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Casa di Comunità – Servizi Sanitari 24h su 24 e chiusura del Giustinian

Con l’ emergenza Covid tutti sembravano convenire sull’ indispensabilità di investire sulla sanità pubblica e sul potenziamento della medicina territoriale. A soli tre anni dal dramma della pandemia, la sanità è tornata ad essere la cenerentola italiana.
Mancano i medici, sia nel territorio, che nelle strutture sanitarie, i Pronto Soccorso, con personale insufficiente e disumanamente sotto pressione,  sono l’imbuto in cui vengono scaricate le richieste di cura che non trovano risposte alternative.  l’ esperienza delle Case di Comunità, Servizi Sanitari h24, rappresentano un modello strategico da implementare e sviluppare. Si tratta di strutture che erogano assistenza e  servizi domiciliari ad anziani e disabili, integrando una pluralità di prestazioni che, per motivi logistici, le strutture ospedaliere non potrebbero garantire.
A Venezia, il  Giustinian  rappresenta il presidio  vocato a  rispondere alle esigenze socio-sanitarie  dei cittadini, dalla prima infanzia, alla terza età. Chiuderlo, accentrando tutti i sevizi presso l’Ospedale Civile, significa impoverire la città, depredarla di un presidio  socio-sanitario, punto di riferimento per i suoi abitanti.
L’ipotesi quindi, formulata dalla Regione, di smantellare  la struttura e cambiarne la destinazione d’uso, nella previsione di una possibile assegnazione del palazzo come sede dell’”Autorità Europea Anticorruzione”, comporta una grave perdita per la popolazione  di un servizio sanitario essenziale.
Senza voler sminuire, in alcun modo, l’importanza e il prestigio per Venezia di ospitare Codesta Sede Europea, noi riteniamo che la nostra città sia in grado di proporre alternative altrettanto prestigiose, evitando di privare dell’offerta sanitaria di prossimità, che il Giustinian rappresenta,  gli  anziani e le persone non autosufficienti.
Riteniamo che i servizi sanitari vadano potenziati, non diminuiti, vadano difesi, non sostituiti con ipotesi di soluzione palesemente non all’altezza e non  risolutive dei tanti e sempre più urgenti problemi della polazione anziana.  Anche la paventata ipotesi di soluzione proposta dalla Regione, è palesemente inadeguata.  L’ospedale civile non ha la capienza (e i tanti problemi organizzativi ce lo ricordano) nè strutturale nè organizzativa per  ospitare i servizi territoriali.
La sanità è la grande emergenza nazionale, necessita di finanziamenti, di essere rimodernata  ed efficientata perchè possa uscire dall’emergenza funzionale cronica in cui si dibatte da troppo tempo.
Paolo Bonafé segretario Comunale
Leda Costantini e Antonella Cavazzina
Segreteria Comunale Azione Venezia

Quali progetti per Mestre, per rendere la città più viva e sicura

 

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Su Mestre stiamo vedendo che in questo periodo vi una attenzione maggiore, rispetto al passato, per quanto riguarda il tema sicurezza e sviluppo del territorio e questo grazie all’attivismo delle associazioni territoriale di cittadini che si sono poi unite nella grande e partecipata manifestazione contro il degrado e per la sicurezza che ha avuto, grazie al grande eco, la conseguente ed immediata presa di posizione delle forze dell’ordine e della amministrazione comunale.

Da allora si vedono dei passi in avanti, ma bisogna insistere. La zona di Via Piave e della stazione necessitano di enormi piani di riqualificazione. Il progetto di fattibilità tecnico economica presentato da FS per la “nuova” stazione di Mestre, che andrebbe a collegare anche Marghera, andava in questa direzione. Vi è anche un progetto che vogliamo portare avanti che è quello dii riprendere i progetti  di stazione sotterranea per la stazione di Mestre, che permetterebbe una riqualificazione della  attuale area di via Trento e via Piave, a favore di maggiore verde pubblico e di luoghi di aggregazione. Mestre ha bisogno di una nuova riprogettazione urbanistica

Ma anche la rigenerazione abitativa di Mestre può essere importante per fermare il degrado, riteniamo che si debba puntare soprattutto sui giovani e nel progetto Venezia Città Campus, che potrà avere ottime ripercussioni a Mestre.

