Con gli Ecobonus meno TIR sulle strade

Con gli Ecobonus meno TIR sulle strade

Il Governo ha stilato il Piano Generale della Mobilità finanziandolo, fino al 2013, con 2,5 miliardi di euro, la metà dei quali già spendibili dal 2008. L’obbiettivo è quello di voler togliere il maggior numero possibile di Tir dalle strade per farli viaggiare via mare. Il tutto parte dalla semplice considerazione che l’80% delle merci in entrata ed in uscita dal nostro Paese viaggia via mare e ben il 66% di queste, per il trasporto all’interno del nostro paese, viaggia poi via strada. Se alle merci aggiungiamo i passeggeri, l’incidenza del trasporto su gomma sale all’87% con la prospettiva che, se non si inverte il trend, il traffico su strada assorbirà il 40% dell’incremento delle merci trasportate, creando la paralisi totale del traffico autostradale. Ne emerge che,l’unico settore sviluppabile per aumentare la propria quota di mercato, soprattutto per percorrenze oltre ai 300 km, è rappresentato dal trasporto marittimo, che oggi occupa solo il 4% del traffico merci totale. Il rilancio del trasporto via mare non serve solo a liberare le strade dai TIR, ma anche a ridurre l’impatto ambientale, alla luce del minor inquinamento prodotto dalle navi. La proposta formulata è quella di assegnare un ECOBONUS, quale incentivo, per premiare quegli autotrasportatori che utilizzino la nave in luogo della strada, coprendo il differenziale di spesa. Basterà, quindi, presentare il biglietto per avere il rimborso. Con questa sola misura non è pensabile azzerare completamente il traffico dei TIR sulle strade italiane, ma sicuramente è utile a provocare un’inversione di rotta, affinchè una buona parte dei 147 mila TIR, che ogni anno trasportano lungo la Penisola 1 miliardo e 250 milioni di tonnellate di merci, delle quali 73 milioni considerate pericolose, inizino a scegliere e sperimentare un’alternativa, rappresentata dal percorso su nave.

