Il reddito di cittadinanza: una misura contro la povertà.

La crisi economica ha rinnovato il dibattito sul reddito di cittadinanza, promuovendo l’interesse per questa misura economica, anche fra quanti non appartengono alla ristretta cerchia di esperti del welfare.

Questo intervento si ascrive culturalmente al principio che riconosce il diritto dei cittadini ad avere  condizioni di vita  economicamente dignitose, in base alla convinzione secondo la quale, ad ogni membro della comunità, spetti la  compartecipazione agli utili sociali, prodotti dalla stessa, attraverso lo sfruttamento delle risorse del territorio, appartenenti a tutta la  collettività. Passando dalla enunciazione del principio teorico, alla sua traduzione nei diversi sistemi di welfare, emerge come questa misura, in molti paesi nord europei, si sia consolidata in un modello di integrazione delle politiche sociali e del lavoro, diventando un importante strumento per l’ inclusione sociale dei cittadini in situazione di  vulnerabilità. In queste esperienze, l’intervento economico esce da logiche assistenziali e diventa incentivo, volto a promuovere e a realizzare l’obiettivo dell’inserimento lavorativo. In Italia, chiusa la sperimentazione nazionale 1999-2002 del Reddito Minimo di Inserimento, si sono avviate, in assenza di precisi orientamenti e finanziamenti statali, esperienze locali, promosse da alcune Regioni. In linea generale, nel nostro paese la misura si è connotata come risorsa economica a contrasto della povertà: gli esiti dimostrano che, la sua applicazione su scala nazionale, garantirebbe ai nostri cittadini uno strumento significativo, per affrontare l’attuale congiuntura economica.

Paolo Bonafè Presidente Laboratorio Venezia

www.laboratoriovenezia.it

2009-09-26

Da Pescomaggiore un insegnamento per l’Italia.

ecovillaggio pescomaggiore Pescomaggiore, 15 Km dall’Aquila, incantevole borgo colpito dal terremoto  e che gli abitanti, pur a fronte della perdita della casa, hanno deciso di non abbandonare, provvedendo ad individuare, senza delegarla allo Stato, una soluzione abitativa idonea, per affrontare il vicino inverno.  Ha preso così vita EVA – progetto di Eco Villaggio Autocostruito: su un terreno, limitrofo all’antico centro abitato e messo a disposizione da alcuni concittadini,  grazie all’aiuto di avvocati ed architetti volontari e alla manodopera gratuita degli stessi abitanti, sta sorgendo un piccolo insediamento di case economiche e  ecocompatibili, costruite in legno, con pannelli solari e fotovoltaici, per l’energia e l’acqua calda e stufe ad ecopellet, per il riscaldamento.

Ma per persone che hanno perduto tutto, anche i  150.000 euro, necessari per la realizzazione dell’intero progetto, rappresentano una cifra enorme. Per questo è stato fondato il Comitato per la Rinascita di Pescomaggiore, che fa  appello alla solidarietà degli italiani: si può contribuire con un aiuto economico, con l’invio di materiali o, qualora si sia idraulici, elettricisti o carpentieri, prestando gratuitamente la propria opera professionale. Il sito http://eva.pescomaggiore.org fornisce tutte le informazioni necessarie per l’invio degli aiuti, ma è anche strumento per conoscere sotto il profilo tecnico il progetto e monitorarne le fasi di realizzazione. Questa esperienza mostra come il protagonismo dei cittadini, coniugato a  forme concrete di  solidarietà, rappresenti una risorsa cruciale, anche nelle situazioni più estreme e, pertanto,  un modello da proporre  al Paese.

Paolo Bonafè – Presidente Laboratorio Venezia
www.laboratoriovenezia.it

Lo stato di salute della scuola italiana

E’ alle porte la riapertura di un nuovo anno scolastico e più che mai infuriano le polemiche sulla scuola italiana: da una parte il ministro Gelmini e dall’altra le voci preoccupate che provengono da più parti della società italiana, fra le quali si staglia la legittima rabbia degli insegnanti precari.