È evidente come uno studente o un giovane lavoratore che passa un anno nella nostra città possa giovare molto di più ai piccoli negozi di vicinato rispetto al turista classico che si ferma per pochi giorni, per questo è fondamentale ripartire da chi la città ed in particolare il quartiere può popolarlo e farlo vivere.

Dalla tesi di Laurea della dottoressa Giliberto emerge chiaramente come il quartiere offra tutti i servizi di prossimità facilmente accessibili e non è scontato dato che siamo assediati dai centri commerciali. Bisogna proseguire intensamente con il contrasto allo spaccio e alla microcriminalità seguendo alcune vie maestre: espulsioni dal territorio nazionale che hanno portato dei primi risultati, presidi di polizia fissi che aiutano e migliorano la sensazione di sicurezza per il cittadino ed un’azione sociale forte per aiutare le persone che cadono nel tunnel della droga.

Bisogna altresì prestare attenzione a non spostare il problema in altre zone senza effettivamente ridurlo. Però come affermato dal professor Micelli oltre al contrasto alla criminalità bisogna impegnarsi con forza per promuovere nuove forme di socialità in una zona dove il tessuto sociale si è sfaldato e le persone si sentono al sicuro solo dentro le mura di casa.

Paolo Bonafè Segretario Comunale Azione Venezia

Tommaso de Vido Responsabile Tavolo Degrado e Sicurezza Azione Venezia

Ex Ospedale al Mare ed Ex Ginecologia – Benvenuti piani di sviluppo

2023-05-04 Gazzettino Recupero area OAM e sviluppo del Lido

Le notizie che ci arrivano sulla ristrutturazione dell’area Ex Ospedale al Mare sono lusinghiere. Dopo il progetto di recupero funzionale dell’intera area ospedaliera, per adibirla a centro di ricerca, coinvolgendo nuove maestranze e investendo ingenti risorse, dei giorni scorsi, ecco ora il progetto di un nuovo polo sanitario dentro il padiglione dell’ex ginecologia con annesso parcheggio. Se questo ulteriore progetto del magnate Frank Gorthardt andasse a buon fine, vorrebbe dire che anche per la sanità lidense ci sarebbe un nuovo sviluppo. Lo si è sempre detto che, se quell’area veniva adibita alla riabilitazione o alla ricerca, ne avrebbero tratto beneficio anche i servizi sanitari, perché collegati. Dove esiste ricerca e sviluppo ci sono sempre ottimi risvolti e nuove opportunità per i territori coinvolti.  La zona, come sanno bene i lidensi, è in uno stato di degrado ed abbandono dai primi anni 2000. Il progetto anticipato in Municipalità, con tanto di piano e progetto sanitario, prevede di recuperare i due piani dell’immobile ex Ginecologia e al suo interno verrebbero realizzati il reparto di Primo Soccorso (PPI), il centro analisi e prelievi, la riabilitazione, il CUP, il centro di salute mentale, l’emodialisi, la pediatria, un poliambulatorio e gli uffici amministrativi, spostando quello che ora è nel monoblocco.

