Politica e rappresentanza cattolica.

image2015-02-24 nuova venezia Politica e rapp Cattolica

Ad ogni tornata elettorale, riemerge la questione della rappresentanza politica del mondo cattolico.

L’avvio di ogni ragionamento non può prescindere dal Concilio che ha sancito l’autonomia e la responsabilità dei credenti laici nell’impegno sociale e politico e il conseguente pluralismo delle opzioni politiche per i cattolici. Del grande fermento, seguito ai pronunciamenti conciliari, è significativo questo stralcio del discorso di Aldo Moro al Congresso di Napoli del 1962 che dà testimonianza della sfida intrinseca all’essere cattolici impegnati in politica: «Anche per non impegnare in una vicenda estremamente difficile e rischiosa l’autorità spirituale della Chiesa c’è l’autonomia dei cattolici impegnati nella vita pubblica […]. L’autonomia è la nostra assunzione di responsabilità, è il nostro correre da soli il nostro rischio, è il nostro modo personale di rendere un servizio e di dare, se è possibile, una testimonianza di valori cristiani nella vita sociale. E nel rischio che corriamo, nel carico che assumiamo c’è la nostra responsabilità morale e politica… ».
A fronte delle tante testimonianze significative e cristalline, l
a storia politica italiana è stata anche intessuta dalla contraddizione di relazioni con la gerarchia cattolica, connotate da vicinanze strumentali, da una ricerca di legittimazione che poco hanno rispettato il principio evangelico “Date a Cesare quel che è di Cesare e a Dio quel che è di Dio”.

Ma l’avvento sullo scenario di Papa Francesco ha fatto saltare schemi e logiche consolidate, aprendo a nuovi paradigmi, impegnando la Chiesa a sciogliere i legami con il potere, e in particolare con quello politico.

Nessun politico di estrazione cattolica può, quindi, avocare a sé la rappresentanza di un mondo composito e ricco, ma come credente ha la responsabilità di partire dalla “vocazione al bene comune”, per dare il proprio contributo alla costruzione di una società giusta e solidale, tenendo sempre presente una frase di S. Ignazio di Antiochia “è meglio essere cristiano senza dirlo che proclamarlo senza esserlo”.

Paolo Bonafè

Componente Direzione Comunale PD Venezia

Perchè Casson!

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C’è un vento nuovo che spira sulla città grazie alla scelta di Felice Casson di misurarsi nella sfida a diventarne il nuovo sindaco attraverso le primarie del centrosinistra.

Emblematica è stata la sua prima uscita ufficiale, avvenuta al Lido quindici giorni fa in un incontro pubblico alla Biblioteca Hugo Pratt, dove si è presentato da solo, non accompagnato da alcun potentato di sorta, per delineare, in un confronto diretto con la cittadinanza, le linee guide del suo programma. Contenuti declinati e approfonditi nell’incontro di presentazione, di oggi, al Candiani.

Articolato il programma presentato, ma in questa sede mi interessa sottolineare alcune questioni chiave che garantiscono, finalmente, un cambio di passo, la garanzia di un rinnovamento del quadro politico cittadino, la messa da parte di un establishment, che ha clamorosamente fallito nella gestione del Comune di Venezia, ed ora già schieratosi con Pellicani.

In primis, Casson ha posto l’accento sulla questione del bilancio comunale, elemento non irrilevante per chi andrà a governare la città: è stato chiaro nell’affermare di voler individuare, quale assessore al bilancio, una figura esterna, di alto spessore morale e di alto valore tecnico, in grado di garantire sia una ricognizione sullo stato attuale del disavanzo, sia la rapida individuazione di efficaci strategie di risanamento.

Oggi Casson si è espresso con chiarezza anche riguardo al sistema di governace delle aziende partecipate, che saranno oggetto di una riorganizzazione, finalizzata a renderle pronte alla sfida del mercato, grazie ad accorpamenti funzionali ai principi di efficienza e risparmio, dove il Comune ridiventa protagonista delle scelte delle stesse e non le subisce.. In questo quadro si colloca il futuro del Casinò che va valorizzato e reso competitivo quale risorsa per la città. Ha ribadito la necessità di togliere dal bilancio comunale i finanziamenti regionali -provenienti dal fondo nazionale per la mobilità- da trasferire alle Aziende , perché mettono in crisi il patto di stabilità e non sono funzionali alle aziende medesime.

Per quanto concerne lo sviluppo infrastrutturale, Casson ha ribadito la necessità di una visione strategica che si muova in una prospettiva metropolitana, in grado di garantire la messa in rete delle opere infrastrutturali già realizzate, o in fase di completamento, in una logica di sinergia volta a collegare i luoghi significativi e cruciali del nostro territorio.

Altrettanto chiara è la posizione espressa dal candidato Sindaco nei confronti di tutte le opere dispendiose ed impattanti, che possano riprodurre il “sistema Mose”, accompagnata però all’impegno a sostenere l’economia della portualità, grazie a strategie che coniughino sostenibilità e salvaguardia dei posti lavoro.

Nel progetto delineato da Casson non mancano l’attenzione ai temi del welfare e della sicurezza. Il primo riprogettato a partire dai bisogni e dalle risorse delle famiglie e del tessuto sociale, il secondo come materia a lui stesso avocata, a garanzia del peso e dell’importanza data ad una questione che incide nella vita quotidiana della cittadinanza

E per finire, lo stile che Casson intende imprimere alla figura del Sindaco, attraverso l’impegno concreto a mantenere un dialogo diretto con i cittadini, visitando settimanalmente quartieri e sestieri, poiché, ha concluso, non vuole governare la città, attorniato da potentati politici, ma con i suoi abitanti, le associazioni e i movimenti.

Tutto questo mi ha convinto a votarlo e a fare campagna elettorale per Lui

Paolo Bonafè

Componente Direzione comunale del PD

presidente associazione Laboratorio Venezia