Il fenomeno della dipendenza da gioco: nuovo allarme sociale

Il gioco d’azzardo in questi ultimi anni sta conoscendo un’accelerazione della sua diffusione per le condizioni che lo hanno reso sempre più capillare, accessibile ed allettante.
In molti casi si tratta di un passatempo senza gravi ripercussioni, ma che ha assunto comunque dimensioni impressionanti, anche per il volume di denaro che movimenta.
C'è chi gioca per svago occasionale, c'è chi insegue un sogno di ricchezza non realizzabile, c'è chi si trova a giocare perché "deve", spinto da una dipendenza psichica che è una vera e propria malattia.
Per comprendere lo stato d’animo che pervade il giocatore d’azzardo lasciamo a Dostoevskij la descrizione più efficace, tratta dal suo romanzo Il Giocatore, “M’invase una terribile sete di rischio. Forse, passando attraverso tante sensazioni, l’anima non se ne fa sazia, fino allo spossamento, definitivo (…) Provavo solo una tremenda voluttà, di riuscita, di vittoria, di potenza, non so come esprimermi”.
A rendere più complessa la situazione attuale è la capillarità con cui i giochi elettronici, tipici dei casinò, sono distribuiti nei pubblici esercizi, con la differenza che i casinò hanno la caratteristica di essere strutture poco diffuse, di non permettere l’accesso ai minorenni e di garantire articolati sistemi di controllo sulle persone e sugli apparecchi, attraverso la taratura delle probabilità di vincita.
Rispetto ai videogiochi tradizionali, che consistono in gare di abilità e concentrazione dove l'obiettivo finale è il punteggio, i videopocker, che li hanno soppiantati, hanno come fine una vincita economica proporzionale alla puntata, del tutto indipendente dall'abilità del giocatore.
Il gioco sembra rappresentare una fuga magica rispetto alla fatica di sottostare alla vita comune, fatta di frustrazioni e di sacrifici, nell’aspettativa illusoria di una vincita definitiva, che cambi radicalmente la vita di ciascuno.
Gli esperti definiscono questo fenomeno una new addiction, cioè una nuova forma di dipendenza, come lo shopping compulsivo o la dipendenza da internet.
Quella da video-macchinetta è una delle patologie più devastanti perché comporta il rischio di instaurare un rapporto con la macchinetta di amore-odio che porta ad una completa estraniazione dalla realtà.
Nel momento in cui si instaura la dipendenza, il gioco diviene compulsivo, sfugge cioè al controllo ed alla volontà della persona; nei familiari avanzano angosciosi sospetti nel momento in cui ci si trova a fronteggiare un disagio economico, non correlabile al reddito della persona.
Il giocatore patologico non percepisce il suo comportamento come una malattia e ritiene, erroneamente, di poter smettere in qualsiasi momento, ma di fatto, per continuare a giocare anche in assenza di disponibilità finanziaria, assume comportamenti irresponsabili, accumulando debiti, ricorrendo al prestito di una finanziaria o peggio entrando nei circuiti dell’usura, immettendosi in percorsi dagli esiti di drammatica portata.
Di fronte a questo fenomeno e alle sue ricadute sociali, è la società nel suo complesso che deve interrogarsi, perché la proliferazione delle opportunità di gioco d’azzardo rappresenta l’ennesima dimostrazione che la logica del profitto ha il sopravvento sulla dimensione etica.
Sono diversi i livelli di responsabilità chiamati a concorrere per affrontare questa nuova forma di dipendenza, che necessita di interventi legislativi, normativi e tecnico-professionali.
Ma il fenomeno riguarda anche la comunità nel suo complesso, perché va promossa una sensibilizzazione sui rischi del gioco d’azzardo, che porti a considerare questo comportamento non un “vizio” ma una patologia, che necessita di cura. Questo per permettere alle persone e alle famiglie coinvolte di poter chiedere aiuto e trovare reti di sostegno e supporto.