L’insieme delle opere porterà certamente nuova economia nell’isola, grazie all’investimento immobiliare di 100 milioni previsto, ma anche nuova residenza,  visto che sono previsti 1000 nuovi occupati, molti dei quali verranno da fuori città perché studiosi e/o scienziati di alto livello professionale. Inoltre la creazione di un polo di ricerca e sanitario sarà una ulteriore garanzia per la salute dei cittadini lidensi e non solo per il Lido. Questo grazie anche ai piani di sviluppo dell’Ospedale San Camillo IRCCS, che grazie alla sinergia tra clinica e ricerca, è sempre di più  una eccellenza nazionale nella neuroriabilitazione. Crediamo che, unitamente ai grandi progetti di rilancio delle storiche strutture  ricettive, al rilancio delle spiagge, della ristorazione e dello sviluppo dei vari processi di rilancio in atto, finalmente il Lido potrà riprendere il suo protagonismo nello scenario dello stesso Veneto e dell’intero Nord Est. Necessitano ora grandi progetti di nuova mobilità ( perché non riprendere il progetto di Sublagunare che ora potrebbe servire anche un eventuale e auspicabile porto a mare) Sta ora ad Ulss 3 e Comune trovare un accordo per il polo sanitario del Lido e speriamo che lo trovano presto. Veramente speriamo che il tempo del degrado per il Lido sia finito e che vi sia una nuova rinascita.

Paolo Bonafè – Segretario Comunale Azione Venezia

Mario Pizzolitto – Referente Sanità Comunale Azione Venezia

Problema commercio in Calle delle “Rasse” e plateatici

2023-05-03 Nuova Venezia Nuovi temporary shop calle rasse

2023-05-03 Nuova Venezia Nuovi temporary shop calle rasse

AZIONE VENEZIA condivide le forti preoccupazioni degli operatori commerciali ed artigiani che operano in centro storico rispetto alla situazione di abbandono nella quale sembra esser caduta l’area di Calle delle Rasse, con vetrine chiuse da anni e senza più alcuna prospettiva. Seppur vero che si aspetta con ansia l’intervento di riqualificazione delle proprietà DANIELI pensiamo non sia possibile che il Cuore pulsante della nostra Città sia abbandonato all’assalto dei turisti, senza poter dare alcuna prospettiva ai tanti che sarebbero pronti ad investire nuovamente su tale area e quindi a ridare vita agli esercizi commerciali: una proposta per Noi fattibile potrebbe essere nel condividere con la proprietà la possibilità di attivare dei temporary shop, che sicuramente sarebbero molto apprezzati e che andrebbero a tutelare sia la proprietà che gli investitori. Giudichiamo invece positivamente la politica dell’amministrazione comunale rispetto alla concessione ai giovani degli spazi di proprietà pubblica ad affitto agevolato per l’apertura di nuove attività: questa è l’attenzione che deve esserci rispetto a quanti vogliono fare impresa.

Chiediamo infine un intervento deciso dell’amministrazione comunale rispetto alla giungla dei plateatici  che stanno proliferando nelle Isole: non ci riferiamo esclusivamente ai plateatici che superano le concessioni comunali dei pubblici esercizi e che dovrebbero essere controllati “ metro alla mano” ma anche a quei negozi che incuranti delle normative comunali occupano suolo pubblico mettendo a rischio anche l’incolumità delle persone in quanto riducono di molto lo spazio pedonale delle singole aree/calli (problema che evidenziamo in modo particolare in isole altamente frequentate da turisti come in questi giorni  l’Isola di Burano). Crediamo sia doveroso un deciso intervento nel rispetto dei tantissimi imprenditori/artigiani/commercianti rispettosi delle normative, affinché non debbano pagare sempre le conseguenze di questa concorrenza sleale.