Paolo Bonafe’
Presidente Laboratorio Venezia
www.laboratoriovenezia.it

Con gli ecobonus possono svilupparsi le autostrade del mare

Una notizia importante per chi lavora nell’ambito marittimo è quella che, finalmente, il Ministro dei Trasporti ha stilato il Piano Generale della Mobilità ponendovi in dote ben 2,5 miliardi di euro fino al 2013, la metà spendibili già dal 2008. L’obbiettivo conclamato è quello di voler togliere il maggior numero possibile di Tir dalle strade per farli viaggiare via mare. Il tutto parte dalla semplice considerazione che l’80% delle merci in entrata ed in uscita dal nostro Paese viaggiano via mare e il 66% di queste viaggia poi via strada. Se alle merci aggiungiamo i passeggeri, l’incidenza del trasporto su gomma sale all’87%. Per il futuro, se non si troveranno nuove soluzioni, il traffico su strada assorbirà il 40% dell’incremento delle merci trasportate, creando la paralisi totale del traffico autostradale. Pertanto l’unico settore che può svilupparsi ed aumentare la sua quota di mercato è il trasporto marittimo che, ad oggi, occupa solo il 4% del traffico merci totale, soprattutto per percorrenze oltre ai 300 km. Il CETENA, già nel 2004, aveva dimostrato che il costo per un trasporto di un carico da TORINO a PALERMO risultava essere di 1.807 euro se effettuato su strada, di 1.678 euro se effettuato per ferrovia e di 1.200 euro con un combinato terra-mare. Ancora più indicativi sono i tempi di percorrenza che vedono in 60 ore il tempo necessario per il trasporto ferroviario, in 40 ore per quello stradale e in 28 ore per il combinato terra-mare. C’è quindi da domandarsi per quale motivo ancora oggi la scelta continui a ricadere sul gommato. Le eccessive ore di guida, l’usura dei mezzi, il rischio incidenti e l’inquinamento prodotto devono diventare scelte selezionanti le modalità di trasporto. Il rilancio del trasporto via mare, oltre a liberare le strade ed evitare enormi investimenti in infrastrutture con tempi lunghi, offre vantaggi non indifferenti. In primis l’impatto ambientale, la nave inquina molto meno e produce risparmio energetico perché riduce la quantità di combustibile bruciato e la qualità dello stesso; le navi, infatti, utilizzano nafte pesanti, che oltre a costare meno sono prive di additivi e che, se bruciate secondo le nuove normative, non inquinano. Il gasolio che si andrebbe a risparmiare per l’uso via strada potrebbe venire così utilizzato, a prezzi più bassi, per gli impianti di riscaldamento. In secondo luogo, a far propendere per il trasporto via mare sono gli investimenti necessari, che vengono calcolati in una percentuale di 15 volte inferiore rispetto agli investimenti necessari per infrastrutture stradali o ferroviarie, che si reputano necessarie al fabbisogno del sistema di trasporto futuro. Un ulteriore calcolo evince che basterebbero circa quindici navi traghetto per liberare traffico pesante per circa un 20% delle tratte autostradali più congestionate. Non è solo una questione di costi ma anche di tempo, le navi potrebbero essere disponibili fin da subito od in pochi mesi, mentre sono necessari anni per le infrastrutture autostradali e ferroviarie. Chiaramente il successo delle autostrade del mare passa anche attraverso il riassetto degli snodi portuali, migliorando gli accessi ai porti dalle strade principali. Per ottenere il risultato auspicato bisogna convincere gli autotrasportatori ad utilizzare le Autostrade del mare anzichè le autostrade terrestri. Per questo l’intervento che propone il ministero è quello di assegnare un ECOBONUS, quale incentivo, per premiare quegli autotrasportatori che utilizzino la nave, coprendone il differenziale di spesa. Come sindacato dei lavoratori marittimi non possiamo che plaudire a tale iniziativa da noi lungamente auspicata, anche perché le modalità di erogazione prevista per l’ecobonus sono accessibili a tutti, anche ai piccoli “padroncini” visto che basterà presentare il biglietto per avere il rimborso. Diventa impensabile azzerare completamente il traffico dei TIR lungo la penisola, ma sicuramente una buona parte dei 147 mila TIR che ogni anno portano lungo la Penisola 1 miliardo e 250 milioni di tonnellate di merci, delle quali 73 milioni sono considerate pericolose, potrebbero optare di viaggiare su nave. La Società RAM (Rete Autostrade del Mare) che ha il compito di studiare, per il ministero, nuove linee di Autostrade del Mare, dichiara da tempo che Linee di collegamento marittimo NORD-SUD quali: Genova, Livorno, Civitavecchia per Salerno, Messina e Palermo ad Ovest, oppure Trieste, Monfalcone, Venezia, Ravenna per Bari, Messina, Catania ad Est, siano sicuramente vantaggiose, sia in termini di tempi di percorrenza che di costi. Necessita quindi avere maggior coraggio e puntare sempre di più su questo tipo di trasporto, unendolo ad una politica ambientale che ne favorisca lo sviluppo. Dirottando i TIR sulle navi le città che vengono attraversate da tangenziali, quali Mestre, ne avrebbero un immediato beneficio in ordine di traffico, che di inquinamento da PM10. Quindi lo sviluppo del trasporto via mare non garantirebbe solo nuovi posti di occupazione (diretti ed indiretti) nel settore marittimo, ma anche una migliore qualità di vita nelle nostre città, oltre ad una maggiore sicurezza sulle nostre arterie stradali, se è vero che la maggioranza degli incidenti mortali è causata dai TIR.