Una voce terza può aiutarci a far luce sulla situazione italiana: è quella dell’OCSE (Organizzazione per la Cooperazione e lo Sviluppo Economico), qualificato organismo internazionale, che martedì scorso ha presentato il rapporto “Education at a Glace”. La ricerca mette in luce come la nostra struttura didattica abbia ancora un impianto ottocentesco, improntato alle molte ore di aula con ore di studio a casa e assenza di attività di laboratorio e esterne. Per quanto riguarda il mondo degli insegnanti, il loro numero risulta superiore alla media degli altri paesi, ma in esso, a differenza degli altri paesi interessati dal Rapporto, sono conteggiati anche gli insegnanti di sostegno e quelli di religione. Il loro trattamento economico è nettamente inferiore, come risulta assente un serio strumento di valutazione del loro operato, che garantisca funzioni di controllo, stimolo e valorizzazione. A fronte di un investimento medio nella formazione dei paesi Ocse, che si assesta intorno al 6,2% del Pil, il nostro paese investe solo il 4,9%. Resta ancora alta, ben al 20%, la percentuale degli abbandoni scolastici negli ultimi anni della scuola secondaria: si tratta di ragazzi ad alto rischio di disoccupazione.

Quello che emerge è un quadro preoccupante in una fase in cui è chiaro che preparazione e formazione rappresentano una chiave fondamentale per uscire dalla crisi.

Paolo Bonafè

L’Albergo diffuso: una proposta per Pellestrina.

E’ interessante analizzare come, al di là del turismo di massa e dei pacchetti di viaggio preconfezionati, si stia affermando un nuovo modello di turismo ecocompatibile, attento a rispettare il territorio e  a preservare il tessuto sociale, che in esso è innestato, grazie alla valorizzazione dell’ambiente, della storia e della cultura dei luoghi. L’esperienza dell’ “Albergo diffuso”, è esemplare a mettere in luce come sia possibile promuovere sia la ricettività dei borghi storici, di cui l’Italia è ricchissima,  sia le  comunità locali che li abitano: tale proposta  si concretizza nella diffusione della ricezione in più abitazioni, secondo una concezione orizzontale, centralizzando  invece, in un’ unica sede, i servizi di tipo alberghiero (reception, spazi comuni, sala da pranzo). Questo permette la rivitalizzazione del territorio, il potenziamento del senso di ospitalità di una comunità,  garantendo al turista una diversa qualità relazionale e di incontro con il contesto locale, che esce dall’anonimato e dallo standardizzato. Tali esperienze rafforzano e consolidano i legami di una comunità, il senso di appartenenza alla cultura e alle tradizioni, ma nel contempo aprono all’incontro con l’altro. Non a caso questo modello, nato nel Friuli del dopo terremoto, per favorire il processo di ricostruzione e rivitalizzazione dei piccoli centri colpiti, evitandone l’abbandono, si è poi affermato in molte regioni, rappresentando un elemento distintivo e di qualità del made in Italy.

Si tratta di un turismo che non cementifica, anzi richiede di preservare  e restaurare la delicata struttura urbana dei luoghi, di sviluppare una rete fra soggetti diversi per potenziare tutte le risorse presenti, garantendo uno sviluppo socio-economico che non snatura il territorio e le relazioni fra le persone, ma ne valorizza storia, cultura e costumi. In tal senso, questa esperienza, che nel Veneto sembra non aver trovato alcuna opportunità di realizzazione, può rappresentare una proposta interessante ed una sfida raccoglibile per un territorio come quello dell’isola di Pellestrina. In esso sono presenti tutte  le condizioni per sviluppare l’ “Albergo diffuso”, mettendo in rete, in uno scenario di impagabili bellezze naturali, preziose sinergie fra  soggetti e risorse, in grado di garantire capacità ricettiva, ospitalità, pesca turismo, qualità ambientale, dando vita ad un modello proprio e originale, garante di uno sviluppo compatibile  con il delicato equilibrio ambientale e sociale, che connota la vita dell’isola.

Paolo Bonafè Laboratorio Venezia