 

Paolo Bonafè – Segretario Comunale AZIONE VENEZIA

 

Cristian Zara – Responsabile Area Commercio-Artigianato AZIONE VENEZIA

DL 10/2023 Sicurezza – Perché è demagogia voler eliminare la Protezione Speciale

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DL 10/2023 Sicurezza – Perché è demagogia voler eliminare la Protezione Speciale 

Ieri è iniziata la discussione al Senato del DL del 10/3/2023 che non vogliamo chiamare Decreto Cutro. per rispetto a quel territorio, ma Decreto sicurezza ter e che dimostra per l’ennesima volta una incapacità di saper affrontare il problema dell’immigrazione clandestina nel suolo italiano, visto che dall’ inizio del 2023 sono stati più di 20.000 gli sbarchi irregolari.  Nello stesso decreto, uno degli argomenti che riteniamo più discutibile è quello di voler eliminare la “protezione speciale”, un tipo di protezione riconosciuta dalla legge italiana alle persone migranti che va ad affiancarsi e a espandere quella riconosciuta dalle leggi internazionali per le persone che sarebbero a rischio di persecuzione e gravi danni nel proprio paese. La norma è stata inserita tramite un emendamento della maggioranza che probabilmente,  verrà ulteriormente modificato.  Nel 2022 le persone che hanno ottenuto l’asilo politico sono state 6.161, quelle che hanno ottenuto la protezione sussidiaria 6.770 e quelle che hanno ottenuto la protezione speciale 10.865. Il 53 per cento delle richieste di protezione è invece stato rigettato. Quindi parliamo di numeri irrisori,  E’ da tempo che la Lega spinge per l’abolizione della protezione speciale e anche la premier Meloni in visita in Etiopia ha fatto dichiarazioni in tal senso. Per molti esperti l’eliminazione della protezione speciale potrebbe mettere a rischio migliaia di persone, e renderebbe più caotiche le procedure di gestione dei migranti. Questa norma deve ancora passare il vaglio del Parlamento e quindi può e deve divenire oggetto di negoziato tra le forze politiche.

Non è vero, come afferma la Lega che l’eliminazione della protezione speciale porrebbe fine a una peculiarità italiana: questo è falso, perché nell’Unione Europea ben 18 paesi prevedono una protezione complementare a quelle già previste dalle norme internazionali, ovviamente con tutte le varianti previste dalle singole leggi nazionali.

Per spiegare meglio cosa si tratta bisogna chiarire che la protezione speciale è uno dei tre modi grazie ai quali una persona straniera che arriva in Italia scappando da situazioni di pericolo può ottenere la possibilità di vivere e ricevere accoglienza nel paese.

Nello specifico, quando una persona straniera entra in Italia ha diritto a richiedere protezione internazionale allo stato, e la sua domanda è esaminata dalla Commissione territoriale per il riconoscimento della protezione internazionale, ovvero in un ufficio presente nelle prefetture italiane.

A seconda del tipo di domanda, la commissione può riconoscere tre tipi di protezione, oppure rigettare la domanda.

Il primo tipo di protezione è l’asilo politico, che secondo la Convenzione di Ginevra è riconosciuto alle persone che ottengono lo status di rifugiato, ovvero di quelle persona che «nel giustificato timore d’essere perseguitato per la sua razza, la sua religione, la sua cittadinanza, la sua appartenenza a un determinato gruppo sociale o le sue opinioni politiche, si trova fuori dello Stato di cui possiede la cittadinanza e non può o, per tale timore, non vuole domandare la protezione di detto Stato».

 

Il secondo tipo di protezione è la cosiddetta “protezione sussidiaria”, che è prevista da una direttiva Europe, poi recepita dall’Italia, e si applica alle persone che potrebbero subire in caso di rimpatrio un «danno grave» (come per esempio morte, tortura o altri trattamenti inumani) o anche la minaccia derivante dalla violenza indiscriminata in situazioni di conflitto armato.

Diritto d’asilo e “protezione sussidiaria” sono le due forme di protezione riconosciute a livello internazionale.

 

Se la Commissione territoriale dovesse negarle entrambe, la legge italiana prevede poi un terzo tipo di protezione, che è appunto la “protezione speciale” che il governo vorrebbe abolire.

La protezione speciale è riconosciuta alle persone straniere «qualora esistano fondati motivi di ritenere che l’allontanamento dal territorio nazionale comporti una violazione del diritto al rispetto della sua vita privata e familiare».

