pensione; il potenziamento di servizi sociali per le famiglie, gli anziani e le persone diversamente abili; l’offerta di una sanità di qualità in tutte le aree geografiche del Paese; una qualità e quantità di trasporto pubblico locale idonei alle esigenze di mobilità dei cittadini; un grande piano infrastrutturale mirato alle esigenze delle imprese e del sistema di trasporto integrato; una portualità diffusa ed integrata e per finire la lotta alla criminalità organizzata, che oramai ha diramazioni ed interessi in tutto il Paese.
Una riflessione sugli avvenimenti politici di questi ultimi mesi dimostra, invece, l’inopportunità che entrino, nell’agenda di governo, i temi relativi alla giustizia ( che invece stanno bloccando l’attività del parlamento e che sembrano interessare solo il Premier e i suoi accoliti), la modifica della costituzione repubblicana oppure i temi relativi all’ambito dei diritti civili (Bioetica, fine vita e coppie di fatto) perché interessano trasversalmente gli schieramenti politici e per questo vanno affrontati e votati in parlamento nelle libertà delle coscienze. Questo disinnescerebbe la polemica politica, cui stiamo assistendo, evitandoci, per quanto concerne i temi etici, la penosa appropriazione dei valori cattolici da parte di coloro che erano in prima fila al Family Day, per poi dimostrare, con i fatti e con i propri stili di vita, che erano i primi a non rispettarne i crismi.
Paolo Bonafè