Quali Politiche per la famiglia

Da più parti viene evidenziato e riaffermato il ruolo della famiglia come nucleo fondante delle società civile. Lo fa anche la Chiesa riaffermando i principi ispiratori della dottrina sociale dove la famiglia ha un ruolo centrale tanto da definire che “attraverso la famiglia cristiana la Chiesa vive e compie la missione affidatale da Cristo” e che la Famiglia è si “ l’oggetto fondamentale dell’evangelizzazione e della catechesi Chiesa , ma essa è anche il suo indispensabile ed insostituibile soggetto: il soggetto creativo!”

Quindi, la famiglia, intesa come primo nucleo di relazioni significative, non è solo una dimensione privata, è una risorsa vitale per l’intera collettività poiché le molteplici funzioni da essa svolte la collocano a pieno titolo come soggetto di valenza pubblica che genera valore per l’intera società.

Pertanto, la famiglia viene riconosciuta come sistema complesso che svolge funzioni fondanti per la società.

Ad una concezione di famiglia, considerata come sistema, necessariamente corrisponde una vision che non confonde le  politiche familiari con le politiche sociali, ma si richiami alle  politiche di sistema. Assumendo questo quadro di riferimento, parlare di politiche per la famiglia significa  raccogliere la sfida di catalizzare l’attenzione di tutti gli operatori del territorio, aggregando attori e risorse che condividano l’obbiettivo di accrescere il benessere sociale, producendo un circuito virtuoso in grado di generare nuove  risorse, sia economiche che sociali. Perché le politiche familiari sono soprattutto  politiche di sviluppo sociale ed economico del territorio e ne aumentano l’attrattività.

Si tratta di spostare l’asse culturale che ha caratterizzato l’approccio alla famiglia, concepita come mera destinataria di interventi (concezione legata al welfare state), ad un nuovo approccio che vede la famiglia, soggetto competente, promotore di benessere e coesione sociale.

Il Piano Nazionale per la Famiglia, approvato lo scorso  7 giugno dal Consiglio dei Ministri,  delinea le direttrici di intervento  nell’ ambito di un welfare definito come sostenibile e abilitante. In questo scenario la famiglia è considerata  soggetto sociale su cui investire per il futuro del Paese, in termini di valorizzazione delle sue funzioni di coesione sociale ed equità fra le generazioni  Il Piano, nello specifico, individua, fra i propri principi ispiratori, “quello di promuovere un welfare familiare che sia compatibile con le esigenze di sviluppo del Paese, il quale richiede politiche di capacitazione (empowerment) delle famiglie anziché di mero assistenzialismo… Occorre muovere passi decisi verso un welfare abilitante, che incida sulle capacità di vita dei portatori di bisogni facendo leva proprio sulla capacità di iniziativa sociale ed economica delle famiglie. Tutto ciò richiede interventi che generino, anziché consumare capitale sociale”

Il Piano Nazionale introduce, finalmente anche in Italia, il modello delle  Alleanze Locali per la Famiglia il cui obiettivo è di “sostenere la diffusa attivazione di reti locali, costituite dalle forze sociali, economiche e culturali che, in accordo con le istituzioni, promuovano nuove iniziative di politiche “family friendly” nelle comunità locali.

Il criterio fondamentale che guida questo nuovo scenario è il passaggio da una politica della spesa che promette sempre nuovi benefici agli elettori, ad una politica di orientamenti all’impegno che impegna tutti gli stakeholders verso la meta di una società amica della famiglia e cerca la collaborazione di tutte le istituzioni e i soggetti coinvolti”

Le esperienze dei Paesi del Nord Europa, nella progettazione delle politiche di sviluppo territoriale, hanno dimostrato l’efficacia di ribaltare l’ottica che individua come soggetto destinatario degli interventi il cittadino-individuo e lo sostituisce con un attore complesso e dinamico, rappresentato dalla famiglia.

La Commissione Europea, per valorizzare queste esperienze, istituisce la piattaforma della “Alleanza Europea per la Famiglia”, indicando come modello di riferimento, per la progettazione delle politiche locali degli Stati Membri, proprio quello tedesco delle Alleanze Locali.

Progettare secondo questo modello, significa adottare la nuova definizione di cittadino: la visione dinamica del destinatario finale delle politiche locali, presuppone una progettazione omnicomprensiva, trasversale, a cui partecipano in modo integrato tutti i soggetti competenti.

La valorizzazione, in fase di progettazione, di tutte le competenze presenti in un territorio, garantisce l’efficienza del progetto, abbassando sia i costi di ideazione, sia quelli indiretti derivanti da sprechi e bassa funzionalità dei risultati.

Anche le Amministrazioni locali sono chiamate a rispondere a questo modello attraverso la  definizione sovrastrutturale di politiche integrate per la promozione della famiglia, della natalità e della qualità del vivere urbano,  caratterizzando le città come un distretto culturale e operativo di concreta  politica familiare.

Va aperta una nuova stagione di dialogo e cooperazione  fra interlocutori strategici del sistema – attori pubblici, privati e sociali-  per elaborare una dimensione programmatoria, capace di  sviluppare un approccio unitario alla città, come luogo abitato e vissuto dalle famiglie.

Per esempio, a Venezia, si tratta di avviare una coprogettazione organica fra politiche abitative, urbanistiche, ambientali, sociali, culturali e di sviluppo economico-turistico, all’interno di un  processo che deve favorire tutte le condizioni per  partecipazione e per il protagonismo delle famiglie veneziane

Paolo Bonafè