La “protezione speciale” esiste soltanto da qualche anno: in precedenza esisteva una norma simile chiamata “protezione umanitaria”, che tuttavia nel 2018 era stata praticamente abolita da Matteo Salvini, quando era ministro dell’Interno nel primo governo Conte, nell’ambito dei cosiddetti “ Decreti sicurezza”

Durante il secondo governo Conte la ministra Luciana Lamorgese aveva poi ripristinato la norma con il nuovo nome di “protezione speciale”, e con alcuni cambiamenti.

Quindi intervenire su questi temi è solo demagogia od “arma di distrazione di massa”, anche la CEI ha dichiarato che non esiste un emergenza migranti, Si deve quindi trattare questi temi che toccano il futuro e la vite di migliaia di persone con cautela e sensibilità  Il meticciato dei popoli , come citava il Cardinale Scola,  è il futuro di questo nostro continente, per l’ovvio motivo che la denatalità non aiuta i popoli alla autoprotezione territoriale ed è autolesionista per l’economia delle nazioni.

Paolo Bonafè

Segretario Comunale di Azione Venezia

25 aprile – una data da non dimenticare

25 aprile – una data da non dimenticare!

Non esiste una terza via tra fascismo e antifascismo, non esistono possibilità di neutralità.

Le dichiarazioni, gravissime e irricevibili, di membri del Governo, relative alla “sostituzione etnica”, ci palesano quanto sia indispensabile la celebrazione del 25 aprile, per riaffermare i valori di libertà (che non può esulare dall’accoglienza), di democrazia ( che significa integrare), di giustizia sociale ( come processo incessante e continuo) in un quadro storico e sociale in continuo cambiamento.

La data del 25 aprile è ricorrenza che deve riunire il Paese e rivestire un baluardo di democrazia. Ancor più oggi, quindi, vi è la necessità di ribadire e difendere i valori di libertà, di democrazia, di giustizia sociale, di pace che animarono, nel suo complesso, la Resistenza. La Democrazia non va mai data per acquisita, ma va sempre, giorno dopo giorno, coltivata, affermata e realizzata. Per buona parte del secolo scorso, i partiti italiani hanno sempre avvertito la necessità di anteporre alla loro, pur diversa connotazione politica, quella di partito “antifascista”, proprio per ribadire in quale terreno affondavano le loro radici.

Citando Aldo Moro, egli considerava il termine antifascista quale elemento caratterizzante ed appunto, tratto identitario della politica italiana.

Oggi siamo davanti ad uno strisciante è inquietante revisionismo storico e le parole del Presidente del Senato sull’eccidio di via Rasella e la sua falsificazione dei fatti,  sono, di per sé, un fatto gravissimo. La Resistenza italiana mostrò al mondo la volontà, l’autodeterminazione e la voglia di riscatto degli italiani, dopo anni di dittatura e di guerra di conquista. In questo giorno non si possono dimenticare i morti, sia tra i soldati che decisero di non accettare l’accordo con il dominatore, sia tra i tanti civili e partigiani che, con le loro azioni, diedero una accelerazione all’avanzata alleata, per la liberazione del Paese, e tutte le vittime dell’Olocausto e dei campi di stermino.

Oggi, rileggere le testimonianze dei martiri della Resistenza, significa mantenere e trasmettere la memoria e vivi i principi. Nulla è mai scontato, perché la storia ci mostra che l’orrore si può ripetere. Basti pensare alla guerra in Ucraina, quando mai avremmo potuto ipotizzare che, nel 2022, si potesse scatenare un conflitto così cruento nel cuore dell’Europa. Un continente che, dopo i massacri, gli orrori, la barbarie dei due conflitti mondiali, sembrava aver maturato una profonda cultura di pace. Purtroppo, la storia sembra non insegnare nulla, da parte nostra possiamo, però, mantenerne viva la memoria a favore delle nuove generazioni, anche grazie alla data del 25 Aprile. In questo giorno l’Italia non deve smettere di celebrare la Liberazione dal nazi-fascismo, nel  rispetto e con la profonda gratitudine per tutti coloro che hanno dato la vita per gli ideali di libertà e democrazia.