Paolo Bonafe’
Segretario Regionale
Federmar/Cisal Venezia

Troppe volte gli abusi sui minori avvengono in Famiglia

Il dramma di Antonietta, bambina di 4 anni morta per soffocamento, ma sulla quale sono stati riscontrati abusi sessuali da parte del prozio, è l’ultimo in ordine di tempo di una lunga serie di abusi, che vedono troppe volte coinvolti i famigliari. Purtroppo le statistiche, evidenziate anche dal IX Concesso di Pediatria Adolescenziale, denunciano come il 70% degli abusi sui minori avvenga in famiglia e come oramai un adolescente su cinque in Europa sia vittima di abuso sessuale. Fenomeno che comprende una complessità di comportamenti e reati che vedono, oltre all’abuso strettamente fisico, l’esibizionismo e la pornografia via internet. Il profilo della vittima “tipo” mette in luce caratteristiche di particolare fragilità: si tratta di bambine piccole, non in grado di parlare, o disabili, o affette da malattie croniche o figlie di famiglie “disfunzionali”. Questo fenomeno, in crescita esponenziale, avviene in gran parte per mano di parenti, amici e vicini di casa. I rimanenti casi avvengono nelle palestre, nei circoli sportivi, negli oratori, nelle scuole, ed anche in questi luoghi, solo una minima parte degli aggressori sono degli sconosciuti. Pertanto, l’impegno dei genitori e di tutti coloro che svolgono una funzione educativa, è di prestare una grande attenzione, perché è proprio nei luoghi che consideriamo protetti (le mura domestiche, le case di parenti e amici) che può nascondersi il “lupo cattivo”: anche lui molto spesso portatore di una drammatica storia di abusi infantili. Quest’ultima riflessione, mette in luce l’indispensabilità di sviluppare cultura ed interventi di tutela all’infanzia e all’adolescenza, quale strumento imprescindibile per interrompere questa spirale di violenza ed orrori.

Paolo Bonafe’
Presidente laboratorio Venezia
www.laboratoriovenezia.it

Nuovi atti legislativi per fermare la mattanza sulle strade

Continua la mattanza a seguito di incidenti stradali. Anche in questi ultimi giorni i mass media ci hanno informato di decine e decine di incidenti mortali causati da persone sotto l’effetto di droghe od alcool. La patente non può essere una libera licenza di uccidere ed è per questo che l’associazione A.I.F.V.S. (Associazione Italiana Famigliari Vittime della Strada), unitamente ad altre libere associazioni di cittadini, ha organizzato per il giorno 30 ottobre 2007 in Piazza SS.Apostoli a Roma, un grande manifestazione per chiedere al Governo e la Parlamento misure più drastiche quali: il controllo del territorio; pene certe e non al di sotto del minimo (come troppe volte avviene); che vengano rigettate le richieste di patteggiamento, considerando l’uccisione di persone, a seguito di incidente, quale omicidio volontario e non colposo (soprattutto se viene evidenziato che il colpevole è persona sotto effetto di alcool o droghe); che venga tolta la patente a chi è recidivo; che si controlli lo stato di salute dei patentati anche grazie a specifici esami tossicologici e psicofisici, pensando ad una specie di bollino sullo “stato di salute del guidatore” (come il Bollino Blu per lo stato di “salute delle auto”) da applicare sulla patente. Più il tempo passa e più il numero delle giovani “vite spezzate” aumenta. Il Governo deve avere il coraggio di tramutare in atti legislativi le giuste richieste che provengono dalla società civile, per fermare questa mattanza sulle strade.

Paolo Bonafe’
Presidente Laboratorio Venezia
www.laboratoriovenezia.it

Come fermare le troppe morti bianche causate da incidenti sul lavoro

Il tema della sicurezza nei posti di lavoro è drammaticamente tornato alla ribalta: nel 2006 le morti per infortunio sono state 1320, con un aumento del 2,2% rispetto al 2005. I primi sette mesi del 2007, con le 719 vittime, mettono in luce un ulteriore incremento dell’1,7%, rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente. Pur nella loro aridità, i numeri servono a porre al centro dell’attenzione di tutti un fenomeno, cui anche la nostra provincia ha pagato il proprio tributo di sangue e di dolore, che va ad ascriversi in un contesto in cui la dimensione della precarietà, dell’illegalità, del non rispetto delle normative, sta attraversando troppi luoghi di lavoro. Il settore maggiormente colpito è sicuramente quello dell’edilizia, nel quale sono anni che i sindacati denunciano il sistema dei sub-appalti e l'assenza dell'impresa nei cantieri, sostituita da forme di “caporalato”: ciò significa scarsa professionalità, lavoro nero e sfruttamento. L’ANMIL (l'associazione mutilati e invalidi sul lavoro), si sta battendo da anni nel sollecitare una modifica della attuale legislazione e interventi sulle cause conclamate di incidenti: innanzi tutto diventano indispensabili la collaborazione e l’accordo tra le parti sindacali e datoriali, ma anche una nuova legge sul lavoro. Già nel 2006 il Ministro Damiano aveva annunciato l'apertura ufficiale del tavolo sul lavoro nero con le parti sociali, proponendo la creazione di un “testo unico sulla sicurezza sul lavoro” che doveva vedere già la luce entro il 2006.
Nei cantieri e nei capannoni delle fabbriche del nostro paese si paga tutti i giorni un prezzo salatissimo e nello stesso tempo evitabile. Per questo vanno accolte le parole del Presidente Napolitano che invita ad “..un costante livello di attenzione e un forte impegno civile al fine di diffondere la più ampia consapevolezza della gravità del fenomeno e di promuovere una comune, operante cultura della sicurezza”.