Firmato

Paolo Bonafè Segretario Comunale Azione

Antonella Garro Segretaria Metropolitana Azione

Bisogna “inculcare” la cultura della sicurezza per evitare gli incidenti sul lavoro

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Purtroppo un altro caso di tragedia sul lavoro è accaduto nella nostra provincia, nello specifico a Cona dove un lavoratore di 57 anni è deceduto a seguito delle ustioni causate dall’incendio dei suoi indumenti da lavoro, mentre svolgeva operazioni con la saldatrice. Questo è l’ennesimo caso di tanti di questo inizio anno 2023.  L’INAIL ci segnala che alla data dello scorso 31 dicembre, gli infortuni denunciati nel 2022 sono stati 697.773, in aumento del 25,7% rispetto al 2021, del 25,9% rispetto al 2020 e dell’8,7% rispetto al 2019. Come fare per bloccare questa immane tragedia? In primis si deve “inculcare” la  cultura della sicurezza, a partire dai datori di lavoro e poi nei dipendenti. Si intende per cultura della sicurezza, la modalità con cui le problematiche relative alla sicurezza vengono affrontate nel luogo di lavoro. Ovvero “gli atteggiamenti, le convinzioni, le percezioni e i valori condivisi dai lavoratori in relazione alla sicurezza . In altri termini, il modo in cui ogni organizzazione fa sicurezza. Innanzitutto è importante capire come vengono affrontati nelle piccole e medie aziende i mancati incidenti ( near miss), ovvero quegli eventi accaduti in occasione del lavoro, potenzialmente in grado di generare infortuni o malattie professionali ma che, in quel caso specifico (in quanto notati) non hanno causato alcun danno ai lavoratori.  La cultura della sicurezza di un determinato contesto può essere valutata in termini di maturità, basandosi su come vengono gestiti e si affrontano gli incidenti, quando si verificano. Si parte dalla organizzazione interna dei preposti e responsabili alla sicurezza e si finisce con una organizzazione del lavoro ottimale, con figure chiare in aziende che investono risorse economiche e monitorizzino con i propri preposti i processi di lavoro, gli errori e le violazioni commessi dai diretti responsabili per negligenza, imprudenza e sventatezza. Gli effetti delle carenze latenti possono rimanere nascosti molto a lungo, finché non si associano a disfunzioni attive e danno luogo a un infortunio. Comunemente, la prima reazione quando un errore si trasforma in un infortunio è quella di accusare e punire la persona immediatamente responsabile, questo approccio finisce paradossalmente per peggiorare e compromettere in misura significativa la sicurezza dell’organizzazione. Reazioni di questo tipo presuppongono che l’errore sia dipeso solo dal diretto interessato e che sia ascrivibile a incompetenza, inesperienza e mancanza di impegno. Si distoglie l’attenzione dalla ricerca delle migliorie sistematiche che potrebbero ridurre l’incidenza di futuri errori. Inoltre, è probabile che accusare e punire coloro che commettono errori crei una cultura che scoraggia la comunicazione dei problemi. Quindi gli Organi di vigilanza dovrebbero fare prevenzione e sorvegliare con rigore soprattutto le aziende più piccole perché è li che si innesca il problema legato al Datore di Lavoro, che per ignoranza ( mancanza di una adeguata formazione)  ritiene i costi della sicurezza un problema, cosa che non succede nelle grandi aziende, che  conoscono bene i costi diretti ed indiretti che comportano un fermo lavori per incidenti.  La cultura della sicurezza è quindi formazione ed informazione sulle normative di sicurezza

Paolo Bonafè

RSPP – esperto di sicurezza sul lavoro 

Perché dire si al porto off-shore

2023-04-11 Gazzettino perchè dico si al porto Off shore

Perché dire si al porto Offshore

Come ex manager di società di navigazione e già componente della commissione raccomandatari marittimi sono d’accordo con quanto affermato dal presidente di Assoagenti Michele Gallo oggi sul Gazzettino, perché la politica deve dare risposte, ad una comunità portuale come quella di Venezia, in tempi brevi, perché lo sviluppo dei traffici marittimi si trasforma rapidamente e non attende le lungaggini della burocrazia italiana e soprattutto non possiamo restare in scacco dei soliti soloni del no a prescindere, che purtroppo su Venezia imperversano .
L’economia indotta dai traffici marittimi è di più punti di Pil e lo sviluppo di questa grande area metropolitana è legato anche al suo Porto

Concordo, quindi, che la soluzione al gigantismo navale, che è il frutto dello sviluppo dell’ economia marittima, per Venezia sia il Voops ( Venice Offshore Port System), ovvero riprendere in mano il progetto dell’allora Presidente della Autorità Portuale Paolo Costa ed adattarlo alle nuove esigenze. Visto soprattutto che i fondi del PNRR sono una risorsa alla quale attingere ora o mai più.
Il Porto di Venezia non è soltanto navi da crociera, ma anche tanto altro. È il secondo porto per i container e tra i primi per le merci alla rinfusa . La soluzione Porto Marghera anche per le navi da crociera sta comportando un intasamento tra gli ingressi e le uscite in convoglio nel canale dei petroli e già col traffico odierno è complessa la organizzazione delle entrate ed uscite, soprattutto quando è in funzione il Mose.

Nato come investimento da 2 miliardi per portare le navi portacontainer fuori del porto commerciale, così da supplire al sempre maggiore tonnellaggio e ridurre i tempi di interscambio con i vari Feeder ( navi più piccole che verrebbero caricate rapidamente da grandi gru Paceco), ora può essere visto anche come lo sviluppo del porto crocieristico , visto che già navi da crociera hanno deciso di sostare in rada e portare i passeggeri in città
Il progetto, Costa, lo aveva completato in tutte le sue parti ed era quindi pronto per essere cantierato, poi è cambiato lui e i termini. Ora con il PNRR si può riprendere e spingere per una rapida realizzazione dello stesso

Paolo Bonafé LidoBE076D7F-B496-414A-997A-CE112082C528

Proposta Progetto di Legge sulle Locazioni Brevi, luci ed ombre

 2023-04-03 Gazzettino Affitti brevi Azione vuole una legge nazionale

Come segreteria comunale di Azione Venezia vogliamo intervenire nella proposta di Progetto di Legge Nazionale sulle locazioni brevi, illustrata  all’incontro promosso da ATA  (Alta Tensione Abitativa) durante l’incontro del 18 marzo u.s.

L’obiettivo di formulare un progetto di legge nazionale a sostegno della residenzialità trova d’accordo il nostro partito , che già da tempo ha istituito un tavolo tematico su questo tema, e sulla regolamentazione delle locazioni brevi che  ne è parte integrante.

Vediamo inoltre con interesse che  questo progetto, a cui partecipano giuristi, amministratori, cittadini, sia redatto in collaborazione con la cittadinanza stessa, infatti grande è stata la partecipazione il 18 marzo  di cittadini veneziani.

A Venezia non si trova casa, molti dipendenti dei principali uffici e servizi pubblici sono pendolari, e della popolazione transitoria di Venezia solo il 5% trova casa.  Nel merito di questo problema l’Europa ha votato un parere favorevole all’individuazione di regole condivise che consentano di definire e gestire le realtà urbane divenute acute e non più sostenibili  in termini di compromessa qualità della vita degli abitanti e della possibiità di trovare casa. L’obiettivo quindi non è solo il rilancio della città, ma l’ottenimento di urgenti modifiche che regolino i principi e gli strumenti per governarne il fenomeno.