Paolo Bonafe’
Presidente Laboratorio Venezia
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Il fenomeno prostituzione: bisogna individuare strumenti legislativi e sociali per la tutela del diritto alla vita e della dignità umana

La tratta degli esseri umani è un fenomeno sociale di grande rilevanza, che rappresenta un crimine grave ed una profonda violazione dei diritti umani; esso consiste nel trasporto di persone, donne, uomini e minori, da un paese ad un altro, per mezzo della coercizione e dell’inganno, con l’obiettivo del loro sfruttamento in campo sessuale e lavorativo, ma anche tramite attività di accattonaggio e traffico di organi. La Convenzione del Consiglio d’Europa per il rispetto dei diritti dell’uomo e delle libertà fondamentali, all’art.3, riconosce il diritto di tutte le persone di non essere sottoposte “al trattamento inumano o degradante” e all’art. 4 proibisce la schiavitù. Il Consiglio d’Europa ritiene che la tratta degli esseri umani rappresenti la terza fonte di denaro prodotta dalla criminalità organizzata, dopo le armi e la droga. Se collochiamo il fenomeno della prostituzione in questo quadro, comprendiamo quanto importante sia individuare strumenti legislativi e sociali, che vadano ad intervenire a tutela del diritto alla vita e alla dignità delle tantissime persone che vendono i loro corpi sulle nostre strade e sono,contemporaneamente, vittime sfruttate e fonte di guadagno per il racket della criminalità organizzata. Di fronte a questa complessità, è necessario mettere a punto una strategia articolata, che veda costruire sinergie e collaborazioni fra le forze dell’ordine, le pubbliche amministrazioni e la pluralità di soggetti della società civile. Perché la lotta alla prostituzione si attua tramite azioni normativo-repressive, ma necessita indispensabilmente di interventi sociali, educativi e culturali.

Paolo Bonafe’
Presidente Laboratorio Venezia
www.laboratoriovenezia.it

Sosteniamo gli angeli dell’A.V.A.P.O.

Riteniamo giusto e doveroso, anche per ringraziarli dell’opera prestata per il nostro Vincenzo, di mettere in luce la preziosa attività dell’Associazione Volontari Assistenza Pazienti Oncologici – AVAPO – di Venezia. Chi ha fatto esperienza di assistenza, nel proprio domicilio, di un congiunto malato terminale, conosce l’impegno di amore e dedizione, ma anche il carico di dolore, fatica e angoscia di ogni componente della famiglia. In quei giorni, la presenza competente dei medici, degli infermieri, degli psicologi e dei volontari dell’Associazione, non solo garantisce il qualificato e indispensabile intervento specialistico, ma rappresenta un sostegno indispensabile per i familiari, anche sotto il profilo emotivo, grazie ad una vicinanza rassicurante, attenta agli aspetti relazionali. Nel panorama non sempre edificante della sanità pubblica, questo Servizio di eccellenza è di fatto gestito da un’associazione di volontariato, che si sostiene grazie a contributi pubblici e donazioni di privati. Paradossalmente, in un territorio complesso come il centro storico e l’estuario veneziani, il personale dell’AVAPO percorre la nostra città con i mezzi pubblici, portando le strutture medico sanitarie nelle valigette a ruote. Il nostro tempo ha bisogno di “segni di speranza” e gli avvenimenti dolorosi della nostra esistenza hanno il pregio di farci incontrare testimoni speciali e poco visibili. Pertanto, è importante sostenere tale associazione, affinchè possa rafforzare la propria attività, con un gesto concreto di solidarietà utilizzando il c/c 12137303 intestato ad AVAPO Venezia (Associazione Volontari Assistenza Pazienti Oncologici) ONLUS.

Paolo Bonafe’ e Francesca Vingiani