Si deve quindi definire Spazi da destinare a locazione breve, tramite regole condivise, e il riordino di quanto già c’è di assegnato.

Non mancano le proposte formulate a tale scopo, dal principio di rotazione degli spazi, su base temporale, all’assegnazione di licenze anche per i piccoli proprietari, ma per periodi prestabiliti nella durata, e molto altro in via di definizione, facendo tesoro delle varie soluzioni adottate nelle maggiori città europee dove già da tempo sono state prese misure per regolamentare le LB.

Quindi siamo d’accordo con ATA, che sia necessario declinare una proposta su scala nazionale (molte altre nostre città soffrono dello stesso problema) che diventi Legge dello Stato e che coinvolga la Regione di competenza e i Comuni direttamente interessati.

Laddove le regolamentazioni sono entrate in vigore è divenuto evidente il cambiamento migliorativo degli effetti sulla cittadinanza sia stanziale che temporanea.

L’introduzione di un numero massimo di giorni/anno sulle LB non commerciali ha definito il tipo di licenza applicabile, se il periodo locato fosse superiore ad una soglia massima prevista, l’attività diverrebbe commerciale con licenza diversa; unitamente a restrizioni per zona a seconda della densità abitativa e turistica.

Questi sono solo alcuni degli esempi possibili da considerare, insieme alla diminuzione degli intermediari e numero di Host.

L’introduzione di questi provvedimenti, dove applicati,  ha variato nei due anni successivi alle modifiche, il numero di locazioni brevi,  diminuendole, e ha modificato in diminuzione anche i valori immobiliari  di qualche punto percentuale.

Per finire riteniamo essenziale che la Regione, oltre al Comune, debba fare la sua parte impegnandosi a lavorare sulle LB, impegnandosi a stendere un Piano Turistico Regionale che contenga l’inserimento del Regolamento Locazioni Brevi, e prenda atto della necessità di ogni conseguente  modifica  nel merito.

Azione Venezia

Il Segretario Comunale, Paolo Bonafè

La Responsabile Residenzialità, Leda Costantini

TASSA D’INGRESSO, VEXATA QUAESTIO

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Pare proprio che la tassa d’ingresso, stante quanto riferisce l’assessore Zuin, non vedrà la luce nemmeno entro il 2023. Era stata sbandierata come la panacea di tutti i mali e invece si sta scontrando con ostacoli seri.
Lo diciamo chiaramente: che i turisti giornalieri contribuiscano con un obolo alla manutenzione della città al pari dei turisti pernottanti (che pagano la tassa di soggiorno) non è, in sé, un principio scorretto. Tuttavia, si scontra con tali e tanti problemi applicativi per la gestione delle esenzioni (che non possono non tenere come stella polare la minimizzazione dei disagi per gli abitanti residenti), con tali costi anche operativi che ci pare che il gioco non valga la candela.
Anche perché, se la sua finalità è quella, dichiarata, di fungere da deterrente, farà ben poco. Se fosse quella di fare cassa, il rapporto costi benefici sarebbe assai dubbio.
Ed in ogni caso l’istituto è vanificato ab origine dalla insensata esenzione per tutti i veneti, come abbiamo più volte sottolineato.
Aspettiamo dunque con un certo scetticismo che la Giunta, dopo aver analizzato le 210 osservazioni pervenute, ci faccia sapere cos’ha deciso. Ma tutto fa pensare che finirà in una bolla di sapone. E Venezia merita invece di meglio. Magari un progetto serio..
#ItaliaSulSerio
Paolo Bonafè, Donatella Schiuma, Franco Vianello Moro
Coordinamento Comunale Azione – Italia Viva
Cecilia Tonon
Gruppo Consiliare “Venezia è tua”